CAPITOLO SETTE

Due suore tenevano ferma Gioia, mentre una terza suora apriva il rubinetto della fontanella nel cortile del convento, appeso al quale c'era un secchio con dentro del ghiaccio.

"Guardate bambine cosa succede a chi non ubbidisce!"

Le piccole erano state allineate davanti alla fontanella, per poter vedere meglio la loro compagna immergere le sue manine nel ghiaccio, sotto il getto dell'acqua gelida per cinque lunghi, interminabili minuti.

"Dottore c'è una telefonata dal convento dove si trova sua figlia, è la madre superiore che vuole parlarle."

"Grazie! Cosa avrà combinato quella pestifera? "si chiese il padre di Gioa.

"Pronto! Madre, sono Gennaro Imparata, mi dica."

"Scusi se la disturbo, ma sua figlia ne ha combinate un'altra delle sue e adesso si è fatta male alle mani, forse sarebbe meglio che venisse a visitarla."

"Arrivo immediatamente."

Quando il padre di Gioia entrò nella camerata, in un lettino scorse sua figlia con le mani bendate. L'uomo ne sfasciò lentamente una rimanendo senza fiato, vedendola ricoperta da vesciche.

"Come hai fatto? Cos'hai combinato?"

Alzò lo sguardo e incrociò quello della figlia. Era un uomo alto e corpulento, da ragazzo aveva tirato di box in una malandata palestra a Milazzo, rovesciò la sedia e gridò:

"Gioia, chi è stato? Dimmelo, tanto adesso ti porto immediatamente a casa."

"E' stata suor Adele."

"Cosa ti ha fatto?"

La bambina con un filo di voce, gli raccontò la tortura che aveva subito.

L'uomo ordinò alla suora che stava dietro di lui:"Metta tutte le cose di mia figlia nella sua valigia."

Prese tra le sue braccia Gioia e la fece accomodare in auto chiudendo la portiera. Rientrò nel convento. Suor Adele gli venne incontro:

"Dottore Imparata, mica vorrà credere a quella bugiardella di sua figlia?"

Per tutta risposta egli prese la suora sollevandola da terra. Lei si dibatteva e urlava, ma nessuno ebbe il coraggio di intervenire. Arrivati alla fontanella l'uomo aprì il rubinetto dal quale cominciò a sgorgare l'acqua sempre più gelida; suor Adele fu costretta dall'uomo a immergere le sue mani nel ghiaccio. Appena cercava di toglierle, il padre di Gioia la riprendeva afferrandola saldamente alla vita, costringendola a rimetterle sotto l'acqua ghiacciata. Alla fine chiuse il rubinetto, salì in auto dirigendosi verso Firenze. Gioia si voltò, vide la suora lasciata sola per terra, mentre tutte le altre sorelle con le piccole, erano rientrate all'interno del convento.

La bambina provò un amore grandissimo per suo padre.

"Papà mi vuoi sposare?"

"Amore mio sono sposato con la mamma, ma grazie per avermelo chiesto. Ti voglio bene!"

Dopo qualche giorno Gioia era in camera di Betti che osservava quelle manine bendate.

"Ma tu non hai urlato?"

"Dare soddisfazione a suor Adele? Mai!"

Betti abbracciò la sua amica dicendole:"Tuo padre ha fatto a lei quello che quella cattiva aveva fatto a te! Bravo! IL mio, una volta a Milano, mi portò via perché le mie zie, mi avevano fatto il bagno nella tinozza, lavandomi con delle spazzole che mi facevano male "

Lina commentò l'accaduto borbottando :"Ci sono delle religiose pazze e cattive! A Milano ne ho conosciute alcune brave, ma anche delle suore tremende!"Poi si fece il segno della croce.

Gioia aveva due sorelle e un fratello più grandi di lei, i quali da sempre soffrivano di non essere amati dal loro padre, come invece lo era la loro sorellina. Il loro rendimento scolastico era ottimo; erano ubbidienti e per niente ribelli, ma nonostante questo il sig.Imparata sembrava avere gli occhi solo per la figlia più piccola. La chiamavano Gianburrasca e quando erano loro a combinare qualche guaio, la incolpavano, tanto poi, il loro padre la perdonava sempre. La madre non sapeva nemmeno lei se amasse sua figlia, nata dopo 2 giorni di sofferto travaglio. Quando " il pomeriggio del tè" capitava a lei, preparava le due figlie grandi cotonando loro i capelli; facendo indossare ad entrambe dei vestitini che le amiche definivano"Semplicemente deliziosi."Gioia veniva chiusa in camera sua per non disturbare con la sua vivacità e domande impertinenti. Fu così che lei trascorreva il tempo tra la casa di Betti e quella di Chiara, prendendo l'abitudine di rimanere a dormire a casa nostra.

A me Gioia stava antipatica, perché quando c'era lei, Betti mi considerava poco. Studiavano insieme: ripetevano interminabili poesie, le tabelline, racconti del sussidiario. La notte restava accesa una lampadina all'interno di un mappamondo situato sul tavolo, quando tutti dormivano, finalmente andavo accanto alla mia Betti. Ogni tanto lei si svegliava, mi accarezzava leggermente alla base delle orecchie parlandomi sottovoce, mi faceva sentire amata.

FLASHBACK

Il rumore degli aerei si faceva sempre più vicino; la frenata fu violenta. Tutti i passeggeri scesero dal treno correndo verso il fosso. Elia teneva per mano sua moglie, correvano anche loro insieme agli altri. Gli aerei mitragliarono il convoglio ferroviario, per poi rialzarsi in volo allontanandosi, quando tutto sembrò finito, essi ritornarono, così le persone che stavano risalendo dal fosso, corsero un'altra volta verso di esso Elia e Lina furono travolti. La donna rotolò per diversi metri; a fermarla fu una grossa pietra, contro la quale picchiò violentemente il ventre. La sera stessa perse il bambino. In quella casa di campagna, la levatrice fece tutto quello che si doveva fare in questi casi.

Elia stava seduto in cucina con i dolori dell'ulcera allo stomaco che lo tormentavano. Lina fu accudita nei giorni seguenti, da una signora che abitava nel cascinale accanto, ma purtroppo non era solo il fisico a soffrire, ma era soprattutto la mente di Lina ad avere bisogno di cure. La notte si svegliava presa da attacchi di ansia: la guerra che non finiva; la sua famiglia sparsa per l'Italia. Un fratello morto di tumore al fegato e lo aveva saputo solo da pochi giorni; suo padre che non riconosceva più nessuno. Bruno rientrava la sera, ma fra loro due persisteva un rapporto educatamente distaccato. Invece a Elia piaceva quel giovane con lo sguardo intelligente, lavoratore infaticabile.
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Una notte mentre il marito le dava da bere un po' d'acqua con qualche goccia di Valeriana, le propose :"Parla con Bruno. Sei tanto religiosa, ma a volte ti comporti come una vecchia beghina."

Lina si mise a piangere."Scusami! Non volevo offenderti, ma credo che se tu parlassi con tuo nipote, faresti pace con te stessa e dopo staresti meglio."

Come sempre Bruno entrò in cucina verso l'alba rimanendo a bocca aperta, nel vedere sua zia che aveva preparato la colazione e qualcosa per il pranzo da portare via per lui. Spostò la sedia per fare accomodare la donna, poi si sedette lui. Parlavano sottovoce, commentavano la guerra che sembrava tanto lontana. A un tratto Bruno chiese: "Perché parliamo piano, per caso il nemico ci ascolta?"(Tacete, il nemico vi ascolta era uno slogan fascista.)

Scoppiarono a ridere tutte e due.

"Al marito niente colazione?"chiese allegramente Elia entrando in cucina.

Arrivò il giorno che dovettero ritornare a Milano; sapevano che la casa di Via San Gregorio fosse stata risparmiata dai bombardamenti, mentre la loro abitazione in via Fabio Filzi ne aveva subito uno che l'aveva rasa al suolo. Era la mattina del 10 Agosto 1944.

Giunti al Piazzale Loreto videro un po' di gente fare capannello davanti a qualcosa :

stesi a terra stavano 15 corpi di uomini trucidati, a guardia di essi, alcune camicie nere con i fucili puntati sugli spettatori.

Lina piangendo si fece il segno della croce; uno delle camicie nere le si avvicinò, sollevandole con la canna del fucile la gonna le intimò:"Mostrate a tutti le vostre grazie, bella signora!"

La donna si voltò tirando uno schiaffo con tutta la sua forza al ragazzo.

Gli altri scoppiarono a ridere e uno esclamò ad alta voce:"Questa si che è una vera figlia della lupa! Onore e rispetto a voi!"

Quella notte Lina fu tormentata da degli incubi: quei 15 corpi trucidati, lasciati lì sul marciapiede. Sognò i bombardamenti, la fame, la guerra.

Elia quando dormiva spesso sognava il ghetto di Roma svuotato delle persone che conosceva, dal rastrellamento dei tedeschi . Tra di loro c'erano dei parenti, degli amici. Che fine avevano fatto? Alle riunioni segrete aveva saputo cose orribili, certamente adesso molti di essi si trovavano in Germania nei campi di lavoro,ma allora perché i tedeschi non avevano deportato solo gli uomini, ma anche donne, bambini, vecchi? Sua sorella Arianna, quando avrebbe potuto incontrarla? Per lei rientrare in Italia sarebbe stato molto pericoloso, in quanto si era rifiutata di battezzarsi. Elia insieme a  un'organizzazione segreta, aveva aiutato a fare passare diversi ebrei in Svizzera e Arianna si era occupata di trovare loro una sistemazione, ma questo non doveva saperlo nessuno.

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