DONE

Avevo passato una notte orribile: non avevo chiuso occhio mezzo secondo, e non avevo smesso un attimo di piangere. Per di più dovevo farlo in silenzio per non allarmare la mia famiglia, che non sapeva ancora nulla della cosa e che non volevo sapesse nulla prima che io stessa sapessi cosa fare della mia relazione.

La mattina dopo feci fatica ad alzarmi, ma dovevo, e per fortuna che i miei erano già usciti per lavorare ed ero sola con Filippo. Credo che si accorse del mio stato, ma non si azzardò a fare domande né battutine sui miei occhi sicuramente gonfissimi. L'unica cosa che fece fu sussurrarmi un buongiorno e lasciarmi un bacio sulla guancia.

Dopo quel contatto mi accorsi che ne avevo effettivamente bisogno per affrontare la giornata, e abbozzai un mezzo sorriso venuto male a mio fratello, felice che capisse sempre al volo di cosa avessi bisogno.

Comunque, nonostante mi fossi ripromessa di non piangere quel giorno, la cosa mi risultò molto difficile. Soprattutto dopo che suonò il citofono.

«Chi è?» chiesi con voce spenta.

«Ceciu, sono io. Possiamo parlare?» mi chiese la voce di Matteo.

Sussultai nel sentirla, e dei brividi mi percorsero la schiena.

Cosa dovevo fare?

Scendere a parlare con lui?

O dirgli di no e restare nel mio isolamento?

Non avevo pensato abbastanza a quello che era successo il giorno prima, c'era il rischio che rivedendolo sarei potuta cadere di nuovo ai suoi piedi e farmi sciogliere dai suoi occhi.

Però allo stesso tempo pensavo che era venuto fino lì apposta per parlare con me, non potevo mandarlo via senza dirgli nulla.

«Ti prego» lo sentii dire.

Dopo quella supplica con voce implorante non resistetti.

«Scendo» mi limitai a dire.

Poi mi misi una felpa e uscii di casa.

Appena raggiunsi il cancello mi pentii di quello che avevo fatto. Vederlo lì appoggiato al muro di fronte a casa mia, con i suoi tipici jeans neri e la felpa grigia con il cappuccio tirato su a coprirgli i capelli, non mi avrebbe aiutato a tenergli testa.

Era troppo bello!

«Ciao» mi disse staccandosi dal muro per avvicinarsi un po'.

«Ciao» dissi anche io, abbassando poi lo sguardo.

Non reggevo i suoi occhi, erano troppo spenti ma comunque troppo belli per poterlo guardare.

«Non mi aspettavo venissi» ammisi.

«Ho pensato che fosse il caso di parlare» disse Matteo «E di scusarmi. Ieri sono stato un po' cattivo» aggiunse dispiaciuto.

«Lo siamo stati entrambi» mi limitai a dire io annuendo leggermente.

Lo fece anche Matteo.

«Ho... ho smesso di rispondere a Marta» mi disse dopo alcuni secondi di silenzio «È da ieri sera che non lo faccio» aggiunse.

A quel punto io alzai lo sguardo su di lui incredula.

Lo aveva davvero fatto?

Aveva davvero smesso di rispondere a Marta come gli avevo chiesto di fare?

Mi piaceva la cosa, ma continuavo a non capire come mai non lo avesse fatto la sera prima, quando gli avevo esplicitamente fatto capire che la cosa mi faceva male.

«Potevi farlo quando te l'ho chiesto» dissi infatti fredda.

Non volevo ancora dargliela vinta.

«L'ho fatto dal secondo dopo che te ne sei andata» disse Matteo.

«E allora perché hai fatto tutte quelle storie quando te l'ho chiesto?» chiesi io.

«Perché ero convinto fosse una cosa innoqua» rispose Matteo «Non è la prima volta che mi scrivo con un'altra mentre stiamo insieme, e non era mai successo nulla con nessuna...» continuò.

Ma poi vedendo la mia espressione si bloccò, esattamente come a me si era bloccato il fiato.

Che cosa aveva appena detto?

Aveva appena confessato di essersi scritto con altre ragazze mentre stavamo insieme?

Ma davvero?

E con quante?

E per quanto?

«No... non... erano fan a cui mi sembrava sbagliato non rispondere» provò a giustificarsi Matteo, che evidentemente si era accorto della mia espressione sconvolta «Non mi sono mai scritto con nessuna per più di un giorno. Mai» mi assicurò scuotendo la testa.

Io però ero ancora senza fiato e senza parole.

Ma era davvero Matteo il ragazzo che avevo di fronte?

Perché non mi sarei mai aspettata di sentirgli dire una cosa del genere. Avevo sempre pensato che non fosse quel tipo di ragazzo, avevo sempre pensato che fosse serio e sincero, e invece a quanto pare non lo era stato più di tanto.

«Ceciu, non ti ho mai tradito» disse ancora Matteo, accorgendosi che non avevo intenzione di parlare.

«Per tradire non bisogna per forza baciare o andare a letto con un'altra» dissi «E comunque non è il tradimento a cui ho pensato, è la disonestà» aggiunsi con le lacrime agli occhi.

«Se mi avessi chiesto se rispondevo ai messaggi delle fan ti avrei risposto di sì» disse Matteo.

«Non te lo avrei dovuto chiedere, Matteo! Saresti dovuto essere tu a dirmelo per correttezza!» gli urlai contro io.

Matteo mi guardò dispiaciuto.

«Non volevo farti preoccupare, perché non c'era nulla di cui preoccuparsi» si giustificò poi.

«A maggior ragione che non c'era nulla di cui preoccuparsi me lo avresti dovuto dire!» urlai io «Non avrei fatto storie se me lo avessi detto dall'inizio, ma il fatto che tu me lo abbia tenuto nascosto mi fa dubitare della tua completa onestà» aggiunsi con la voce ormai rotta dal pianto.

Non riuscivo più a trattenermi.

«Ceciu, mi conosci, lo sai che ti sono sempre stato fedele» provò a dire Matteo.

«Lo credevo, ma forse, come ho già detto ieri, non è vero che ti conosco. Forse conosco un'idea che mi sono fatta di te» dissi «Un'idea evidentemente sbagliata» aggiunsi.

Matteo mi guardò ferito e dispiaciutissimo.

«Ceciu, mi dispiace...» provò a dire.

Ma io lo interruppi.

«Non chiamarmi così, non sono più la tua Ceciu» dissi scuotendo la testa.

Matteo spalancò gli occhi.

«Cosa vuol dire?» mi chiese quasi senza fiato.

«Vuol dire che abbiamo chiuso, Matteo, chiuso» dissi decisa ma a fatica.

Avevo appena posto fine alla relazione più bella della mia vita, oltre che l'unica, e la cosa mi rendeva a pezzi. Tra l'altro gli occhi di Matteo non aiutavano. Mi stava guardando distrutto, ferito e senza parole, inerme di fronte a me, con gli occhi molto lucidi.

«Ceciu...» provò a dire quasi senza fiato.

Ma io alzai una mano per bloccarlo.

«Ti ho detto di non chiamarmi così» dissi a fatica.

«Ti prego...» provò ancora Matteo «Io ti amo» aggiunse.

Io lo guardai con rabbia.

«Dopo tutto quello che mi hai detto un "ti amo" non sistemerà le cose, Matteo» dissi scuotendo la testa «Sono stati i due anni più belli della mia vita, ma forse erano tutta una mia illusione. Avevano ragione tutti quanti, sei un calciatore, come potevo pretendere di averti fatto innamorare di me?» continuai tra le lacrime «Era tutto troppo surreale, troppo» conclusi scuotendo la testa.

«No che non era surreale! È successo davvero!» esclamò Matteo con aria ovvia, cercando di tranquillizzarmi e scusarsi nello stesso momento.

«Sì, ma forse non doveva succedere» dissi io.

Poi diedi le spalle a Matteo per iniziare a rientrare in casa.

«Cecilia, ti prego! Ti prego!» urlò Matteo, appoggiandosi al cancello come se volesse raggiungermi.

Ma era chiuso fuori, non poteva.

«Cecilia, mi dispiace! Torna indietro!» urlò ancora.

Ma io ormai ero decisa, e la delusione era troppo grande per tornare sui miei passi.

Quello non era il Matteo che credevo di conoscere, quello non era il ragazzo che amavo.

Il Matteo di cui ero innamorata non mi avrebbe tenuto nascosto niente.

Il Matteo di cui ero innamorata mi avrebbe detto tutto, anche a costo di farmi arrabbiare per qualche ora, ma poi tanto sapeva che sarei tornata ad amarlo più di prima.

Il Matteo di cui ero innamorata aveva un cuore puro ed era innamorato a sua volta di me.

Ma forse quel Matteo non esisteva davvero.

Forse quel Matteo era frutto della mia immaginazione, e lo avevo creato nella mia mente sulla base di come avrei voluto che fosse il mio ragazzo.

Ero stata bene in quei due anni, ma creandomi un ragazzo ideale, una volta scoperta la vera natura di quello con cui stavo ci ero rimasta molto peggio di quanto mi aspettassi.

~~~

«Era Matteo?» mi chiese Filippo appena misi piede in casa.

Non mi ero accorta fosse sul divano, mi ero fermata nel centro del salotto con lo sguardo perso nel vuoto e la testa piena di pensieri.

"La tua relazione è finita. La tua relazione è finita" continuavo a ripetermi nella testa.

Sì, era un'autotortura a cui non riuscivo a porre fine.

«Sì» risposi a Filippo senza guardarlo.

«Avete chiarito?» mi chiese lui, che intanto si era alzato per avvicinarsi a me.

Io mi voltai a guardarlo stranita.

Non gli avevo detto che io e Matteo avevamo discusso, come faceva a saperlo?

Ah già, è il mio gemello.

«Non guardarmi così, era evidente che qualcosa tra voi non andasse» disse infatti Filippo con un mezzo sorriso tenero «Quindi? Avete chiarito?» chiese ancora.

Io puntai i miei occhi nei suoi, in quel momento del verde più intenso che avessi mai visto. Iniziai a respirare a fatica, poi scossi la testa.

«Ci siamo lasciati» riuscii a dire, prima di scoppiare a piangere disperata.

Filippo assunse un'aria triste, prima di stringermi tra le braccia per cercare di consolarmi.

Ma c'era poco da fare, perché ero inconsolabile, e tutto mi stava crollando addosso con una potenza che non ero sicura di poter reggere.

Spazio autrice:
Sì, lo spazio autrice oggi è per scusarmi di aver scritto un capitolo così brutto 😔
Mi dispiace aver fatto lasciare Matteo e Cecilia, e mi dispiace avervi dato un capitolo così triste. Però... cosa pensate che succederà ora? Torneranno insieme? E se sì... avete qualche idea sul come? Torneranno insieme subito oppure ci vorrà del tempo, magari anche anni?
Queste domande le lascio aperte a voi, e se avete delle ipotesi non esitate a commentare e dirmi cosa pensate 🥰❤
Nel frattempo vi ringrazio infinitamente per i commenti e le stelline, e vi ringrazio infinitamente anche perché "I Girasoli di Van Gogh" è arrivata a 100k letture! 🤩🤩
Grazie, grazie, grazie! 🤍❤

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