Capitolo 27 - Bridget
Stefano è il vincitore di Masterchef Italia 4. Dopo aver alzato le braccia al cielo, corre ad abbracciare la sua compagna incinta e sua madre che, commossa, lo guarda fiera. Nicolò, in disparte e consolato dai suoi genitori, osserva la scena, dispiaciuto di non aver raggiunto il suo obiettivo.
"Te l'avevo detto che avrebbe vinto lui!" Harry mi guarda e sorride soddisfatto. Batte l'indice e il medio sulla sua guancia sinistra e mi lancia uno sguardo di sfida.
Il bar è ancora vuoto e Masterchef Italia, trasmesso in super ritardo dalle tv britanniche, è giunto al termine della sua quarta edizione.
Alzo gli occhi al cielo e mi sporgo dal bancone per dare il famoso bacio sulla guancia ad Harry, che si è guadagnato scommettendo la vittoria su Stefano. Nicolò è antipatico, presuntuoso e doppiogiochista, io stessa tifavo per Stefano. Però Harry mi ha battuto sul tempo e si è accaparrato lui il suo nome.
"Io me ne vado" annuncia infilandosi il giubbotto di pelle.
Annuisco: "Notte Harry!"
Entra un sacco di gente, come se tutti aspettassero che lui uscisse. Mi ritrovo di fronte a una folla che scalpita per avere un panino e riesco a rilassarmi due ore dopo, quando tutti hanno cambiato 'combustibile' e sono ad affogarsi nell'alcol nella stanza alle mie spalle.
È mezzanotte quando il bar rimane vuoto. Si sentono solamente musica, grida e battiti di mano che rimbombano decisi nella stanza alle mie spalle.
Nessuno verrà più da questa parte del locale escluso qualche ubriaco che sbaglia strada o che vuole ammazzare l'alcol con un panino.
Alle due sono sempre nella stessa posizione di prima ed inizio a accusare questa lunga giornata: le palpebre si fanno sempre più pesanti e anche le gambe iniziano a rifiutare di reggere il mio peso ancora per molto.
"Bridget, puoi iniziare a chiudere le porte e fare cassa" Paul sorride dalla porta della cucina e io mi affretto a completare tutti gli ordini in modo da poter andare a letto il prima possibile.
Il pub è deserto, eccetto per due amici che parlano tra di loro, una ragazza che pur avendo dei vertiginosi tacchi sotto i piedi non riesce ad arrivare al suo giacchetto posizionato troppo in alto, e.. James.
È stravaccato a pancia in su in uno dei puff bianchi e regge a stento un bicchierino di whisky nella mano destra. Mi guarda me sembra non avere il senso dell'orientamento.
Rabbia, delusione e amarezza avanzano in me e sono costretta a tirare indietro le lacrime che minacciano di uscire copiose dai miei occhi.
"Quanto ha bevuto quel ragazzo là?" chiedo a Paul cercando di far scomparire un groppo in gola.
Paul stringe gli occhi e fissa James cercando di ricordarsi. "Troppo."
"Ti ha già pagato?"
"Tollero solo i piccoli debiti al bar. Quelli al pub li ho eliminati dopo che un cliente, le prime volte, aveva bevuto così tanto da farmi un buco di settanta euro nella contabilità annuale."
Annuisco anche se non ho poi capito così bene quello che mi ha detto.
"Lo conosci?"
"Mh, si!" dico, distratta. Non riesco a togliere i miei occhi dai suoi che mi guardano impassibili, come se non vedessero altro che il vuoto. È incredibile come il mio corpo si pretende verso il suo quando il mio cervello realizza che potrebbe entrare in coma etilico da un momento all'altro.
"Se ne stanno andando tutti" afferma Paul, un invito gentile per dire 'togli le chiappe di quell'essere dal mio divanetto e portalo dove meglio credi'.
"Ci penso io a lui" sussurro mentre mi accomodo accanto a lui e conto automaticamente le volte in cui l'ho salvato da se stesso.
"James! Dobbiamo andare, James!" lo scuoto leggermente sperando che si riprenda presto da questo stato di trance. Sono incazzata, incazzata nera ma non riesco a trattarlo male come vorrei.
"Mi ami davvero?" biascica.
Rimango un attimo interdetta a riflettere sul detto che mio nonno dice ogni volta che vede qualcuno bere un po' più del dovuto: 'In vino veritas'. 'In Vodka figuriamocis' aveva aggiunto Harry ad una festa quando eravamo appena quindicenni, facendo ridere tutti gli invitati e tralasciando il fatto che aveva trovato questa frase su facebook.
Stando ai calcoli del mio migliore amico e di mio nonno, in questo momento sta parlando la coscienza di James, senza che lui lo sappia.
"Si, ti amo davvero" rispondo. Vorrei che lo sapesse sul serio, vorrei che si rendesse conto di quanto pesano quelle parole, ma quando mi guardo intorno, noto che Paul ci sta guardando con gli occhi di uno che vorrebbe solo dormire e mi sento tremendamente stupida a parlare con chi è quasi in coma etilico.
"Chiama un'ambulanza se hai bisogno!" esclama Paul.
"Nono, ce la facciamo da soli, vero James?" dico in fretta per paura che qualcuno lo porti via da me. Devo controllarlo, devo assicurarmi che stia bene.
"Vero James?" ripeto, dandogli una piccola gomitata nel costato.
"Si, certo. Ora tu vecchiaccio, lasciami in pace con la mia fidanzata!"
Paul fa un passo in avanti, pronto a rispondergli per le rime poi si ferma e mi guarda dritto negli occhi: "Non sapevo tu fossi fidanzata."
"Nemmeno io!" confesso mentre il mio stomaco fa una capriola "Scusalo Paul, lo porto subito via."
Salutando il mio capo, mi carico il braccio buono di James sulla spalla e usciamo dal locale con la fretta di una lumaca nella gara contro una tartaruga. Il suo peso è morto, struscia la gamba ferita a terra e con l'altra si dà leggere spinte per aiutarmi in questa ardua sfida contro i miei muscoli.
Arriviamo nella mia stanza mezzora dopo. Questa volta la fortuna mi è stata d'aiuto e Madyson non è rannicchiata nel suo letto a russare. James si lascia andare nel materasso della mia compagna di stanza mentre io rimango un attimo appoggiata alla scrivania per riprendere fiato.
"Bridget.." mugola, cercando di tirarsi a sedere.
"Dimmi James."
A tutto c'è un limite e in questo momento la mia pazienza è arrivata al capolinea.
"Voglio dormire con te, non in questo letto."
Sospiro: "Per adesso rimani lì, vado a cambiarmi."
Mugola, ma non ribatte. Neanche domani mattina gli sarà passata questa sbornia, penso mentre mi dirigo verso il bagno.
Quando torno in camera, James è rannicchiato nel mio letto e fissa il soffitto.
"Fammi spazio" sussurro.
Si è preso una piccola parte del materasso - mettendosi di lato, di fronte a me - la mano sotto la guancia sinistra e gli occhi fissi sui miei. Le nostre gambe sono intrecciate e con una mano mi cinge il fianco. La sbornia sembra quasi passata se non fosse per i suoi occhi iniettati di sangue e la scena sembra apparentemente normale: una semplice notte tra due fidanzati che vogliono dimostrarsi il loro amore. Peccato per il nauseante odore di alcol che ha impregnato i suoi vestiti e che esce dalla sua bocca ogni volta che espira.
"Io.." mormora "Io credo di amarti."
Tutto si ferma, il mio stomaco si ribalta e il cuore inizia a battere forte.
"James, sei ubriaco."
"Questo non cambia niente, se ti amo ti amo."
"Ne riparliamo domani mattina, Jay. Adesso dormi."
"Buonanotte amore della mia vita" dice prima di cadere in un sonno profondo.
"Buonanotte bugiardo!" bisbiglio io, accarezzandogli la guancia piena di barba e lasciandogli un piccolo bacio sul naso.
Quanto avrei voluto che quelle parole fossero vere e non fossero dettate dall'alcol in circolo nel suo corpo. Quanto avrei voluto che fossi davvero l'amore della sua vita, quello importante, quello che resta impresso sul tuo corpo per sempre come un tatuaggio sulla pelle.
È una canzone rimbombate a darmi il risveglio, di quelle dove per le parole non c'è spazio e una serie di strumenti vengono uniti per creare un ritmo devastante sia per la testa che per le orecchie.
La gamba di James, a contatto con la mia, vibra e da qui deduco che sia il suo telefono a squillare.
Cambiare quella odiosa suoneria sarebbe stato il prossimo obiettivo se fosse capitato ancora una volta di dormire insieme.
Speriamo! Si gongola la mia vocina e per una volta tanto sono d'accordo con lei.
"Cazzo che mal di testa!" esordisce James stirandosi e rischiando di farmi cadere dal letto mentre sfila il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni.
"Se avessi bevuto di meno."
La mia voce risulta dura e fredda, proprio come avevo ideato. Ben gli sta, così impara.
"Ti prego rispondi tu, è mia madre!" mi implora facendo finta di non aver sentito la mia ultima frecciatina.
Prima di poter controbattere e dirgli che non avrei saputo cosa raccontarle, James trascina il cerchio verde al centro dello schermo e mi porta il telefono all'orecchio.
"James? Si, James, mi senti?" Katie sbraita al telefono e se non fosse stato per gli occhi a cerbiatto del mio compare, sarei stata con la bocca chiusa facendogli passare un brutto quarto d'ora.
"Ehm.. ciao Katie, sono Brith; come stai?"
"Oh mio Dio, Bridget sei davvero tu? Bridget Harvey?" la sua voce è piena di sorpresa e mi scappa un sorriso spontaneo sulle labbra. Dopo aver alzato gli occhi al cielo, James si butta di nuovo a letto scomparendo sotto la mia coperta sussurrando un qualcosa di simile a 'buona chiacchierata'.
"Che ci fai con mio figlio, Brith?" è sorpresa. Lo sarei anche io, sapendo cosa mi ha fatto passare quest'infame!
"Oh ehm.. l'ho incontrato nel bar dove lavoro e ha pensato che ti facesse piacere risentirmi!"
James fa capolino dal lenzuolo con un ghigno perfetto che mi fa scoppiare a ridere costringendomi a tappare il microfono del telefono con una mano.
"Avete fatto pace? Dimmi che è così, ti prego. Vi volevate tanto bene, eravate così carini insieme."
Sospiro, avendo ben impressi nella mente gli attimi a cui lei si riferisce.
"Si, una specie!" le rispondo facendola scoppiare a ridere.
"E dov'è quel mascalzone?"
"Te lo passo subito Katie, mi ha fatto piacere parlare con te e spero di rivederti presto!"
"Riportalo sulla buona strada Brith, fallo per lui."
Se solo sapessi che tra un po' gli esce il cervello perché ha bevuto troppo ieri sera, non saresti così contenta.
Passo il cellulare a James che liquida sua madre con un paio di risposte monosillabiche e torna a sbattere la testa sul cuscino chiudendo gli occhi.
"Mi dici che ti è preso? Perché hai bevuto così tanto?"
Prima apre un occhio, poi l'altro.
"Stavi baciando Turner, per la miseria Brith. Abbiamo pranzato insieme cinque ore prima, credevo che bastasse per dare una svolta alla nostra relazione.. o qualunque cosa sia."
La rabbia mi sale al cervello tanto veloce quanto il mio cuore sta battendo in questo momento. Io e lui abbiamo una relazione, davvero? Ed è geloso, super geloso.
"Prima cosa: non puoi parlare se non sai come stanno le cose. Con Harry avevamo fatto una scommessa sul vincitore di Masterchef Italia e ha vinto lui, rimediando così il bacio. E sottolineerei che è stato sulla guancia. Seconda cosa: non era affatto una mancanza di rispetto nei tuoi confronti. Che razza di persona sarei se ti dichiarassi il mio amore e poi baciassi il mio migliore amico? Credi davvero che possa essere in grado di fare una cosa del genere? Mi sento offesa, credevo che mi conoscessi!" alzo una mano per dirgli di non interrompermi "Terza cosa, quella davvero importante: pensavo tu fossi intelligente ma devo ricredermi. Spiegami perché sei andato ad affogarti nell'alcol invece che venire da me e chiedermi spiegazioni!"
"Stavi lavorando."
"Non mi sembra una buona giustificazione" affermo, alzandomi dal letto.
Con un gesto improvviso, mi afferra per il polso e mi fa cadere di nuovo accanto a lui nel letto.
"Hai davvero voglia di andare a lezione?"
"Devo." Il battito del mio cuore aumenta notevolmente alla consapevolezza che James voglia passare altro tempo con me.
"Ma non vuoi.. giusto?" sghignazza.
"Cosa dovrebbe spingermi a rimanere qui?"
Come se aspettasse questa domanda per agire, James sorride e si avvicina lentamente a me.
Le nostre labbra si toccano un secondo dopo, impazienti di stare ad aspettare. È l'ennesimo bacio, ma non mi abituerò mai all'idea che James Walker stia scegliendo proprio me.
Le lingue si intrecciano, ballano insieme una danza dettata dall'eccitazione e dalla passione che sta scoppiando in questo momento.
Lui si muove, si protende verso di me, allunga un braccio dietro la mia testa e mi sovrasta con il suo peso.
"Può bastarti?"
Scuoto la testa, imbarazzandomi un secondo dopo per aver capito a cosa ho appena ammiccato.
Sul volto della mia cotta adolescenziale si dipinge un sorriso sincero, di quelli comparsi poche volte.
"Devo fare un'ultima cosa!" dice, alzandosi da me e dirigendosi verso la porta. Gira la chiave dentro la serratura e torna nella mia direzione con un ghigno divertente.
"Ma non è giusto, se Madyson volesse entrare.."
"Può stare fuori per una mattina, adesso abbiamo da fare!"
Le sue mani si impossessano del mio viso, lo accarezzano, lo studiano in tutti i suoi angoli.
"Ci avresti mai creduto?" mi sussurra all'orecchio lasciando che una serie di rividi mi percorrano la schiena. La sua bocca adesso cerca il mio lobo e dopo averlo trovato, lo inumidisce facendomi gemere ad ogni passaggio della sua lingua sulla mia pelle bagnata.
"No, ma ci ho sempre sperato!" ammetto, desiderando che adesso non si monti troppo la testa.
Il mio corpo si spinge automaticamente verso il suo, in quello che definisco un attacco improvviso di sentirlo a stretto contatto, come se non volessi che se ne andasse mai più.
La sua mano alza lentamente la mia maglietta e con un gesto veloce si infila sotto il tessuto e inizia ad accarezzare la mia pelle bramosa di lui. Ad ogni suo passaggio il mio corpo si infiamma, si pretende verso James che, ad occhi chiusi, si gode i miei gemiti.
Lo imito infilando la mia mano tremante sotto la sua felpa leggera e cerco avida i suoi capezzoli. Voglio arrivare subito al dunque, voglio sentire i suoi gemiti e sperare che per una volta vada tutto bene. "Cazzo" sibila aprendo gli occhi. Le sue palpebre sono dilatate dal piacere e il suo bacino si muove già a un ritmo sostenuto nonostante ci siano più di un paio di tessuti a dividere le nostre intimità. Spingo le anche verso il suo corpo e non mi ci vuole molto per capire che la sua erezione è già al massimo e minaccia di uscire dalle mutande nere di Calvin Klein.
Sapevo che avesse un buon gusto nel vestirsi, ma adesso anche nell'intimo.. mmh
Scaccio la vocina, mi bastano già tutti i pensieri che mi stanno offuscando il cervello in questo momento.
A riscuotermi dalle mie conversazioni mentali è James che armeggia con il bottone dei miei pantaloni non riuscendo a sganciarlo. Sghignazzo per la scena buffa e lo aiuto: "Ecco fatto, semplice!"
"Se vuoi sfidarmi, prova a sganciare i miei in meno di un minuto!" mi fa la linguaccia e io dimentico tutte i fatti, tutti i problemi che abbiamo avuto nel corso della nostra adolescenza. E' diverso, è felice ed è con me. Non chiedo altro.
Alza la maglietta e scoppia a ridere vedendo la mia faccia allibita. Sta indossando uno di quei pantaloni che ho sempre odiato: hanno decine di bottoni al posto della solita zip. Anche mia madre li comprava a mio padre fino a che io iniziai ad andare con lei a fare shopping e le bocciai l'idea prima che potesse portare quegli orrendi jeans alla cassa.
"Oh nono, fai pure da solo. Non vorrei che mi riempissi le dita di calli!"
"Se non ti vengono per slacciare i miei bottoni ti verranno per fare altro, cara Brith. Le tue mani si sciuperanno comunque!"
Scoppio a ridere e mi concentro sul ragazzo di fronte a me che sta si sta spogliando senza togliere gli occhi dai miei.
Ingoio rumorosamente la saliva che stava per fuoriuscirmi dalla bocca e osservo le sue cosce muscolose muoversi verso di me.
In meno di una falcata mi raggiunge, si stende su di me e ricominciamo dove avevamo lasciato prima di questa piccola sfida. Le sue labbra cercano avide i miei capezzoli, stringendoli e leccandoli in ogni loro parte e facendomi provare un piacere immenso.
In un istante mi ritrovo completamente nuda e realizzando la scena, avvampo.
"Sei sempre la solita vergognosa" dice scoppiando a ridere.
Beh, di sicuro non è la scena di sesso romantica che si vede nei film ma questi siamo noi e non potrei desiderare di meglio.
"Pronta? Il camion più grande del mondo, con dieci rimorchi attaccati sta per infilare nella galleria!"
Nonostante l'ansia e il desiderio di sentirlo finalmente dentro di me, scoppio a ridere e mi godo questo momento di assoluta spensieratezza. È questo il James che voglio, quello che io conosco.
Lentamente, con una dolcezza che credevo non potesse avere, spinge il suo sesso dentro di me.
Piacere e dolore si propagano dentro di me in un'emozione unica, difficile da spiegare.
Il mio cuore rimbalza nel petto, minacciando di uscire. Le grida di piacere vengono imprigionate poco dopo aver preso voce nella bocca di James che sta esplorando di nuovo la mia.
Le spinte si fanno regolari, abituandomi alla sua grandezza.
Altro che dieci rimorchi, questo è direttamente l'aereo più grande della Ryanair!
Ci abbandoniamo al piacere, regalandoci baci, carezze e gesti di cui solo noi due sappiamo l'emozione.
Scusatemi il capitolo più lungo dell'aereo più grande della Ryanair :D ma volevo farmi perdonare la lunga attesa (e la ripetizione)! :)
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