CAPITOLO QUARANTATRE'

Andrea entrò dentro Palazzo Pitti dirigendosi verso la Sala bianca, per l'occasione si era vestito in modo elegante, suo padre gli aveva imprestato la giacca e la cravatta.

"Sembra che vado a sposarmi." commentò sorridendo il ragazzo vedendo la propria immagine riflessa in un lungo specchio. Un usciere gli si avvicinò:

"Scusi, ha il biglietto di invito?"

"No! La mia fidanzata è una delle indossatrici e se fosse possibile, vorrei vederla mentre sfila."

L'uomo che quella sera era particolarmente di buonumore, per tutte le mance che aveva intascato, lo accompagnò dietro a una tenda.

"Può restare solo per qualche minuto, se dovessero chiederle qualcosa, io e lei non ci siamo mai visti."

"Va bene! Grazie. Eccola! ."

In quel momento Betti stava sfilando sulla pedana.

"Veramente bella la sua fidanzata, complimenti. Adesso per favore vada via."

"A che ora finisce la sfilata?"

"Tra poco, ma poi ci saranno le foto con lo stilista per i giornali seguite dal ricevimento."

Andrea si diresse verso l'uscita, stringendo nella tasca destra della giacca  qualcosa.

Uscì fuori e guardò il cielo stellato, aveva voglia di piangere. L'aveva vista solo per qualche secondo e le era parsa felice, sorridente come se quel lavoro le piacesse, come se non avesse mai fatto altro in vita sua. Lei che era sempre alla ricerca di se tessa, forse aveva capito finalmente cosa volesse diventare: un'indossatrice.

Entrò in auto, si tolse la cravatta che non sopportava e accese l'autoradio: la voce di Cohen cantava Suzanne.

Betti stava sfilando con l'ultimo vestito, finalmente quella serata stava finendo, non ne poteva più, si sentiva stanca e le mancava Andrea.

Cercò Gorgia per salutarla, ringraziarla, poi si diresse verso l'uscita.

Alzando gli occhi verso il cielo stellato, con il pensiero mandò un bacio a suo padre. Quella sera lo sentiva più che mai vicino, il profumo della sua acqua di colonia lo avvertiva in modo persistente.

"Papà, ti voglio bene." mormorò la ragazza chiudendo gli occhi, quando li riaprì scorse l'auto di Andrea ferma a qualche metro da lei. Lui la vide nello specchietto retrovisore; scese

dall'auto e le andò incontro.

Si abbracciarono e baciarono a lungo.

"Se passa una guardia ci multerà per atti osceni." lo avvertì ridendo la ragazza.

"Pagherò la multa più che volentieri." rispose ridendo Andrea.

"Ti amo!"

"Anche io Betti ti amo. Stasera ho avuto paura di perderti."

"Perdermi? Non potrei vivere senza di te."

Lui prese dalla tasca una scatolina blu, l'aprì e all'interno qualcosa luccicava.

" Ti chiedo formalmente di sposarmi, se lo vorrai."

"Sì!"

Le infilò l'anello al dito e a Betti  vennero in mente le parole di Maria:, ma non ci trovava niente di male a innamorarsi, sposarsi e mettere al mondo dei figli. La loro sarebbe stata un'unione alla pari nel rispetto reciproco, nessuno dei due avrebbe prevaricato sull' altro.

"Ho deciso che lavoro farò, ma prima devo parlare con una persona che è stata il mio angelo custode."

"Chi è?"domandò Andrea.

"Tutti la chiamano Tata Bianca."

Lina, Margherita e Flavia si stavano dirigendo verso l'auto di quest'ultima, quando in lontananza scorsero una coppia d'innamorati.

"Sento profumo di fiori di arancio!" esclamò ridendo Margherita.
"Mia figlia non poteva fare scelta migliore."commentò commuovendosi Lina.

"Anche Fernando e Agnese vogliono sposarsi al più presto. Lei adesso lavora presso uno studio dentistico come segretaria. Sapete che facciamo stasera noi tre? Andiamo a festeggiare in un bel ristorante." propose  Flavia.

FINALE

Una giovane donna suonò il clacson della sua Wolswagen,  prontamente un custode aprì il cancello della villa.

"Ben tornata!  Fatto buone vacanze?"

"Si! Grazie. Lei è qui?"

"E' arrivata stamattina per salutarla."

Era una splendida giornata di metà settembre del 1973. Mentre Betti stava posteggiando l'auto pensava a Chiara che si era trasferita a Roma per fare la scenografa. L'aveva chiamata perfino Fellini per un suo film. Agnese si era sposata con Fernando. Il titolare del negozio di barbiere aveva ceduto al ragazzo l'attività, così lui non era più il ragazzo di bottega. Aveva trasformato il negozio da barbiere a parrucchiere per donna e uomo e  frequentava  dei corsi di aggiornamento per coiffeur.

Alda faceva la supplente in una scuola a Firenze. Partecipava attivamente alla vita politica, andando anche ogni tanto a Roma alla sede dei radicali.

Maria sI era trasferita con altri tre ragazzi della cantina a Ibiza, ogni tanto le aveva inviato qualche cartolina, anni dopo si sarebbero ritrovate su FB.

Sandra si era fidanzata con un giovane carabiniere che non voleva assolutamente sentir parlare di manifestazioni e lotte per l'emancipazione delle donne, ma a lei andava bene così.

Chiara e il leader si erano trasferiti a Milano: lui faceva l'avvocato e adesso stava assistendo una ragazza violentata dal proprio padre. Era impegnato con altri giovani uomini di legge e politici, a introdurre delle  norme che riguardavano il divorzio, l'interruzione di gravidanza e la violenza sessuale sulle donne, oltretutto era stufo che ogni volta una donna si sedeva davanti ai giudici in tribunale,  dovesse difendersi, come se l'accusata fosse lei e non il violentatore.

Gioia aveva conosciuto al matrimonio di Betti e Andrea, il fratello maggiore dello sposo, che si chiamava Antonio, il quale fu travolto dalla simpatia della ragazza. Durante il ricevimento non fecero altro che ridere e scherzare. Adesso erano fidanzati.

Betti scese dall'auto e corse ad abbracciare la Tata Bianca, che stava in piedi davanti al portone della villa, appoggiandosi a un bastone.

"Ben tornata!"la salutò la donna.

"Grazie! Come stanno?" le chiese la ragazza.

"Benissimo. Sono nel parco i mici. Volevo informarti che ieri è arrivata una bambina di tre anni con dei problemi psicologici di adattamento, parla con un suo amico immaginario e non relaziona con gli altri bambini. Si chiama Giulia. Sta quasi sempre in disparte o sull'altalena. Sabato e domenica te e Andrea andrete a Roma?"

"Sì! Ci sarà una manifestazione per i diritti degli omosessuali."

Io, Pelè e Asia, lei era la gatta di Andrea, quando la vedemmo arrivare, le andammo incontro miagolando la nostra felicità, finalmente la mia amica era ritornata.

Lei ci accarezzò parlandoci con dolcezza, poi si diresse verso l'altalena, dove si trovava una bambina con lo sguardo smarrito, triste. Gli altri bambini le si fecero intorno contenti del ritorno della loro maestra, anche noi tre ci dirigemmo verso l'altalena.

Un assistente dell'Istituto al suo primo giorno di lavoro, vedendoci chiese al giardiniere:

" Quelli sono dei randagi?"

"No! Sono i gatti di Betti." gli rispose indicando la mia amica.

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