GUARDIAN ANGEL
Amore 🤍
So che dovevamo vederci oggi ma non riesco 🥺
Non sto tanto bene
Quei tre messaggi mi erano arrivati da Matteo un giorno di fine maggio, proprio appena avevo accesso il cellulare.
Aveva il giorno libero, quindi avevamo pianificato una gita sul lago di Como, per goderci un po' il sole che iniziava a essere abbastanza caldo e per goderci quelle giornate di metà maggio che iniziavano a essere più lunghe.
Quei messaggi mi avevano lasciato un attimo spiazzata però. Non tanto perché mi dispiacesse per la gita, ci sarebbero stati altri giorni per quella, ma perché Matteo aveva detto di stare male. Mi aveva fatto preoccupare.
Insomma, in che senso non stava bene?
Cos'hai?
Solo un po' di mal di testa
Posso venire a farti compagnia? 🥺
I miei piani sono dormire, dormire e dormire, ma se vuoi fare un salto non mi lamento 🥰
Mi vesto e arrivo 🤍
E vestirmi per uscire di casa e raggiungere quella di Matteo fu proprio quello che feci.
Quando arrivai in casa sua e puntai gli occhi sul suo volto lo vidi pallido e molto stanco.
«Sicuro che hai solo mal di testa?» gli chiesi mentre mi avvicinavo per baciarlo.
Facendolo gli misi le mani sulle guance, cosa che mi fece spalancare gli occhi.
«Sei bollente, Teo!» esclamai «Hai provato la febbre?» gli chiesi.
Matteo scosse la testa.
«Credo sia il caso di farlo» dissi arricciando un po' il naso «Dai sdraiati, ora arrivo con il termometro» aggiunsi, facendo un cenno con la testa verso il divano.
Matteo seguì il mio consiglio mentre io andavo in cucina per aprire il cassetto dove sapevo esserci i medicinali, termometro compreso.
«Quanto lo devo tenere ancora?» chiese Matteo con tono lamentoso dopo neanche un minuto che lo aveva messo sotto l'ascella.
«Almeno cinque minuti» risposi io, che mi ero seduta sul bordo del divano accanto a lui.
Matteo sbuffò sonoramente, facendomi fare una risatina.
«Ti fa tanto male la testa?» gli chiesi io sistemandogli un ciuffo di capelli che era fuori posto.
«Abbastanza» rispose Matteo.
Aveva gli occhi molto lucidi, tipico di quando si ha la febbre, ed era davvero davvero bollente.
«Quanto manca?» mi chiese dopo un po'.
«Trenta secondi» risposi io.
Matteo sbuffò ancora scocciato, ma quei trenta secondi passarono più in fretta di quanto si aspettasse.
Quando tolse il termometro era incandescente, e infatti segnava che Matteo aveva 38,6 di febbre.
«Devi prendere la tachipirina» gli dissi.
«No! Io odio la tachipirina!» si lamentò lui scuotendo la testa.
Io feci una risatina.
«Anche a me non piace, ma la devi prendere, perché hai la febbre alta» gli dissi divertita, accarezzandogli una guancia.
Matteo sospirò rassegnato.
«Hai fatto colazione?» gli chiesi io.
Matteo fece oscillare la testa.
«Ho mangiato due biscotti e ho bevuto mezza tazza di té» mi rispose.
«Allora devi mangiare qualcosa prima di prendere la tachipirina» dissi puntando gli occhi sull'orologio «Facciamo così, adesso inizio a preparare qualcosa da mangiare e la tachipirina la prendi dopo pranzo. Ok?» proposi.
Matteo annuì.
«Se vuoi dormire fallo» gli dissi con un sorrisetto tenero, mentre mi sporgevo per lasciargli un bacio sulla tempia.
Anche Matteo abbozzò un sorriso, poi chiuse gli occhi.
A quel punto io mi alzai e tornai in cucina per vedere di cucinare qualcosa. Non c'era molto in casa, sicuro non molte cose da far mangiare a un malato. L'unica cosa che riuscii a cucinare fu una pasta in bianco, di cui Matteo comunque non si lamentò.
«Non ho molta fame» mi disse alzando le spalle con innocenza una volta sedutosi a tavola.
«Sai che però se magari ti mettessi una felpa la febbre ti passerebbe più in fretta?» gli chiesi guardandolo con la testa inclinata verso sinistra e un goccio di rimprovero.
Matteo sbuffò.
«Non ho voglia di alzarmi» disse con voce mogia «Vai tu a prendermela?» mi chiese poi facendomi gli occhi dolci.
Io lo guardai male, poi però sospirai e mi alzai, diretta in camera sua per prendergli una felpa.
Mentre lo facevo pensai che era proprio un maschio.
Faceva una tragedia per tutto!
E come tutti i maschi, affrontava la febbre con una dose di vittimismo che lo buttava ancora più giù di quanto già non fosse.
«Grazie, amore mio» mi disse Matteo quando tornai in cucina, facendomi un sorrisetto tenero.
Io sospirai e feci un sorriso, scuotendo leggermente la testa.
«Tachipirina!» gli annunciai poi, quando, una volta finita la pasta, gli misi sotto il naso un bicchiere pieno d'acqua con dentro sciolta una bustina di tachipirina da mille.
Matteo la guardò con un'espressione di disgusto in volto.
«Bevila» gli ordinai io seria.
Lui mi guardò con aria implorante, quasi come se volesse convincermi a non fargliela bere, ma io gli diedi le spalle per mettere i piatti in lavastoviglie ed evitare quella conversazione.
Lo sentii sospirare, poi prese il bicchiere e dopo avergli lanciato un ultimo sguardo disgustato bevve.
«Che schifo!» esclamò quando la finì tutta «Ho bisogno di acqua!» esclamò ancora.
Io scoppiai a ridere per la sua faccia.
Sembrava avesse appena mangiato del letame.
«Non ridere, Cecilia Fumagalli! Ti ho detto che ho bisogno di acqua!» esclamò Matteo con rimprovero ma ancora con aria disgustata.
«Come mi hai chiamata?!» gli chiesi io guardandolo male «Nome intero, Matteo Pessina?!» chiesi ancora «Non avrai l'acqua» dissi decisa, incrociando le braccia al petto.
Matteo mi guardò male.
«Ti prego, amore» provò poi.
«Ah certo! Prima ero "Cecilia Fumagalli" ora sono "amore"» dissi io fulminandolo con lo sguardo.
Matteo ricambiò l'occhiata.
«Ok, me la prendo da solo l'acqua» disse deciso.
Poi si alzò e cercò di raggiungere la brocca.
Ma io, che ero più vicina, mi ci misi davanti, impedendogli di arrivarci.
Matteo mi guardò con aria di sfida, poi cercò di sporgersi per prendere la brocca, con scarsi risultati. Ci provò ancora, e ancora, fino a che non mi lanciò uno sguardo inceneritore e mi venne addosso per raggiungere finalmente la brocca. Ma anche questa volta non ce la fece, quindi puntò di nuovo gli occhi su di me e poi li puntò sulle mie labbra.
Sì, eravamo molto vicini, e il corpo di Matteo era praticamente appoggiato su di me, che a mia volta ero appoggiata al lavandino alle mie spalle.
Ci furono attimi di vuoto, fino a che vidi Matteo fare un sorrisetto furbo mentre mi guardava le labbra.
Io intuii la sua prossima mossa e cercai di evitarla, perché non avevo intenzione di farmi comprare così, ma non riuscii a scansarmi in tempo e mi ritrovai le labbra di Matteo sulle mie.
Volevo resistere, ma ormai era fatta, quindi assecondai il suo bacio, sciogliendomi sotto il suo tocco.
«Non vale comprarmi così» gli sussurrai poi staccandomi.
«Sì che vale invece» disse lui «Grazie, amore» aggiunse in un sussurro.
Poi prese la brocca, se la portò al tavolo e si riempì il bicchiere, che bevve in un attimo.
~~~
«Posso sdraiarmi lì con te?» chiesi qualche minuto dopo a Matteo, quando, finito di sistemare la cucina, andai in salotto e lo vidi sdraiato sul divano ancora con gli occhi aperti.
Matteo mi guardò storcendo un po' la bocca.
«Ti attacco la febbre» mi disse.
«Teo, ci siamo appena baciati con la lingua. Se dovevi attaccarmi la febbre lo hai già fatto» gli feci notare con aria ovvia.
«In effetti» mi diede ragione Matteo, poi si spostò un po' per farmi spazio sul divano.
Io sorrisi e mi sdraiai accanto a lui, stringendolo a me in modo da fargli affondare la testa nell'incavo del mio collo.
«Solo io sono capace di ammalarmi a maggio» disse Matteo dopo qualche secondo di silenzio.
Io feci una risatina.
«In effetti» dissi dandogli ragione.
Fece una risatina anche Matteo.
«Mi dispiace per la nostra gita a Como. Volevi tanto andarci» disse poi guardandomi dispiaciuto.
Io gli accarezzai una guancia.
«Non importa, abbiamo tempo di andare a Como insieme» dissi alzando le spalle con innocenza.
«Però lo avevamo organizzato per oggi perché ero libero» disse ancora Matteo.
«Teo, fa niente» ripetei io, accarezzandogli ancora una guancia «Stiamo passando comunque del tempo insieme no? E ci stiamo facendo le coccole, quindi che problema c'è?» chiesi facendo un sorrisetto.
Ne abbozzò uno anche Matteo, prima di stringersi un po' di più a me.
«Non c'è nessun problema. Io adoro le tue coccole» disse.
Il mio sorriso si allargò.
«Anche a me piace coccolarti, mio bellissimo Teo» dissi accarezzandogli la schiena delicatamente.
«Sei il mio angelo custode, Ceciu. Non so come farei senza di te» disse Matteo.
Che bello sentirgli dire certe cose!
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