LA CRUDA REALTÀ
Pinerolo
«Quindi... Sono stati loro a cominciare comandante?»
«Certo presidentessa, scusi, presidente. Noi abbiamo solo risposto al fuoco di quei giovani scansafatiche senza futuro.
Mi creda, loro sono la rovina del nostro paese.»
~~
Tutto tranquillo al quartier general delle SSI. Ancora per poco.
Un'ignota figura gialla corre verso la vetrata all'entrata.
Andreas si lancia dando una spallata che fa rompe il vetro, lascia quasi un perfetta forma di sé stesso.
Fa una capriola e attiva il cannone.
Allo stesso tempo all'entrata secondaria il pavimento cede formando un grosso buco dal quale emerge Michael.
Alle spalle del tedesco arrivano i fratelli Murphy, Erik e Sascha.
Passando sopra le spalle del gigante arriva Alessio, seguito poi da Manuel, Stephan e Markus.
Michael spara numerosi colpi che vengono attratti da Stephan e fatti lievitare sulla sua mano.
Markus gli passa davanti atterrando un nemico e lasciandolo poi a lui.
Lentamente i proiettili si poggiano sul ventre del soldato. «Siete stati spietati, bene. Adesso lo saremo noi.» Stephan spinge sempre più in fondo, fino a quando non sviene dal dolore.
Sascha supercaricato raggiunge la "cima" della piccola scalinata che unisce le due entrata e si autoesplode stendendo un po' di nemici.
Dopodiché prende la sua spada. «Provate a sfidarmi.»
Si dividono per raggiungere le varie zone del QG.
Manuel corre senza curarsi di niente, facile per lui, è immortale.
Una granata stordente gli viene lanciata contro, ma con un calcio la manda via.
Alessio, Erik e Andreas vanno nella sua stessa zona, non con la stessa foga.
«Dove corre quel pazzo?» lo osserva con non pochi dubbi Alessio mentre spara con le sue pistole senza curarsi troppo di difendersi.
«Bello avere capacità rigenerative» Erik si prende un po' più cura di se stesso, riparandosi dietro a scudi che può creare lui o dietro muri.
Prende le sue lame rotanti si affaccia dal muro e le lancia.
Andreas, come il cecchino, si difende poco e va a muso duro nella mischia, dando calci e pugni soprattutto.
«Attento a non colpire anche noi con quelle cose» fa notare Alessio. E in effetti le lame sono passate molto vicine a loro due.
I fratelli Murphy si mettono dietro un muro dopo aver visto una trentina di nemici nel prossimo corridoio. «Detroit lancia qualche granata.»
«Vi faccio fuori figli di puttana!»
Il gigante continua a fare da ariete mentre arriva Stephan. «Aspettiamo si tolga il fumo Murphy… Andiamo!»
Imbracciano le armi e urlando vanno a sfidare i nemici.
«Vi sbudello tutti stronzi!» urla gasato Leonard mentre spara all'impazzata.
L'omone con tutta la calma afferra un nemico per la testa.
«Lasciami! Lasciami!» grida piagnucolando.
«Zitto fighetta» seccato Michael gli spiaccica la testa nel muro. «E non parlare più.»
Altri soldati tentano nel colpirgli le gambe, ma con una sola mossa li stende tutti, mandandoli via con calci vari.
Markus ha caricato il colpo rallentatore ma per sbaglio ci finisce Sascha, così veloce che l'occhio umano non percepisce la differenza.
Il velocista esce dalla bolla con l'ascia in mano. Si volta di spalle per coprirsi con lo scudo dagli spari. Si rigira, lo lancia a Markus e corre via.
Il mezzo inglese lo ingrandisce e lo mette davanti al viso poggiando il fucile sopra. «Ottima copertura.»
Sascha ritorna e con un colpo di ascia apre lo stomaco di uno dei soldati.
La riposiziona sulla schiena, prende la spada e fa spiedini di nemici.
Infilza uno e con un calcio lo toglie dalla spada. Con un movimento veloce fa un taglio netto alle gole di altri due.
Markus porge lo scudo al legittimo proprietario. «Scusa per averti rallentato.»
«Quasi non l'ho sentito.»
Manuel corre e affetta.
Entra in una stanza dove trova la comandante delle SSI.
«Che coraggio, venire qui a sfidarci.»
Manuel nota che nelle sua stanza ci sono delle carte che rappresentano tutti i Potenziati presenti in Italia, facile intuire il perché. Porta le mani sulle spalle e prende le katane.
«Amo la parità dei sessi» afferma mentre affila le lame.
«Vuoi combattere contro una donna?»
«No... voglio ucciderti.»
Manuel alza le katane al cielo scagliandole poi violentemente su di lei, che riesce a parare.
Il samurai tenta di nuovo e lei riesce a schivare e ad armarsi di pistola.
Spara alcuni colpi che si infrangono sulle lame.
«Prendete informazioni sui miei amici!» gli attacchi violenti ma imprecisi fanno capire che si sta facendo comandare dalla rabbia.
«È giusto farlo, siete pericolosi, dobbiamo essere pronti.»
Riesce a farle un profondo graffio sulla gamba. «Pericolosi? Chi ha preso il controllo di tre quarti del paese scendendo con i carri armati in strada?»
Il comandante usa a suo vantaggio la furia del ragazzo. Ne approfitta per crearsi una via di fuga. Poco fortunata però, perché proprio da lì arriva Andreas che le salta addosso e le spara un colpo di cannone in bocca. Non mortale ma tanto forte da stordirla, e da farle perdere un paio di denti.
Manuel stavolta non sbaglia: infila entrambe le katane nel suo stomaco. Punta i suoi occhi assatanati su quelli di lei, che a differenza sua non riesce a tenere immobili, guarda la lame nel suo corpo, poi lui, poi di nuovo le lame. Dalla bocca inizia a cacciare sangue, qualche schizzo finisce anche sul samurai, ma a lui non importa, si toglierà da lì solo quando la vedrà spegnersi.
«Queste non vi appartengono» con un colpo Andreas distrugge il muro con le carte informative dei loro amici.
Manuel prende un panno che porta sempre con sé e pulisce le armi mentre ricorda al compagno che sicuramente avranno le stesse informazioni in formato digitale.
Arrivano anche Erik e Alessio nella stanza.
«Uh… era il loro capo.»
«LA, Lessie» lo corregge lo svedese.
«Puttana bastarda.»
«Presenza di VIP più avanti» informa Peter.
Sascha invita i suoi a fermarsi quando ritrova davanti a loro un muro di soldati che affiancano sei politici, tra questi la presidentessa del consiglio Carmela Festa, che preferisce l'articolo maschile, quindi IL presidente Carmela Festa.
«Posso?» domanda Michael che ha il dito pronto sul grilletto, e non vede l'ora di ptemerlo.
Il Capitano lo invita a stare calmo.
«È così che agite? Qualcuno minaccia il vostro ego e voi fate una strage?»
I Fra si scambiano sguardi divertiti, i politici trovano sempre le motivazioni, le scuse più false. Nemmeno si sforzano a farle bene, dicono la prima cosa che gli viene in mente, anche la più stupida.
«La strage l'avete fatta voi ieri, ricordate?»
«I nostri soldati hanno sedato una protesta violenta. Lo dice ogni giornale, le SSI avevamo intenti pacifici, poi sono stati attaccati.»
Non è per niente andata così e Sascha, molto arrabbiato e infastidito, tanto da scagliare un fulmine sul muro dietro di loro, glielo ricorda.
«Tu dimentichi forse dove sei. Agli italiani non interessa. La maggioranza è dell'idea che quei ragazzi che protestavano sono dei falliti che non vogliono fare nulla nella vita.
La maggioranza degli italiani è con noi, sono d'accordo con quello che facciamo, è così che funziona questo paese. Non potete cambiarlo. Noi lo abbiamo capito. Voi salvate chi vuole essere salvato, ma qui… non potete mettere il volere di pochissimi sopra quello dei molti, se a loro non sta bene se ne vadano.
Tenetevi il vostro sud, prometto che i miei uomini non verranno lì, dato che preferiscono voi. Ma al nord non ci siete, nessuno di voi c'è, e i cittadini vogliono qualcuno che li protegga, e se controllate sui media, vedrete che sono tutti favorevoli.»
«Ha ragione» la voce di Peter rimbomba negli auricolari. «Ho controllato, di tutto, ma è vero, l'Italia è dalla loro parte.»
Carmela ha ragione, e lo hanno capito. Gli italiani si sono sempre lamentati, ma alla fine non hanno mai fatto niente, oltre ad accontentarsi, accettare e in certi momenti anche elogiare ciò che hanno subito.
Carmela ha ragione, non possono fare niente.
La verità gli è stata messa davanti agli occhi, e hanno dovuto accettarla.
Giuba, Iraq, Ucraina, lì c'era gente che soffriva e che voleva essere salvata, ma qui, è diverso.
Come puoi salvare chi addirittura elogia colui che gli fa del male.
Sascha è combattuto, non vorrebbe andarsene, vorrebbe ordinare ai suoi compagni di prenderli e ucciderli tutti.
Andare a trovare tutti i membri delle SSI in giro per il paese.
Sistemare le cose, renderle migliori per tutti, non solo per una parte.
È la prima volta che si trova in una situazione del genere. Un popolo che accetta la sua situazione e non vuole cambiarla nonostante i mille problemi.
«Abbiamo finito, ritiriamoci.»
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