Epilogo

L'urletto di Nathan lo risvegliò dalla pennichella.

Si sporse dal ramo in tempo per vederlo ribaltarsi da un albero vicino e precipitare a gambe per aria nella neve.

Yan soffiò divertito, poi fece un gran sorriso prima di calarsi e balzargli addosso.

I due amici rotolarono l'uno sull'altro, inneggiando battaglia.

James sollevò la mano e prese ad alzare una alla volta le dita, contando i secondi fino al numero cinque.

Appena il mignolo scattò verso l'alto, lo strillo di Nathan annunciò il termine della lotta, decretando la sua sconfitta.

James sventolò poi la mano come a dar via alla musica, di fatto il nitrito dell'amico prese a risuonare in ogni angolo del bosco: «Dove ho sbagliato adesso?! Mi sono arrampicato sugli alberi milioni di volte, e adesso cado! Che idiota!»

«Avanti, stai calmo» ridacchiò Yan, che ogni volta tentava di rendergli il problema meno pesante. «Il freddo rende i rami più scivolosi. E se sei così nervoso, finirai solo per sbagliare. Devi rilassarti.»

«Come faccio a rilassarmi? Forse non sono stato attento perché l'albero era basso e sotto c'era la neve? Devo trovarne uno più alto.»

«Così da rischiare la vita? Ma sei scemo?»

«A quanto pare sì!»

Come sempre, Nathan ignorava le rassicurazioni di Yan e seguitava invece a definirsi un incapace, un demente, un debole.

«Non sei un "debole", Nate!» urlò James. «Sei un "bestia"!»

«Non mi fa ridere, James! Perché non vieni giù ad aiutarmi, anziché rimanere a grattarti la pancia?»

Irritato per quella che ormai era la monotonia, James si tirò a sedere e scese dall'albero con una certa maestria che, molto probabilmente, infastidì Nathan più di quanto già non fosse.

Gli stivali schioccarono malamente sulla neve acquosa e fangosa. I suoi amici ne erano macchiati ovunque, fradici come due spiritelli degli stagni.

Accanto al cipiglio insoddisfatto di Nathan, Yan strusciava gli occhi verdi nella stanchezza.

James perse il sorriso per rispondere all'occhiataccia: «Dacci un taglio, puledrino. Per oggi va bene così.»

Nathan tornò a imprecare, ma lui lo superò senza dargli troppo peso.

Andava a finire così la maggior parte delle volte.

«Nate, stai calmo» tentò ancora Yan, quasi disperato. «Sei scivolato a causa dei rami bagnati. Pensa alla muscolatura che hai messo su negli ultimi mesi. Ci siamo allenati un sacco! E tu ti sei impegnato così tanto!»

Sì, ed era diventato insopportabile.

James capiva che Nathan fosse rimasto traumatizzato dopo il rapimento da parte degli elfi e che adesso desiderasse con tutto il cuore proteggere la ragazza che amava. All'inizio aveva addirittura apprezzato la sua iniziativa.

Adesso però che gli elfi erano stati sconfitti, non c'era più pericolo che qualcuno creasse loro problemi. Certo restava la minaccia dei Cacciatori Oscuri, ma loro non potevano assolutamente avere idea di dove si trovassero i "bestia" tanto odiati.

No, pericoli non c'erano, ma Nathan era ormai diventato più paranoico del solito.

Si sentiva soprattutto in colpa per non essere riuscito a proteggere Skye.

James invece non lo biasimava. Magrolino e deboluccio com'era, ammirava anzi il fatto che in quel frangente avesse sollevato i pugni per combattere due elfi, creature contro le quali lui stesso si era trovato in difficoltà, figurarsi...

Le parole degli amici non erano servite a rassicurare Nathan, che aveva chiesto a James e a Yan di allenarlo per almeno tre giorni alla settimana.

Impuntato, non aveva voluto rallentare neanche con l'arrivo della neve, nonostante la caccia fosse diventata una priorità.

Erano tre mesi che James cercava di farglielo capire ostentando indifferenza, considerato che le parole taglienti non avevano funzionato.

Ed era servito a qualcosa?

Assolutamente no!

Ormai mancava un mese alla fine dell'inverno in montagna, la neve aveva già cominciato a sciogliersi e le nuvole lasciavano spesso cadere la pioggia a lavarla via.

Sembrava che la primavera sarebbe giunta prima rispetto all'anno scorso.

Presto le prede si sarebbero svegliate dal letargo, e gli abitanti di Shiwh avrebbero avuto molti più prodotti da dare all'Umhïrtröfa in cambio dei suoi servizi – e in verità anche solo per affetto.

Così la scusa di James per stare lontano da Nathan si annullava – sebbene non fosse mai servita granché.

Certo non era male se l'amico si rafforzava un po', gli avrebbe fatto soltanto bene, e su quel punto James era più che disponibile nell'aiutarlo.

Se soltanto Nathan non fosse stato così fastidioso, irritante, sempre pronto a buttarsi giù.

Se non altro in passato si limitava a rintanarsi in un angolino e a piagnucolare tra sé e sé, mentre adesso sfogava la frustrazione con parolacce e risposte contro cui James raramente riusciva a tenere ferma la lingua.

Mentre i due alle sue spalle andavano avanti a discutere, lui sbatté le palpebre, riuscendo a individuare una macchia arancione sullo sfondo dalle rocce imbiancate.

I piedi accellerarono istintivamente insieme ai battiti del cuore.

Si fermò in scivolata per sollevare quanta più neve addosso a Xerxes, prima di afferrarlo nella minaccia di farlo cadere all'indietro. Gli fece invece mantenere l'equilibrio e lo raddrizzò, godendo della sua risata radiosa.

«Mi hai macchiato di fango, furbone!»

«Povero principino!» James portò le mani al petto e finse un tono dispiaciutissimo. «Come farà con i calzoni sozzi di melma?»

Quando smisero di pizzicarsi a vicenda, il principe si girò a guardare Nathan e Yan. «Di nuovo?» chiese soltanto.

James scrollò le spalle. «Di nuovo. Che ci vuoi fare? Io e te ci avviamo al Rifugio?»

Xerxes però continuava a fissare Nathan, il sorriso scemato nella preoccupazione. S'impensieriva per lui, come sempre. Se Nathan era nervoso, allora anche lui si sentiva giù di corda.

James alzò gli occhi al cielo senza farsi notare. Sopportava a malapena quel loro legame empatico, era una cosa che lo faceva rodere dentro.

«Beh, io mi avvio, eh» borbottò asciutto, a stento ricacciando il ringhio gutturale caricato in gola.

Almeno stavolta Xerxes si girò a guardarlo. Forse non si era accorto del suo tono, o forse lo aveva recepito e volle provare a calmarlo, perché fece un nuovo sorriso, stavolta a labbra chiuse.

L'intento fu efficacie.

James si girò di scattò e si allontanò in fretta solo per timore che all'amico non sfuggissero le sue guance arrossate, o che addirittura arrivasse a udire anche a distanza il tamburellare frenetico del suo cuore.

Rimessosi gli occhi-di-vetro, risalì la collina da solo, s'infilò nel tunnel e, attento ai suoni che lo circondavano, si avvicinò al Rifugio.

Gli stivali di Skye erano già posati accanto a quelli di Owen.

James infilò le pantofole e, un po' più allegro grazie al calore delle pareti, slittò in salotto per tuffarsi all'indietro sul divano.

Mentre si stiracchiava sbadigliando, i riccioli di Skye occultarono la visuale del soffitto. «Dov'è Nathan?»

Lui portò la mano sugli occhi. «Che palle con questo Nathan! Non ne posso più!»

«Di nuovo arrabbiato? Owen, non è che puoi fare qualcosa per calmarlo?»

La voce tranquilla e supponente del loro amico risuonò vicina: «Preferirei non tentare con sostanze più forti di una tisana. Peccato che gli effetti siano momentanei».

«Almeno provaci» sibilò James. «Non lo sopporto più!»

«Veramente parlavamo di te.»

James ignorò la battuta, rotolò giù dal divano e scivolò lungo il tavolinetto per andare a sdraiarsi davanti al camino acceso. Col viso nascosto tra le braccia, si beò tanto profondamente del calore che si assopì, cadendo in un dormiveglia contornato dai brontolii del suo stomaco e dagli zampettii di Niawn e Dustin a massaggiargli la schiena.

«Non hai chiesto a Xerxes di venire con te?» il tono fastidiosamente malizioso di Skye lo riscosse dal torpore.

James non le dette la soddisfazione di alzare la testa, però rispose seccato: «Sì, gliel'ho chiesto».

«E perché non è venuto?»

Il ragazzo strinse le dita, percependo le cicatrici sulle nocche contrarsi. «Sai che Nathan è la luce dei suoi occhi. Si preoccupava che si fosse fatto la bua o che mettesse il broncino.»

«Avanti!» rise Owen. «Non sarai mica geloso!»

James non lo sapeva, né aveva voglia di pensarci.

Sperava soltanto che l'indomani, dato che Owen aveva la giornata libera e potevano trascorrerla tutti insieme, Nathan sarebbe stato più tranquillo, così Xerxes non avrebbe dovuto darsi pena per lui. Forse l'argomento degli allenamenti sarebbe balzato fuori a un certo momento ma, come sempre, James sarebbe stato pronto a eclissarlo.

«Vedrai che domani andrà meglio» pensò anche Skye.

Non era la prima volta che i loro pensieri andavano di pari passo, anzi accadeva così spesso che lui neanche si sorprese.

«Cercherò di tenere Nathan tranquillo, Jamie. Mi dispiace che sia così stressante, lo ammetto anche io. Però... insomma, lo capisco. E non ho cuore di sgridarlo, dato che fa tutto questo per me.»

Aveva ragione, neanche James se la sentiva ad alzare troppo la voce con lui, nonostante si comportasse come una zappata nelle sue parti più rotonde.

La conversazione terminò, dunque cercò seriamente di stendere i nervi per pensare ad altro.

Con una guancia premuta sul tappeto, teneva l'orecchio libero pronto a recepire il momento in cui Xerxes sarebbe rientrato.

Vivevano insieme e lo vedeva sempre, ma l'attesa gli faceva comunque titillare il cuore per il desiderio.

Forse avrebbe dovuto accoglierlo in qualche modo. Magari nascondendosi dietro la parete d'ingresso al salotto, così da balzare fuori e spaventarlo. O poteva sistemare Niawn sulla sua sedia, in modo tale che, quando il principe si fosse seduto, il suo sedere avrebbe gracidato!

Si girò di scatto per afferrare la ranocchia, ma mentre si alzava, Owen intercettò il suo sogghigno.

«Da', qua», e allungò la mano. «Preparo io Niawn. Tu va' a lavarti. Non sopporto la tua puzza.»

«Non è divertente se lo fa qualcun altro. E se si sedesse e io non ci fossi?»

«Quanti anni hai?»

James gli lanciò Niawn dritta in faccia, prima di allontanarsi verso il bagno.

Attraversando il salotto, il naso venne attirato dall'odore pungente di crisantemi, accartocciati sul mobile vicino all'entrata.

Non era superstizioso, ma quei fiori gli facevano ribollire il sangue ogni volta che li vedeva – per non parlare di quanto Nathan si sarebbe spaventato alla vista.

«Ancora? Non demordono, eh?» e li indicò ringhiando forte.

Owen si affacciò nuovamente dalla cucina per seguire il suo sguardo e rilasciò un sospiro stanco. «Che cosa ci vuoi fare? Non posso rifiutarli, o mi farebbero domande scomode.»

«Mi dispiace solo che sprechino il loro tempo e il loro denaro, guarda!»

James arraffò i fiori senza premura alcuna e, a passo veloce, andò a gettarli nel camino.

Come sempre, Owen produsse una smorfia insoddisfatta. «Potevano servirmi per le medicine.»

«Te li fai portare per quel motivo.»

«Andranno avanti per sempre, James. Sentiranno sempre il desiderio di commemorare gli elfi perduti.»

«Non sono perduti!» ruggì James, adesso scosso nel profondo. «La maggior parte di loro è viva e vegeta!»

«Perché te la rifai con me? Cosa ti aspetti che faccia?»

James lo guardò a lungo, riconoscendo il dispiacere negli occhi dell'amico, lo stesso che provava lui e che ogni volta tentava di celare quando pensava agli elfi.

Quei luridi bugiardi, vigliacchi senza cuore.

Non meritavano alcun tipo di commemorazione, nessun dono. Era già tanto che James non fosse ancora corso a spezzare i loro rami o a tirar via le loro radici.

Tuttavia si rese conto di star esagerando con la persona sbagliata e tentò dunque di placarsi. «Sì, scusami.»

Non ce l'aveva con Owen, bensì con gli abitanti di Shiwh, tanto buoni nei confronti di quelle infime creature.

Se solo avessero saputo la verità...

Per una volta, maghi e "bestia" sarebbero stati dalla stessa parte...

«Anche a me dispiace, James» sospirò Owen. «Soprattutto per i bambini.»

James gli puntò il dito contro. «I bambini stanno bene» sibilò, e nel mentre i volti piangenti di quei piccoli gli sfarfallarono davanti come in un incubo a occhi aperti.

Odiava ripensarci, ma non ne poteva fare a meno.

Se quel giorno avesse potuto, avrebbe tenuto quei bambini fuori dalla faccenda...

E in ogni caso, non avevano sterminato nessuno. Avevano ucciso solo per salvare Nathan e Skye e per difesa, e avevano comunque deciso di risparmiare chi era stato disposto ad arrendersi.

«Non importa» borbottò poi Owen, incupito. «Va' a lavarti. La cena è quasi pronta.»

James aspettò che i fiori si sbriciolassero abbastanza da risultare irriconoscibili, solo allora annuì in silenzio, anche se Owen si era probabilmente girato da un pezzo e non lo stava più guardando.

I volti sorridenti di quei bambini che gli chiedevano di prenderli in braccio a testa all'ingiù lo infastidivano ogni notte prima di addormentarsi, e ogni mattina mentre si tirava fuori dalle coperte...

Il suo unico, vero rimpianto. Persone che non meritavano di venire spaventate in quel modo e di assistere a una battaglia tanto cruenta...

Avrebbe tanto voluto lasciarsi la storia degli elfi alle spalle.

Era ovvio che nessuno di loro l'avrebbe mai dimenticata, ma voleva almeno che il dolore si attenuasse.

Non potevano certo passare il resto della loro vita con quei crisantemi a stuzzicare malignamente le loro memorie...

Girò i tacchi e tornò a dirigersi verso il bagno, distratto dal nervosismo, la lingua tremolante intenta a maledire gli elfi e il giorno in cui avevano accettato di visitare il loro villaggio...

«Vuoi toglierti o no?»

Era tanto assorto da non accorgersi che Skye, ferma sulla soglia del bagno, ballettava sul posto affinché lui si spostasse per lasciarla passare.

James sollevò il braccio per crearle un varco, non trattenendosi comunque dal notare la macchia rossa che aveva sulla fronte, segno evidente di un brufolo che aveva appena terminato di strizzare.

La fermò in tempo per premerle quel punto al momento sensibile. «Te ne stanno uscendo molti più che a me!»

Skye lo guardò arcigna. «Ti conviene farti gli affari tuoi!»

«Ah sì?» James piegò la schiena quel tanto che serviva affinché i suoi occhi fossero al pari di quelli dell'amica, per guardarla canzonatorio. «Sennò che mi fai?»

«Vuoi scoprirlo davvero?»

Prima che dessero vita a una lotta di spintarelle, la porta sul retro si spalancò ed entrarono Xerxes, Yan e Nathan.

James stava per accogliere il primo con una battuta, quando sentirono la porta principale scuotersi forsennatamente. La voce all'esterno era quella delicata di Fema, seppur stavolta suonasse alquanto allarmata.

«Accidenti! Ma che le prende?» sbottò Owen. «Tutti in camera!»

Chiusosi la porta alle spalle, tutti e cinque si appiattirono contro il legno, in attesa che l'amico lasciasse entrare l'impaziente visitatrice.

Ascoltarono la ragazzina entrare tutta ansimante e Owen chiederle quale fosse il problema.

James non era ferrato quanto Yan nelle lingue straniere. Qualcosa aveva imparato durante gli ultimi due anni e aveva studiato da piccolo, ma ricordava veramente poco.

Perciò guardò l'amico più esperto, in attesa della traduzione.

«Owen le sta chiedendo cosa ci sia che non vada. Vuole sapere se si tratta di qualcuno che vuole minacciarlo.»

Nathan fece un largo sorriso. «O magari di una vecchia strega innamorata di lui.»

James sogghignò a sua volta. Questo era il Nathan col quale andava d'accordo. «Oppure Fema ha scoperto una propria ossessione per la pelle rugosa e il pelo bianco.»

«Smettetela, voi due...» sussurrò Skye. «Non si prendono in giro gli anziani.»

«E Yan non sente bene» reitterò Xerxes.

Yan fece spallucce. «Non sta dicendo niente. Balbetta. Owen continua a chiederle di calmarsi e di spiegarsi.»

Attesero ancora un istante.

«Fema ha cominciaro a parlare. Il problema è un altro, dice. È...»

Poi Yan si bloccò, gli occhi verdi spalancati. Il suo sgomento, inizialmente accompagnato dalla confusione, si tramutò presto in una maschera di terrore.

Il cuore di James accelerò all'impazzata, specialmente perché non aveva idea di cosa stesse succedendo, né riusciva a predire di cosa potesse trattarsi.

Quando lo scossero, Yan s'inumidì le labbra carnose, e la voce suonò stavolta tanto arida da risultare quasi incomprensibile: «Fema gli ha chiesto...»

«Cosa?» ringhiò James, teso.

Yan si aggrappò a lui. «Gli ha chiesto se lui sia davvero un "bestia"...»

                                   *

Eccoci al finale di questo secondo volume!
Un po' meno finale rispetto al primo, eheheh 🤭
Sembra che il segreto di Owen sia venuto allo scoperto, ma come avrà fatto Fema a sapere che lui è in realtà un "bestia"?

E questo piccolo assaggio del punto di vista di James?
Avevate capito che aveva una cottarella per Xerxes?
Qualcuno sì, eh?😚

Non so fra quanto il terzo volume sarà pronto né fra quanto io mi sentirò pronta a farlo uscire, spero che possiate essere pazienti e che intanto non vi stanchiate e non vi dimentichiate dei miei cuccioli ^^

Intanto devo ringraziarvi per essere arrivati a leggere fin qui!
Sono molto contenta e soddisfatta, e tutto grazie a voi, che mi spingete a migliorare!

Quindi vi saluto, e magari ci ritroviamo per qualche curiosità sulla storia, il mondo di Pure e i personaggi, primari e secondari!
Vi piacerebbero?
Se avete delle domande, ovviamente, sarò stracontenta di rispondervi!

Per il momento io, Yan, James, Nathan, Skye, Xerxes e Owen vi salutiamo!

A presto! 🦅🦁🐎🐸🦌🦉

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