NELLA CITTÀ DELLA MODA

Milano, la città della moda, ma la maggior parte della gente indossano maglie del Milan e dell'Inter. I ragazzi sanno come rispondere.
«Che cazzo ti sei messo in testa?» domanda Markus vedendo Sascha con una fascia azzurra usata come bandana.
«Dobbiamo far ricordare chi è la capolista» dice mentre fa notare anche i gadget indossati dagli altri tre tifosi del Napoli.
«E se ne va!» arriva Manuel urlando. «La capolista se ne va!»

«Lo sapevi che la principessa di Svezia tifa Napoli?» Erik drizza le orecchie, vuole essere molto attento su ciò che diranno sulla principessa. «Ma lo sai che ci segue tutti su Instagram? Non ho ancora capito il perché, però cioè figata.»

Salite le scale per uscire dalla stazione Sascha si posiziona davanti al gruppo per visionare la strada e capire la strada giusta per raggiungere Palazzo Lombardia, oggi adibito per uso straordinario.

«Milanesi... Citando Mick, sono tutti delle fighette.»
«Dai però...» si preoccupa John. «Se vi sentisse un omosessuale potrebbe...»
«Perché? Gli sto dando delle femmine, non dei gay, dovrebbero offendersi le femmine.»
«Come disse un mio amico: le donne sono come le rose.»
Leonard sorride per il bel complimento cacciato così all'improvviso dal Capitano. «Ecco che qualcuno che dà l'esempio.»
«Non sanno guidare.»

Manual viene avvicinato da dei turisti che gli chiedono qualcosa in inglese. «Do you speak English?»
«Nonn't»
«I... I don't understand...»
«Fuck you very much.»

Sascha avvisa il gruppo. «Attenzione alle tasche. Qui succedendo i peggio crimini, per davvero non per fare stupidi stereotipi.»

Manco a farlo apposta una mano lesta va verso le tasche di Alessio, che ovviamente non si fa sorprendere.
Furioso, quasi impazzito, si volta dando uno schiaffo ad una delle tre ragazze, o donne, che hanno tentato di derubarlo, stende una e poi la tiene bloccata stampandole l'impronta delle scarpe sulla maglia, mentre punta le pistole sulle altre due che avrebbero voluto scappare.

«Nervosetto» gli sussurra Erik mentre insieme agli altri ammira l'esilarante scena che si sta compiendo.
«Brutte zoccole che non siete altro» urla il ragazzo che nasconde gli occhi infuocati sotto gli occhiali. «Tranquillo agente, signori, adesso ci siamo noi, queste stronze non vi daranno più fastidio. Su agente le arresti.»
Ma l'agente deve purtroppo reclinare pare che ci sia una qualche legge che aiuti queste ladruncole a non essere prese. E in aggiunta chiede ad Alessio di stare calmo.
Spesso molto ragazze quando viene loro detto di stare calme dicono "mai dire ad una donna di calmarsi". Quindi forse era meglio non dire ad Alessio di calmarsi.

«Ma come state messi in Italia?» chiede Leonard sempre più stupito da questo paese e le sue regole, e i suoi abitanti.
Erik però gli ricorda che il suo non è poi così migliore. «Beh Lonny da voi a dieci anni vi sparate nelle scuole?»

Una delle ragazze divertita si prende gioco di coloro che erano convinti di poterla mettere dietro le sbarre.
Sfortunatamente, per lei e le sue amiche, i ragazzi non hanno bisogno di nessuna legge per arrestare. «Mick raccoglile, ci penseranno i miei ragazzi.»

«Ci avete messo un po'» fa notare Morales mentre lui e Peter preparano la postazione.
«Ieri sera ha giocato il Napoli» giustifica il ritardo l'inglese.
«Gli altri?»
Peter si blocca dal sistemare l'attrezzatura, mette le mani sui fianchi e ragiona. «Noi stiamo qui e vediamo chi è presente, chi fa cose, Markus e non mi hanno fatto capire chi altro si collegheranno al sistema per inviarci le immagini, il resto tutti dentro sperando non combinino guai.»
«Giusto per sapere, hanno indosso i costumi?»
«Sì.»

Mentre viaggiano verso al destinazione vedono un bel gruppetto di tifosi riuniti a fare cori per la propria squadra. Il piccolo Sascha che tanto ama stare al centro dell'attenzione, inconsapevolmente, e provocare le persone fa di tutto per far notare lui e la sua bandana del Napoli. Impossibile non vederla comparata al suo costume completamento nero.
Ottiene ciò che vuole, compresi i cori contro Napoli e i napoletani.
Ma lui non si schioda da lì, poggia le mani sui fianchi e dirige i bagliori rossi verso di loro, con l'intento di non staccarli finché non finiscono.

Andreas e Alessio osservano ipotizzando le milioni possibili prossime mosse del piccoletto.
«Domanda Lessie, tu come chiameresti tuo figlio?»
E qui Alessio inizia a esporre vari motivi sul perché il nome Khvicha può essere un nome bello e originale per un suo futuro figlio. Solo dopo lo spiegone chiede come mai abbia posto questa domanda.
«Era un test.»
«L'ho superato?»
«Non di quel tipo, dovevo confermare una tesi.»
Manuel si accosta al compaesano. «Io sceglierei Diego.»
«Vai sul classico, sempre una buona scelta.»

La meta è raggiunta.
«Quanta gente di merda tutti insieme.»
Mentre cercano l'uomo fidato di Sascha devono purtroppo subirsi le stupide parole dei politici presenti.
«Tagliatemi le orecchie vi prego.»
Peter si mette in contatto con loro e li invita a non distrarsi. «E soprattutto non facciamoci riconoscere.»

John si guarda attorno, può vedere chiaramente che quella gente è vestita molto meglio rispetto a lui, a suo fratello e agli altri. Si sente po' in soggezione nello stare a pochi passi con tutti questi politici, non è abituato, un po' di ansietta ci sta. «Mi vergogno un po' a stare qui in mezzo a tutta questa gente.»
«Che c'è sei timido Murphy?» lo inizia a prendere in giro Alessio. «Ti metti vergogna?»
«Un po' sì.»
«Hai vergogna di stare con noi in mezzo a tutta questa gente.»
John capisce che lo sta prendendo in giro, quindi decide di ricambiare il gesto. «Eh sì, mi vergogna questo. La gente fa "Hey scusa con chi sei?" e io devo rispondere "No tranquillo sto con questo ragazzo". Mi vergogno eccome.»
Alessio lo fissa confuso. «Non ho capito, mi sta prendendo in giro?» domanda a Manuel lì di fianco, il quale divertito afferma ciò che ha pensato il compagno.

«Andiamo signori abbiamo un lavoro da fare» Markus prova a riportare tutti alla concentrazione. «Leonard andiamo, e Manu vieni anche tu con noi?»
«Arrivo francesino» si accinge a seguirlo il samurai con fare poco maschile.

Un uomo con un completo molto costoso ferma un attimo Andreas. «Mi scusi, non è un abito consono il suo» si pone in modo che sia chiaro al tedesco i trenta centimetri di differenza, che confermano la sua superiorità sul ragazzo in giallo.
Il tedesco non vuole perdere tempo con gente ignorante, quindi prende la parte affilata del suo rampino e fa dei tagli su camicia, giacca e pantaloni. «Nemmeno il suo.»

Michael è infastidito dagli sguardi che i presenti gli rivolgono. Vorrebbe tanto prenderli uno a uno e spezzargli gambe, braccia, teste.
Ok che è incredibile avere davanti una persona con quella stazza, e ok che Michael non è uno che si fa complessi sul suo corpo, però dà fastidio.
«Non pensarci Mick» lo invita alla calma Sascha dopo averlo sentito ringhiare un po' a tutti. «Se qualcuno ti dà fastidio dillo a me grande uomo. Ci penso io.»

POV MARKUS
Vediamo. Sì. Questo qui, questo va qui. Questo… no, nemmeno questo. Accendi accendi accendi. Così, dai bello così.
«Fra io rimango qui a fare il palo.»
Collego qui. Mmm… ma stacca questo. Non serve a un cazzo.
«Fra?»
«Markus» che cazzo vuole Leonard che mi Shakera la spalla di questa maniera? Sarei impegnato. Ovvio che poi mi giro un po' infastidito e gli chiedo scortesemente che cazzo vuole. Mi fa voltare verso Manu.
«Sto fuori nel caso devo affettare qualcuno nel punto cieco.»
«Fai il cazzo che ti pare in quel punto cieco.»
~~

«Quindi Watson ora ci invia le immagini?» domanda Morales che spera che Peter spieghi meglio il piano.
«Sì. Quel Roberto ci darà le informazioni di cui è a conoscenza. Noi da qui dobbiamo vedere se riusciamo a ricavare qualche informazione su questo nuovo gruppo militare. Tanti politici, parleranno per forza di qualcosa di importante per i nostri nemici.»
Morales è perplesso, crede che Peter si stia basando troppo sulle scene dei film. Lui, che è del mestiere, crede che  potrebbe sbagliarsi.

Non per forza un gruppo di politici che si riunisce durante l'avvio di un gruppo di soldati fascisti è il gruppo che lo ha fatto nascere.

Sascha attende il suo fido politico torinese, Roberto, uno di quelli che ha fatto parte del suo esercito sin dall'inizio.

Erik e Michael ammazzano il tempo picchiandosi, per finta.
«Dai omone, vieni a prendermi» lo sfida lo svedese.
Michael corre prepotentemente verso Erik che aspetta fino all'ultimo secondo per darsi lo slancio col muro e sorpassare il gigante.
Arrivano poi al faccia a faccia molto divertiti con le armi puntate al collo dell'altro.
«Non rompete niente senza motivo» li raccomanda Sascha mentre entra nella stanza anche Stephan che poggia il braccio sulle spalle del velocista.
«Il Capitano ha ragione, vediamo che succede, nel caso sfasciamo tutto. Gli altri coglioni dove stanno? Si stanno facendo i servizietti a vicenda?»
«Non lo so, può essere.»

«Ci muoviamo gente?» si lamenta Andreas. Gli altri già sono arrivati dove dovevano andare e lui insieme a John e Alessio sono rimasti indietro per colpa di quest'ultimo che perde tempo a prendere questione con i politici.

«Ehilà» Alessio continua la sua avventura in mezzo alla calca di politici. «Brutto figlio di puttana, ti riconosco, sei quello stronzo che aveva difeso quel gruppetto di fascisti che hanno picchiato quei ragazzini.»
«Riconosco anche io voi, siete quegli sporchi comunisti del sud.»
«Ma è coglione? Ma allora vedi non capisci proprio un cazzo, che cazzo c'entrano i comunisti?»
Andreas prova a tenere calmo il compagno e a portarlo via, una cosa che risulterà impossibile anche con l'aiuto di John.

«Tu e i tuoi amici parlate tanto di libertà ma poi andate in giro e uccidete chi vi pare e piace.»
«Ti invito a controllare. Noi non abbiamo mai ucciso delle persone. Pedofili, dittatori, fascisti, nazisti, oppressori della libertà. Questi sì, ne abbiamo uccisi tantissimi senza nemmeno esitare. Chi sarà il prossimo?»
Quasi arrivano a darsele.

Andreas tira un sospiro di sollievo quando vede chi sta arrivando alle spalle di Alessio.
«Signorino Di Costanzo.»
Alessio si volta ancora con l'adrenalina a mille, abbastanza nervoso, ma si tranquillizza quando vede Roberto.
«Signorino il Capitano ci sta già aspettando, se volete seguirmi anche voi altri.»
«Certamente Roberto. Mi occuperò di questo un'altra volta.
Ah Roberto che enorme classe dimostri ogni giorno. Che stile. Ti seguirei ovunque, in tua presenza mi abbasserei anche a prendere la saponetta.»

«Le telecamere sono collegate Lonny, Peter e l'altro vedono tutto, possiamo andare dai nostri amichetti.»
Fuori dalla stanza della sicurezza, nel famoso punto cieco, trovano Manuel che sta pulendo le sue katane circondato da soldati dell'SSI sdraiati a terra.
«Li ho uccisi tutti» si vanta il samurai. Ma i rumori in sottofondo fanno pensare il contrario. «Ok non è vero, non ne ho ucciso nemmeno uno.»
«Quella è una mano?» domanda incredulo Leonard mentre si incamminano.

Roberto dunque espone i fatti degli ultimi giorni: i capi del governo, tre giorni fa, hanno messo in moto il progetto SSI, ideato già due mesi prima.
In questi tre giorni hanno preso facilmente il controllo del nord e del centro, venendo poi bloccati e minacciati dai Fra appena hanno messo piede nel Sud.
Roberto, così come altri, ha provato ad impedire che ciò venisse messo in atto.
L'appoggio che ha avuto dagli altri politici era poco, la maggioranza era dalla parte delle SSI, poi successivamente sono iniziate le minacce.

«Tu e la tua famiglia state bene Roberto? Se hai bisogno posso far venire altre persone a proteggervi.»
«Ho avuto qualche screzio Signorino Sascha, ma non si preoccupi, la scorta che mi ha già dato è sufficiente.
Le prometto che se mi servirà maggiore aiuto la contatterò.»

Roberto continua spiegando il motivo della creazione delle SSI.
Sono nate su iniziativa del governo italiano per fronteggiare i problemi principali del paese secondo il loro punto di vista. «Vogliono tenere a bada le cosiddette devianze, le manifestazioni di protesta, vogliono riportare l'ordine. Come dicono loro i giovani preferiscono imbrattare monumenti piuttosto che studiare, oppure i ragazzi di oggi piuttosto che pensare al loro futuro preferiscono pensare a che rossetto mettersi.»
Citazioni che in altri momenti avrebbero provocato parecchie risate, soprattutto l'ultima, ma che in questo preciso istante provocano solo rabbia, odio, disgusto.

«Molti ex poliziotti sono i membri, che qui in Italia spesso fanno abusi di potere.
La più grande difficoltà signorino Sascha nasce quando vedono il favore del popolo. La maggioranza degli italiani è vecchia, e questa maggioranza si fa sentire in questi momenti. Purtroppo gli italiani non hanno una mentalità aperta, sono ignoranti, sono SUDDITI.
Ci vorrà tanto lavoro per porre fine a questa fase.
Tanto lavoro o un qualcosa di veramente caotico.»

Non c'è molto altro da dire e i presenti, nonostante tutto, non sono persone di cui preoccuparsi, l'incontro politico sulle problematiche del maltempo che avevano in programma era vero, e non una copertura a qualcosa di losco.

«Come sospettavo» dice Morales.

I Fra vanno verso l'uscita accompagnati da commenti poco carini. Se ne fregano delle parole di quei poveri ignoranti, qualche sguardo minaccioso e qualche insulto sono risposte adatte per farli stare muti. Non per Alessio che con un pugno getta a terra una bandiera italiana e una seconda la strappa con tutta la sua forza.

Peter si mette in contatto con la squadra. Frettolosamente li invita ad andare a Perugia, pare che stia per succedere qualcosa che probabilmente sancirà la nascita di questa nuova Italia.

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