Capitolo 14 - James


Too young

too dumb

to realize. 


Che sono un idiota non è una novità. Giro e rigiro il sacchettino nelle mie mani decidendo cosa farne. Lo apro il minimo necessario per respirare l'odore e farmi trascinare di nuovo giù nella voragine. Dopo aver trovato le cartine, ne spiano una sulla mia scrivania e ci metto dentro l'erba necessaria; la scrollo, inserisco il filtro e la porto alla bocca per leccarla e quindi chiuderla.

Cammino fino a che non trovo un parcheggio abbastanza ampio per passare inosservato.

Sedendomi sul muricciolo, faccio il primo tiro osservando le varie macchine che sfrecciano nella grande strada al di là delle sbarre automatiche.

Stamani poteva essere una di quelle poche mattine in cui il mio umore non precipita alzandomi dal letto. Invece quel biglietto ha fatto tornare la nuvola nera sopra di me.

Con la testa altrove mi sono rivestito, sono andato in bagno a vedere in che condizioni potessero essere i miei capelli e proprio mentre stavo per uscire qualcuno ha bussato alla porta. Ho esitato più volte prima di aprire ma poi mi sono deciso a abbassare la maniglia. "Brith, devo aspettare un mese prima che tu apra questa maledetta porta?"

Ancora quel soprannome, devo davvero dirglielo che lo posso usare solo io?

"Oddio ma che ci fai qui?" ha esclamato Margot sulla soglia della porta prima di controllare con un'occhiata la situazione in camera.

Mi ha scansato bruscamente con una gomitata e ha passato in rassegna tutti gli angoli della stanza: "E lei dov'è?"

"Se n'è andata" è stata l'unica cosa che sono riuscito a dire.

"Perché ci sono delle coperte con un cuscino, qua dietro?"

"Ho dormito qui."

"Non credo che Bridget ti abbia fatto dormire accanto a lei dopo quello che ha passato a causa tua!"

Non sono stato il migliore amico perfetto, ne una spalla buona sulla quale piangere, ne il rifugio adatto per i suoi problemi. La curiosità di sapere di più si è fatta strada dentro di me, bloccata poi da quell'orribile senso di colpa che mi causa l'immagine di Bridget rannicchiata nel divano a piangere. Per colpa mia.

"Credi che le persone che abbiamo amato ci rimangono dentro per sempre?" le parole mi sono uscite come un fiume in piena. Non so bene come mi è venuta questa domanda e nemmeno il motivo per il quale il mio cervello ha deciso che la mia bocca potesse parlare.

Le labbra di Margot si sono incurvate in una 'O' perfetta mentre cercava di metabolizzare: "L'amavi?"

Per la miseria, In che guaio ti sei cacciato? Ha esordito la mia vocina.

"No, ehm.. cioè" peggio di un ragazzino di 13 anni alle prese con la prima cotta "No, non sono stato innamorato di lei."

Il visto di Margot si è fatto rosso di rabbia e ho temuto che potesse scoppiare da un momento all'altro. "E allora perché l'hai detto?" il suo tono è cambiato: da quasi calmo ad accusatorio.

Avanti James, smetti di fare il bambino. Riprendi le redini del tuo cervello!!

"Ho provato un sentimento forte per lei. Ma non era amore." Ho recuperato la mia personalità dura e autorevole e mi sono sentito subito più forte.

"Parli al passato" mi ha fatto notare. Ha cercato più volte di apparire disinvolta quando il suo sguardo cadeva suoi miei addominali ma non è riuscita a passare inosservata.

"Non provo più nessun sentimento per lei" ho affermato e ho dovuto domandare a me stesso se fosse la verità o l'ennesima stronzata.

In lontananza il rimbalzare di un pallone da basket mi crea confusione alla testa. Con i piedi schiaccio quel che resta della canna. Fanculo a chi dice che porta sfiga, ne ho già abbastanza.

Cammino con le mani in tasca e la testa bassa, lo sguardo fisso sull'asfalto che scorre sotto i miei piedi. Più che mi allontano dal parcheggio e più che il rumore del pallone da basket è vicino. Oppure è il mio cervello che sente rumori inesistenti? Scaccio una mosca o forse era qualcosa che i miei occhi hanno visto ma non c'era.

L'effetto dell'erba questa volta è più immediato e più forte. Chissà Mark dove ha preso questa roba.

Un innocuo sasso è fermo sul vialetto che sto percorrendo così decido di fare come facevo quando mio padre ed io camminavamo mano per la mano lungo le vie del paese: tiravamo piccoli calci facendo del sasso un pallone e portandolo con noi per tutto il tragitto. Purtroppo però, la mia mira scarseggia e mi ritrovo ben presto a tirare un calcio all'aria con tanto di dolore alle palle. Istintivamente mi ci porto una mano e il mio viso si contrae in una smorfia.

Come se il destino mi sfidasse a chi è più forte, una donna passa preciso in questo momento e, scuotendo la testa, copre gli occhi al bambino che ha in braccio. Cazzo, devo essere proprio orrendo da vedere.

Soffermandomi meglio sui rumori capisco che la persona che fino a ora giocava a basket, adesso ha smesso: si sente solo il rombare dei rumori delle auto, un clacson e qualche sirena in lontananza.

Per un attimo ho il dubbio che fosse tutto frutto della mia immaginazione oppure che l'effetto della canna fosse passato ma quando alzo gli occhi per guardare le nuvole, prendono tutte la stessa forma: un cavallo. Scuoto la testa più volte e torno a concentrarmi sulla strada sterrata per non cadere a causa di qualche buca.

Finalmente, riesco a scorgere la esile figura che gioca a basket. Forse è un maschio. Oppure una femmina. Mi sembra di vedere una coda che a volte si camuffa nel cappuccio della felpa. Resto imbambolato sul giocatore o sulla giocatrice per un paio di secondi fino a che un colpo sordo, del pallone a contatto con il ferro, mi fa riscuotere.

I lampioni del campo illuminano il centro e i due canestri laterali creando così alla persona che gioca, un ombra che la segue ovunque. O forse c'è qualcuno con lei? Stringo gli occhi per vedere meglio ma provoca l'effetto contrario: i canestri adesso sono quattro e i lampioni hanno smesso di far lume.

Sbatto più volte le palpebre e continuo a strascicare i piedi per raggiungere il soggetto che sembra ancora non avermi notato.

Come non detto! Inciampo sullo scalino di entrata del campo ornato da strisce bianche e il giocatore si gira.

"Chi è?" la voce di Bridget risuona tra la mura e si sente per altre cinque volte. Bridget? Merda, adesso ho anche le allucinazioni. Cerco di tirarmi su, girandomi e mettendomi a sedere ma non appena tento di fare la manovra il piede mi scivola a causa dei sassolini e rischio di spaccarmi il naso nell'asfalto. I passi si avvicinano e penso che deve essere proprio un giocatore sfegatato visto che non smette nemmeno di palleggiare.

"James. Ma che cazzo fai?" la sua voce è dura e sono costretto a guardarla in faccia per vedere se è davvero lei o se il mio cervello riceve voci sbagliate. Riconosco subito i suoi occhi. Non sono come quelli di una volta: adesso sono tristi e se non mi sbaglio anche velati di lacrime. Ancora per colpa tua. Scaccio la vocina e mi concentro su di lei: indossa un paio di pantaloncini larghi blu e una canottiera lunga gialla. È bella anche vestita così. Stai delirando.

"Guardati" sussurra con la voce carica di disprezzo. Ho voglia di diventare piccolo e di scomparire sotto l'asfalto di questo insulso campo da basket. Mi vergogno di me stesso. Non mi era mai capitato fino a adesso e ora capisco il perché: ho sempre avuto a che fare con persone che si comportano come me e non mi sono mai trovato in situazioni come questa. La maggior parte delle volte che inciampavo per strada, Mark era accanto a me che rideva come un pazzo drogato ma mai nessuno mi aveva fatto notare quanto io stesso sia ripugnante.

Finalmente riesco a mettermi a sedere e la realtà mi colpisce come un pugno in piena faccia. Faccio schifo e la riprova è il volto di Bridget. È scuro e pallido, la sua bocca di solito sorridente è incurvata all'ingiù, il suo naso è arricciato e i suoi occhi sono vuoti. Un altro pezzetto del mio cuore cede, cade a terra e con lui, la mia dignità. Mi passo una mano nei capelli aspettando che Bridget mi aiuti ad alzarmi ma con mia grande sorpresa, mi volta le spalle e tenta un tiro da metà campo. La palla rimbalza sul tabellone e finisce perfettamente dentro la rete facendo uno 'ciaf' stupendo che mi ricorda il mare e le belle giornate.. un ricordo sfumato, insomma.

"Però!" esclamo spontaneamente. Lei con un balzo riprende la palla e con un terzo tempo ottiene un altro punto. Merda, non ricordavo che giocasse così bene. No, a dire il vero non mi sembrava che giocasse. Tuttavia, qualche frammento sfuocato ce l'ho: il martedì, il mio giorno libero dagli allenamenti di calcio, le restituivo il favore. Salivo sugli spalti del palazzetto e la guardavo mentre correva da un estremo all'altro del campo con la palla a spicchi da lei tanto amata. Ogni volta il suo sguardo mi cercava e ogni volta che mi trovava le sue guance si facevano rosse come un pomodoro.

"Vuoi fare un tiro?" mi propone come se fosse la cosa più normale del mondo e come se fossimo due amici come tutti gli altri. Mi lancia il pallone e prima che me ne accorga è già contro il naso. Lei sussulta e in un attimo è da me: "Merda. Scusami."

Cerco di sorriderle ma il dolore è atroce e toccandomelo mi viene la paura che sia rotto. Non avrebbe dovuto tirarmelo con tutta quella forza ma ho capito che in quel lancio c'era la rabbia che ha accumulato in questi giorni. In questi anni. E me lo sono meritato.

Mi siedo a terra e lei mi guarda dall'alto costringendomi a incontrare quelle iridi verdi.

"Vuoi il ghiaccio?" mi chiede.

Spalanco gli occhi: "Non credo che anche se lo volessi, ce l'avresti!" la stuzzico.

Fa una corsetta a fine campo e dai piedi del canestro tira fuori un sacchetto con un gel azzurro all'interno. Merda, avrei dovuto immaginarlo: cazzo, lei è Bridget.. ha sempre tutto sotto controllo. Me lo posa sopra il naso facendomi sussultare per il contatto con il freddo. Preme un po' di più e improvvisamente l'effetto della canna sembra essermi passato: dovresti chiederle un po' più spesso di tirarti palloni da basket in faccia!!

SPAZIO AUTRICE 

Ecco le 20 stelline ed ecco il nuovo capitolo. 

Però vorrei farvi una domanda: siete meno calorosi, c'è qualcosa che non vi piace? 

Che ne pensate di questa nuova parte? 

Sbizzarritevi nei commenti e mi raccomando, non dimenticatevi la stellina! 

Ire :) 

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