Problemi di cuore

Xerxes non fu affatto entusiasta del fatto che Bianca conoscesse il loro segreto, e neanche Nathan e Owen. James aveva sperato in un po' più di accondiscendenza da parte di Yan, invece quest'ultimo fu quello più incline alla discussione.

«Non è colpa mia...» si giustificò Skye, sotto quel cupo sguardo verde a cui nessuno di loro era abituato. «Bianca mi ha riconosciuta.»

«Dobbiamo fare più attenzione a come ci comportiamo!»

«Bianca non ci tradirà, promesso!»

Eppure Yan non rimase convinto. Aveva cominciato a tremare e a stringere i pugni. Se non fosse stato per gli altri che gli facevano cenno di stare calmo, probabilmente avrebbe scaraventato qualcosa contro alla parete.

Dovevano tenere i dubbi per loro, soprattutto per non rovinare la contentezza di Skye. Vederla insieme alla gemella era una scena davvero toccante, dovette ammetterlo persino James.

A ogni colazione, le due si fermavano a fare quattro chiacchiere.

Raven non si avvicinava mai, si limitava a rimanere in disparte seduta al suo posto, a fissare tutti i presenti con i suoi occhi incavati; mentre Rose, che aveva incontrato un affascinante gentiluomo del Panses, aveva cominciato ad abbandonare la sorella taciturna alla quale aveva costantemente fornito supporto.

«Una volta Raven è venuta al campo a vedere Bianca allenarsi» raccontò Yan. «Abbiamo provato a parlarle, ma rispondeva alle domande rimanendo immobile, senza mai distogliere gli occhi dai miei, a malapena muovendo la bocca e quasi senza respirare, con quell'uccello che spalancava le ali e gracchiava... Avrò gli incubi per sempre!»

Ma Raven non sembrava aver piacere nell'entrare in contatto con altre persone che non fossero le sue sorelle.

James cominciò a pensare che il nome le calzasse davvero a pennello: sempre vestita in abiti scuri e il corpo tanto magro, la ragazza pareva proprio un corvo... un corvo che osservava l'ambiente circostante, pronto a lanciare la sua maledizione. Poteva apparire tranquillamente come la madre del famiglio che portava sempre sulla spalla.

In un certo senso, c'era qualcosa in lei che inquietava James.

Non faceva altro che passare le dita sui tre grossi anelli preziosi della mano destra. Di sicuro non erano magici, o forse non erano pericolosi, altrimenti non li avrebbe mostrati così stupidamente in pubblico.

Intanto Shirley Lucas aveva cominciato a trascorrere più tempo nella Riserva, anch'ella sotto il tirocinio di Mathilde.

Essendo ormai Owen e Shirley compagni di studio, Fema appariva molto più gelosa. Nella sua dolcezza da topolina riusciva comunque a scoccare occhiate gelide alla giovane lentigginosa, la quale tuttavia non sembrava comprendere tale odio da parte di quella ragazzina molto più giovane di lei.

«Durante il mio primo giorno alla Riserva, è sparita all'improvviso abbandonandomi tra i ghiacciai!» confessò la poveretta, che per qualche motivo aveva scelto di sfogarsi con James. «Secondo te posso averla urtata in qualche maniera?»

«Perché vi preoccupate tanto? Se non vuole fare amicizia con voi, lasciatela perdere. Non ne vale la pena.»

Pur compunta, Shirley sembrò ascoltare le sue parole e proseguì il soggiorno con più spensieratezza.

Ma a dire il vero anche Owen era piuttosto tagliente nei suoi confronti. Non faceva altro che raccontare di quanto la ragazza fosse tonta, di come avesse problemi nel ricordare i vari elementi e le erbe utili per le pozioni, e di come facesse cadere le pergamene e le fiale per gli esperimenti.

«La cosa peggiore è che non fa altro che piangersi addosso» aveva raccontato lui. «Ammetto che anche io me la prendo se sbaglio qualcosa, ma dopo vado avanti e mi impegno più a fondo. Lei invece si isola in un angolino, vergognandosi a parlare e guardarci negli occhi. A me non fa per nulla pena! In medicina sono i pazienti quelli da compatire e ai quali dover trasmettere forza!»

E comunque Owen adorava Fema, non l'avrebbe abbandonata per nessun'altra ragazza al mondo. Non faceva altro che ripeterglielo, chiedendole per favore di rimanere tranquilla e di provare a stringere amicizia con Shirley. Ma per quanto Fema tentasse, non sembrava riuscire a farsela rimanere simpatica.

Oltre a questo, Nathan aveva cominciato a comportarsi in maniera strana. Arrivava sempre in ritardo per la cena, capitò anche che non rincasasse in tempo. Ogni sera era molto stanco, non faceva altro che sbadigliare e parlava meno del solito.

Quando gli amici gli chiesero che cosa lo turbasse, lui assicurò che si tratteneva con Cassius, e che i suoi nuovi clienti erano tanto premurosi da invitarlo a merenda, quasi impedendogli di uscire dalle loro case.

Invece Xerxes si era innervosito nel venire a conoscenza del degrado di Elijah.

Passò un periodo in cui rispondeva in malo modo anche ai suoi amici, perciò James si affrettò a intervenire – anche nella speranza di farlo prima di Nathan.

Afferrò il principe per scuoterlo bruscamente. «Non è colpa nostra, chiaro? Ti abbiamo soltanto riportato le parole di Bianca. Se abbiamo dei dubbi, sono fondati. Persino Yan ci sta pensando su. Dice che il Dekig aveva detto cose non molto positive su Elijah, che cela un animo oscuro o che so io! Se ha ragione o torto, non possiamo saperlo, ma non puoi veramente avercela con noi.»

Soffiando rabbioso, Xerxes scosse la testa come un cervo. «Io lo so che potreste aver ragione, ed è questo che mi fa imbestialire.»

«Mi dispiace. Mi dispiace, Xer, dico davvero.»

Occorse comunque qualche giorno prima che si calmasse. Non del tutto, ma abbastanza da lasciarsi consolare.

Intanto le settimane procedevano regolarmente. Molti tra gli ospiti erano educati, e James iniziò a sentirsi un po' più sereno.

L'unica pecca era quel generale dell'Est, Rurai Nakagawa, che ogni tanto lanciava alle guardie reali frecciatine poco piacevoli.

Durante una cena, James lo pizzicò a guardar male Xerxes. «Devo dire che il tuo accento non richiama il Kafanh, sai? Inoltre, perché mai un giovanotto dovrebbe abbandonare il Sud?» e nel chiederlo guardò male i delegati in questione. «Specialmente se abita in villaggi...» e stavolta osservò i quattro guerrieri dei Clan, mezzi nudi come sempre, «villaggi consueti, sì?»

Quelli, comunque, fecero tutti finta di niente e proseguirono beati la loro conversazione nella loro lingua borbottata.

Indignato, Rurai seguitò a stuzzicare Xerxes: «Parli benissimo la lingua di Egaelith, eh?»

Il principe assottigliò gli occhi. «Domandare del nostro passato non è ciò che ci aspettiamo quando arriviamo qui. Sua Maestà re Vurwisch ci ha garantito privatezza e nessuna pressione, non vedo perché voi dovreste ignorare la sua parola.»

«Avanti, non è un problema così grande, Atsu» lo fermò Yan, con un sorriso sereno all'espressione interdetta dell'amico. Lui però si fissò su Rurai e spiegò tranquillamente: «La pelle nera di Atsu indica soltanto parte delle sue origini, di fatto sua madre si era unita a un Ivetriano, lei faceva parte di una degli immigrati che stanziano a sud della penisola. Mio padre trovò Atsu di fronte alla porta di casa soltanto quando eravamo molto piccoli. Con lui, un biglietto di sua madre in cui spiegava che lei non poteva più prendersene cura, soprattutto dopo che il compagno l'aveva abbandonata. Così mio padre, un loro amico, ci ha cresciuti insieme. Quando lui è venuto a mancare, abbiamo scelto di coronare il nostro sogno di viaggiare verso Nord. Avremmo voluto farlo insieme a lui... Un giorno riusciremo addirittura a vedere i ghiacciai dell'estremo Settentrione!» esclamò infine, avvolgendo le spalle di Xerxes per avvicinarlo a sé.

Questi fece il finto arrabbiato. «Comunque non mi va giù di ribadire che mio padre è un irresponsabile poco di buono.»

Yan scoppiò a ridere probabilmente senza volerlo, e anche Xerxes sorrise sotto i baffi. «Non ci pensare!»

Rurai non sembrò soddisfatto del convincente racconto.

Quando poco dopo si alzò insieme ai suoi compari più fidati, James lo sentì usare parole sconvenienti nei confronti di Yan.

Dunque prese le sue difese con un: «Ehi, anziché guardare storto il mio amico, pensate a un modo per bilanciare meglio i vostri muscoli con la bassa statura!»

Più tardi Eufrie gli corse appresso per tirargli le dita. «Quel signore dagli occhi a mandorla vi guarda malissimo, monsieur Klaus» lo avvisò.

James era consapevole di essersi creato un potente nemico, ma non gli interessava.

«Oh, ma voi non avete certo paura!» fece poi la piccola, più entusiasta. «Avete affrontato un drago! Siete così coraggioso!»

Per un attimo lui si ghiacciò, chiedendosi da chi Eufrie lo avesse sentito dire. Poi però si rese conto che si stava riferendo a Winter, non alla creatura sconfitta anni prima nell'arena.

Afferrò la bambina e le strizzò il naso. «E pensare che quel drago parlava tanto, proprio come te!»

«Ma voi non sapete parlare con i draghi, monsieur Klaus!»

«Io so fare tutto!»

Nonostante qualche visitatore idiota, i sei ragazzi potevano dirsi felici: re Vurwisch era gentile con loro, e tutto procedeva per il meglio.

Al contrario, la principessa Vilhelmina sviluppava un nervosismo a pari passo con la gravidanza. Verso la fine del Gemini era sembrata più contenta, in quanto suo marito Urba sarebbe dovuto tornare in vista del Solstizio d'Estate.

Invece si venne a sapere che il cavaliere era stato trattenuto in una missione.

La principessa ne rimase a dir poco alterata.

Meglio non incrociarla nei corridoi: se la si vedeva, era consigliato fare subito dietrofront.

Il giorno precedente ai festeggiamenti, James si era trattenuto a bere qualcosa con Fray prima della cena, mentre adesso si stava dirigendo in camera. Doveva cambiarsi per scendere a quella tavola piena di gente con la puzza sotto il naso.

Non appena ebbe posato la mano sul pomello della porta, venne sorpreso da un urletto lacrimevole e si volse di scatto per veder comparire da dietro un angolo una bimba in volo, che non appena lo individuò sfrecciò in sua direzione a braccia tese.

«Eufrie?»

James l'afferrò prima che andasse a schiantarsi contro a un vaso. La piccola gli si strinse contro avvolgendolo con braccia e gambe, per poi scoppiare a piangere sulla sua spalla.

«Che cosa diavolo succede?»

«TORNA QUI! DOVE SEI FINITA?!»

Qualcuno apparve proprio di fronte a lui: non era nient'altri che la principessa Vilhelmina, che stava letteralmente espellendo vapore incandescente da naso e orecchie, mentre gli occhi baluginavano scarlatti quasi fosse posseduta da un demone.

A James il pensiero fece sorridere, e fu una fortuna che la donna stesse posando le pupille sulla piccola schiena di Eufrie.

La sua lingua guizzò biforcuta. «Eccoti qui! Devi ripagarmi il vestito, bimbetta pestifera!»

James indietreggiò per posare la bambina dietro alle gambe, prima di raddrizzarsi ad affrontare la principessa, il cui pancione la piegava in avanti fin quasi a sfiorarlo. «Cosa diavolo vi prende? Siete forse impazzita? Che vi avrà mai fatto di male una bambina?»

«Stava giocando a creare fango e mi ha sporcata!» Vilhelmina sollevò un lembo sporco e puzzolente del suo bell'abito color cristallo.

«E voi perché indossate una veste così raffinata per una semplice cena? Rischiate soltanto di allargarla.»

«COME TI PERMETTI?!» La donna si erse più che poté, nonostante non riuscisse a superare la testa del ragazzo.

I suoi occhi avrebbero incusso timore in una persona normale, ma non certo in James, che in vita sua aveva affrontato ben peggio di una donna incinta.

Di fronte alla sua espressione sfrontata, la principessa vacillò inferocita. «Non fare il furbo con me, chiaro?»

«Come posso fare altrimenti, se vi vedo prendervela con una briciola di pane? E voi sareste l'erede al trono? Fantastico! Questo regno è davvero in ottime mani!»

James prese in braccio Eufrie ed entrò in camera, sbattendo la porta in faccia a Sua Nervosa Altezza Reale.

Fece sedere la bimba sul letto, recuperò un fazzoletto e glielo spiaccicò in faccia così da permetterle di soffiarsi il naso.

Non capiva perché tutti se la prendessero con quella piccolina. Era un po' chiacchierona e desiderosa di attenzioni, ma aveva sei anni! Era un comportamento del tutto naturale, considerando poi che gli unici a tener conto della sua esistenza erano James e la balia sbadata alla quale era stata affidata.

«Smettila di frignare, adesso se n'è andata.»

Eufrie si pulì il visetto arrossato. Dopo aver lanciato un altro paio di singhiozzi, cominciò a scuotere i piedini con imbarazzo. «Grazie, monsieur Klaus... I-io non volevo infastidire la principessa... Sono stata cattiva...»

«Non esagerare» borbottò lui, gettando il fazzoletto imbevuto di moccio.

La porta del bagno si spalancò e Owen si affacciò, coi capelli bagnati e a torso nudo. Mentre Eufrie lo guardava incuriosita, lui si nascose un po' di più dietro alla porta. «Ehm... Klaus, cosa succede?»

«Succede che la gravidanza sta facendo uscire di testa la principessa-platino.»

Owen richiuse la porta e uscì poco dopo, vestito con abiti semplici. Si sedette accanto a Eufrie e le batté piano sulla testa.

«Ciao, monsieur Michael.»

«Ehi, non piangere, piccola. È tutto a posto» mormorò lui con dolcezza, porgendole una caramella tirata fuori da chissà dove. «Vedrai che presto la principessa si sarà tranquillizzata. Perché non l'hai stuzzicata troppo, vero, Klaus?» indagò poi.

James preferì non rispondere.

«Monsieur Klaus mi ha salvato la vita» cantilenò Eufrie, sistemandosi tra le gambe incrociare del ragazzo. «Lui è un vero eroe.»

Owen sbatté le ciglia in una smorfia civettuola, allora James sollevò il pugno in minaccia.

Si aspettò che l'amico portasse avanti la presa in giro, invece la sua risata scemò presto. Sembrava teso, qualcosa lo turbava.

«Che ti prende?»

Owen scosse piano la testa e si lasciò cadere sul materasso. «Ho combinato un disastro...»

James mandò Eufrie a guardare gli animali raffigurati sui libri, quindi si sdraiò accanto all'amico e fissò il soffitto del letto insieme a lui. «Spiegati meglio.»

«Si tratta di Fema... io...» Owen si fece affranto. «Io mi sono innamorato... mi sono veramente innamorato...»

James sollevò un sopracciglio, mentre l'altro si storceva le mani.

«Ma come posso? Cosa posso darle io rispetto a qualsiasi altro uomo?»

James distolse lo sguardo e cercò con cura le parole da usare, anche accertandosi che Eufrie fosse troppo presa dal libro per ascoltarli. «Fema ti conosce, sa ciò che sei. Ed è comunque pazza di te. Se la ami, la ami, punto. Cos'altro ti serve sapere? Perché il vostro futuro non potrebbe essere possibile? Persino suo padre conosce il tuo segreto.»

Owen strizzò le palpebre nel dubbio. «Non lo so... È che non mi sembra possibile che qualcuno possa amarmi...»

James avvertì il disagio attanagliargli il petto. Riusciva a comprendere le paure dell'amico: dopotutto erano "bestia", non avrebbero mai potuto immaginare che qualcuno sarebbe arrivato a tenere a loro.

E proprio per questo non si sarebbe mai immaginato di arrivare a intraprendere discorsi del genere con uno dei suoi compagni. Non si sentiva neanche un esperto, quello era l'ambito adatto per Skye e Xerxes.

Tuttavia era naturale che Owen cercasse aiuto nel suo migliore amico, e James non voleva deluderlo.

«Senti, tu hai incontrato una maga che ti adora nonostante tutto. Non lasciarla scappare per colpa dei dubbi. Perché, sì, è difficile che troverai un'altra come lei.»

Owen posò una mano sugli occhi. «Ora capisco quel che provava Ya... ehm, Cesare. Mi sento un verme ad averlo tenuto così lontano da Dalila...»

«Già, e a me non va di vederti soffrire come lui... Neanche lui lo vorrebbe. Appena puoi, fatti avanti.»

«Beh, aspetterò domani, alla festa...»

«Bravo. Almeno non tornerai a rompermi le palle con questi discorsi.»

Owen tolse la mano da sopra gli occhi e lo guardò per un istante, prima di tornare a sorridere. «Grazie, amico. Sei un perfetto ricciolino dell'amore.»

James lo zittì sbattendogli un cuscino sulla faccia.

                                  *

Un capitolo di passaggio per raccontare come sta procedendo la nuova vita dei nostri "bestia".
Owen si è innamorato, Xerxes è un po' nervoso, Skye è felice con sua sorella e Nathan... beh, ha un comportamento un po' strano, in effetti.

Spero comunque che vi sia piaciuto 🙈

Vi lascio quale sarebbe il genere musicale preferito dei protagonisti, in preparazione alla festa del prossimo capitolo ;D

James: rock

Xerxes: musica classica

Owen: cyberpunk

Skye: pop

Yan: rap

Nathan: canzoni tristi 😑

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