A casa
Con la morte di Yeru'a, l'incantesimo che lui stesso aveva lanciato su Nathan e Skye si dissolse. La luce che i due alberi stavano emanando si spense, e Yan udì il rumore del legno che s'incrinava.
La corteccia che rivestiva i due corpi si sgretolò, cadde proprio come le foglie colorate, e in breve tempo i due alberi non furono più tali.
Lasciarono il posto a un tappeto azzurro e bianco, come se il cielo e le sue nuvole fossero crollati sulla radura.
Yan aiutò James ad alzarsi e insieme zoppicarono verso lo strato di foglie, tanto alto da coprirli fino alle ginocchia.
Prima che potessero cominciare a cercare, udirono chiamarsi alle spalle da Xerxes e Owen, i quali li raggiunsero dopo aver gettato un'occhiata al cadavere di Yeru'a.
«Che cosa è successo?»
«Nathan e Skye sono diventati alberi» boccheggiò Yan. «Abbiamo ucciso Yeru'a prima che l'incantesimo eccittante avesse effetto e gli alberi sono spariti. Il succo che gli hanno dato funzionerà ancora?»
James schioccò la lingua. «E perché li avrebbe trasformati, allora?»
«E Nadhan e Skye?»
Mentre Xerxes lo chiedeva, le foglie si mossero e la testa di Nathan spuntò di scatto, la bocca spalancata ad ansimare come se fosse riemerso da una lunga apnea. I capelli lunghi ricadevano scombinati sul volto, dandogli un aspetto lontano dal civile. Aveva un lungo taglio che gli attraversava la guancia sinistra, segni rossi sulla destra e sul collo e lividi scuri sulle spalle nude. Gli occhi neri erano spalancati dalla paura dietro ai ciuffi, le ciglia imperlate di lacrime.
Yan si fece largo tra le foglie per accucciarsi di fronte a lui. «Nate, ti senti bene?»
«Sto...» L'amico biascicò, strizzando gli occhi come se avesse l'emicrania. «Sto bene... Credo di star bene...»
«Senti qualche... bisogno strano?»
A tale domanda, gli occhi di Nathan rilucquero di lacrime più corpose. «No... No, s-sono in me, dico sul serio. D-dov'è Skye?»
James stava camminando là dove le foglie azzurre erano più numerose e le scostò fino a trovare un ammasso di riccioli bruni. «Skye?»
«Statemi lontani!» mugugnò lei, col volto ancora affondato nelle foglie. «Non mi toccate...»
«Di scendi bene?» la chiamò Xerxes. «Scei ferida?»
Dopo che Nathan ebbe mosso le braccia sotto alle foglie, apparve maggiormente scioccato. «Siamo nudi...»
Più che imbarazzo, Yan provò pena per i suoi amici, soprattutto per Skye...
James si affrettò a togliersi la camicia macchiata di sangue rosso e verde e la lasciò poi cadere sulla testa dell'amica. «Indossa questa, è abbastanza grande per te da poterti coprire il necessario.»
«E prendi i miei stivali» si affrettò a dire Owen, sfilandosi le calzature.
Al che Yan rinunciò ai pantaloni, indifferente dal rimanere in mutande. Li passò a Nathan, mentre Xerxes gli porgeva gli stivali.
Il ragazzo li indossò e si levò dalle foglie, il busto nudo era segnato da qualche altro ematoma.
Quando anche Skye si alzò, la scoprirono con la camicia che le ricadeva quasi a metà cosce. Il suo viso presentava soltanto pochi graffi.
Nathan corse verso di lei, ma la ragazza si ritrasse spaventata.
«Nathan, n-non so s-se sto bene...»
Lui tentò comunque di farsi avanti, le pupille dilatate di un desiderio purissimo. «Stai bene... Non ci siamo toccati, Skye. Stiamo entrambi bene. E comunque, non ti farei mai del male. Che gli effetti della pozione si siano attivati o meno, io riuscirò a contrastarli. E so che per te sarà lo stesso.»
Skye sollevò lo sguardo lacrimante su di lui.
Aveva paura, e Yan pregava con tutto il cuore che non provasse spavento nei confronti del ragazzo che le stava dinnanzi. Non voleva che l'amore dei suoi amici venisse sabotato dalla crudeltà degli elfi.
Poté comunque tirare un sospiro di sollievo quando Skye si lanciò a stringere Nathan per il girovita.
Altrettanto consolato, lui ricambiò l'abbraccio e le baciò la tempia.
Yan rimase a guardarli, col cuore colmo di gioia nel vederli vivi e vegeti, insieme, mossi da sentimenti che non avevano nulla a che vedere con un sortilegio elfico.
Xerxes, Owen e James erano al suo fianco, anche loro feriti, ma vivi. Quest'ultimo, come Yan, aveva il corpo bagnato e i geloni causati dal ghiaccio, ma non si lamentava.
Avevano sconfitto gli elfi.
Loro sei stavano bene.
*
Per non attraversare i cunicoli riempiti di fumo, i ragazzi vi passarono sopra, così da raggiungere il lato della tana da cui poter accedere al Rifugio.
Purtroppo, quando si affacciarono a guardare in basso scoprirono alcune persone intente a ispezionare la caverna dall'esterno. Dovevano essere gli abitanti di Shiwh, richiamati dalle urla e dalle colonne di fumo che sgorgavano dalle grotte.
«L'Umhïrtröfa dovrebbe essere con loro» mugolò Owen.
Condusse gli amici sopra ai cunicoli una volta appartenuti alla tribù degli elfi. Il sali-scendi tra le pietre aguzzi era uno strazio, soprattutto per Owen e Xerxes che indossavano soltanto le calze.
Yan inciampò e ed evitò di un soffio di sbucciarsi il ginocchio, quando udì lo strillo maestoso dell'aquila che aveva salvato la vita ai suoi amici.
Sollevò lo sguardo appena in tempo per vederla calare accanto a lui. Gli artigli grattarono sulla pietra mentre porgeva al ragazzo la collana stretta al becco.
«Non ce l'avremmo mai fatta ssnza il tuo aiuto» la elogiò, riappropriandosi dell'amuleto.
L'aquila pigolò per le carezze al petto, infine s'innalzò per tornare al suo nido.
Quando ebbero davanti soltanto la parete rocciosa con appigli difficili, si calarono tra gli alberi – affidandosi a James che non udiva alcun estraneo nei dintorni.
Passando silenziosamente in mezzo agli alberi, raggiunsero finalmente il Rifugio.
Dalla porta principale rimbombavano colpi accompagnati da richiami.
Owen fece cenno agli altri di aspettare, allora si avvicinò silenzioso fino alla porta sul retro.
Una volta entrato, gli altri ragazzi dovettero resistere pochi minuti prima di udire l'uomo dall'altra parte del Rifugio cominciare a parlare concitato. Nascosto tra le foglie, Yan lo osservò passare affiancato da Owen, nelle vesti di Umhïrtröfa.
Appena i due furono distanti, diretti verso le grotte, i ragazzi si lanciarono nel Rifugio.
La prima cosa che Yan fece, finalmente al sicuro, fu indossare le pantofole, impaziente di darsi una sciacquata, vestirsi con gli indumenti da notte, mangiare qualcosa e distendersi.
I poltergeist cominciarono a girare loro intorno e a strattonare i vestiti. Alcuni sbatterono la porta del bagno e Yan sentì distinto il rumore dell'acqua che scorreva.
«Ho proprio bisogno di lavarmi» mormorò Skye, il tono alquanto spiccio e intimidito.
Nathan le accarezzò le spalle. «Io faccio dopo di te.»
Mentre la ragazza si nascondeva svelta in bagno, Yan seguì gli altri in camera da letto e indossarono abiti puliti.
Fu lieto di vedere Xerxes raccogliere tutti gli indumenti sporchi di sangue e cenere e portarli via.
«Che cosa ti hanno fatto?» domandò poi Yan, indicando cauto i lividi di Nathan.
«Abbiamo lottato, sono stati Vow'a e Rifel'a...» L'amico assunse uno sguardo infelice. «Ho cercato di proteggere Skye, ci ho provato con tutte le mie forze, ma non è servito...»
«Ehi, hai fatto del tuo meglio, questi segni ne sono la prova. Vi hanno colti di sorpresa, erano elfi e avevano la magia a disposizione. Sono riusciti a sopraffare persino James, pensa un po'.»
«Ehi.»
In qualche modo, Yan riuscì a fare un sorriso al familiare bubbolio di James.
Ma se la loro speranza era stata quella di tirar su di morale Nathan, avevano purtroppo fatto un buco nell'acqua. Il ragazzo rimase cupo nelle proprie afflizioni.
Tornato a sua volta atro, Yan uscì per cercare uno straccio in cucina da poter applicare sul naso e le guance ancora sanguinanti.
Non era però solo la carne quella aperta dalle ferite. Anche l'anima stava soffrendo, addirittura più di tutto il resto.
Non riusciva a togliersi dalla testa le espressioni terrificate dei bambini, il suono del loro pianto mentre mugolavano i nomi dei genitori morti, dei fratelli e dei nonni...
E comunque, anche i volti degli adulti gli tormentavano la mente...
«Yan?»
Yan si riscosse e scoccò una rapida occhiata a James, che lo aveva seguito e lo stava fissando intensamente, appoggiato col fondoschiena al ripiano della cucina.
Il primo si asciugò gli occhi in tutta fretta. «Naso rotto» mugugnò spiccio. «Fa parecchio male, ma me la caverò. Tu?»
James lo guardò ancora per un po' nel silenzio, ma alla fine scrollò le spalle. «Quando dico che ho subito di peggio, non è per fare il gradasso. Starò bene.»
Dopo essersi pulito il viso, Yan tamponò con estrema delicatezza il naso, le cui ossa fratturate gli facevano vedere le stelle. «Spero che Owen torni presto... Intanto vado a cecare qualcosa da usare.»
Fece per raggiungere la stanza medica, ancora strusciandosi gli occhi, ma gli sembrò di sentire Skye urlicchiare qualcosa dal bagno e si affrettò dunque ad accorrere.
Stava per spalancare la porta, quando udì l'amica mugolare affranta. «Tutto questo è accaduto perché non conto nulla...»
«Di coscia sdai parlando?» esclamò Xerxes, rimasto ad aiutare per prepararle il necessario a lavarsi.
Yan si fece un poco avanti per sbirciare e vide i due l'uno di fronte all'altra.
Il principe sollevò le mani, ma Skye si ritrasse sibilando minacciosa, come un animale selvaggio. «Non mi toccare!»
Pesanti secondi di silenzio trascorsero tra i due amici d'infanzia.
Finché lui, turbato, non sussurrò: «Skye, lo sciai che io... Nesciuno di noi di farebbe mai del male, mai e poi mai».
Dopo aver lanciato un basso singhiozzo, Skye annuì e Xerxes poté poggiare le mani sulle sue spalle.
«Ricordi che sci hai scialvado la vida sciull'Isciola della Purga? Sce non fosce sdado per de, noi sciaremmo mordi. Scei sciopravvisciuda in mescio alle creadure feroci, da sciola, per dre anni, ed eri una bambina! Come puoi escere una nullidà? Scei una donna meraviglioscia e forde. Quel che è accadudo è derribile, ma prova che sciono gli elfi a non meridare rispeddo. Ascolda.» Xerxes le sollevò il mento affinché lo guardasse negli occhi. «Sciede sciani e scialvi, e ora sciamo a cascia, al scicuro, e gli elfi non sci infasdidiranno più.»
Skye esalò un altro singhiozzo, prima di posare la fronte contro il suo petto e lasciarsi abbracciare.
Yan si allontanò per tornare in salotto, scombussolato.
Era ovvio quanto gli elfi avessero compromesso l'autostima di Skye: il loro piano si era basato sullo sfruttamento di tutti e sei, ma certo lei si era sentita più attaccata in quanto la figura che avrebbe dovuto dare alla luce creature le quali, secondo gli elfi, sarebbero state necessarie per la disfatta della magia.
"Volevano sfruttare i miei futuri figli..."
Improvvisamente tutta la pena e il rimorso che provava svanirono ed ebbe voglia di correre ad abbattere gli alberi elfici...
Soltanto i volti dei bambini lo placarono...
Si riscosse del tutto quando Xerxes uscì dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle. Scambiò un'occhiata profonda con lui, prima che Yan si allontanasse per andare a recuperare bende e medicinali.
Tornato in salotto, posò gli strumenti sul tavolino davanti al sofà.
Preferiva aspettare Owen per medicare il naso, perciò lasciò che i poltergeist si occupassero degli altri, in particolare di Xerxes, al quale dettero un panno bagnato da mettere sulla guancia.
Aiutarono anche James per fasciare le ferite più gravi, mentre lui raccontava a Xerxes come fosse avvenuto lo scontro con Yeru'a e gli elfi rimasti.
Intanto qualche poltergeist insisteva ad asciugare il sangue che ancora sgorgava dal naso di Yan, il quale non poté protestare oltre, troppo stanco per parlare e contemporaneamente addolcito dalle loro premure.
Finalmente la porta principale si aprì e Owen rientrò, la tunica strusciante sul pavimento.
I poltergeist furono tanto lieti di rivederlo sano e salvo che scheggiarono a svolazzargli intorno, sollevandogli la tunica e rendendogli così difficile spogliarsi.
«Sto bene» borbottò lui bonario. Appena gli spiriti si calmarono, tornò però serio e guardò gli altri. «Mi sono finto tanto scioccato da aver bisogno di rientrare. Sicuramente fra poco qualcuno verrà per accertarsi che io stia bene. Ma tranquilli, uscirò. È palese che non abbia niente da curare, hanno visto perfettamente che le caverne sono andate. Probabilmente i cadaveri sono bruciati del tutto. Hanno domato l'incendio, e quando troveranno gli alberi elfici...» sospirò, passandoci una mano tra i capelli chiazzati di cenere, «forse allora vorranno conferire con Vyra.»
«L-lei se la prenderà con noi?» balbettò Yan.
Era troppo stanco per tornare a combattere, non voleva neanche immaginare di affrontare l'ira di una dragonessa divina...
Owen però scosse la testa. «Se davvero Vyra sa cosa siamo, non ci ha mai cacciati. A voi ha addirittura salvato la vita l'anno scorso. E poi, è ovvio che siano stati gli elfi a sbagliare.»
Parlava sicuro di sé, e anche Yan sentiva che aveva ragione. Vyra era un'altra creatura magica che aveva scelto di dimostrare il suo appoggio a dei "bestia". Non soltanto salvandoli da quel Cacciatore, ma anche permettendo loro di vivere sul suo monte, senza mai protestare.
«Un altro aiuto da parte sua ci sarebbe tornato comodo, però» bofonchiò James. «Credevo tenesse alla larga le creature maligne.»
«Probabilmente capisce i punti di vista di entrambi...» Yan si strinse nelle spalle al suo sguardo arrabbiato. «Non so trovare una risposta, James. Non lo so...»
«Non predendiamo droppo» mugugnò invece Xerxes.
James scrollò ancora le spalle. «Lasciamo perdere. Per una volta che non ho voglia di discutere...»
Owen sedette di fronte a Yan, gli strumenti medici già alla mano.
E mentre l'attuale paziente singultava e piagnucolava per la pena, il guaritore assunse un'espressione vinta, totalmente in contrasto con gli esiti della battaglia. «Non dovevamo fidarci degli elfi... Avevi ragione, Xer.»
Xerxes allungò il braccio per stringerlo da dietro. «Sdavolda avrei davvero voludo non averne... Ehi, dov'è Nadhan?»
«Sono qui.» Nathan strusciò le pantofole fuori dalla camera.
«Stai bene?»
«Sì, grazie a voi.» Si grattò la nuca, ancora scosso. «Ho solo paura che Skye possa guardarmi con occhi differenti...»
«Non lo farà» lo rassicurò il principe, il viso premuto sul panno bagnato. «Voi non avede colpa. Duddo quesdo è sdado causciado dagli elfi.»
«Stai bene, Xer? La tua faccia...»
Xerxes a malapena riuscì ad aprire la bocca per mostrare il premolare inferiore mancante, sulla destra.
Mentre Owen passava a occuparsi di Nathan, James si grattò i riccioli con frenesia. «Non posso credere di essermi fatto mettere sotto...»
«Non dire così» rispose Yan. «Guarda che prima stavo scherzando. Li hai trattenuti mentre io mi occupavo di Yeru'a. Sei stato essenziale. Ti hanno attaccato cinque contro uno, sei riuscito a tenere loro testa e poi ti hanno colpito alle parti basse. Mossa più sleale non c'è.»
«Non m'interessa della slealtà!» ringhiò l'altro. «Si lotta per vivere, non per essere onorevole! E io avrei fallito!»
«Non devi vergognardi sce un amico di ha aiudado» lo richiamò Xerxes. «James, scei il guerriero più forde che conosciamo. Ma nell'arena di mio padre la magia non era permescia. Era la prima volta che loddavi condro degli incantescimi, e scei sdado incredibile. Nesciuno avrebbe podudo dando quando de.»
James lo guardò di sottecchi, e forse arrossì un poco. «Grazie...»
S'interruppero tutti quando udirono strani rumori provenire dal bagno. Ad ascoltare meglio, riconobbero i singhiozzi di Skye.
Nathan sospirò con enorme tristezza.
«Le scervirà del dempo» mormorò Xerxes.
«Ho capito perché Rifel'a voleva allenarsi con me...» sospirò Yan, ghermendosi le braccia. «Voleva studiare le mie mosse. Le mosse umane. Hanno fatto lo stesso con James. Magari volevano anche minare alla sua sicurezza.»
Xerxes sbuffò. «Scì, figuradevi. Non sciono cerdo i primi che podrebbero ammasciargli l'audosdima. Eppure eccolo qui, gagliardo come scempre.»
James grugnì una risata, seppur priva di sorriso. «Concordo. Adesso però smettila di parlare, che sembri un idiota.»
Il principe sollevò l'angolo sano delle labbra. «Sciarà bruddo a vedersci.»
«Ehi.» James gli strofinò i capelli. «Prometto che su questo non ti prenderò in giro. Mai e poi mai.»
«Grascie. Scio che è stupido, ma scignifica moldo per me.»
Come previsto, più tardi alcune persone vennero per assicurarsi che all'Umhïrtröfa fosse passata la paura. Owen uscì per rassicurare tutti, impiegò non poco tempo per convincerli a tornare a casa e a lasciarlo "da solo".
Quando rientrò, Skye non era ancora uscita dal bagno, ma udivano il suono della ventola-controlla-aria.
Yan si tenne impegnato preparando la cena.
Non apparecchiarono, scelsero di consumare il pasto in salotto. Dopotutto si trattava soltanto di una zuppa di pollo per placare i nervi. Prima di andare a letto avrebbero bevuto un tè bello forte, allora, magari, avrebbero dormito profondamente.
Quando Yan, Xerxes e James portarono le ciotole in salotto, trovarono Nathan a mormorare qualcosa a Owen. I suoi occhi erano arrossati, segno che si era lasciato andare al pianto. Si azzittì nel sentir tornare gli altri, ma non nascose la faccia abbacchiata, e Yan gli passò accanto per passargli la ciotola e lasciargli un rapido abbraccio.
Stavano per tornare a parlare, quando Skye finalmente li raggiunse. Indossava la camicia da notte con una certa timidezza, quasi si sentisse nuda.
«Hai fame, ranocchietta?» James le porse la zuppa ancora calda. «Scommetto di sì.»
Skye accettò, anche se senza guardarlo. «Grazie...»
«Vuoi che controlli le tue ferite?» si offrì Owen.
Lei però scosse la testa, posizionando le braccia come a difendere il proprio corpo. «Sto bene...»
«Skye...» Owen fece una faccia tristissima. «Posso solo immaginare cosa stai provando, ma non fare così, per favore. Ci conosci...»
«No, io... A-avete ragione. M-mi...» Gli occhi della ragazza tornarono a inumidirsi di lacrime, «Mi dispiace...»
«Va tutto bene, Skye.» Yan scalò di un posto sul sofà per lasciarla sedere accanto a Nathan. Gli si stringeva il cuore a vederla in quello stato. «Non chiedere scusa. Sei al sicuro adesso.»
Lei si accucciò accanto all'amato, mentre lui le asciugava le lacrime con i pollici.
«Hai lottato contro due elfi per proteggermi» mormorò Skye, guardandolo negli occhi. «Sei stato coraggiosissimo. Proprio da te.»
Il ragazzo le strusciò piano la guancia, ancora un poco livida dalla battaglia nella Foresta di Hanover. «Però non sono riuscito a tenerti al sicuro.»
«Non potrei desiderare un compagno migliore di te.»
Skye si sporse in avanti per baciarlo, con più passione di quanto lui si aspettasse.
La fece sedere sulle proprie ginocchia e la strinse con tutte le sue forze. La giovane dovette batterlo piano sulla coscia per indurlo ad allentare la presa, continuando però a premere le labbra sulle macchie del suo volto.
Yan bevve un sorso della propria zuppa, lieto che tra i due amici nulla fosse cambiato. Skye si fidava di Nathan, non avrebbe mai potuto aver paura di lui. Se prima aveva tentennato nel toccarlo, era stato per la sfiducia in se stessa.
Sentì poi sfiorarsi il braccio, e nel voltarsi riuscì a sorridere a Skye, per rassicurarla.
«Mi dispiace per Vow'a e Rifel'a» mormorò lei, rivolta anche a Owen.
Yan scrollò piano le spalle. «Non devi dispiacerti.»
Che anno tremendo...
Come poteva sentirsi ottimista se in così pochi mesi aveva perduto sua madre, aveva scoperto che suo padre era un Cacciatore Oscuro, aveva conosciuto una ragazza che aveva imparato ad amare e che poi aveva scoperto essere in realtà promessa a un altro, si era fatto un nuovo compagno di risate al quale aveva dovuto dire addio e l'elfo che aveva considerato come un buon amico si era rivelato un traditore insieme alla sua tribù?
"Il tradimento che ho compiuto mi si è rivoltato contro..." «Adesso va tutto bene» disse però ad alta voce, nella speranza di portare conforto sia agli amici che a se stesso. «Noi siamo ancora insieme. E se c'è una cosa che ho imparato, è che non dovrei fidarmi di nessuno che non sia uno di voi. Non commetterò più gli stessi errori.»
*
I ragazzi sono tornati a casa tutti insieme e Skye e Nathan stanno bene, per quanto scossi nel profondo.
Questo era l'ultimo capitolo della storia vista dagli occhi di Yan, ma l'epilogo è già pronto e sta aspettando solo voi.
Avete conosciuto l'animo timido e pensieroso di Nathan, quello altruista e ingenuo di Yan.
Adesso è il turno di...
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