PLAY-OFF

Benni 🌻
Ceci, vieni allo stadio a vedere la Nazionale vero?

Questo messaggio mi era arrivato da Benedetta quel pomeriggio, sul gruppo che avevamo insieme io, lei e Thessa.

Mancavano pochi giorni alla prima partita dell'Italia dei play-off. Partita che sarebbe stata a Palermo e per cui io, Thessa e Benedetta avevamo già preso i biglietti.

Per quel motivo avevo risposto affermativamente a Benedetta.

Non posso perdermi una partita della Nazionale
Nemmeno anche se non sto più con uno dei suoi giocatori

Thess 🌹
Così ti voglio amica!

❤❤❤

Lo so che Matteo non era più il mio ragazzo, ma stava pur sempre giocando la Nazionale, e quei ragazzi in campo erano miei amici. E poi, lo ammetto, in parte guardavo la partita nella speranza che Matteo giocasse o come minimo di vederlo. Ne avevo bisogno, e soprattutto avevo bisogno di capire se Loca aveva detto la verità, e se i suoi occhi fossero ancora spenti come li avevo visti la sera del compleanno di Thessa. Solo così sarei stata sicura di mancargli davvero, e magari mi sarei anche convinta di tutto quello che avevano detto Filippo e Beatrice.

E infatti il 24 marzo ero sulle tribune dello Stadio di Palermo insieme alle mie amiche, pronta a tifare per la Nazionale ma in parte anche in ansia, perché Matteo era lì, poco più sotto di me, e ci voleva niente ad alzare lo sguardo e incontrare i miei occhi.

Ecco, ho detto che ci voleva niente, e infatti bastò un saluto con la mano di Loca a Thessa, per far girare verso di noi sia Fede che Matteo.

In un attimo gli occhi color cioccolato più belli del mondo avevano incontrato i miei, e anche da lontano mi accorsi che si illuminarono leggermente.

Matteo era evidentemente sorpreso di vedermi lì, tanto che abbozzò un sorrisetto, che però io non riuscii a ricambiare.

Era bello sì, ma io ero ancora arrabbiata.

Forse.

Comunque, subito dopo Matteo distolse lo sguardo, tornando a puntarlo sul campo e sui suoi compagni, ma prima di tornare in spogliatoio per mettersi la divisa di gioco, lanciò un ultimo sguardo alle tribune, quasi come a controllare che fossi ancora lì.

E io?

Io non feci nulla, ma, lo ammetto, non riuscii a staccare gli occhi da Matteo per tutto il riscaldamento della squadra. Ci provavo a non guardarlo, ma era più forte di me.

Per fortuna io e le ragazze eravamo sedute sopra la panchina, quindi una volta iniziato il match non vidi più Matteo e riuscii a concentrarmi sulla partita.

Ci voleva la massima concentrazione, da parte nostra ma soprattutto da parte dei ragazzi in campo. Era arrivato il momento in cui l'Italia si sarebbe giocata tutto, e con tutto intendo il Mondiale del 2022 e la stima di un'intera Nazione, che, nonostante la evidente delusione, ci credeva ancora.

E tutti, ma proprio tutti, ci credemmo fino alla fine, fino a quel maledetto minuto numero 92. Quello fu il minuto che cambiò tutta la partita, e purtroppo per noi non in positivo.

A quel maledetto minuto numero 92 la Macedonia del nord segnò il goal dell'1-0.

Sì, era già il secondo minuto di recupero.

Sì, mancavano solo due minuti alla fine della partita.

Sì, eravamo spacciati.

Avevamo dominato fino a quel momento, ma un goal al minuto 92 buttò giù di morale tutti.

Tutti i tifosi italiani presenti quel giorno allo stadio si zittirono, mentre i pochi macedoni che c'erano si facevano sentire, esultando probabilmente molto increduli.

Ed eravamo increduli tutti quanti, letteralmente tutti.

Non riuscivamo a credere di aver perso una partita del genere e così importante.

Ci eravamo lasciati scappare il Mondiale dalle mani in pochissimi secondi, e a pochissimi secondi dalla fine.

Era tutto finito.

Era tutto distrutto.

Anche la gioia che caratterizzava lo stadio di Palermo fino a poco prima di quel goal.

Ci avevamo creduto, avevamo pregato, sperato e sognato quella qualificazione mondiale, e perdere così, contro la 67esima squadra nel ranking Fifa, per la Nazionale campione d'Europa faceva male.

Faceva molto male.

E la cosa che fece ancora più male a me furono gli occhi di Matteo.

Mentre i ragazzi uscivano dal campo si girò a guardarmi, puntando i suoi bellissimi occhi color cioccolato nei miei.

Erano spenti, molto spenti. E avevano quella tipica espressione che in tempi normali mi avrebbe fatta correre ad abbracciarlo, proprio perché erano gli occhi che imploravano consolazione.

Ma in quel momento non eravamo in tempi normali, per niente. Io e Matteo non stavamo più insieme, non ci parlavamo da due mesi, quindi non potevo consolarlo.

Però quei occhi mi fecero sentire ancora peggio di quanto già non stessi, perché mi resi conto che Matteo, oltre a quella terribile delusione, stava affrontando qualcos'altro di molto difficile. Lui stava affrontando due play-off, e ora che uno era andato male, l'unica speranza che gli rimaneva era vincere il play-off della nostra relazione.

~~~

Domani pomeriggio nel bar dell'altra volta
Non accetto un no come risposta

Questo mi aveva scritto Loca una sera di inizio aprile, lasciandomi spiazzata.

Ancora con quella storia che voleva parlarmi?

Non gli avevo già detto di non voler chiarire le cose con Matteo?

È vero, di tempo ne era passato, e i miei sentimenti verso Matteo erano cambiati, a cominciare dal fatto che non ero più arrabbiata con lui.

Sì, ero arrivata alla conclusione di non essere più arrabbiata con Matteo. Anche se c'era in me ancora un po' di delusione, riconoscevo di aver leggermente esagerato a chiudere tutto così in fretta. Gli avevo dato poco tempo di spiegarsi, forse perché sapevo inconsciamente che parlando troppo mi avrebbe fatta sciogliere e convinta a tornare sui miei passi. Ma ora ero pronta a farlo, anche se non volevo dargliela vinta così facilmente.

Esattamente come non volevo darla vinta a Loca.

Ho da fare

Non mi importa
Liberati da tutti gli impegni, quello di cui dobbiamo parlare è più importante di qualsiasi cosa tu debba fare

Sospirai.

Aveva detto di me, ma era bello testardo anche lui.

Purtroppo mi toccò arrendermi, anche perché quell'ultimo messaggio di Loca mi aveva fatta leggermente preoccupare.

Non è che era successo qualcosa di serio?

«No, niente di grave» mi assicurò Loca il pomeriggio dopo, quando gli feci quella domanda seduti di fronte a uno spritz e qualche patatina.

«Allora cosa ci facciamo qui?» chiesi.

«L'argomento è lo stesso dell'altra volta, ma oggi non ho intenzione di andarmene o di lasciarti andare fino a che non sarai convinta di scrivere al Pess per chiarire» rispose Loca.

Io sospirai.

Era davvero cocciuto!

Anche se, ripeto, forse stavolta io ero più disposta a seguire il suo consiglio, sopratutto se Loca sarebbe stato davvero convincente.

«Dovete chiarire, Ceci» disse ancora Loca deciso «È ora di porre fine a questo dolore che avete entrambi» aggiunse.

«Stai parlando con la persona sbagliata allora» dissi «Io sono intenzionata a sistemare la cosa, ma non posso fare tutto da sola. Ho bisogno di collaborazione da Matteo, che non mi sta aiutando» continuai.

Loca aggrottò le sopracciglia.

«Non si è fatto sentire mezza volta in questo mese quasi e mezzo che non stiamo più insieme, Loca» spiegai «Questo può solo voler dire che non ha voglia di sistemare la situazione, quindi è inutile che ci provi io» aggiunsi alzando le spalle con finta noncuranza.

«Credimi, Ceci, Matteo vuole sistemare la situazione» disse Loca annuendo.

«Lo dici solo per convincermi a parlarci» dissi io scettica.

«Non è vero» ribatté Loca «Guardami negli occhi, Cecilia» mi ordinò poi.

Sì, avevo abbassato di nuovo lo sguardo, ma dopo le parole di Loca ripuntai gli occhi nei suoi. Erano molto gentili e mi stavano guardando quasi con tenerezza.

«Matteo vuole sistemare la cosa» ripeté annuendo leggermente «È dal giorno dopo che avete litigato che vuole chiamarti e parlare. Voleva presentarsi sotto casa tua ancora e cercare di fermarti con la speranza di farsi ascoltare» continuò.

«Non lo ha mai fatto però» dissi io fredda.

«Vero, perché gliel'ho vietato» ammise Loca «L'ho obbligato a prendersi una pausa di riflessione. L'ho costretto a starti lontano perché probabilmente entrambi avevate bisogno di un attimo di tregua per poi tornare più innamorati di prima» spiegò quando io lo guardai confusa.

Quelle sue parole mi lasciarono spiazzata.

La situazione cambiava molto dopo quella confessione, però non toglieva il fatto che Matteo non si fosse fatto sentire neanche mezza volta.

«La testa è sua, poteva scrivermi anche se tu glielo avevi vietato» dissi infatti secca «E comunque, l'attimo di tregua sono diventati due mesi, il che significa che forse è davvero finita» aggiunsi tristemente.

Sì, quelle parole avevano fatto male anche a me, ma era quello che avevo iniziato a pensare in quegli ultimi giorni.

È vero, il tutto era iniziato come una pausa, perché per quanto avessi effettivamente lasciato Matteo, non volevo che la cosa si protraesse per così tanto. Soprattutto perché pensavo che lui si sarebbe fatto sentire e si sarebbe presentato sotto casa mia per riconquistarmi. Ero sicura che se fosse successo non avrei resistito, e probabilmente non avrei neanche provato a farlo nonostante tutta la delusione che provavo.

Ma dopo due mesi da quando ci eravamo lasciati avevo iniziato a pensare che non sarebbe andata così. Io e Matteo non saremmo tornati insieme.

A quanto pare anche la storia tra me e Matteo era arrivata ai play-off, e non sembravano sul punto di avere un riscontro positivo nemmeno quelli purtroppo.

Era davvero finita.

Spazio autrice:
Non so esattamente come iniziare questo spazio autrice, se non forse dicendo che ieri sera non è ovviamente andata come speravamo, ma che, almeno nel mio cuore (e spero anche nei vostri) quei ragazzi avranno sempre un posto importante. È stata una sconfitta umiliante, è vero, ma non dimentichiamoci di tutta la gioia che ci hanno fatto provare quest'estate, quando erano degli eroi per tutti. Non possono essere diventati degni di insulti a tutto spiano adesso, anzi, è proprio in questi momenti che dobbiamo fargli sentire quanto sono importanti per noi, e quanto li sosteniamo ancora, nonostante l'amara sconfitta di ieri sera.
Forza Italia sempre, anche e soprattutto nei momenti bui 💪🏻💙🇮🇹

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