JOKES

Era sera inoltrata in Italia, fuori faceva un freddo glaciale e in Lombardia era iniziata la stagione delle nebbie. Ma quella sera a me e Filippo non importava niente di tutto quello, e infatti eravamo ancora a casa del mio ragazzo, piazzati davanti alla televisione, senza la minima intenzione di tornare a casa.

Perché?

Perché c'era la cerimonia di consegna del pallone d'oro, tra i cui candidati c'erano ben cinque italiani: Jorginho, Barella, Chiellini, Donnarumma e Bonucci.

È scontato dire che tra i cinque io tifavo principalmente per Jorginho, perché credo sia chiaro che, dopo Matteo, è il mio giocatore della Nazionale italiana preferito.

«Tanto non vince lui» disse Filippo scuotendo la testa sconcertato.

«Perché?» chiesi io aggrottando le sopracciglia.

«Perché purtroppo, finché tra i candidati ci sono anche Messi, Ronaldo e Lewandowski, non ce n'è per nessuno» mi rispose Matteo.

Io storsi la bocca.

Aveva senso il suo ragionamento, perché, nonostante non ne sapessi molto di calcio, ero al corrente del fatto che i tre nominati da Matteo erano sempre i favoriti per la vittoria del pallone d'oro.

«Io farei vincere Jo solo per quanto è figo stasera» dissi io sincera, dopo un'inquadratura fatta esattamente a Jorginho.

Stava benissimo con quello smoking nero!

Matteo mi guardò male.

«Che c'è?! È bello vestito così!» mi difesi io.

Matteo ridusse gli occhi a fessura.

«Hai ragione» disse invece Filippo «Se non fossi etero Jorginho me lo farei volentieri» continuò annuendo.

Io e Matteo ci voltammo a guardarlo con gli occhi spalancati.

Lo aveva detto davvero?

«Non era Dybala con cui ci dovevi provare?» gli chiese Matteo alzando un sopracciglio.

Filippo si girò confuso, poi colse la citazione e mi guardò stranito.

Matteo aveva appena citato un messaggio mandatomi da quell'inividioso di mio fratello mentre noi eravamo alla prima cena di squadra insieme.

«Preferisco gli uomini con gli occhi verdi» si giustificò Filippo.

«Dybala ha gli occhi verdi» gli feci notare io.

«E tu come lo sai?» mi chiese Matteo alzando un sopracciglio.

Io lo guardai stranita.

«Beh... ho visto i suoi post su instagram» risposi poi.

Matteo mi guardò ancora con sospetto, poi scosse la testa e lasciò perdere.

«Comunque, preferisco Jorginho a Dybala, è così e basta» disse Filippo, alzando le spalle con innocenza.

Io feci una risatina divertita, anche se non potevo dargli torto.

«Tu Jorginho te lo faresti?» mi chiese in quel momento Matteo, lasciandomi spiazzata.

Me lo aveva chiesto davvero?

E io cosa dovevo rispondere?

Insomma, non credevo di avere una risposta vera e propria. Jorginho è un bellissimo uomo, ci mancherebbe, ma addirittura farmelo?

Non ero quel tipo di persona, e Jorginho non mi prendeva così tanto da limonarmelo senza pensarci due volte.

«No» risposi infatti sincera.

Matteo mi guardò impassibile.

«Ma che domande sono, Teo?! Sei impazzito?!» gli chiesi quasi scandalizzata.

Ok geloso, ma addirittura così tanto no!

Non lo tolleravo!

Matteo sospirò.

«Scusa, hai ragione» disse scuotendo leggermente la testa «Mi dispiace» aggiunse in un sussurro.

Sospirai anche io, poi accarezzai dolcemente la sua mano senza dire nulla.

Per fortuna in quel momento la televisione ci distrasse, o almeno in parte.

Ma comunque, bello o non bello, Jorginho ottenne il terzo posto alla cerimonia di consegna del pallone d'oro, secondo Lewandowski e primo... beh, il solito Messi.

«Lo sapevo» commentò Matteo con un espressione delusa.

Ma, nonostante, giustamente, non fosse rimasto entusiasta dal risultato decisamente comune, non perse tempo a fare lo spiritoso e scherzare sulla cosa.

Il giorno dopo infatti eravamo sdraiati insieme sul divano, Matteo con un libro, io con il cellulare, sdraiata tra le sue gambe con la schiena appoggiata al suo petto, e proprio in quel momento aprii la storia di instagram che aveva appena messo. Rimasi un attimo spiazzata da quello che avevo appena visto.

«Amore, quand'è che hai vinto il pallone d'oro?» chiesi ironica.

Nella storia il mio ragazzo aveva messo una foto della sua testa photoshoppata sopra il corpo di Messi con in mano il pallone d'oro.

«Ma soprattutto: perché ieri sera non eravamo alla cerimonia con dei vestiti eleganti invece che essere sul divano in pigiama?» chiesi ancora, aggrottando le sopracciglia e fingendomi pensierosa.

Matteo scoppiò a ridere.

«Ti piace?» mi chiese poi divertito.

«Insomma» risposi io sincera «Anche se, lo confesso, per un attimo ho pensato fosse una foto seria» confessai «Poi ho guardato le mani e ho capito che è un fotomontaggio» aggiunsi.

Matteo fece una risatina.

«Le mani? In che senso?» mi chiese poi.

Io allora mi girai verso di lui, restando tra le sue gambe e prendendo le sue mani nelle mie.

«Guarda queste mani e guarda quelle di Messi» iniziai a dire «C'è una gran bella differenza» continuai «Queste sono delle signore mani, con le dita lunghe e le vene in evidenza» spiegai, giocando con le dita di Matteo.

Lui sorrise con aria ammiccante, poi si sporse per un bacio, prima di lasciarmi appoggiare la testa sul suo petto in modo da sentire il suo cuore battere.

«Comunque la foto l'ha fatta Ricky» mi disse Matteo dopo qualche minuto di pausa.

«Immaginavo» dissi io divertita.

Matteo fece un'altra risatina e io anche.

«Ah! Altra cosa!» esclamò Matteo «Giovedì andiamo a bere qualcosa con Thessa, Loca, Fede e Benni?» mi chiese «Andiamo noi a Torino però» aggiunse.

Io alzai lo sguardo su di lui

«Va bene» dissi annuendo.

Matteo sorrise, e anche io.

Non vedevo l'ora di passare una serata con i miei amici!

~~~

«Allora, Pess! Come ci si sente da vincitori del pallone d'oro?» chiese Fede quel giovedì sera a Matteo.

Sì, eravamo a Torino, seduti sui divanetti di un locale davanti a un buon drink.

«Mi sento stranamente normale. È quasi come se non lo avessi vinto» rispose Matteo, facendo fare una risatina a tutti.

Ma quanto era stupido!

«Scherzi a parte, sarebbe bello vedervi vincere un pallone d'oro» disse Benni in quel momento «O per lo meno che foste tra i candidati» precisò.

Io annuii, d'accordo con lei.

Sarebbe stato bello vedere il mio ragazzo nella classifica dei migliori trenta giocatori dell'anno. E sì, sarebbe stato bello vederci anche Loca e Fede.

«Certo che sarebbe bello! È il più alto riconoscimento che un calciatore possa ricevere!» esclamò Fede con aria ovvia.

«Io, in qualsiasi caso, ho già il discorso pronto» disse Loca tirandosela.

Lo guardammo tutti straniti.

«Ma davvero?» chiese Matteo.

«Certo! Mai dire mai nella vita!» esclamò Loca in risposta con aria ovvia.

Non aveva tutti i torti, lo ammetto.

«E chi sarebbe la prima persona che ringrazieresti?» gli chiese Thessa curiosa.

Loca le fece un sorrisetto tenero.

«Ovviamente tu, amore mio» rispose «Sei la mia dea, come potrei non ringraziarti per prima» aggiunse.

Io li guardai con tenerezza, poi però mi girai verso Matteo con occhi di fuoco.

«Tu non mi hai mai chiamata "tua dea"» gli feci notare mettendo il broncio.

Matteo mi guardò dapprima stranito, poi assunse un'aria ovvia.

«Ceciu, gioco nell'Atalanta, è lei la mia dea» si giustificò «Al massimo posso chiamarti "mia musa", ma di dea nella mia vita ce n'è già una» aggiunse.

Io lo fulminai con lo sguardo.

Lo aveva detto davvero?

«Ahia, Pess! La vedi quella faccia? È la faccia da "Stasera non te la do"» disse Loca guardando Matteo con gli occhi spalancati.

Fede fece una risatina.

«No, veramente è la faccia da "Anche se stasera dormo da te, io sto nel tuo letto e tu sul divano"» lo corressi io, facendo un sorriso cattivo a Matteo.

Lui spalancò gli occhi.

«Che è un altro modo per dire che stasera non te la dà» ripeté Loca.

«Manuel! La pianti di fare il pervertito?!» lo rimproverò Thessa.

Mentre Loca faceva una risatina io lanciai un altro sguardo di fuoco a Matteo.

«Sul divano no! Ti prego! Lo sai che non mi piace dormirci!» mi implorò lui.

«Al pomeriggio sembra che ti piaccia molto. La notte non è tanto diverso» gli feci notare con noncuranza.

Matteo mi guardò con gli occhi ridotti a fessura, io invece feci un sorrisetto innocente e poi tornai a puntare gli occhi sui miei amici.

«Per fortuna che noi giochiamo in una squadra che viene chiamata "Vecchia Signora", altrimenti ci toccherebbe dormire sul divano» scherzò Fede, facendo ridere di gusto Loca.

«Chi ce lo dice che non avete una passione per le vecchie?» chiese Thessa.

Toccò a me e Benedetta ridere alla sua battuta. A non ridere per niente invece fu Matteo.

«Pess, tutto bene?» gli chiese Fede aggrottando le sopracciglia.

Matteo non rispose.

«Sta solo facendo il capriccioso perché deve dormire sul divano» dissi io alzando le spalle.

Matteo si girò verso di me con il broncio, però i suoi occhi color cioccolato erano talmente teneri che non resistetti.

«Se vuoi dormo sul divano con te» gli dissi inclinando un po' la testa verso sinistra con aria tenera.

Matteo abbozzò un sorrisetto.

«A questo punto dormite nel letto» disse Benni con aria ovvia.

«Eh no! Gli ho detto che avrebbe dormito sul divano, così sarei incoerente» le feci notare però io.

Fecero tutti una risatina, Matteo compreso, che poi mi lasciò un bacio sulla tempia.

Comunque quella notte dormimmo davvero sul divano. I genitori di Matteo non c'erano, Carlotta era dal suo ragazzo, quindi la casa era tutta nostra, e volendo anche la camera. Ma, come avevo detto a Benni, non potevo essere incoerente. Matteo aveva provato a protestare ma non c'era stato nulla da fare.

Odio le persone incoerenti, non potevo essere la prima a esserlo!

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