CAPITOLO SEI
"Briciola!Briciola!"Betti mi chiamava, ma io non volevo andare a casa della sua amica Chiara, sapendo già cosa sarebbe successo. Scappavo da tutte le parti, ma alla fine lei mi prese e mi infilò nella gabbietta
Era un pomeriggio di fine inverno, quando nell'aria si avverte l'arrivo della primavera, ma fa ancora freddo. Le bambine svolgevano i compiti sul tavolo di marmo nella cucina di Chiara; io stavo raggomitolata sulle gambe di Betti, che ogni tanto mi faceva una carezza alla base delle mie orecchie: una meraviglia! Isola stava stirando, a un certo momento Briciolona che stava sulla sua sedia sotto la finestra, fece un verso strano, leggero, lo udii solo io, mi tirai su e miagolai. La gatta ebbe un sussulto, la sua testa si rovesciò all'indietro, come una gallina alla quale avessero tirato il collo. La mia amica, compagna di tante avventure giù in giardino, nel sottoscala, tra i rami del fico e del ciliegio, se ne era andata; feci un altro miagolio e mi avvicinai a Briciolona.
"E' morta!"esclamò la madre di Chiara.
Le bambine iniziarono a piangere, ma più di tutte Betti, la quale mi prese in collo stringendomi a sé.
Briciolona fu infilata in un sacco di iuta e sepolta sotto la pianta di fico vicino al cancello d'entrata. La buca la scavò il padre di Chiara.
La morte ci insegue, ci raggiunge. Sembra che non sappia dove ci troviamo, come nella canzone Samarcanda, invece si fa beffe di noi raggiungendoci, sorprendendoci ovunque siamo.
FLASHBACK
Dovevano ritornare a Milano. Lina era felicissima, perchè le mancava la sua città, ma temeva per Elia: la situazione contro gli ebrei andava degenerando. Suo marito era stato riammesso nel partito fascista, aveva così potuto riottenere la tessera con la quale esercitare la sua professione di commesso viaggiatore.
Una volta a Milano non tornarono ad abitare in via San Gregorio, perché lì erano andati a vivere Elisabetta con il marito che avevano aperto una macelleria. Come garzone della bottega, avevano assunto il figlio maggiore di Deidda : un ragazzo di una bellezza incredibile, che quando passava pedalando sulla sua bicicletta, erano le ragazze che canticchiavano: "Ma dove vai bellezza in bicicletta".
Via Fabio Filzi 47 fu il loro nuovo indirizzo. Lina era al settimo cielo, si sentiva piena di vita e di entusiasmo, poi come un palloncino che si sgonfia, cadde in una forte melanconia. Le mancava la Sardegna e in particolare una persona dagli occhi nerissimi: quando lei passava per la strada, lui si levava il cappello, non proferiva parola, sapeva parlare con lo sguardo e a Lina il sangue le saliva alla testa.
Adesso la donna capiva che si era innamorata, ma tra tante confessioni e con la paura di andare all'inferno, riuscì a scordare, o meglio a seppellire certe idee, del resto lei voleva veramente bene a suo marito, anche se, come lesse in un libro di Liala, la passione è un'altra cosa. Elia aveva diversi interessi oltre alle donne, con i quali distrarsi: era un tifoso dell'Ambrosiana. La mattina quando si guardava allo specchio prima di uscire da casa, mentre si passava la brillantina sui capelli sempre più color argento, esclamava:
"Bella sciura Lina, che ne dice di questo bauscia?"
"Vorrei un cacciavit !"
"Guarda che ti ripudio. Lo sai che in alcuni paesi arabi, basta pronunciare tre volte ti ripudio e tu non saresti più mia moglie!""esclamava ridendo.
Di solito la mattina riuscivano a scherzare, ma la sera era tutta un'altra atmosfera.
"Lina tienti pronta, stasera dovrebbero bombardare e lo faranno in modo devastante."
Lina, dopo aver sparecchiato la tavola accese la radio, mentre suo marito faceva il giro delle finestre assicurandosi che da esse non uscisse nessuna luce.
"Guidare con una fessurina ai fanali mi mette un'ansia da morire!"esclamò l'uomo lasciandosi cadere sulla vecchia poltrona , in quel mentre si udì un suono di sirena.
"Forza! Andiamo!"esortò Elia sua moglie, perchè dovevano raggiungere il rifugio, prima che gli aerei cominciassero a bombardare.
Spensero tutto in casa e uscirono.
Passarono a prendere una vecchia signora che abitava alla porta accanto e si diressero verso il rifugio più vicino .
(Era il 1943 e le incursioni in tutto furono quattro, la prima tra la notte del sette-otto agosto, l'ultima nella notte tra il quindici e sedici dello stesso mese. La popolazione di Milano da un milione e duecentomila abitanti, si ridusse a duecentocinquantamila. La maggior parte era scappata nelle campagne.)
Il posto era pieno di persone, quando si sentì il suono prolungato della seconda sirena, calò un silenzio totale. Il rumore del bombardamento entrò nel rifugio raggielando l'anima di tutti.
C'era chi pregava, chi canticchiava, chi piangeva; in particolare una bambina di 3 anni fu presa da un pianto disperato, sua madre non sapeva più come fare per calmarla. Lina cominciò a fare le ombre cinesi con le sue mani, contro la parete. ora un piccolo coniglio, ora un cane che abbaiava.
La bambina smise di piangere osservando affascinata quegli animali neri e voleva provare anche lei a ripeterli, Lina le insegnò i più facili, come il ragno e l'uccello-
Elia osservava sua moglie commuovendosi, perchè provava un senso di colpa nei suoi confronti, tradendola con altre donne.
Quella notte Milano fu bombardata da 138 Lancaster, che distrussero case, cinema, il Palazzo Reale, il conservatorio, chiese e altro.
Scoppiarono diversi incendi e arrivarono anche i vigili del fuoco da Bologna.
I morti furono 133-442 feriti-10.000 senza tetto. Milano si svuotò, in quanto chi poteva lasciarla se ne andava.
La mattina del sedici agosto Lina ed Elia, preparate in fretta e furia le valigie, chiusero la casa e si diressero verso la stazione per prendere il treno che li avrebbe condotti in campagna, nella casa di Elisabetta e Pietro. Giunti davanti alla stazione notarono che in una strada laterale ad essa, da dei camion tedeschi scendevano delle persone. "Strano, non sapevo che ci fosse un'entrata anche da quella parte!"esclamò Lina.
"Non lo sapevo nemmeno io"rispose Elia, provando un senso di gelo in tutto il corpo, notando che quelle donne, bambini, uomini, vecchi erano scortati da dei soldati delle SS.( Si trattava dell'ingresso laterale, che portava al binario 21, dal quale i treni partivano per i campi di concentramento.)
Lina si era appena accorta che probabilmente era incinta, avendo un ritardo di 2 mesi ed erano 3 giorni che la mattina veniva presa da conati di vomito.
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