Capitolo trentadue

Il Natale del 1966 fu molto triste per Betti: sua madre aveva deciso di andare almeno qualche giorno a Milano; alla casa, a me e a Pelè ci avrebbe pensato Margherita.

La mia amica non riusciva a lasciarci, ci accarezzava parlandoci :

"Starò via solo qualche giorno, voi fate i bravi. Vi ho lasciato due scatoloni dove potete farvi le unghie, ma lasciate stare il divano."

Alla stazione a prendere il treno, le accompagnò il dott.Imparata con Gioia.

Margherita puliva la casa; preparava da mangiare per lei e per noi; la sera guardava un po' di televisione, poi andava a dormire.

Un pomeriggio dei primi di Gennaio, Betti e sua madre ritornarono a casa.

Ogni volta che stavo qualche giorno senza vederla, al suo ritorno, la trovavo cambiata: sempre più bella e un po' più donna.

Lina aveva deciso di ritirare fuori la sua bravura nel confezionare i vestiti e con l'aiuto di Margherita, avrebbero avviato in casa una piccola sartoria, ma un'altra persona le avrebbe aiutate in questa impresa.

"Betti-l'avvertì sua madre, mentre le pettinava i lunghi capelli - dobbiamo trovare delle acquirenti per i nostri vestiti. In questo ci aiuterà Flavia che adesso è senza lavoro, ma conosce tante signore, le quali erano clienti di papà. Fernando lavora nel negozio di barbiere, ma non è che guadagni tanto ."

La mia amica non voleva sentire nominare quella donna, non la sopportava. Il pensiero che lei e suo padre fossero stati intimi le faceva venire il mal di stomaco, ma non fece commenti, rispondendo solo:

" La signora Giuliattini mi ha offerto di lavorare come babysitter tre volte alla settimana per la sua bambina, mi pagherà molto bene ."

"Benissimo, ma non trascurare la scuola."

Betti era abituata a essere guardata per la strada; ai commenti a volte simpatici, a volte volgari dei ragazzi, degli uomini, ma nonostante questo non credeva di essere bella. Adesso non portava più la larga passata sulla testa, i capelli li teneva sciolti lungo le spalle, con la frangetta. Spesso cambiava il trucco, perché non era sicura di se stessa, della sua femminilità, invece quella sua aria di innocenza, quell'essere una bambina quasi donna piaceva molto, specie agli uomini di una certa età. Per loro era come una Lolita, ma senza l'aria maliziosa, senza la consapevolezza della sua carica erotica. Al lupo umano piace insanguinare, infangare l'innocenza dell'agnello.

Fu così che una sera di febbraio, la ragazza, uscita da casa di Gioia, stava tornando alla sua abitazione. Di solito la sua amica restava affacciata al balcone, fino a quando non la vedeva entrare nel portone, ma quella volta sua madre la chiamò in cucina.

Betti notò un uomo scendere da un'auto posteggiata al marciapiede di fronte: era un suo vicino di casa, così si tranquillizzò .

"Ciao bellissima! Stai tornando a casa?"

La ragazza non rispose, avvertendo un forte disagio.

"Non ti ho mica spaventata? Scusami!Buona notte!"

Egli entrò nel portone .

Betti aspettò che fosse buio nell'androne delle scale, varcò anche lei il portone, pensando che l'uomo fosse entrato nel suo appartamento, riaccese la luce che ogni volta si spegneva dopo circa un minuto.

Sandra aprì lentamente la persiana della sua camera per fumarsi una sigaretta, cercando di non fare entrare il fumo nella stanza. Vide la figura di Betti illuminata dalla luce delle scale e una persona afferrarla per le spalle scaraventandola per terra.

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