BIRTHDAY BOY

Sì, in tutto quello che era successo era già arrivato aprile, anzi, il 21 aprile, quindi era arrivato il giorno del compleanno di Matteo.

Tra l'altro, non era un compleanno come tutti gli altri: Matteo quel giorno faceva 25 anni, quindi aveva esattamente un quarto di secolo ormai.

Quella notte avevo dormito da lui, e così la mattina, appena aprii gli occhi, li puntai sul bellissimo viso del mio ragazzo e facendo un sorriso gli dissi «Ehi, 25enne del mio cuore. Buon compleanno»

Sorrise anche Matteo, portandomi poi una mano sulla guancia per accarezzarla dolcemente.

«Grazie, amore mio» disse.

Poi si sporse verso di me per lasciarmi un bacio in fronte, uno sul naso e uno sulle labbra.

«Non hai gli allenamenti oggi vero?» gli chiesi.

Matteo scosse la testa.

«Facciamo un giro a Milano?» gli proposi «Pensavo ai navigli o dove vuoi, insomma» specificai.

«Se mi porti a mangiare da Miscusi sì» rispose Matteo.

Io feci una risatina.

«Ti porto a mangiare da Miscusi» gli dissi annuendo.

Matteo fece un sorriso a trentadue denti, poi si alzò dal letto, iniziando a prepararsi per uscire.

«Simba non ce lo portiamo?» gli chiesi con aria ovvia mentre faceva per uscire dalla porta.

«Ah è vero! Simba!» esclamò battendosi una mano in fronte.

Poi tornò indietro, prese il guinzaglio e Simba, e mi seguì fuori da casa.

«Stai proprio diventando vecchio. Ti dimentichi anche del tuo stesso cane» dissi io scuotendo la testa con finta indignazione.

Matteo mi guardò con gli occhi ridotti a fessura, poi scoppiò a ridere insieme a me.

~~~

Che bella Milano con il sole!

In realtà Milano è bella sempre, ma con il sole, e quel giorno, lo era particolarmente.

«Quindi cosa mi regali?» mi chiese Matteo mentre passeggiavamo.

Io lo guardai stranita.

«Ti pago il pranzo da Miscusi, mi sembra abbastanza» dissi.

Matteo fece una risatina.

«E ti ho anche proposto un giro a Milano» aggiunsi io.

Matteo mi guardò con aria ovvia.

«Guarda che l'ho capito che mi hai proposto un giro a Milano perché vuoi fare shopping» mi disse «Non dire di no, Ceciu. È tre settimane che provi a metterti d'accordo con Francesca o Beatrice, o chiedi a me, di portarti a fare shopping a Milano» continuò, prima che potessi ribattere.

A quel punto sospirai.

«Va beh, io ti ho proposto Milano perché so che ti piace passeggiarci, poi se ci scappa qualche compera...» dissi comunque per difendermi.

Matteo mi guardò con un sopracciglio alzato e poi fece una risatina, mentre io alzavo le spalle con innocenza.

«Per esempio, potremmo entrare da Zara» dissi mentre passavamo davanti al negozio.

Matteo mi guardò male.

«Ti prego, amore!» lo implorai io facendogli gli occhi dolci.

Matteo sospirò arrendendosi, mentre io facevo un sorrisetto soddisfatto e lo trascinavo con me dentro al negozio.

«Amore, guarda questi occhiali» gli dissi a un certo punto, voltandomi verso di lui con degli occhiali da sole leggermente esagerati, con tanto di nastri zebrati attaccati alle stanghette.

Matteo scoppiò a ridere, contagiando anche me.

«Dai vieni che ci facciamo una foto, non ho ancora messo niente per il tuo compleanno» gli dissi poi.

Lui allora si avvicinò allo specchio di fronte a cui ero io, in modo da farmi scattare la foto che poi finì anche nelle mie storie di instagram.

«Ti stanno bene però» mi disse poi Matteo guardandomi.

Io ricambiai lo sguardo con aria stranita.

«È vero!» si difese lui.

«Beh, mi fido, però non li compro lo stesso» gli dissi io scuotendo la testa.

Matteo fece una risatina.

«Lo so che non sei una tipa appariscente» disse lui «Anche se potresti permetterti qualsiasi cosa bella come sei» aggiunse con un sorrisetto tenero.

Ne feci uno anche io.

«Sei un ruffiano che più ruffiano non si può» gli dissi avvicinandomi.

Matteo fece un sorrisetto innocente alzando le spalle, poi mi lasciò un bacio a fior di labbra.

~~~

«Ceciu, ti devi muovere! Lo sai che mio papà è preciso con gli orari, se non arriviamo giusti si irrita, e poi rimane di malumore tutta la sera!» esclamò Matteo quella stessa sera con aria scocciata.

Sì, avevamo una cena con i suoi e i miei per festeggiare il suo compleanno, a casa dei suoi, e, secondo lui, eravamo in ritardo.

Ma non era per niente vero!

Dovevamo essere dai suoi alle 19:30, ed erano solo le 18:55. Avevo tutto il tempo di finire di truccarmi e sistemare le ultime cose in borsa.

«E se troviamo traffico?!» mi chiese Matteo allargando le braccia con aria ovvia, quando gli feci notare l'orario.

Io a quel punto spalancai gli occhi.

Era serio?

Aveva davvero appena fatto quella domanda?

«I tuoi abitano a neanche cinque minuti da qui!» esclamai con aria ovvia.

Matteo aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse, visto che chiaramente non sapeva cosa dire.

Avevo ragione, era inutile provare a difendersi.

Sbuffai sonoramente, prima di tornare in bagno a finire di truccarmi, mettere un po' di profumo, uscire dal bagno, infilarmi le scarpe, prendere borsa e giacca e fermarmi davanti a Matteo con le braccia spalancate.

«19:03, sono pronta e siamo in perfetto orario. Andiamo?» chiesi alzando le sopracciglia.

Matteo sospirò e si lasciò scappare un sorrisetto.

«Quanto mi piaci quando prendi le cose sul personale!» esclamò divertito, prima di prendermi per la vita, stringermi a sé e baciarmi con dolcezza.

Sorrisi sulle sue labbra, poi, quando ci staccammo, lasciai che facesse scivolare la sua mano nella mia per intrecciare le nostre dita e lo seguii fuori di casa e poi in macchina.

Come immaginavo, traffico non ce n'era, quindi in meno di cinque minuti stavamo entrando in casa dei genitori di Matteo, che ci avevano accolto con un sorriso.

«Il mio fratellino fa 25 anni!» esclamò Carlotta con un sorriso tenero, prima di fiondarsi a stringere Matteo, facendolo ridere.

Feci una risatina anche io, prima di salutare il nonno di Matteo, che mi fece un sorrisone.

Era la prima volta che ci vedevamo, quindi mi dovetti presentare, ovviamente con l'aiuto del mio ragazzo.

Una volta finito di rispondere alle domande del nonno di Matteo mi guardai intorno confusa.

«Dove sono i miei e Filippo?» chiesi.

«Tua madre mi ha scritto che stanno arrivando» mi rispose la madre di Matteo «Sembra che Filippo ci abbia messo più del previsto a prepararsi» aggiunse poi a bassa voce, in modo che potessimo sentirla solo io e Matteo.

Lanciai uno sguardo al mio ragazzo, vedendolo fare una smorfia preoccupata con la bocca e poi lanciare un'occhiata a suo padre.

Sembrava già irrequieto, e non erano ancora nemmeno le 19:25.

«Distrailo con qualcosa» suggerì Carlotta a Matteo.

«E con cosa?» chiese lui.

«Avrai qualcosa sul calcio da dirgli no?» chiese lei in risposta con aria ovvia.

Matteo mi guardò come a cercare aiuto, ma io mi limitai ad alzare le spalle con innocenza e poi seguii Carlotta e sua madre in cucina.

Non potevo aiutarlo.

Per fortuna Matteo trovò in fretta un argomento per distrarre suo padre e che coinvolse anche il nonno, e sempre per fortuna alla fine i miei non fecero troppo ritardo.

Alle 19:37 suonò il campanello, e mentre la madre di Matteo apriva la porta vidi lui e Carlotta guardarsi e tirare un sospiro di sollievo.

«Scusate, a quanto pare abbiamo un figlio che ci mette più di una donna a prepararsi» disse mio padre entrando, e lanciando uno sguardo di fuoco a Filippo.

Non il primo della serata probabilmente.

Filippo fece un sorrisetto innocente, prima di fare un giro di saluti, passando anche da me, che gli lasciai un bacio sulla guancia.

«Sei sempre il solito» gli sussurrai divertita.

«Dovevo farmi bello» si giustificò lui «D'altronde 25 anni non si fanno tutti i giorni» aggiunse guardando Matteo.

«Questa frase credo di averla già sentita da qualcuno di molto simile a te» disse lui divertito, facendo finta di pensarci.

Poi puntò gli occhi su di me e fece una risatina, seguito da me.

Sì, aveva detto quella stessa esatta frase il giorno del suo 23esimo compleanno, mentre eravamo a Porto Rotondo.

«Va beh, ci sediamo a mangiare?» chiese in quel momento la mamma di Matteo, invitandoci poi a prendere posto.

Io mi sedetti tra Matteo e Filippo (che in realtà era a capotavola) con di fronte Carlotta. Alla sinistra di Matteo c'era suo nonno.

«Allora? Come è la vita da 25enne?» chiese il nonno di Matteo a un certo punto, battendogli una mano sulla spalla.

Matteo lo guardò stranito.

«Nonno, ho 25 anni da nemmeno 24h» gli fece notare divertito.

«Beh, mi sembra che però tu li abbia da abbastanza tempo per esserti fatto un'idea di come sia» ribatté suo nonno.

Matteo si guardò intorno spaesato, mentre tutti noi facevamo una risatina.

D'altronde suo nonno non aveva tutti i torti.

Perché Matteo non rispondeva?

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