CHANGE OF PLANS

«Amore! Devo dirti una cosa»

Così esordì Matteo una sera che ero a casa sua, tornando in salotto dopo una lunga telefonata che aveva deciso di affrontare sul balcone, chiudendo anche le porte-finestre per non farsi sentire.

Sì, mi aveva leggermente insospettita la cosa, ma ormai ero quasi abituata, visto che era praticamente un mese che andava avanti così. Tutte le volte che suonava il telefono, prima di rispondere cambiava stanza chiudendosi la porta alle spalle, e stava via ore intere a discutere di chissà cosa.

Sembrava però che quella sera l'avrei finalmente scoperto.

«Ti sei deciso a dirmi chi ti tormenta da settimane, tenendoti al telefono per ore e ore?» gli chiesi io leggermente sarcastica, ma guardandolo con un sorrisetto tenero.

Matteo sospirò, abbozzando un sorriso colpevole.

Evidentemente aveva capito di meritarsi quella mia frecciatina.

«Sì» rispose poi annuendo, mentre si sedeva al mio fianco sul divano.

Puntò gli occhi nei miei, prese un respiro profondo e poi parlò.

«Cambio squadra» disse tutto d'un fiato.

Io lo guardai spaesata e leggermente in panico, mentre sentivo il fiato farsi sempre più grosso.

Sì, stavo entrando in crisi, e sì, erano bastate due semplici parole perché succedesse. Ma non erano due semplici parole in realtà, perché proprio quelle due parole erano il mio peggiore incubo. Tutte le volte che iniziava il calcio mercato avevo paura che Matteo tornasse a casa dicendo quelle due parole, con l'aggiunta di altre che avrebbero annunciato che si stava trasferendo in una città lontana da Milano.

Esatto, avere Matteo lontano di nuovo era il mio peggior incubo. Non perché avevo paura che non ce l'avremmo fatta, ma perché non volevo passare troppo tempo lontana da lui, e non volevo vederlo solo poche volte a settimana.

Insomma, non volevo stargli lontana.

«Squadra... squadra in cui giochi?» chiesi quando recuperai un po' di fiato per parlare.

«Quale squadra se no?» mi chiese Matteo in risposta con aria divertita «Tutte queste telefonate erano dei miei agenti e del dirigente della squadra per cui firmerò mercoledì» spiegò poi «Stavamo considerando le varie opzioni e le varie offerte, finché abbiamo finalmente deciso che l'Atalanta mi lascerà in prestito alla squadra in cui vado» continuò.

«Questa squadra è sempre in serie A?» chiesi ancora.

«Certo, amore mio» rispose Matteo.

«E quale squadra è?» chiesi ancora io «Insomma, devi trasferirti lontano?» chiesi, dando finalmente voce alla domanda che mi assillava da quando Matteo mi aveva annunciato che avrebbe cambiato squadra.

Il mio ragazzo mi guardò con tenerezza, poi, probabilmente notando il terrore nei miei occhi, mi prese le mani nelle sue per rassicurarmi.

«Vado a giocare nella squadra di una città molto più vicina di Bergamo» disse poi.

Io a quel punto lo guardai spaesata.

In che senso?

Tornava per caso a giocare a Milano?

Tornava per caso a giocare nel Milan?

«No, niente Milan, amore» rispose Matteo quando glielo chiesi «E neanche Inter se te lo stai chiedendo» aggiunse poi, quando io aprì la bocca per parlare di nuovo.

A quel punto però la richiusi, guardandolo confusa.

Se non andava a giocare nel Milan o nell'Inter in che squadra andava?

«Ti do' un indizio» disse Matteo.

«Non stiamo giocando! Io sono in ansia e tu mi proponi degli indovinelli?!» gli chiesi io con rimprovero.

Matteo fece una risatina.

«È per sdrammatizzare un po'» disse divertito «Anche perché ti ho detto che torno a giocare vicino a Milano» mi ricordò poi.

Io allora sospirai, e gli concessi di darmi un indizio.

«Torno alle origini» disse semplicemente Matteo.

Io aggrottai le sopracciglia.

In che senso?

«Torni al Verona?» chiesi confusa ma anche in panico.

Verona non era più vicina di Bergamo, e mi ricordavo quanto stavo male quando lui giocava a Verona.

«No» rispose Matteo scuotendo la testa «Torno alle origini origini» precisò, facendo un segno con la mano che indicava di andare parecchio indietro nel tempo «Ci giocavo quando ero piccolo...» provò poi, notandomi spaesata.

Io cercai di ragionare, ma non mi veniva in mente niente, così mi arresi, e implorai Matteo di dirmelo.

«Ma dai, Ceciu! È facile!» esclamò lui.

«Cosa ti costa dirmelo?!» chiesi io con aria ovvia.

«Volevo farti ragionare un po'» rispose Matteo.

«Non ho voglia. Dimmelo e basta!» esclamai io impaziente.

«Ok, ok» si arrese finalmente Matteo «Torno a giocare nel Monza» annunciò finalmente, facendo un sorriso smagliante.

Io lo guardai incredula, poi sorrisi esattamente come lui.

«Cioè qui dietro?» chiesi.

Matteo scoppiò a ridere, prima di confermare che sarebbe stato molto ma molto vicino.

A quel punto lanciai un urletto entusiasta, e poi lanciai le braccia al collo di Matteo e lo strinsi a me, felicissima per lui.

Che bello!

Avrebbe giocato a Monza e sarebbe stato mille volte più comodo andare a vederlo allo stadio, come sarebbe stato mille volte più facili vedersi in settimana!

«Ma... è una squadra meno forte dell'Atalanta» notai però quando mi staccai da lui, dopo avergli riempito il viso di baci.

«Questo non è ancora detto» disse Matteo «È vero che è appena arrivata dalla serie B, ma stanno rifacendo la squadra praticamente da capo, e stanno prendendo gente importante, quindi la prestazione è ancora un'incognita, anche se si spera sia più che buona» spiegò «E comunque, nonostante mi piacesse giocare nell'Atalanta e combattere per le coppe, lo sai che io ho bisogno di giocare, e ti sei accorta anche tu che ultimamente nell'Atalanta giocavo molto poco» continuò «Nel Monza ho più possibilità di giocare, e poi, tieniti forte...» disse ancora, guardandomi con aria furba.

Io ricambiai lo sguardo, curiosa.

«Mi danno la fascia da capitano!» esclamò com un sorriso a trentadue denti.

Io spalancai gli occhi.

«Scherzi?» gli chiesi incredula.

«Per niente» rispose Matteo scuotendo la testa.

Inutile dire che feci un altro urletto entusiasta e strinsi di nuovo Matteo a me, fiondandomi sulle sue labbra per baciarlo.

Insomma, potevo non essere felice per lui?

Giocava nella squadra in cui tutto era iniziato, che era molto vicino a casa sua e per di più con la fascia da capitano!

E poi, lui era evidentemente felicissimo, quindi non potevo che esserlo anche io.

~~~

E allora sì, quel mercoledì io e Matteo ci eravamo presentati alla sede del Monza, pronti a iniziare quella nuova avventura.

«Sei pronto, amore?» chiesi a Matteo poco prima di entrare.

Lui si voltò verso di me con un sorriso, sospirò e poi annuì.

«Sì, sono pronto» disse poi, prima di far scivolare la sua mano nella mia e intrecciare le nostre dita.

Gli feci un sorriso anche io, e poi insieme entrammo nell'edificio di fronte a noi, diretti all'ufficio di niente meno che Adriano Galliani, che ci accolse con un sorriso.

Non vi sto a raccontare tutto quello che successe, ci furono semplicemente presentazioni e chiacchiere varie e poi video, foto e firme.

Io rimasi in disparte per praticamente tutto il tempo, godendomi la visione del mio ragazzo felicissimo per quella sua nuova esperienza.

Ma, a scaldarmi il cuore ancora più di tutti i sorrisi di Matteo, fu una richiesta che lui fece proprio a Galliani.

Era il momento di foto varie, con la maglia in mano ecc., e Matteo, dopo aver scattato qualche foto con Galliani, e prima di indossare la maglia, mi guardò e mi fece l'occhiolino.

«Posso fare una foto anche con lei?» chiese poi a Galliani.

Io rimasi spiazzata dalla sua richiesta.

Voleva davvero fare una foto con me?

Insomma, non era insolito per i calciatori, ma non pensavo Matteo avrebbe voluto farlo.

«Ma certo!» esclamò Galliani in risposta, annuendo e facendomi un sorriso.

Sorriso che io ricambiai, anche se un po' nervosa, mentre raggiungevo Matteo e prendevo la sua maglia per fare la foto.

«Lo sai che le foto ufficiali mi rendono nervosa» gli dissi tra i denti, guardandolo con gli occhi spalancati.

«E lo sai che io ti propongo sempre di pensare al signore che abbiamo visto al parco una delle prime volte che siamo usciti insieme» disse Matteo facendomi un sorrisetto innocente.

Io non trattenni una risatina, poi scossi leggermente la testa e mi girai verso le fotocamere con un sorriso, mettendomi in posa per la foto.

Proprio quella foto poi, quella sera, finì nelle storie di Matteo, insieme a molte altre, cosa che mi scaldò ancora di più il cuore.

La foto era bellissima, il mio Matteo era evidentemente il ragazzo più felice del mondo, e di conseguenza non potevo che esserlo anche io.

~~~

«A te, e a questa tua nuova esperienza» dissi la sera dopo, alzando il calice di vino che avevo in mano.

Eh sì, ora che Matteo era ufficialmente un nuovo giocatore del Monza dovevamo brindare. E così eravamo usciti a pranzo in un posto molto tranquillo e all'aperto, in cui sapevamo che non saremmo stati disturbati.

Infatti fu proprio così. Passammo una bellissima serata tra di noi, a mangiare, bere e ridere come al solito, e immaginandoci cosa sarebbe potuto succedere ora che Matteo aveva cambiato squadra.

A fine serata poi, avevo proposto quel brindisi in onore del mio bellissimo ragazzo e di quella sua nuova avventura.

«A me, e a questa mia nuova esperienza, che, come tutte le altre da tre anni a questa parte, sto vivendo con te» disse Matteo, alzando il suo calice di vino.

Io sorrisi.

Era vero, da tre anni a quella parte avevamo passato insieme tantissime cose, e avevamo affrontato mille avventure. Quella era una delle tante, e non vedevo l'ora di viverla insieme al mio Matteo.

«Ci facciamo una foto?» gli chiesi poco dopo.

Matteo annuì, poi si avvicinò a me e mi lasciò un bacio in testa mentre io scattavo la foto, che venne tenerissima. Infatti finì nelle mie storie instagram.

«Ti amo, Ceciu» mi disse Matteo poco dopo, guardandomi con aria tenera.

«Anche io ti amo, Teo. Alla follia» gli dissi anche io.

Poi mi sporsi per un altro bacio, mentre gli accarezzavo delicatamente una guancia.

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