Capitolo uno.
Una grossa mano di uomo mi sollevò, infilandomi in un sacco insieme ai miei fratellini per poi gettarci in una buca e coprendoci con della terra. Miagolavamo disperatamente, ma più passava il tempo, più ci mancavano le forze e l'aria. All'improvviso sentii squarciare la stoffa del sacco e scorsi nella penombra un muso grande, lungo, credo fosse una volpe o un cane, non lo vidi bene, ricordo che feci un balzo fuori, correndo velocemente verso la salvezza.
Per tutta la notte camminai nascondendomi ogni volta che vedevo un umano; finalmente arrivò il giorno, avevo fame, sentivo i crampi nello stomaco, le zampine mi dolevano, avrei avuto bisogno di fermarmi, di riposare, ma dove?
La vidi da lontano: lei mi osservava silenziosa, aveva uno sguardo pieno di meraviglia, di felicità; batteva le manine sulla sua sottana e mi chiamava:
"Gattino vieni qui, non avere paura!Vieni da me! "
Mi dovevo fidare, non c'era altra possibilità, ma non ce la facevo ad avvicinarmi, avevo troppa paura .Mi fermai a pochi metri da lei e cominciai a miagolare tutta la mia disperazione. La bambina si avvicinò; mi fece una leggerissima carezza alla base dell'orecchio sinistro parlandomi con voce dolce :"Piccolo, stai tranquillo, non voglio farti del male."Mi prese tra le sue manine sollevandomi da terra.
Sentii che potevo fidarmi e feci quello che tutti noi gatti facciamo, quando stiamo bene: iniziai a fare le fusa.
Lei mi portò all'interno della casa:
"Mamma, guarda cosa ho trovato in giardino! Possiamo tenerlo? Vero mamma che me lo farai tenere!"
Nel frattempo la donna aveva appoggiato sul pavimento un piattino con del cibo, avrei mangiato qualsiasi cosa, così corsi verso di esso e divorai tutto quello che c'era. Quando ebbi finito cominciai a strofinarmi alle gambe della donna; miagolavo piano e facevo lo sguardo più tenero che mi riuscisse, perchè dovevo conquistarla se non volevo rischiare di essere allontanato da quella famiglia.
L'umana mi prese fra le sue mani osservandomi attentamente :
"Non ho mai visto un gatto più magro e brutto, anzi magra e brutta considerando che è una femmina. Che nome le vuoi mettere?"
"Non lo so mamma, però Chiara la sua gatta l'ha chiamata Briciola e a me questo nome piace."
"Allora- annunciò la madre-ben arrivata Briciola nella nostra casa, a papà ci penserò io."
Betti, così si chiamava la mia amica, mi portò in camera sua .Giocai con delle cordicelle che lei tirò fuori da una scatola, saltando, girando su me stessa. La stanchezza arrivò presto; con un balzo fui sul suo letto e vagamente la sentii sdraiarsi accanto a me, perchè mi addormentai quasi subito.
La mattina la bambina se ne andava sulla spiaggia con sua madre. Tornavano verso l'ora di pranzo e io le stavo sempre vicino. Lei mi dava da mangiare, mi coccolava; mi faceva giocare, ma soprattutto ero diventata la sua confidente, così imparai a conoscerla attraverso i suoi racconti e quello che origliavo in casa, diventando la custode della memoria della sua famiglia e di tutti i personaggi realmente esistiti, del loro vissuto.
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