Capitolo 8 - James




Il vento di settembre si infila dentro i miei capelli come se fosse un pettine. Inspiro e espiro cercando di calmarmi.

Bridget se n'è andata da soli cinque minuti e io non faccio altro che pensare a lei. Non solo ho lasciato che tornasse a casa a piedi ma l'ho anche trattata di merda. Niente di nuovo commenta la vocina. E per la miseria ha ragione. Soltanto che non ci ho visto più: vederla lì, a bordo del mio letto con indosso il mio pigiama preferito, mi ha creato qualcosa con cui non voglio avere a che fare. Il senso di colpa, adesso, mi sta massacrando. Non volevo farla sentire inutile, non volevo che sentisse ciò che ho detto a Mark, non volevo togliermela dai piedi. Avrei voluto che restasse lì con me come ai vecchi tempi, magari avremmo mangiato insieme un gelato e poi avremmo parlato di tutti e di tutto.

Deciso di mettere un punto ai miei stupidi pensieri, inizio a correre e raggiungo i giardini. Senza pensarci sferro un calcio a una panchina prendendo preciso il ferro e rischiando di rompermi l'alluce del piede destro.

"Ma che cazzo di problemi hai?" la voce di Mark si fa sempre più vicina. Non rispondo e continuo a camminare verso l'edificio di San Paul. Mi siedo su uno degli scalini e aspetto che anche lui faccia lo stesso. "Allora?" insiste tirandomi uno strattone "Te la sei scopata la tua amichetta? E' toccato a te l'onore di sfondarla per primo o era già pronta?"

Scatto il piedi e gli mollo un ceffone in pieno viso. "Ripeto: ma che cazzo di problemi hai?"

Gli sono grato per non aver reagito, non sarei dell'umore giusto per intraprendere una serie di botte e cazzotti. Probabilmente l'ammazzerei. Non ho mai permesso a nessuno di parlare così di Bridget e se fino ad adesso mi facevo scorrere addosso le parole spese sul suo conto, da questo momento riprenderò la mia attività di difesa nei suoi confronti. Come quando eravamo amici.

"Smettila di parlare di lei."

Mark sghignazza, motivo per il quale odio fargli le mie confidenze.

Quando stavo con Beck, non faceva altro che ripetermi che valeva la pena stare con lei giusto perché un giorno gli avevo detto che scopava da paura. Si, lui non vuole altro. Sesso, sesso e solo sesso. È una testa di cazzo quando si tratta di ragazze: ne approccia una qualsiasi, le mette la lingua in bocca, le tocca le tette e poi se la scopa in qualsiasi posto si trovi.

Non che tu faccia di meglio, mi ricorda la vocina. Se c'è una cosa che Mark mi ha insegnato – e forse è l'unica – è il comportamento in discoteca. In effetti, è successo proprio questo quando Beck mi ha lasciato per l'ennesimo tradimento. Avevamo deciso di andare a ballare e prima di lasciarmi andare, Beck mi aveva fatto giurare che non avrei fatto stronzate. Detto fatto. A metà serata, quando avevo abbastanza alcol nelle vene, una ragazza con rossetto e capelli rossi si è fatta avanti. Con un paio di mosse ha risvegliato i miei ormoni.. e non solo! Non ho aspettato molto per portarla in bagno e scoparmela fino a che non sono venuto. Si è rivestita senza un minimo di imbarazzo e prima di uscire mi ha posto un bigliettino con scritto il suo numero che ho buttato nel cesso un attimo dopo.

Con Beck è finita così, senza una parola. E il fatto che più mi preoccupa è che mi sono sentito più libero che triste. Bel traguardo, davvero.

"Ma dove cazzo hai la testa?" Mark mi riscuote dai pensieri con un cazzotto nel braccio. Mi passo una mano tra i capelli, cosa che faccio quando sono in difficoltà: "Sono stanco, ho bisogno di dormire." Mi giustifico, imboccando a corsa, la strada per tornare verso casa.

"Aspetta" urla quando sono già abbastanza lontano "Ti ho preso questo, scommetto che ci saranno momenti di merda in cui ne avrai bisogno."

Sventola un piccolo sacchettino con il contenuto verdognolo e mi fa segno di avvicinarmi.

"Non posso portare dietro questa roba!" metto le mani avanti. Non voglio avere casini subito. So già che ne combinerò quindi parto premunito.

"Eddai, è solo un sacchettino, cosa succederà mai." insiste mettendo su il suo ghigno perfetto.

"Apprezzo il tuo sforzo di farmi un regalo ma non lo voglio" continuo a respingere.

"Non fare il senza palle, non hai da sottoporti a nessun controllo all'aeroporto e nessuno ti controllerà le borse. Prendila, ti servirà nei momenti in cui la testa sarà troppo piena dei tuoi cazzo di problemi."

Alla fine ha ragione, nessuno mi frugherà addosso e mi controllerà le tasche così infilo il piccolo sacchetto nelle mutande e gli tiro una leggera pacca sulla spalla sussurrandogli un misero "grazie".

"Divertiti e spacca tutto!" urla. Mi scappa da ridere così mi lascio andare e per un secondo indugiamo sul da farsi. Finalmente, ci lasciamo andare in un abbraccio che dura poco più di qualche attimo.

Quasi tutti quelli con cui passo la giornata finiscono per influenzarmi la vita. Mark ha un caratteraccio e a forza di stare con lui sono diventato come lui. Mia madre, con le sue premure che un po' di anni fa mi avrebbero fatto piacere, non fa altro che innervosirmi. E, Bridget.. Bridget è Bridget. Ha sempre influenzato in qualche modo le mie giornate e adesso che è tornata non fa altro che complicarmi l'esistenza. E la mente. Non riesco più a pensare lucidamente e quello che mi da più fastidio è che non capisco cosa mi interessi di lei. Si, ha fatto parte della mia vita per ben dieci, undici anni ma da quel maledetto giorno in cui me ne sono andato non mi ha più fatto effetto. Perché adesso si?

Cambio direzione dei pensieri sennò rischio lo scoppio del cervello: provo ad immaginare un James diverso da quello di adesso. Avrei potuto diventare un calciatore di fama mondiale, avrei mantenuto le mie poche ma favolose amicizie e in questo momento sarei potuto essere al suo fianco a combattere contro gli ostacoli della vita.

Di scatto allungo una mano sotto il letto e a tastoni arrivo al telefono. Appoggio il dito sull'icona della rubrica e scorro velocemente tutti i nomi presenti. "Beck.." dico avvicinandomi sempre di più a quello che sto cercando. "Bridget" sussurro. Prima di accorgermene ho già il cellulare incollato all'orecchio.

"Pronto?" la voce di Brith è un sussulto, posso notare la sorpresa. Sapevo che non avrebbe cancellato il numero!

Però le parole mi muoiono in gola, il cervello sembra smettere di funzionare e quello che volevo dirle scompare dalla mia mente. Stupido.

"Bridget?" volevo che risultassi sorpreso ma non so se ci sono riuscito.

"Si sono io."

La dolcezza che mette nelle parole l'ho sentita solo a mia madre. Ecco che torna il motivo per cui non posso starle accanto: la rovinerei. Ed è l'ultima cosa che voglio fare. L'ho già fatta soffrire abbastanza.

"Volevo chiamare Beck, ho sicuramente sbagliato a premere. Sai, sei sotto di lei."

Detto questo, riattacco. Si, sono un vigliacco.

Quando arrivo al dormitorio sento dentro di me una specie di conflitto: da una parte mi sento libero, lontano dal mio vecchio paese che mi ha portato solo guai; dall'altra mi sento solo, all'inizio di questa nuova avventura.

Mi sembra di essere piccolo di fronte a questi edifici enormi: un prato che sembra quasi finto si allunga di fronte a me e finisce esattamente quando inizia un viale con la ghiaia che circonda il verde. Mi guardo intorno incredulo di trovarmi davvero qui a coronare il mio sogno e cercando di trovare quella cazzo di 'i' delle informazioni. Quando vado in giro la vedo ovunque, porca puttana.

Percorro il vialetto con la valigia che fa un rumore pazzesco a contatto con i sassolini e poi entro nel portone più grande. Il cuore mi batte veloce e per un secondo mi metto a pensare per quanto tempo è stato fermo, senza provare alcuna emozione. Forse, successe quella volta che entrai in campo per la lotta al primo posto e la conseguente vincita del campionato ma si tratta comunque di due o tre anni fa.

Una donna anziana mi guarda al di sopra dai suoi occhiali e mi sorride: "Hai bisogno, ragazzo?"

"Sono James Walker. Dovrei iniziare le lezioni oggi stesso." Dico con una calma che non riconosco mia. Non sono nemmeno cinque minuti che sono qui ma questo posto mi piace.

Lei mi sorride, si posa meglio gli occhiali sopra gli occhi e guarda lo schermo del computer. Borbotta qualcosa tra se e se, tira un colpo al mouse che sembra non rispondergli e poi si rivolge a me: "Dal piano di studi che hai completato risulta che tu abbia la tua prima ora di biologia generale alle 10. Sono appena le 8.35 quindi hai più di un'ora per sistemarti nella tua camera. Piano quattro, stanza 264." Mi consegna la carta magnetica e mi spiega qual è la porta del dormitorio maschile. Sull'atrio cominciano già ad esserci alcuni studenti che corrono da una parte all'altra per arrivare in tempo a lezione. Seguo le indicazioni dell'anziana signora e mi trovo di fronte a un portone di legno con un cartello ben visibile con su scritto: 'E' assolutamente vietato per l'altro sesso entrare in questo dormitorio' ma non appena metto piede dentro l'edificio una ragazza mora, coperta ben poco mi sorpassa con una spallata. Mi giro a guardarle il didietro come mio solito e la vedo correre per raggiungere il portone di fronte al mio dove c'è attaccato lo stesso cartello.

Cerco disperatamente l'ascensore in questo corridoio che sembra un museo artistico e non appena lo trovo – tra l'altro già pronto – mi ci fiondo dentro e aspetto di arrivare al mio piano.

Una volta individuata la stanza e aperta la porta noto subito che ho un compagno di stanza molto disordinato: ci sono mutande e calze sopra il comodino, la scrivania è ricoperta da libri, le lenzuola grigie sono ammontate alla fine del letto e il bagno è ancora immerso nell'umido di un doccia appena fatta. 'Buon inizio' penso, ma non sarà di certo questo a fermarmi.

Dopo aver sistemato le cose al meglio - come mi ha insegnato mia madre quando ero piccolo - esco e porto con me il libro di biologia generale cercando di orientarmi nel grande parco.

Arrivo a lezione in anticipo, giusto il tempo per potermi scegliere il banco infondo. La classe inizia a popolarsi velocemente e io cerco, tra i volti, qualcuno di conosciuto, colui che potrebbe essere il mio disordinato compagno di stanza, il mio prossimo amico d'avventure.

Accanto a me si siede un ragazzo con i capelli arancioni che a fine lezione scopro essere molto silenzioso. Da un lato sono contento così non ho dovuto mettermi in mostra ma dall'altro mi dispiace perché ancora non ho mai aperto bocca con nessuno. Nell'ora di fisica il prof comincia a spiegare e parlare come una macchinetta tanto da non riuscire a stargli dietro. Mi guardo intorno senza dare nell'occhio e mi accorgo che sono tutti indaffarati a scrivere sul quaderno così tiro fuori il mio blocchetto degli appunti e mi metto a capo basso. Quando la campanella suona, un insieme di sospiri riempiono la stanza e la maggior parte dei ragazzi si precipita fuori. Io rimango un attimo stordito e poi fisso gli appunti di fronte a me: non mi era mai capitato, oltre che alle medie quando Bridget mi implorava di farlo, di prenderne così tanti. Avevamo fatto un patto: io aiutavo lei in matematica e lei aiutava me in geografia.

"Walker, giusto?" una voce pronuncia il mio nome con un accento un po' strano e sono così assorto nei miei pensieri che non mi sono accorto che è il professore di fisica.

"Si." Rispondo balzando in piedi come se fossi al servizio militare.

"Tutto bene?"

Merda. "Si certo. Stavo solo rileggendo gli appunti" mento poi mi affretto a preparare lo zaino perché questa conversazione sta diventando imbarazzante.

"Ci vediamo domani."

"Arrivederci." Lo saluto per poi rimanere solo nell'aula. Bravo Jay, hai fatto la figura del nerd!


SPAZIO AUTRICE

Ci sono! :) Eccoci con un nuovo capitolo che ancora, non è proprio nel vivo della situazione. Mi dispiace per coloro che vorrebbero vedere James e Bridget già insieme ma ci sono moooolte questioni da risolvere. Questi capitoli, diciamo un po' spenti, servono per far capire la vita dei personaggi! Spero che non vi annoiate! 

Allora, che ne pensate? James è un ragazzo un po' così: duro fuori e un casino dentro. Fatemi sapere le vostre opinione attraverso un commento e mi raccomando, non dimenticate di mettere la stellina che per me è importantissima! 

Poi, vi consiglio vivamente di leggere "Revelations" di Mary120394: non fatevi spaventare dai tanti capitoli, li divorerete proprio come ho fatto io! E' una storia fantastica, piena di intrecci che vi susciterà un sacco di emozioni!! 

Alla prossima settimana, 

Ire

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