CAPITOLO VENTIQUATTRO
Tornando a scuola Betti vedeva tutti i giorni Sandro: faceva finta di niente, ma le mancavano i suoi abbracci, lei era come una gatta bisognosa di coccole. Da quando era nata nessuno l'aveva mai abbracciata con così tanta passione. C'erano i baci sulla testa di suo padre; sua madre non era per il contatto fisico, dicendo che erano importanti i fatti e non le "smancerie". A Milano quando zia Costanza o zia Elisabetta erano sedute, lei andava in collo a loro, ma adesso la facevano rialzare, dicendole che era grande e che pesava. Certo le sue zie, come la sua mamma, erano piccole di statura, ora le arrivavano alla spalla e lo zio Pietro, ogni volta che lei tornava da loro, ridendo le domandava:
"Ti annaffiano i piedi la notte che sei così alta?"
Betti un paio di volte alla settimana, il pomeriggio, si recava alla cantina in via dei Pepi, perché voleva partecipare alla vita politica. Spesso arrivava anche Sandro, con la sua nuova ragazza, lei soffriva nel vederli, ma pensava che mostrare indifferenza fosse la miglior cosa. Tra quei ragazzi ce n'erano alcuni, per lo più studenti di Architettura, che desideravano cambiare la società in modo violento, qualche anno dopo avrebbero fatto parte delle Brigate Rosse. Un pomeriggio il leader vietò loro l'ingresso, però questi entrarono lo stesso, spaccando tutto quello che si poteva rompere. Presero il ragazzo e lo picchiarono a calci e pugni. Il poveretto fu trasportato all'ospedale e operato allo stomaco d'urgenza, ma per fortuna sopravvisse.
Mentre i carabinieri sigillavano la porta d'entrata della cantina, i ragazzi dall'altra parte del marciapiede, osservavano la scena in silenzio, ma ormai era tardi per cercare di impedire la voglia di cambiamento dei giovani, da lì a pochi giorni si sarebbero aperte altre cantine, dove essi si sarebbero ritrovati, per discutere di politica, ascoltare la musica e innamorarsi.
" Quindici candeline! Soffia!" esclamando così, sua madre aveva appoggiando la torta in mezzo al tavolo nella sala da pranzo. Tante ragazze e ragazzi cantavano "Tanti auguri" e poi tutti a ballare al suono di Satisfaction. Dopo qualche giorno a Milano al Liceo Parini, il giornale scolastico "La zanzara", pubblicò un'inchiesta su cosa pensassero le ragazze a proposito del sesso, anticoncezionali, controllo delle nascite; diritti delle donne; argomenti tabù, di certe cose non se ne doveva e non se ne poteva parlare.
Successe uno scandalo a livello nazionale, perché in quell'articolo alcune studentesse del liceo, risposero liberamente alle domande su questi argomenti. Le donne cominciavano, anche se non tutte lo facevano, a prendere coscienza di se stesse. Lina era preoccupatissima che sua figlia diventasse quello che lei definiva una poco di buono, ritenendo che fosse un mondo dove i "giovani d'oggi " non rispettavano più niente e nessuno .
"Zia Arianna sono Betti. Tuo figlio che frequenta il liceo Parini, ha per caso una copia della zanzara del quattordici Febbraio? E' tutto censurato, non si riesce a sapere esattamente quale siano state le risposte delle ragazze. "
"Te la spedisco oggi stesso per posta, ma mi raccomando che non lo sappia mamma, non me lo perdonerebbe."
Due giorni dopo Betti scese in cantina (Il locale era stato riaperto dopo circa un mese dalla sua chiusura.) con la copia del giornale, che fu letto dal leader e commentato da tutti.
"Domani, noi parteciperemo alla manifestazione studentesca a Milano ." annunciò una ragazza .
"Finalmente cominciamo a svegliarci!" esclamò un ragazzo.
Betti avrebbe voluto andare anche lei, ma sapeva che le era impossibile, avere il permesso dai suoi vecchi di andare a Milano per manifestare. Chiara frequentava il secondo anno del liceo Artistico a Porta Romana; spesso restava a casa di Milena che aveva partorito due gemelline, ad aiutarla. Le crisi isteriche della loro madre erano sempre più violente, tanto che il marito aveva fatto venire a Firenze la suocera per tenerle compagnia e sorvegliarla. La ragazza, con l'aiuto economico della sorella maggiore, invece partecipò alla manifestazione e la sua immagine, adesso era diventata una splendida ragazza senza più quegli orribili occhiali, uscì in prima pagina sul giornale Corriere della sera.
Erano stati a fare una pedalata fino in Piazza del Duomo Betti, Agnese, Vittorio e Maria, adesso erano fermi davanti al cancello di Chiara, che stava passando da casa. La videro girare l'angolo tenendosi per mano con un ragazzo biondo, altissimo .
"Lui è Jimmy, frequenta il liceo con me, viene dalla California."
Il ragazzo sorrideva salutando in italiano.
Vittorio sussurrò all'orecchio di Chiara:
"Lo presenti in famiglia?"
"Non ci penso proprio! Sono passata solo a prendere un po' di cose, adesso mi sono trasferita da mia sorella."
Qualcosa che si muoveva in un cespuglio, attirò l'attenzione di tutti.
Maria si abbassò spostando un po' di rami, per vedere di cosa si trattasse.
"Un gattino tutto nero! Mamma mia, com'è bello! "esclamò prendendolo in mano.
Betti rincasò tenendo il micio nascosto sotto il maglione, ma quello miagolava e io, che le ero andata incontro, inarcai la schiena, soffiai e mandai indietro le orecchie. Lina e Margherita uscirono dalla cucina .
"Cosa succede?"domandò sua madre. Scorgendo il gattino, mi prese velocemente in collo chiudendomi in salotto.
"Dove lo hai trovato?"
"Stava nel giardino di Chiara solo e impaurito ."
"Dovremo avere molta pazienza, per un po' dovrà restare separato da Mago." Prendendo il micio, aggiunse:
"Betti, vai da lui, calmalo e rassicuralo."
Sentii tutto da dietro la porta. Un gattino in casa mia! Mai e poi mai! Crescerà e invaderà il mio territorio.
La mia amica mi mise sulle sue ginocchia e cominciò ad accarezzarmi parlandomi:
"Amore mio, non devi temere che un altro gatto prenda il tuo posto, solo che lui è piccolo e abbandonato. Sai cosa vuol dire essere abbandonati, rifiutati dai propri genitori? Passare da una famiglia all'altra, perchè nessuno ti vuole? Ti prego Mago, fai il bravo."
Ci volle qualche giorno, ma poi, io e Pelè diventammo inseparabili. Il nome lo scelse Lina vedendolo giocare con una pallina, commentò ridendo:
"Corre e salta come Pelè dietro a un pallone ed è tutto nero come lui."
FLASHBACK
Elia entrò in casa e vide Lina sfaccendare in cucina, ma un sesto senso lo avvertiva di stare molto attento, in casa c'era un'atmosfera strana.
"Come va?"
"Benissimo! Oggi ho avuto un ospite inatteso."
"Lo conosco?"chiese allegramente l'uomo, che nel frattempo si era lavato le mani nel lavandino di cucina, per poi asciugarle con il canovaccio per i piatti. Due errori imperdonabili per Lina, che lo stava fulminando con lo sguardo, ma lui pareva non accorgersene.
"La conosco? La domanda giusta è al femminile, caro il mio signore."
L'uomo alzò lo sguardo dal piatto e inghiottì con difficoltà la forchettata di risotto. Negli occhi della moglie lesse dolore, rabbia, desiderio di vendetta; rammentò l'avvertimento del suo amico Tino :" Attento ,che una donna tradita è il peggior nemico che tu possa avere."
"E' venuta qui?"
"Si! La tua amante è venuta qui. Adesso avvertila che non si faccia più viva in nessun modo, voglio adottare una bambina e lei non la voglio tra i piedi!"
Lina più che parlare, sibilava come un serpente pronto a stritolare la sua preda.
Elia finì il risotto, indossò il capotto e uscì da casa promettendole:
"A lei ci penso io, noi avremo una bambina ".
Mentre guidava verso la casa di Flavia, ebbe il presentimento che con lei avrebbe dovuto affrontare il peggio .
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