PROLOGO
Giuba, 30 settembre
È quasi l'alba e i ragazzi sono in un palazzo a scontrarsi con un gruppo di ribelli armati.
Ci sono ostaggi da salvare.
Alessio Di Costanzo, conosciuto dalla sicurezza nazionale con l'alias Sette, controlla la situazione in strada col suo cecchino.
Un ragazzo napoletano, alto un metro e ottanta, dai grandi occhi scuri e con capelli neri sempre molto ordinati.
Ha un senso visivo molto sviluppato: può vedere molte volte più lontano rispetto ad un comune essere umano.
Vestito come un'arancia: pantaloni arancioni, giacca lunga arancione, un cappello da aviatore, sempre arancione, e degli occhiali speciali, nemmeno dico il colore.
«Ho il panzone nel mirino.»
«Perché non vieni qui e ce la vediamo combattendo da veri uomini?» lo sfida Michael Roberts, alias Settantotto, che ovviamente non ha apprezzato la battuta.
Un gigantesco omone di Detroit, carnagione olivastra, alto più di tre metri con una foltissima barba marrone. Capace di controllare la terra.
Il più normale del gruppo in termini di vestiti, indossa semplici abiti color verde scuro militare, pantalone con molte tasche e stessa cosa il giubbotto.
Alessio continua a istigarlo: «Forza bruta Michael... non va sempre bene.»
Mentre continuano la perlustrazione uno dei ribelli crivella di colpi Manuel Machiavelli, alias Due-otto-cinque, anche lui napoletano, poco più basso dell'altro, capelli scuri rasati e occhi marroni.
Data l'esagerata passione per il Giappone indossa un'armatura da samurai blu e oro.
Alessio, lì vicino, reagisce sparando un colpo in testa a colui che ha sparato l'amico.
«Oh... Cazzo... Hanno bucherellato Manuel.»
Prova a scuoterlo con il piede.
Manuel si riprende incazzato, nel mentre che i proiettili gli escono dal corpo e i buchi da essi provocati si chiudono.
Manuel è immortale praticamente. Se un proiettile o un coltello lo trapassano si ricompone subito.
«Dov'è? Dov'è il bastardo? Lo infilzerò con le mie lame» ma si accorge che ci ha già pensato il compagno.
«È vivo» avvisa Alessio al resto della squadra.
Intanto al piano terra c'è Sascha Stinson, alias Diciassette, il primo del trio dei nani nordici, di famiglia italo-islandese alto nemmeno un metro e sessanta con capelli biondi e occhi azzurri.
Supervelocità, controllo e resistenza a qualsiasi tipo di esplosione e capacità nelle arti psichiche sono solo alcuni dei suoi poteri.
Lui ha un non semplice costume nero. Pieno, forse torppo, di dettagli. Linee blu, linee rosse, scritte e disegni in un nero leggermente più chiaro su tutto il costume. Ha dato spazio a tutta la sua fantasia.
Sulla maschera ha dei bagliori rossi all'altezza degli occhi, un kilt da combattimento e sul cappuccio ci sono delle treccine, un'idea saltata fuori da non si sa dove.
Si sta occupando proprio di una bomba piazzata dai nemici.
Come ha detto Alessio, deve premere il pulsante verde per disattivarla.
Vede i pulsanti... sono tutti rossi.
«Ah le lucine devo vedere.»
Una è verde, una è rossa, una è gialla ed una è beige. Nessun problema... se solo l'illuminazione non le facesse sembrare tutte uguali.
«Avrei dovuto dirgli che sono daltonico.»
Erik Hosk, alias Novantasei, attende silenziosamente i ribelli al quinto piano.
Lo svedese è il secondo del trio dei tappi biondi con gli occhi azzurri. Ha poteri curativi.
Costume completamente color verde speranza accomoagnato da un mantello col cappuccio.
Appena vede passare i nemici prende le sue lame rotanti e le lancia verso di loro.
Ne taglia due a metà. Le lame gli tornano indietro, le posiziona nella loro federa dietro la schiena, prende la mitragliatrice e fa fuori gli altri.
«Ragazzi? Stanno arrivando i rinforzi» informa Michael che si trova giù nel parcheggio. «Che faccio?»
«Chiedigli se vogliono venire a mangiare una pizza con noi» risponde sarcastico Alessio.
«Mi sa che diranno di no.»
Michael è stato visto, perciò gli sparano contro. L'omaccione subito si mette al riparo dai colpi mentre prepara la sua controffensiva.
Attende un attimo poi fa tremare la terra sotto i piedi dei nemici dopodiché prende il suo grosso minigun.
«Giochiamo fighette?»
Sascha nel mentre ha preso una sedia che era lì vicino, credendo fosse verde ma in realtà è di un marroncino chiaro, il suo intento è di confrontarla con le lucine.
«Mh... mh... No, non funziona così.»
All'ultimo piano c'è Andreas Meyer, alias Quattordici, terzo e ultimo del trio dei folletti biondi con gli occhi color del mare, tedesco di Colonia ha la capacità di controllare le vibrazioni.
Il suo costume è ispirato al design di Bumblebee: completamente giallo con strisce nere.
Molto più silenzioso degli altri.
«Hey tu!» urla uno dei ribelli.
Andreas non gli dà il tempo di dire altro. Gli spara un colpo del suo cannone portatile e lo fa volare giù.
Alessio e Manuel assistono alla caduta del tizio.
«Un bel volo» osserva Manuel.
«Ok, questo non è verde» dice Sascha con molto orgoglio indicando la lucina beige.
Manuel sta salendo da solo al piano successivo.
Alla prima porta che apre trova subito uno dei nemici e lo infilza con le sue spade.
«Volevi sorprendermi? Gesto coraggioso» toglie poi la spada e lascia cadere il corpo del malcapitato.
Alessio invece non è salito, continua a girare un po' a vuoto per lo stesso piano.
Mentre passa per uno dei corridoi, vede sott'occhio qualcosa dal lato opposto.
Ascolta attentamente, poi punta la pistola contro il muro. Chiude gli occhi, ascolta ancora un po' e infine spara un colpo. Si affaccia sul corridoio e vede qualcuno cadere a terra.
«Che forza sono.»
«Madre» Sascha ha chiamato aiuto. «Ti ho inviato una foto, guardala e dimmi qual è quella verde secondo te.»
«Hey ragazzi qui non arriva più nessuno» informa Michael che freme dalla voglia di picchiare altra gente.
Un portale si apre di fianco a lui. È Andreas. «Ultimi due piani liberi.»
«Dov'è il boss?» domanda Michael.
Andreas sta per rispondere quando all'improvviso Manuel decide di fare un bel volo dal sesto piano. Ovviamente si spiaccica malamente a terra.
Alessio lo fa dal quinto, ma almeno lui ha un paracadute. Giù nota l'orrendo stato del corpo dell'amico. «Che schifo.»
Erik scende dalle scale antincendio, si reca subito da Manuel e gli accelera il processo di guarigione.
«Certo che fai proprio abuso della tua immortalità» gli fa notare Alessio.
I tre raggiungono Andreas e Michael.
Intanto Sascha è riuscito a restringere il campo a solo due lucine, peccato che l'altra che ha escluso oltre a quella beige è proprio quella verde.
«Sascha avrà spento la bomba?» si domanda Alessio. «Era facile, gli ho detto che doveva premere il pulsante verde.»
Andreas è al corrente del leggero problema del suo migliore amico.
«Abbiamo dato a Sascha un compito che riguarda i colori? È daltonico! Cazzo!»
«Bene... È questa la verde.» Il palazzo esplode.
Dal fuoco delle esplosioni esce Sascha, con tutta la calma del mondo.
«Ehm... beh... sì è... un po' eccessivo.»
Alessio, Manuel, Erik e Andreas sono senza parole.
Anzi, Alessio le ha: «Signori e signori Sascha Stinson, l'essere più potente del mondo, sconfitto dai colori.»
«Per me questo è un lavoro con i fiocchi boss» gli risponde Michael, che guarda con ammirazione l'esplosione provocata dal compagno.
«Ragazzi? Come è andata?» si mette in contatto Peter Mike Shaw, alias Quarantasette.
Il ragazzo ricco del gruppo, colui che mette i soldi, che fabbrica i costumi e le armi.
Un inglesotto dagli occhi viola, una tra le migliori menti al mondo. Ha il potere di controllare la tecnologia.
Il suo hobby preferito è ostentare la sua ricchezza.
Raramente esce con gli amici per le missioni, si trova più a suo agio nel rimanere con la sua tecnologia e controllare la situazione da lontano.
«Tutto apposto fra, a momenti torniamo.»
«Gli ostaggi?» continua Peter.
«Cazzo» si rende conto Andreas. «abbiamo dimenticato gli ostaggi.»
«Oh no tranquillo mentre litigavo con i colori li ho incontrati e li ho fatti uscire.»
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