SURPRISE!

Oh quelle labbra sul mio collo che baciavano ogni singolo angolo libero della mia pelle!

E quelle mani che mi accarezzavano il corpo, insinuandosi sotto la maglietta per essere il più possibile a contatto con me!

Dopo avermi sfilato la maglietta le labbra di Matteo tornarono sulle mie per baciarmi con passione, mentre io portavo le mani sulla sua cintura per slacciarla e sfilargli poi i pantaloni. In un attimo Matteo fece lo stesso con i miei, per poi iniziare a scendere con le labbra sul mio collo, sul seno e poi sulla pancia. Quando arrivò sotto l'ombelico abbassò il lembo superiore delle mie mutande con le dita, per baciarmi la pelle con delicatezza.

Sarebbe andato più giù fino a sfilarmi le mutande, se in quel momento non fosse suonato il citofono.

Da dove era Matteo alzò lo sguardo su di me sorpreso.

«Aspetti qualcuno?» gli chiesi.

Lui scosse la testa.

«Ignoriamolo, magari se ne va» propose, prima di tornare sulla mia pelle.

Ma si sbagliava, perché chiunque fosse che stava suonando al citofono lo fece una seconda volta, e poi una terza, e poi una quarta... e sì, anche una quinta.

«Teo, che ne dici di rispondere?» chiesi al mio ragazzo, cercando di fermarlo mettendogli una mano sulla spalla.

Lui smise di baciarmi la pelle e sbuffò evidentemente scocciato. Poi si alzò dal letto e andò a rispondere al citofono.

«Sì... ehm... sì, venite su» lo sentii dire.

A quel punto aggrottai le sopracciglia e mi alzai anche io dal letto per raggiungere Matteo in salotto.

«Chi è?» chiesi.

«Loca, Fede, Thessa e Benedetta» mi rispose lui «Stanno salendo, ti conviene metterti qualcosa» mi disse poi «Anche perché se stai lì così mi fai venire voglia di saltarti addosso e baciarti tutta» aggiunse con un sorrisetto ammiccante.

Ne feci uno anche io, poi tornai in camera per rimettermi i miei vestiti e portare i suoi a Matteo.

«Sorpresa!» esclamarono in coro Thessa, Benedetta, Fede e Loca appena aprimmo la porta di casa per accoglierli.

«Siamo venuti a trovare la nostra coppia preferita e a festeggiare il compleanno di Cecilia!» esclamò Benedetta con un sorriso smagliante.

Sì, era fine aprile, e mancavano esattamente sei giorni al mio compleanno. Per quel motivo ero rimasta spiazzata dall'affermazione di Benedetta, tanto quanto ero sorpresa di vedere lì i nostri amici.

Insomma, erano davvero venuti da Torino apposta per il mio compleanno, che tra l'altro non era nemmeno quel giorno?

Io e Matteo eravamo davvero sorpresi dalla cosa, e facemmo un sorriso che a quanto pare risultò un po' spaesato.

«Conosco quelle facce» disse Fede «Sono le facce da "stavamo facendo sesso e ci avete interrotto"» spiegò guardandoci con fare sospettoso.

Io e Matteo ci scambiammo un'occhiata un po' in imbarazzo.

Fede ci aveva azzeccato.

«Oh Dio! Vi abbiamo davvero interrotto?!» chiese Thessa spalancando gli occhi.

«Ma sono le undici di mattina!» esclamò Loca.

Tutti, ma proprio tutti, Thessa compresa, lo guardammo scettici.

«Non fare quello che non ha mai fatto sesso alle undici di mattina, Loca. Non sei credibile» disse Matteo scuotendo la testa.

Loca ci guardò in imbarazzo, poi alzò le spalle con innocenza.

«Comunque, stiamo recuperando il tempo perso» dissi io per giustificare me e Matteo.

«E fate bene!» esclamò Benedetta «Ma ora siamo qui per festeggiare, quindi... ci fate entrare?» chiese sfoggiando un sorriso.

Io e Matteo ci guardammo e poi gli concedemmo di entrare in casa, dove iniziammo a preparare qualcosa per mangiare.

Passammo la giornata insieme, e lo devo ammettere, uno dei tanti lati positivi di essere tornata insieme a Matteo era poter vivere giornate del genere con i miei migliori amici in completa tranquillità. Giornate di divertimento e gossip, mangiate e bevute varie e tante, anzi tantissime, risate.

~~~

«Sono pronta per la mia sorpresa!» esclamai un paio di sere dopo, appena Matteo mi aprì la porta di casa sua.

Sì, quella sera a quanto pare Matteo aveva preparato una sorpresa per me, che mi aveva annunciato qualche giorno prima.

«Il giorno del tuo compleanno sei mia» mi aveva detto «Ti porto sul lago di Garda, solo io, te... e una piccola sorpresa» aveva aggiunto con un sorriso.

Ne avevo fatto uno anche io, guardandolo quasi incredula.

Quanto mi erano mancate le sorprese di Matteo!

«Non vedo l'ora» gli avevo detto.

E infatti la sera del mio compleanno non stavo nella pelle, sicura che qualsiasi cosa avesse preparato Matteo mi sarebbe piaciuta da morire.

Tra l'altro mi ero svegliata con un sacco di notifiche di auguri che già mi avevano reso la giornata luminosissima, tra cui la notifica di tag nelle storie di Matteo, in cui aveva messo una nostra bellissima foto, che era anche tra le mie preferite.

«Sei bellissima, 21enne del mio cuore» mi disse Matteo con un sorriso, mentre si avvicinava per baciarmi.

«Anche tu» dissi io ricambiando il bacio.

«Ho addosso un paio di bermuda e una maglietta» mi fece notare Matteo alzando un sopracciglio.

«Che importa? Tu sei sempre bellissimo» dissi io alzando le spalle con innocenza.

«Ruffiana» disse Matteo.

Io gli feci una smorfia, prima di risalire sull'ascensore per scendere a prendere la macchina.

Il ristorante che aveva prenotato Matteo era davvero un bel posto, con una terrazza che si affacciava sulla piscina dell'albergo a cui era annesso. Tra l'altro il tempo era davvero bello e il clima molto gradevole, e il cielo era talmente limpido che conferiva al lago un colore spettacolare.

«È bello qui» dissi guardandomi intorno.

«Mai bello quanto te... ma sì, e bello» confermò Matteo annuendo.

«Ruffiano» gli dissi come aveva fatto poco prima lui con me.

Matteo mi fece una smorfia prima di lasciarmi un bacio in fronte.

«Ti amo, lo sai?» mi disse a un certo punto della cena Matteo, guardandomi fisso negli occhi.

«Certo che lo so, amore mio» risposi io con un sorriso.

«No ma... insomma, io ti amo davvero» ripeté lui «Questi due mesi senza di te sono stati... non terribili, di più. Non sono mai stato così male e non ho mai visto il mondo così spento. È tutto bruttissimo senza di te, Ceciu. Tutto» iniziò a dire «Non voglio lasciarti mai più, mai. La vita è troppo brutta senza di te» continuò «Mi dispiace tantissimo averti fatto arrabbiare, mi dispiace averti fatto allontanare, mi dispiace averti ferito...» stava andando avanti a dire con gli occhi colpevoli e dispiaciuti.

Io allora allungai una mano per stringere la sua e fermarlo.

«Basta, Teo... basta» dissi «Ti sei scusato abbastanza, anche perché non è solo colpa tua se ci siamo lasciati. Abbiamo sbagliato entrambi, e, nonostante non sia stato un periodo gradevole, forse questi due mesi di pausa ci sono serviti» continuai «Avevamo bisogno di tempo per stare un po' da soli, per poi tornare ad amarci più di prima come abbiamo fatto» dissi ancora «Ti amo da morire, amore mio, più di quanto ti amassi prima, e non voglio vederti triste o arrabbiato con te stesso per quello che è successo. Non è solo colpa tua, quindi basta torturarti» conclusi facendo un mezzo sorriso.

Ne abbozzò uno anche Matteo.

«Sei la ragazza migliore del mondo» mi disse.

Il mio sorriso si allargò.

«E tu sei l'amore della mia vita» dissi poi «Comunque, tranquillo che non me ne vado più, è tutto troppo bello con te» aggiunsi «Quindi... 🎶Anche tra mille anni sarò ancora qui, siamo eterni come il bacio di Klimt🎶» canticchiai.

Il sorriso di Matteo divenne splendente.

«Sei la mia Atlantide, e tutto era completamente vuoto senza di te» mi disse, sempre citando Emanuele Aloia.

«Tu sei la mia Firenze» dissi io con un sorrisetto.

Matteo aggrottò le sopracciglia.

«Firenze?» mi chiese stranito.

«Sì, sai, quella città dove siamo andati insieme l'anno scorso, in Toscana...» spiegai io ironicamente.

«Grazie, amore, non ci ero arrivato» disse Matteo con il mio stesso tono.

Io feci una risatina.

«Ma... perché Firenze?» mi chiese Matteo.

«Perché è la mia città preferita, la più bella del mondo a mio parere, e non posso immaginare come sarebbe la Terra se non ci fosse. Sarebbe orribile. Stare con te è la cosa più bella del mondo, ed essere senza di te è un po' come se Firenze non esistesse. È brutto, è... è terribile» spiegai alzando le spalle con innocenza.

Matteo fece un sorriso tenero.

«Ti amo, Ceciu» disse in un sussurro.

«Anche io ti amo, Teo» dissi anche io sorridendo.

~~~

«Comunque, a proposito di canzoni, ne ho una per te» disse Matteo dopo aver mangiato il dolce.

La sera era calata sul lago, e le luci sulle rive si erano accesse, facendo un effetto davvero romantico e mozzafiato.

Io guardai Matteo curiosa e sorpresa, mentre si alzava, faceva il giro del tavolo e mi porgeva la mano.

«Per sentirla devi seguirmi in un posto speciale» mi disse.

La mia curiosità cresceva ogni secondo, mentre accettavo la mano di Matteo e lo seguivo fuori dal ristorante. Ci incamminammo verso il lago, ma prima di arrivare alla riva Matteo girò in una stradina in mezzo agli alberi. Dopo neanche due minuti arrivammo a uno spiazzo di erba con vista sul lago, illuminato da delle lampadine appese ai rami degli alberi e con al centro una coperta a quadri con sopra una cassa per riprodurre musica.

Ero senza parole, e non avevo la minima idea di cosa avesse in mente di fare lì Matteo, anche se la cosa mi piaceva già tantissimo.

Era un posto bellissimo, e anche solo il fatto che avesse pensato a una cosa così carina mi faceva venire i brividi di piacere.

«Cosa... cosa facciamo qui?» chiesi confusa, guardando Matteo sorpresa più che mai

«Balliamo» rispose Matteo.

Poi prese il cellulare e fece partire una canzone.

«Ascoltala bene, perché parla di noi» mi sussurrò, prima di prendermi per la vita e iniziare a muoversi a ritmo di musica.

La canzone era "La Nuova Stella Di Broadway" di Cesare Cremonini, una delle canzoni più romantiche del mondo e sì, perfetta per me e Matteo. Talmente perfetta che mi fece piangere, perché lì così, stretta al mio Matteo, con una vista mozzafiato e con quella bellissima canzone in sottofondo, avevo conosciuto davvero la felicità, e la chimica che avevamo io e il mio bellissimo calciatore era diventata più forte di quanto già non fosse.

Avevamo affrontato un momento non bello per la nostra relazione, ci eravamo persi per riprenderci, come dice Emanuele Aloia, e avevamo fatto una scommessa d'amore come invece dice Cesare Cremonini. Avevamo rischiato di ferirci di nuovo tornando insieme, ma lo avevamo fatto perché l'uno senza l'altra non potevamo stare, eravamo incompleti, e insieme invece eravamo la perfezione e rendevamo il mondo colorato e pieno di vita.

Quello era l'amore.

Quelli eravamo io e Matteo.

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