Capitolo 9 - Bridget




"Oh mio Dio, credevamo che te ne fossi dimenticata" esclama Mimmo incredulo da dietro al bancone. Ho approfittato della prima mattinata libera e mi sono piombata qui. Sorrido, entusiasta di trovarmi di nuovo nel mio posto di lavoro. Lo Student's Point è il bar convenzionato con l'università: ogni mese, ad ogni studente, viene consegnata una busta bianca che contiene i buoni da utilizzare qui. E' un locale molto ampio, all'avanguardia e la sera si trasforma in un pub. La prima parte è divisa in due stanze: il bancone occupa metà della prima; alla sua sinistra ci sono i frigo che poi lasciano spazio a un piano rialzato e a degli sgabelli verdi. La seconda stanza invece è piena di piccoli tavoli e sedie variopinte. Al muro sono attaccati vari quadri che rappresentano le capitali europee. È qui che gli studenti mangiano con trepidazione il loro pranzo prima che le lezioni pomeridiane comincino. Dietro la cucina, separata dalle altre stanze da una porta scorrevole, c'è l'altra parte del locale. È in stile western, ha le pareti bianche e il soffitto rifinito con le travi. Una vasta gamma di bottiglie contenenti tutti i tipi di alcol fanno da sfondo a un bancone di legno e a degli sgabelli da far west.

Paul arriva, soddisfatto. Sorride, scompare dietro la porta del laboratorio dove d'estate fanno il gelato e esce con il mano il grembiule blu: "Ecco a te. Io devo scappare, esce mia figlia dall'asilo e non c'è nessuno che può andare a prenderla."

Rimango immobile con il pezzo di stoffa che mi ciondola dalle braccia e mi prendo del tempo per osservarlo meglio. Non è uguale a quello dell'anno passato: adesso sul petto accanto allo stemma dello Student's Point c'è il simbolo dell'università di Oxford. Sotto di questi vi è ricamato il mio nome. Sorrido di nuovo, raggiungo Mimmo dietro al bancone e inizio a servire i clienti.

Siamo già all'ora di punta e ancora non ho avuto un momento libero. Gli studenti stanno iniziando ad arrivare, tornati adesso dalle vacanze estive. Il college inizierà domani per tutti e le matricole stanno cercando di ambientarsi in quella che sarà la loro dimora per i prossimi cinque anni. A proposito di matricole, stasera ci sarà la loro serata e io non voglio nemmeno pensare a domani, quando dovremo pulire tutto il disastro da loro causato.

"A chi sta?" chiedo ancora intenta ad incassare il buono pasto del ragazzo.

"A me."

Quella voce, quell'accento. Tutto si ferma, resto immobile per un paio di secondi e poi alzo lo sguardo.

Capelli castani, leggermente lunghi e con qualche ricciolo, occhi verdi e un po' di barbetta. I nostri occhi si scontrano e sembrano non volersi staccare da quell'abbraccio immaginario. Tutto gira e il cuore non si vuole fermare. Vorrei chiedergli perché ieri mi ha chiamato, vorrei che mi dicesse che non ha sbagliato davvero, vorrei che mi dicesse che era mia, la voce che voleva sentire. Ma non chiedo niente, continuo a guardarlo negli occhi.

È lui a distogliere per primo lo sguardo e a sussurrare un flebile "ciao."

Gli sorrido, senza tanti problemi. Ecco cosa ci faceva l'altra mattina ad Oxford! Poi il mio cervello realizza la notizia: lo vedrò tutti i giorni. Il cuore continua a martellare sul petto e il respiro diventa irregolare.

James mi fissa di nuovo poi si lascia scappare un mezzo sorriso. Si è accorto della mia agitazione? Se ne accorgerebbe anche un moscerino mi fa notare la mia vocina.

"Deve essere buono!" esclama indicando un hamburger con il pomodoro che fuoriesce da ogni dove.

Annuisco, improvvisamente senza parole. Dopo averlo servito, gli indico i tavoli.

Continuo a servire i ragazzi poco più piccoli di me e saluto quelli che già conosco. Mi sento osservata e il suo sguardo brucia sul mio corpo mentre le guance vanno a fuoco. Mentre scaldo un panino do un'occhiata nella sua direzione e scopro che anche il suo sguardo è diretto a me. Lo distoglie veloce e si alza. No, merda: non volevo che andasse via. Mi ritrovo, inerme, a fissare la sua figura che esce dal locale

"Dov'è il mio panino?" Tom sbraita e mi fa tornare con la testa alla realtà.

Gli porgo le mie scuse e tiro fuori il panino mezzo abbruciacchiato dalla piastra.

James continua a influenzare la mia vita ma adesso è l'ora di darci un taglio: devo smettere di pensare a lui e credere che gli freghi qualcosa di me. La nostra amicizia è finita esattamente sei anni fa e la ferite sono ancora aperte; per questo non gli permetterò di peggiorare notevolmente la situazione.

Prendo un altro panino dal bancone e continuo il mio lavoro con un forte vuoto.

Mimmo mi spedisce in camera prima che la 'serata delle matricole' inizi e le sono grata. Non avrei avuto voglia di incontrare di nuovo quello sguardo.

I lampioni illuminano il viale che porta al dormitorio. Oltrepasso velocemente le coppiette che si scambiano saliva e la ragazza che ripassa nella panchina più isolata e entro nell'edificio. Salgo fino al terzo piano e mi dirigo verso la mia stanza.

"Oddio. Che cazzo ci fai qui?" urlo non appena apro la porta.

"Sssh, non urlare. Lo sai che non potrei essere qui!" dice Harry venendomi incontro.

"Come cazzo sei entrato?" chiedo scaraventando la borsa sulla scrivania.

"Pare che da oggi tu abbia una compagna di stanza. Molto gentile, visto che mi ha fatto entrare e mi ha permesso di stare qui dentro per oltre due ore da solo."

"Cosa?" esclamo. Poi mi guardo intorno e in effetti Harry non sta dicendo una stronzata: il letto è occupato dalla mia roba ma sopra ci sono altre buste che non conosco. Accanto alla scrivania c'è una valigia enorme e nel lavandino al bagno c'è una trousse verde.

Harry si siede nel mio letto e alza le spalle come per dire che la cosa non lo riguarda.

'E' assolutamente vietato per l'altro sesso entrare in questo dormitorio' recita benissimo il cartello appeso alla porta del dormitorio femminile e a quello maschile. Ma ovviamente noi non seguiamo questa regola come la maggior parte degli altri studenti in questo campus.

"Cosa vuoi?" sbotto dopo aver elaborato la notizia di una nuova compagna di stanza. Dove cazzo è andata a quest'ora?

"Stare con te." Risponde sotto voce. Resto immobile di fronte a quelle parole e cerco di elaborare anche questo. Da quando Harry dice di voler passare del tempo con me? Di solito mi cerca solamente per i compiti, per ripassare prima di un esame e per farsi consolare quando Jane fa qualche cazzata.

"Cos'hai da ripassare?" chiedo cercando di ricordarmi quale esame ha nei prossimi mesi.

Lui scuote la testa e nella sua faccia vedo un'ombra di un sorriso: "Ho portato Titanic. Ti va di guardarlo?"

Wow. Non può essere lui, non può. Cosa ne è stato del mio scorbutico, arrogante, prepotente e presuntuoso,migliore amico?

Avrei preferito infilare diritta a letto e tenere spenta la televisione ma, visto che stasera ha la serata buona, gli concedo il film. Inserisce il disco dentro il lettore e in pochi secondi la canzone di Celine Dion rimbomba nella stanza. Harry si appoggia con la schiena al muro e si stringe nel piccolo letto, poi batte una mano sul materasso per farmi capire di raggiungerlo. Quando mi siedo accanto a lui, allunga il braccio sinistro e mi circonda le spalle. Un gesto insolito che mi fa girare la testa da quanti pensieri mi crea. Mentre il film inizia e Leonardo di Caprio compare nelle scene, il mio cervello inizia a andare in tilt. Appoggio la testa nella sua spalla e inspiro il suo profumo: è dolce ma ha una nota di fumo che lo rende ancora più attraente. Lui sospira e appoggia il mento nei miei capelli ma non dice una parola. Piano piano le palpebre si fanno pesanti e, accompagnata dalle carezze di Harry nella mia schiena, cado in un sono profondo dove Leonardo di Caprio, Harry e James giocano a calcetto nel vecchio campo di Doncaster.

La mattina mi sveglio con dei grossi tonfi provenienti dal bagno. Che cazzo sta succedendo? Assonnata e con le mani di fronte a me, mi dirigo verso la piccola stanza dove trovo una ragazza minuta piegata in due sopra la sua valigia. "Apriti, cazzo!" bisbiglia.

"Ciao." Dico piano per non spaventarla.

Lei si gira e sorride: "Buongiorno" torna a guardare la valigia e le guance le si infiammano di rosso: "Stamani mi sta facendo incazzare."

Io rido e poi mi guardo allo specchio: "Scusami per questa acconciatura originale."

"Non preoccuparti. Tu dovresti essere Bridget." Io annuisco e lei mi tende la mano: "Piacere Madyson"

"Sai che ore sono?" chiedo e poi sento le guance andare a fuoco. Non è certo la domanda che una nuova coinquilina si aspetta, ma lei non sembra nemmeno accorgersene e guarda l'orologio che ha nel polso. "Le otto e mezza."

"Cosa?" urlo e corro in camera. Scoppia a ridere seguendomi nella stanza più grande e poi ammicca: "Eravate così carini ieri sera. Però dovete darci dentro un po' prima se la mattina vuoi svegliarti presto."

Non capisco subito a cosa si riferisce poi scoppio a ridere anche io mentre mi infilo un paio di jeans a caso: "Nono. Hai frainteso alla grande."

Ma lei, come se non avesse sentito quello che ho appena detto, continua: "Ti sei scelta un gran figo, grande compagna di stanza!"

Io scrollo la testa divertita. A vederla così, capelli castani tendenti al biondo e occhi marroni sembra calma e anche un po' timida ma appena apra la bocca l'apparenza scompare. Un po' mi ci rivedo, così decido che mi piace e credo che potremo andare d'accordo.

"E' il mio migliore amico." spiego "Non ci diamo dentro."

"Sicura?" mi chiede con un sorriso malizioso. "Quel bacio sulle labbra quando è andato via non mi sembrava molto da migliori amici."

Alla fine della mattinata da studentessa, sono pronta per affrontare un pomeriggio da barista. Non appena metto piede allo Student's Point, Mimmo mi chiama nel loro ufficio. Sono stata così poche volte qui dentro che improvvisamente ho paura di essere licenziata.

"Ieri sera dopo che il locale si è svuotato ho trovato questo dietro a un divanetto."

Lo guardo confusa, non vedo che dovrei entrarci io con un borsello smarrito. Lui continua: "So che non si fruga nei borselli altrui ma dovevo capire di chi fosse e rispedirlo al proprietario. Ho solamente tirato fuori la carta d'identità, puoi vedere se lo conosci?"

Apre il portafoglio e tira fuori un pezzo di carte beige, me la porge e aspetta l'esito.

James Walker, nato il 26/04/1994 a Doncaster. Guardo velocemente la foto che lo ritraeva quel giorno di maggio quando voleva per forza andare a fare le fototessere. Si sentiva grande e voleva avere la carta d'identità a tutti i costi. Salii con lui nel suo motorino e raggiungemmo una piccola frazione di Doncaster dove c'è questo negozio. Ridemmo allo sfinimento e stemmo lì dentro per ben 30 minuti visto che lui non riusciva a tenere un'espressione adatta. Prima sorrideva troppo, poi aveva gli occhi spenti, poi era troppo serio, alla fine riuscì a mantenere una faccia giusta ma durò talmente poco che nella foto ha un angolo della bocca alzato e la fossetta che si spunta tutte le volte che inizia a sorridere.

"Si è James." Dico cercando di non sorridere. Non me n'ero nemmeno accorta.

"Bene. Tutto tuo, puoi riportarglielo!" mi lancia il borsello.

"Cosa? No, io non glielo riporto." Il cuore mi batte veloce.

Mimmo mi convince a portare a termine la mia missione come io convinco la signora dell'ufficio informazioni a dirmi il numero della camera di James.

Nel tragitto dell'ascensore mi permetto di dare un'occhiata al borsello. Lo apro lentamente e inizio a frugare nelle tasche. In quella più profonda, sotto lo spazio dedicato agli spiccioli, noto subito il bigliettino verde. Il mio cuore perde un battito e le mie labbra si incurvano in un sorriso.

Era un pomeriggio d'inverno, faceva troppo freddo per andare fuori, la televisione non trasmetteva niente di interessante e noi ci stavamo annoiando. James tirò fuori questo foglio verde e ne rimediò due piccoli pezzetti.

A Bridget, ti voglio tanto bene,

James Walker

5

Era quello il numero della sua maglia.

Il mio bigliettino recitava la stessa cosa:

A James, ti voglio tanto bene,

Bridget Harvey

10

Il mio numero fortunato, il mio giorno di nascita, il giorno in cui i miei genitori hanno giurato amore eterno di fronte a Dio e il numero della mia maglia di basket.

Sospiro e cerco di appiattire il sorriso che non ne vuole sapere di andarsene dalla mia faccia. Mi chiedo se sappia che lo ha lì dentro, se l'abbia mai letto e se leggendo abbia sorriso.


SPAZIO AUTRICE

Eccomiii, finalmente ce l'ho fatta. :) 

Nuovo capitolo, nuove emozioni, nuove scoperte.

Che ne pensate? Come reagirà James quando vedrà apparire Bridget sulla soglia della porta della sua camera? 

Lasciate commenti e sbizzarritevi con le vostre idee. 

Mi raccomando, stellineee :) 

Ire :) 

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