FEELINGS
«Amore, posso... posso chiederti una cosa?»
Io e Matteo eravamo tornati insieme da poco meno di una settimana, quindi erano circa due settimane e mezza che erano stati giocati i play-off. Solo quel giorno, mentre ci facevamo le tipiche coccole da appena svegli, mi ero accorta di non avergli mai chiesto come si sentisse dopo la terribile sconfitta che ci aveva lasciati fuori dai Mondiali, e così avevo deciso di farlo in quel momento.
«Certo» rispose Matteo, senza smettere di accarezzarmi la schiena.
Io allora alzai la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi, prima di fare la fatidica domanda che avevo in mente.
«Come stai?» chiesi «Dopo... dopo la sconfitta ai play-off intendo» precisai.
Sentii Matteo sospirare, mentre i suoi occhi si scurivano leggermente.
Immaginavo gli facesse male quell'argomento, ma proprio perché era un tasto dolente era giusto che ne parlasse con me, che ero pronta a consolarlo e che sapeva non lo avrei giudicato mai.
«Come sto...» iniziò a dire con un filo di voce «Sto male, Ceciu, molto male» disse «Non credo di essere mai stato così tanto deluso nella mia vita, e non credo neanche di essermi mai sentito così in colpa. Abbiamo infranto il sogno di milioni di italiani che ci credevano nonostante tutto, e che ci hanno sostenuto nonostante tutto. Abbiamo fatto una cosa orribile» continuò.
Sospirai anche io, prima di fargli notare che però lui non aveva giocato la partita contro la Macedonia, quindi fondamentalmente non aveva colpe.
«Abbiamo tutti colpe, Ceciu. Ognuno di noi. Anche chi non è stato convocato ma ha giocato almeno una volta in Nazionale» mi smentì però lui «Non siamo stati in grado di qualificarci durante i gironi, e siamo arrivati a questa prima partita dei play-off con leggerezza, pensando che la Macedonia del Nord sarebbe stato un avversario più che mediocre e quindi facilissimo da battere» spiegò «Peccato che però per batterla bisognava fare goal, cosa che ci è mancata in quella maledetta partita» aggiunse con un briciolo di fastidio nella voce.
Io abbassai lo sguardo sulla mia mano che stava accarezzando il suo petto, prima di puntare di nuovo gli occhi in quelli di Matteo.
«E i tuoi sogni invece?» chiesi «Mi hai parlato del fatto che avete infranto i sogni degli italiani, ma i tuoi?» precisai «Mi hai sempre detto che giocare un Mondiale con la Nazionale era uno dei tuoi più grandi sogni» aggiunsi.
Matteo sospirò di nuovo.
«Beh, come sogno non si è del tutto infranto» iniziò a rispondere poi «Ho solo 25 anni, quindi spero di fare in tempo a giocare il prossimo Mondiale» spiegò «Ovvio che però non sono sicuro di andarci, e non solo perché prima bisogna qualificarsi, ma anche e soprattutto perché una volta cambiato l'allenatore non so se verrò convocato di nuovo» ammise.
Io lo guardai confusa.
«Perché un nuovo allenatore non dovrebbe convocarti? Hai vinto gli Europei con questa Nazionale» chiesi aggrottando le sopracciglia.
«Perché dipende dal rendimento in campionato, che se continua a essere come è ora non mi garantirà mai un posto in Nazionale nemmeno come riserva» rispose «Anzi, probabilmente mi garantirà che non verrò mai più convocato in Nazionale» disse, quasi più a se stesso che a me.
Io però, avendolo sentito, lo guardai con un misto tra confusione e pietà.
«Non sei stato tu a dire che questo periodo buio è momentaneo?» gli chiesi, cercando di farlo ragionare.
«Chi ti dice che invece a essere momentaneo non è stato il periodo in cui giocavo bene e facevo goal?» mi chiese Matteo in risposta.
Io lo guardai spiazzata.
Perché pensava una cosa del genere?
Non era assolutamente vera!
«Non lo era, Teo!» esclamai infatti, guardandolo dritto negli occhi «Sei un giocatore forte, che sa giocare a calcio come Dio comanda» dissi «Non sarai il calciatore più forte del mondo, e magari non vincerai mai un pallone d'oro, ma chi se ne importa! Sai fare il tuo mestiere e sai portare la tua squadra a degli ottimi risultati» continuai «Sei degno della Nazionale, e lo sarai fino alla fine della tua carriera» aggiunsi.
Nonostante mi stesse guardando con gratitudine, Matteo iniziò a scuotere la testa con scetticismo.
«Non sono proprio nessuno invece, e sono stato convocato per semplice culo» mi smentì infatti.
Mentre lo faceva distolse lo sguardo dal mio, girando il viso verso la finestra.
Ma quel suo gesto non mi impedì di vedere i suoi occhi diventare lucidi mentre diceva quell'ultima frase.
Sospirai, guardandolo con pietà, e rimasi in silenzio per un po', senza sapere cosa dire.
«Amore, guardami» dissi a un certo punto, cercando lo sguardo di Matteo «Amore» dissi di nuovo, portando una mano sul suo viso e girandogli delicatamente il volto verso di me.
Quando i suoi occhi si incastonarono nei miei sentii un tuffo al cuore nel vederli così spenti e cupi.
Non lo avevo mai visto così.
Nemmeno quando era stato lasciato a casa dopo le qualificazioni agli Europei.
«Non pensare mai più di non essere abbastanza. Mai più» iniziai a dire quando recuperai il fiato «Sei qualcuno, e sei qualcuno di fondamentale sia nell'Atalanta che nella Nazionale» dissi «Non farti buttare giù da un semplice momento di down, tutti lo hanno durante la loro carriera. Anche i più grandi campioni» continuai «E ricordati che hai solo 25 anni, quindi hai ancora tempo per crescere e diventare una versione migliore di te stesso» dissi ancora «Sei abbastanza, amore mio. Se non per il mondo, almeno per me» conclusi.
Matteo sospirò un'altra volta, distolse lo sguardo dai miei occhi e poi ce lo ripuntò, facendo un altro sospiro.
«Lo so che non ti interessa essere abbastanza per me, perché sportivamente parlando non posso portarti a nulla, ma prima o poi dovrai anche accontentarti» dissi, alzando le spalle con innocenza.
Lui sospirò di nuovo, allungando poi una mano per spostarmi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
«Grazie di esistere, amore grande della mia vita» disse, abbozzando un sorrisetto tenero.
Ne feci uno anche io, prima di lasciargli un bacio sulla mascella, poi uno sulla guancia, uno sullo zigomo, uno sulla tempia e infine uno in fronte.
«Ti amo» sussurrai «Questo lo sai vero?» gli chiesi poi.
Matteo annuì.
«Ti amo anche io» disse poi, prima di lasciarmi un delicatissimo bacio sulle labbra.
~~~
Sì, quel nostro pomeriggio era iniziato esattamente con Simba che a un certo punto aveva iniziato a correre intorno alle gambe di Matteo, senza sosta. Il mio ragazzo, che era seduto sul divano, lo aveva ignorato per un po', ma quando si era accorto che Simba non avrebbe smesso, aveva deciso di sedersi sul pavimento e mettersi a giocare con lui.
Che belli che erano i miei più grandi amori che giocavano insieme!
E mentre li guardavo ringraziai anche Simba con tutto il mio cuore, perché aveva fatto tornare il sorriso sul volto di Matteo, che, a causa dell'argomento che avevo aperto io quella mattina, non era al settimo cielo quel giorno.
Sì, forse non era l'argomento migliore per iniziare una giornata, e probabilmente non era neanche l'argomento migliore da affrontare in quel momento, ma io volevo davvero sapere come stesse Matteo e cosa pensasse di quello che era successo, e in parte credevo fosse anche un modo per sfogare quei brutti e difficili pensieri che si teneva dentro.
Sapevo che faceva fatica a parlare di quello che provava, spesso faceva fatica anche con me, ma io ero convinta che in quel momento più che mai fosse giusto dare luce a quello che pensava e provava, in modo da liberarsi almeno in parte dal peso che aveva dentro.
Che poi forse dire liberarsi è sbagliato, perché quando si confessano i propri turbamenti a qualcuno non ce ne si libera mai del tutto. Però in questo modo si possono per lo meno condividere delle sofferenze, che quindi dentro di noi vengono leggermente alleviate.
E proprio condividere i suoi turbamenti e sentimenti con me era quello che volevo facesse Matteo, per sentirsi un po' più leggero.
Io potevo aiutarlo a sentire di meno il peso di tutti i suoi brutti e difficili pensieri, e potevo anche condividere con lui quelle sofferenze che tanto lo incupivano.
D'altronde è proprio condividere quello che si fa in una coppia, e si condivide tutto, dai momenti migliori a quelli peggiori, dai sentimenti positivi a quelli negativi.
Proprio per condividere avevo fatto quella domanda a Matteo quella mattina, sicura che avesse bisogno di aiuto ma che non avesse il coraggio di chiederlo.
Ma io ero lì apposta per quello, ed ero pronta in ogni momento, bello o brutto che fosse, a condividere tutto con l'amore più grande della mia vita, che oltre a essere la mia roccia, era anche un ragazzo fragile, da proteggere con tutte le forze che avevo.
Spazio autrice:
Capitolo un po' statico oggi, ma ci voleva un po' di quiete dopo la tempesta 😁
Un bacio enorme a tutti voi che leggete, votate e commentate 🤍❤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top