CAPITOLO VENTISETTE

Elia voleva avere notizie del negozio e della strada dove abitava Flavia. Il radioamatore lo informò  che la zona del centro era sommersa dall'acqua anche per tre metri, mentre la parte di Firenze  del viale dei Pioppi, pur se attraversata dall'Arno, essendo più  in alto non era alluvionata, ma isolata, perché il fiume aveva inondato tutto intorno.

Tre pompieri a bordo di un canotto,  andarono a prelevare  il radioamatore con tutta la sua attrezzatura, perche  il suo aiuto era stato richiesto dalla prefettura.

L' acqua straripata dal letto del fiume era melmosa, viscida a causa del gasolio e sporcava qualsiasi cosa con la quale veniva a contatto. Dopo alcuni  giorni dall'alluvione, Betti e suo padre riuscirono a raggiungere il negozio, a loro si unirono diversi volontari armati di vanghe per spalare il fango. Elia perse tutto. Lina non sapeva come fare a informare i parenti di Milano come stavano e questo la metteva in ansia, oltre tutto era preoccupata per la salute di suo marito, al quale l'ulcera non gli dava tregua; i dolori non si calmavano nemmeno con la medicina Roter o con il Bicarbonato.

Betti la mattina andava con Alda, Agnese, Gioia, Chiara, Jimmy, Sandra e Vittorio, a riempire le taniche d'acqua alla vicina fontanella, per portarle a casa di ognuno di essi, poi si dirigevano verso il centro ad aiutare dove c'era bisogno, fu così che una mattina si recarono alla Biblioteca Nazionale,  nella quale si trovavano migliaia di libri alluvionati da recuperare. In città si potevano sentire le polemiche per come era stato gestito male il fiume; di come  forse avessero aperto le dighe a monte; di come alcuni negozi, approfittando della tragedia, triplicassero il costo dei beni di primo consumo; ma ciò che si percepiva, si respirava era la voglia di ripulire, salvare il salvabile da parte di tutti. Bisogna ricordarsi che la Protezione Civile come tale, ancora non esisteva.

Tino Scotti riuscì a far pervenire un pacco con dentro dei generi alimentari e del denaro accompagnato da un biglietto:

"Al mio fraterno amico bauscia Elia anche se romano, lui farebbe lo stesso per me,  ma questa volta ghe pensi mi".

 Il padre di Chiara perse l'officina.  La madre  buttò via gran parte dei polli morti nelle loro gabbie, poi decisero di trasferirsi in un'altra casa, verso  il viale dei Mille. Morirono anche i cavalli all'ippodromo delle Cascine e gli animali dello zoo.

"E' tornata la luce! Betti è tornata la luce!"esclamava Lina.

" Mamma anche il telefono funziona!"  rispose Betti tra un misto di  sollievo e di tristezza, perchè sentì che stavano finendo quei giorni, che sarebbe tornata a scuola, però stare a contatto con ragazzi che provenivano da tutto il mondo era stata un'esperienza indimenticabile.

Suonò il campanello: era il padre di Gioia in veste di dottore che veniva a visitare Elia.

 Rimase una mezz'ora chiuso nella camera da letto con l'ammalato,  poi  il dottor Imparata uscì dalla stanza chiudendosi in salotto con Lina.

Betti entrò nella camera, vide suo padre come mai prima d 'allora. Presa da quei giorni frenetici, non si era accorta di come l'uomo fosse cambiato: se ne stava sdraiato a letto fissando il vuoto: le guance scavate, il colorito della pelle giallognolo.  La ragazza si sedette sulla poltrona.

"Betti, ci sono dei documenti riguardanti la tua nascita che vorrei darti, decidi liberamente quello che ne vorrai fare. Prendi la piccola cassaforte che si trova dentro l'armadio e la chiave qui nel cassetto. Si quella, la più piccolina. Tuo padre naturale é  un irlandese che suonava la fisarmonica nei ristoranti in centro, sul suo conto non sappiamo altro, mentre potrai sapere chi é  tua madre naturale, però ricordati che io ti voglio bene come a una figlia; sei la donna che amo di più al mondo."

Elia parlava con fatica.

Betti andò in camera sua, riponendo  la cassaforte  nel suo armadio. Forse un giorno l'avrebbe aperta, ma adesso voleva stare solo con suo padre, per il poco tempo che le fosse concesso da lassù. Ritornò da Elia sedendosi sul bordo del letto, io e Pelè   stavamo sul davanzale della finestra.

FLASHBACK

Elia osservava la  bambina che si dondolava sull'altalena.

"Con chi sta parlando?"

" La realtà per la bambina è troppo dolorosa, allora se ne è costruita una tutta sua; un suo mondo immaginario dove rifugiarsi. Vede signor De Michelis, più che mai c'è bisogno di due genitori che si prendano cura di lei, che la sappiano amare e ridarle fiducia negli adulti, nella vita. La bambina non è pazza, ma solo impaurita."

"Domani tornerò con mia moglie."

"Mi raccomando, non le dica quale è la bambina che lei desidera. La scelta da parte della signora deve essere libera, no pilotata."

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