CAPITOLO VENTI

Betti guardava fuori dal finestrino del treno. A Milano si era divertita; era stata alla Rinascente dove aveva acquistato un corto vestito modello Coureges, adesso doveva trovare il coraggio di indossarlo. Lo zio Pietro la faceva sempre ridere con le sue battute in meneghino, ma dopo cena scendeva all'osteria sotto casa a bere il Barbera, per lui non esisteva altro vino. Aveva preso quest' abitudine, da quando con sua moglie, avevano acquistato la bottega di macelleria e lui doveva andare al macello a portare gli animali, che andava a prendere in campagna. La notte nel sonno, gli sguardi di questi esseri lo perseguitavano; tagliare i vari pezzi della loro carne lo disgustava, ma non lo aveva mai confessato a nessuno, se non a sua nipote Betti una sera che era rientrato tardi: zia Elisabetta si era coricata, dopo che tutti se ne erano andati alla fine del rosario. La ragazza lo aiutò a chiudere la porta di casa con il chiavistello e a levarsi il cappotto. Lo zio barcollando, si sedette davanti al grande tavolo ovale di formica verde scura .

"Betti, non ne posso più di questa vita! Vorrei cambiare lavoro, ma non so fare altro, sono un uomo che viene dalla campagna. La notte sogno sempre tutto il sangue degli animali uccisi, sgozzati."

"Zio lo sapevi che da bambina tiravo il collo alle galline, per me era come un gioco, ma a un certo momento mi sono sentita in colpa e non l'ho più fatto.
Capisco quello che provi. Perché non mandi a portare gli animali al macello il figlio di Deidda che lavora nel tuo  negozio? Tempo fa mi disse che quando va in Sardegna, se c'è bisogno, lui uccide le pecore con gli agnellini per rivenderli e non gli fa nessun effetto."

Nello scompartimento entrò un ragazzo che vendeva i cestini da viaggio. Arianna ne acquistò uno per lei e uno per sua nipote.

"Che c'è  da guardare giovanotto? Non ha mai visto una ragazza?"L'apostrofò ridendo Arianna.

Betti avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna, mentre il ragazzo uscì dallo scompartimento rosso in viso.

"Ma zia ..."

"E' normale che ti guardano, sei molto bella".

La ragazza mangiava la coscia di pollo fredda e stopposa; ormai era buio e il vetro del finestrino rifletteva la sua immagine. "Come fanno a dire che sono bella? Sono un mostro!"pensò tra sè e sè.

Non si piaceva, trovandosi tanti difetti tra cui quello stupido naso all'insù. Non era come avrebbe voluto essere: bionda e con gli occhi azzurri. Il vetro si appannò e lei con il dito indice scrisse in basso in piccolo il nome Sandro,  disegnando un piccolo cuore accanto. Arianna pensò: "-Ecco come si chiama." e sorridendo si addormentò cullata dal dondolio del treno; la nipote si mise a leggere il libro "La ragazza di Bube".

Betti entrò in casa e corse ad abbracciarmi, a coccolarmi, a farmi i grattini alla base delle orecchie. Quanto bene! Quanto amore! A Milano si era fatta la frangetta e portava una larga passata in testa, cioè un semi cerchio di metallo ricoperto con del velluto nero. Sembrava una vera signorina e io le volevo un bene dell'anima. Elia entrò nella stanza tenendo una macchina fotografica in mano. "Ciao tesoro!" Le fece una foto nell'attimo un cui lei si voltò verso di lui. "Questa è una Canon, fa delle ottime fotografie ."

Dopo qualche giorno la foto fu incorniciata e appesa al muro della sua camera tra un post di Gianni Morandi e uno dei Beatles: si vedeva una ragazzina dallo sguardo sorpreso, ma dolcissimo, che abbracciava un gatto.

Il lunedì mattina per Betti passò lentamente, c'era il compito di matematica e sia che Maria che Cristiana aspettavano il suo aiuto. Lei rischiava tantissimo, mentre portava il compito all'insegnante, lasciando sul suo banco il foglio della brutta copia girato verso Maria, che dopo averlo copiato lo passava a Cristiana. Ogni tanto la ragazza guardava il suo orologio per controllare l'ora, il tempo sembrava essersi fermato, ma ecco  all'improvviso il meraviglioso suono della campanella.

Salì con gli altri sull'autobus: il suo cuore batteva all'impazzata e quel senso di formicolio alla bocca dello stomaco non le dava pace. Stava in piedi parlando con Maria, la quale le sussurrò: "Sta arrivando Sandro. Mi sposto."

Il ragazzo le sorrideva:" Con la frangetta sei ancora più bella. Mi sei mancata". Le prese la mano e per la ragazza loro erano gli innamorati di Prèvert: 

  I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno  

Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.  

FLASHBACK

Lina in Spadaro aveva trovato un vero amico. Spesso lui le telefonava da qualche parte del mondo; non sempre lei comprendeva tutto quello che le diceva, perché parlava velocemente e in fiorentino.

"Mi ha telefonato Spadaro, ma quello si mangia tutte le c e l'ho capito poco." spiegava ridendo a Margherita.

Quel pomeriggio, avendo saputo che lo chançonnier si trovava a Firenze, fu lei a chiamarlo, voleva il parere disinteressato di un uomo, di un vero amico sulla sua situazione coniugale.

Il giorno dopo si recò in Via Landucci. Venne ad aprirle la porta la moglie di Odoardo, con la quale erano diventate amiche.

Lina si sfogò con loro due, informandoli di tutto quello che il marito le faceva subire; raccontò tutti i tradimenti che aveva dovuto sopportare fino ad avere un bambino con un'altra donna.

Spadaro e sua moglie l' ascoltavano in silenzio.

"Lina credi che lui sia stato fedele, sempre in giro per il mondo?"

"Mai" Non ti ho mai tradito! Non sono il tipo. C'è chi è donnaiolo e chi no. Lina posso farti una domanda indiscreta?"

"Sì !"

" Come mai non avete figli?"

"Non ne sono venuti e poi non li abbiamo più cercati. Desideravo tanto un figlio, specie una bambina. Sono stata a farmi visitare sia a Milano che a Firenze."La donna scoppiò a piangere.

"Scusami se sono stato indiscreto. "si scusò mortificato Spadaro.

" Da come abbiamo capito, nonostante tutto te non vuoi lasciare tuo marito"-intervenne sua moglie- sei dispiaciuta di non essere ancora una mamma, ma forse è perché Dio ha in serbo un'altra strada da percorrere: esiste l'adozione. Pensaci. Sono tante le bambine che vorrebbero una madre come te."

Per Lina religiosissima com'era, quelle parole furono un vero toccasana.

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