I segreti della biblioteca
Un mese più tardi, James ancora non si sentiva granché soddisfatto della sua nuova vita.
Sì, aveva un posto sicuro dove stare, stavolta persino dei guardiani, e stava cominciando a fidarsi di re Vurwisch e dei suoi sudditi. Il lavoro, sebbene impegnativo, gli piaceva, ma allo stesso tempo lo detestava.
La cosa peggiore era che non riuscisse a trovare un po' di tempo libero, se non un unico giorno alla settimana, in cui però lui e gli altri dovevano concentrarsi sullo studio o erano tutti troppo esausti per riuscire a rimanere svegli a lungo. Inoltre, spesso Owen rientrava tardi per poter trascorrere del tempo con Fema.
James e Skye lo vedevano spesso, in quanto tutti e tre lavoravano alla Riserva Naturale, ma incontravano Nathan, Yan e Xerxes soltanto per la colazione e la cena, e James stava cominciando a provare una profonda mancanza per gli amici, in particolare per uno di loro.
A dire il vero gli mancava vivere soltanto loro sei, stretti nel piccolo Rifugio in cui dovevano scontrarsi a vicenda per poter passare.
Come predetto, la notizia che l'Umhïrtröfa fosse in realtà un "bestia" si era espansa pochi giorni dopo la loro fuga: Vurwisch aveva dato l'ordine alle guardie d'Ilashwia di rimanere stanziate presso il burrone, per provare in tutti i modi a entrare. Era una tattica per far credere al resto del regno, e anche all'intera Pure, di star facendo qualcosa. In numerosi erano giunti dagli altri Paesi per donare il proprio contributo alla disinfestazione, come se Owen fosse uno scarafaggio mostruoso.
Alla lettura della pergamena-vagante, il giovane era rimasto molto cupo. Era ovvio che il suo vecchio lavoro gli mancasse, e provava dolore nel sentirsi adesso odiato da chiunque.
«Non chiunque» gli aveva ricordato Skye. «Qui al castello ci sono delle persone che ci apprezzano!»
Già, e i "bestia" ancora non riuscivano a concepirlo.
Però, finché nessuno dava loro fastidio, a James andava benissimo così.
Il rapporto con Fray era stabile: non si piacevano granché, ma almeno il ragazzo cercava di non farlo arrabbiare, e quello non aveva più avuto motivo di sferrargli scappellotti.
I sei avevano addirittura stretto amicizia con Aron, nonostante James fosse l'unico a non trovarlo così tanto piacevole, con tutte le sue chiacchiere. Vilhelmina invece non rivolgeva loro la parola, probabilmente non le piacevano neanche.
E tra Owen e Fema si stava formando sempre maggior confidenza. Almeno adesso il ragazzo riusciva a parlarle con termini comprensibili all'essere umano, e non sveniva quando lei gli si avvicinava per salutarlo. Una volta che venne a dargli la buonanotte gli sfiorò le dita e, seppur rosso, Owen riuscì a mantenere il controllo e a ricambiare quel tocco leggero.
Un giorno che ebbero tempo di andare a trovare Yan fuori dalle mura, incontrarono un festante Pigghyassy. Li salutò allegramente stringendo la mano a ciascuno di loro, per poi invitarli nella sua tana. Avevano dovuto declinare, promettendo però che prima o poi sarebbero tornati.
«Le tane dei sejil non sono molto pulite» aveva poi mugolato Yan, appena il loro strambo amichetto era rotolato nella foresta. «Non gettano mai le ossa degli animali mangiati, le tengono come ricordi. E non hanno un bagno, né pisciano o defecano fuori.»
Dunque decisero che per un po' avrebbero girato alla larga dalle mura.
*
Il primo giorno della settimana, in un mattino soleggiato all'inizio del mese Taurus, James si alzò e si vestì riflettendo su quali compiti lo attendessero. Forse poteva chiedere a Fray di passare a trovare Njano. Quella leoncina gli si era affezionata, e il pomeriggio precedente, quando lui si era allontanato, l'aveva sentita frignare per il dispiacere.
Non che si fosse lasciato intenerire da un micio troppo grosso, certo, soltanto che non voleva che gli animali s'innervosissero e s'ammalassero, altrimenti poi avrebbe avuto del lavoro aggiuntivo.
Uscì dalla stanza prima dei due coinquilini.
Una volta scoperto che gli armadi più piccoli delle due camere adiacenti celavano in realtà una porta comunicante, tra i sei era scattata la gara tre contro tre a chi sorprendesse più volte gli avversari.
Quella mattina riuscì a infilarsi in bagno per spaventare Xerxes, il quale si svegliava sempre prima di Nathan e Yan.
Attese che l'amico principe strusciasse le pantofole oltre la soglia, allora James, nascosto al lato dello stipite, gli afferrò le spalle di sorpresa.
Xerxes sobbalzò girandosi di scatto, il braccio sollevato per colpirlo al petto - una mossa che avrebbe certamente steso uno come Nathan. Quando incrociò gli occhi di James, sbuffò una risata e lo allontanò. «Il tuo solito buongiorno...»
«Tu però continui a spaventarti, principino. Devi aver avuto un'infanzia difficile. Papi ti avrà ripetuto migliaia di volte che un nobiletto rischia sempre la vita.»
«Effettivamente è così.» Dopo essersi strusciato gli occhi, Xerxes sbadigliò - la mano rigorosamente davanti alla bocca - e assunse un tono più pratico: «Devo uscire presto. Il mastro fabbro vuole che sia io a preparare gli attrezzi per tutti».
«Ah! Lavoretti da novellino, eh?»
«Almeno mi stanno dando più fiducia per i progetti.»
Con il cuore che batteva più forte, James si grattò i riccioli e disse: «Vuoi che venga a darti una mano?»
Sciacquatosi il viso, Xerxes alzò la testa per guardarlo stranito. «Hai la coda di paglia? Che cos'hai combinato stavolta?»
«Non sai quanta voglia ho di vederti sgobbare.»
«Ah, chiaro!» Il principe tornò a ridere, intanto che si spazzolava i capelli rossi. «Va bene, scendiamo a fare colazione e ti porto ai laboratori. Gli altri ci perdoneranno.»
James non se lo fece ripetere due volte. Corse a cambiarsi e improfumarsi, indeciso se usare un'aroma dolce o pungente. Ricordò comunque che Xerxes apprezzava molto più i sapori e gli odori aspri, dunque scelse una fragranza che ricordava il limone.
Era perfetto!
Non appena chiuse la porta, però, si ritrovò con la gamba intrappolata in una morsa ineluttabile.
Abbassò lo sguardo e incrociò quello celeste e profondo di Euphrasie, o Eufrie, come tutti avevano cominciato a chiamarla.
«Bonjour, monsieur Klasu» lo salutò lei.
James sollevò la gamba nella speranza che sciogliesse la presa, ma la piccola rimase aggrappata con tutti e quattro gli arti, ridacchiando nel ritrovarsi a qualche piede da terra. «Mi chiamo Klaus, non Klasu, stupida!» Appoggiato al muro, seguitò a scuotere la gamba, provocando soltanto ulteriori risate nella bambina. «Lasciami andare, scimmietta! Vattene a giocare! Cosa ci fai sveglia a quest'ora?»
Tentò di allargarle braccia e gambe per liberarsi, mentre Eufrie imitata il verso della scimmia e continuava a ridere.
Alla fine James l'afferrò per il fiocco sulla parte inferiore del vestito e la sollevò come un gattino. «Va bene, ti porto giù con me.»
«Monsieur Klaus, fatemi volare!»
«Volentieri. Preferisci giù per le scale o fuori dalla finestra?»
«Ho i poteri, monsieur Klaus! Ieri sera il mio tester ha brillato fortissimo!»
James la sollevò ancora per guardarla negli occhi. Eufrie doveva aver compiuto sei anni da poco, era una maghetta davvero precoce!
Lanciò una rapida occhiata dispiaciuta alla porta da cui stava uscendo Xerxes, il quale spalancò subito i begli occhi grigi sulla scenetta comica che gli si presentò davanti.
«Che cosa succede?»
«Bonjour, monsieur Astu!»
«Si chiama Atsu!»
Sia Eufrie che Xerxes presero a ridere, ma James alzò gli occhi al cielo e si avviò lungo il corridoio. Prima portava Eufrie in sala da pranzo, prima poteva liberarsi di lei e trascorrere qualche attimo con Xerxes.
«Monsiuer Klaus!» insisteva a chiamarlo la bambina, agitando braccia e gambe per aria. «Voi potete volare?»
«Direi di no.»
«Ma voi siete grandi, monsieur Klasu... monsieur Klaus e monsieur Atsu! Voi non sapete già volare?»
«Noi siamo diversi.»
«Come mai?»
«Non lo so. Siamo nati così.»
«Anche io sono diversa, monsieur Klaus?»
«No, tranquilla. Hai già i tuoi poteri, non c'è rischio che tu sia una "bestia".»
«Una "bestia"?»
James sussultò nel rendersi conto del proprio errore.
Xerxes aveva già strabuzzato gli occhi e si affrettò a rimediare: «"Debole". È questo che ha detto. Non c'è rischio che tua sia una "debole", Eufrie. Intendeva quelle persone capaci di usare un solo potere», e si guardò attorno per controllare che nessuno li avesse sentiti.
Fortunatamente in corridoio non c'era altri che loro.
«E che cosa è una "bestia"? Un animale feroce, vero?»
James incrociò nuovamente i suoi dolci occhioni, brillanti di curiosità e innocenza. Un giorno anche lei sarebbe arrivata a disprezzare i "bestia", proprio come chiunque altro. Se soltanto fosse stata cresciuta con una mentalità differente, le sue idee sarebbero state contro quelle del resto del mondo.
«Non necessariamente feroce» rispose a bassa voce.
Eufrie si aggrappò malamente ai suoi riccioli, muovendosi così da potersi sedere a cavalcioni sulle sue spalle.
A James non dava fastidio il peso, e aveva subìto fin troppi strattoni ai capelli per poter far caso a quello... però proprio non capiva che cosa quella marmocchia volesse da lui?
Quantomeno Xerxes sorrideva alla scena.
Una volta nella sala da pranzo, trovarono Lazare già seduto a tavola, a chiacchierare con uno dei servitori veterani.
James si avvicinò e si tolse Eufrie di dosso per farla sedere al suo posto, poi afferrò il bambino e lo costrinse a guardarlo. «Non sono qui per fare da balia a tua sorella, perciò tienila sotto controllo.»
Lazare si spaventò, ma trovò comunque il coraggio per ribattere, col suo accento nasale: «Non è colpa mia se corre ovunque e non mi dà mai retta! Je ne voulais pas ce responsabilité!»
«Bon, tu l'as!» replicò il ragazzo, imitando a presa in giro la sua voce. «Purtroppo le cose non vanno sempre come si vuole, moccioso, perciò tieni fede ai tuoi impegni. È tua sorella, non un oggetto da poter trascurare.»
Mentre il bambino fissava computo il suo budino marrone, con le lacrime agli occhi, James sedette al suo posto e avvicinò il vassoio di porridge, versandone un po' nel piatto di Eufrie prima di prenderne per sé - gli occhi completamente lontani da quelli di Xerxes.
I due ragazzi mangiarono in fretta, tornando pian piano più allegri.
Stavano per alzarsi, quando Berserker Tushik si accorse di loro e richiese che aspettassero il re, che a quanto pareva aveva qualcosa di urgente da dire a tutti e sei.
James risedette con pesantezza, i nervi che pulsavano pericolosamente lungo tutto il cranio.
Un momento da solo con Xerxes, non gli sembrava di chiedere tanto...
Gli altri amici li raggiunsero chiedendo perché non li avessero aspettati, ma James si limitò a grugnire per far capire che non aveva voglia di venire stuzzicato, così lasciarono perdere.
Quando il re giunse finalmente in sala da pranzo, fece subito cenno ai sei di avvicinarsi a lui e a sua figlia. «Ultimamente vi siete impegnati molto,» cominciò, «dunque ho deciso che anche quest'oggi potrete riposare. E da ora in avanti avrete due giornate libere a settimana. Perdonatemi se sono stato troppo pressante, ma ci tenevo a farvi abituare bene al lavoro. Ora vi meritate un po' più di svago. Fate pure ciò che volete, se lo desiderate potete anche uscire dalle mura. Ma non superate le foreste, soprattutto non entrate in quella nord-occidentale.»
«Il Labirinto non...»
Vurwisch scoccò una rapida occhiata alla figlia per metterla a tacere.
I ragazzi erano però troppo occupati a guardarsi: il giorno precedente si erano riposati e avevano studiato, adesso invece potevano sfogarsi come desideravano. Era da tanto tempo che non trascorrevano un'intera giornata tutti insieme, a divertirsi come ai vecchi tempi.
Si diressero subito nel parco, dove i giardinieri stavano curando le gemme dei fiori appena nati.
La neve si era sciolta del tutto da qualche giorno e, anche se a volte la temperatura subiva dei cali, quel mattino era più tiepido degli altri.
Nathan allargò le braccia a stiracchiarsi più che poté. «Non ci speravo più ormai! Allora, che cosa vi va di fare? Potremmo esplorare la Riserva!»
«No!» James scosse la testa, categorico. «Ne ho abbastanza di quel posto!»
«Su, Jamie, potremo passare il tempo in una zona diversa dalla savana. Potremmo cavalcare i draghi!» propose Skye, spalancando le braccia per mimare una planata.
«No, no, io non ci tengo, grazie!» replicò Xerxes.
Yan ridacchiò. «Potremmo far visita a Pigghyassy. Avanti, glielo abbiamo promesso!»
«Più avanti...» mugugnò Owen. «Passo già fin troppo tempo nello sporco, con tutti quegli animali...»
James gli sferrò una spallata. «Ah, tu vieni con noi?»
«Eh? Perché non dovrei? Che cosa c'è? Adesso non sono il benvenuto? Ah, ho capito, non avete più bisogno del Rifugio, perciò mi scartate! Solo perché non ho passato un po' di tempo sull'Isola...»
«Non è per questo, idiota! Parlavo di Fema. Ultimamente trascorri tutto il tempo libero soltanto con lei. Sicuro di poter resistere senza vederla?»
Owen arrossì un poco. «Certo che ci riesco. E poi, lei è impegnata negli allenamenti.»
Skye batté le mani. «Avanti, usciamo dalle mura! So che adesso lo scivolo di ghiaccio non c'è più, ma... magari è diventato uno scivolo d'acqua!»
«Magari adesso ci sono delle rapide e delle rocce» reiterò Xerxes. «E poi, il re ha retto di non avventurarci troppo nelle foreste. Perché non possiamo semplicemente prendere un tè, per una volta?»
Ma gli altri non lo stettero a sentire e corsero subito verso il ponte levatoio.
*
Il resto della giornata fu un vero spasso, James non avrebbe mai pensato di poter tornare a divertirsi così tanto. Si diressero in città a far compere con il denaro guadagnato durante quel lungo mese, s'ingozzarono a più non posso con i dolci esposti sulle bancarelle e poi, non ancora sazi, per pranzo sedettero nella locanda più affollata di Oltas, dove mangiarono fino a farsi arrotondare le pance. Dopodiché accontentarono Skye e si diressero alla Riserva, dove conobbero i suoi nuovi amici draghi. Passate un paio d'ore, ottennero il permesso di restare nell'habitat costiero per fare il bagno nell'acqua salata, in mezzo a delfini amichevoli e dispettosi.
E dopo cena la stanchezza non aveva ancora preso il sopravvento. Era come se avessero il sangue ricolmo di zucchero, non riuscivano a star fermi neanche un secondo. In camera, a decidere sul prossimo svago, ogni volta che si sedevano sentivano il bisogno di rialzarsi per avvicinarsi a un mobile, appoggiarvisi e poi tirarsi nuovamente in piedi per passare al successivo. Persino Niawn e Dustin, contagiati dalla loro eccitazione, non facevano altro che saltellare, lei che cantava stonata e lui che squittiva come una piccola iena, quasi ringiovanito.
«Potremmo esplorare il castello» propose Yan, frattanto che sprimacciava il proprio cuscino quasi avessero un conto in sospeso. «Aron dice che ci sono un sacco di passaggi segreti!»
«Ma c'è il coprifuoco, non abbiamo molto tempo» lo bocciò Xerxes. «Potremmo visitare soltanto una piccola parte.»
«Un momento...» Owen scuoteva l'indice camminando avanti e indietro sul tappeto di batuffoli. «Fema ha parlato della biblioteca e di una sezione segreta in cui si può accedere soltanto una volta calato il sole.»
«Non ha anche parlato di un'armatura sputafuoco che non permette l'ingresso a nessuno?» borbottò James.
Yan fece un larghissimo sorriso. «Beh, potremmo trovare il modo di passare.»
Xerxes lo guardò allibito. «Non c'è mai riuscito nessuno, come potremmo riuscirci noi?»
«Ehi, Xer, dimentichi che noi siamo i ragazzi più furbi di tutta Pure!»
Il principe sospirò ancora. «Ragazzi, rischiamo di finire nei guai. Vurwisch potrebbe seriamente arrabbiarsi con noi.»
«Avanti!» si lamentò Skye. «Dov'è lo Xerxes che conosco io? Dov'è l'amico col quale m'infiltravo a rubare le mutande di Rose?»
«Ooooooh!»
Xerxes arrossì di fronte alle prese in giro, ma alla fine fece un cenno scontento. «E va bene, proviamoci...»
Gli occhi scuri di Nathan scintillarono come il suo sorriso. «Credo di avere già un piano. Ma dovremo passare per le cucine.»
Xerxes si alzò per seguire gli altri fuori, pur insistendo a brontolare: «Ma se ci scoprono, darò tutta la colpa a voi!»
«Dov'è finito il "rimaniamo sempre uniti"?» replicò Owen.
I corridoi erano quasi del tutto deserti, tanto che, quando incontravano un servitore ancora nei paraggi, trovavano facile cambiare direzione per cercare una via vuota.
Al piano terra, Xerxes li guidò verso la sala da pranzo, dove però trovarono il re ancora seduto a tavola e intento a conversare con Svizol e Berserker Tushik.
I tre si stavano alzando proprio nel momento in cui i ragazzi si affacciavano a sbirciare, perciò si affrettarono a rintanarsi dietro a una colonna laterale l'uno sopra l'altro. Gli adulti passarono loro davanti senza vederli e, non appena ebbero svoltato l'angolo, i giovani filarono nel salone.
Da lì imboccarono un corridoio ricco di quadri raffiguranti piatti prelibati, e quando udirono nuovi passi in avvicinamento, si acquattarono dietro a due grossi vasi, ciascuno a coprire tre di loro. Una cameriera umana attraversò il corridoio slegandosi il grembiule e borbottando tra sé per la fatica degli incantesimi di protezione.
Come si fu allontanata, i sei ripresero la loro marcia a passo felpato, fino a giungere di fronte alle porte delle cucine. Fortuna che quella sera era toccato a una serva umana applicare gli incantesimi e non a un goblin.
James non avrebbe mai potuto immaginare che esistessero cucine tanto grande. Da piccolo era stato ricco, aveva avuto dei servitori e le camere di casa sua erano state davvero enormi, ma queste cucine regali erano così ampie da poterle comprendere tutte!
Ed erano così pulite che persino al buio i pavimenti riflettevano talmente tanto la luce della luna da permettere loro di orientarsi senza problemi, nonostante vi fosse il rischio di scivolare.
«Per quale diamine di motivo applicano incantesimi protettivi alle cucine?» sussurrò Yan, guardandosi intorno a bocca aperta. «Posso capire alle camere del re e dei principi o alla tesoreria, ma...»
«Diamoci una mossa, piuttosto» intimò Xerxes, rivolto più a Nathan. «Quale sarebbe questa tua idea?»
«Servirebbe una brocca d'acqua e un po' di farina.»
I due si diressero nella dispensa, larga tanto quanto il salone da pranzo.
Gli altri rimasero invece a esplorare il resto delle cucine.
Owen passò le dita sui ripiani per accertarsi dell'egregia pulizia, Skye spalancò uno scaffale in cui erano nascosti biscotti con gocce di cioccolato, Yan trovò l'argenteria affilata e James si avvicinò ad aprire un altissimo fredda-viveri, al cui interno scovò circa un centinaio di bottiglie di birra e di sidro.
Skye si avvicinò subito per accaparrarsene una, in astinenza com'era da quando vivevano al castello.
Intanto Nathan aveva trovato un cestino e una piccola brocca d'acqua, mentre Xerxes stava trascinando un sacco di farina vicino al ripiano da cucina. L'amico vi rovesciò un po' d'acqua all'interno, poi v'infilò le mani per lavorarla fino a compattarla quanto bastava per renderla appiccicosa. Ne tirò fuori una palla piuttosto grande e Xerxes riportò il sacco nella dispensa.
«Quando saremo di fronte alla biblioteca, dovremo lanciare l'acqua cosicché finisca dritta in bocca all'elmo» spiegò Nathan, lavandosi le mani. «E ci servirà questa palla di farina bagnata affinché si blocchi nella sua "gola" e gli impedisca di urlare. Possiamo contare su di te per il lancio, aquilotto?»
Yan sollevò subito il pollice.
«Aspettate un secondo!» li fermò Owen. «E se poi il re scopre la farina nell'armatura? E la brocca d'acqua? Non penserà che siamo stati noi a rubare dalla cucina?»
A quel punto persino Xerxes, riunitosi a loro, fece un sorrisetto. «Intendi per il fatto della magia umana? Nessuno gliene ha parlato. Non dovrebbe sospettare niente.»
Così uscirono dalla cucina e aprirono molto lentamente le porte della sala da pranzo, per richiuderle con altrettanta delicatezza.
Oramai il coprifuoco era scattato, perciò in corridoio non trovarono nessuno a passeggio. Se la sfortuna non li perseguitava, non avrebbero trovato né il re, né Svizol, né le guardie presso la biblioteca.
Di fatto raggiunsero i portoni senza problemi, incontrando tuttavia il loro primo ostacolo: l'armatura incantata muoveva la testa molto lentamente, di qua e di là, pur rimanendo immobile sul posto. Mancava soltanto che i fori oculari emanassero fasci di luce, allora sarebbe apparsa davvero spettrale.
Quando volse di scatto lo sguardo verso l'angolo dietro cui si nascondevano i sei ragazzi, loro si accucciarono stretti per non farsi vedere.
Come l'armatura tornò a guardare da tutt'altra parte, Yan, la brocca d'acqua tra le mani, cominciò ad avanzare molto lentamente in sua direzione, con le braccia sollevate in preparazione al getto.
James sentiva il cuore in gola per l'agitazione e il divertimento. Se il piano avesse funzionato, avrebbero nuovamente compiuto qualcosa in cui nessun altro era mai riuscito. Se tutto fosse invece andato a rotoli, probabilmente si sarebbero ritrovati sbattuti fuori dal castello.
Eppure James non si era mai divertito così tanto!
Anche Nathan sorrideva al settimo cielo, e Xerxes lo guardò esasperato. «Potrebbe finire male.»
«Guarda che se da piccoli noi due potevamo spassarcela senza venire mai scoperti», e Nathan indicò se stesso e Yan col pollice, «era grazie a me. Lasciati andare! Non senti l'adrenalina scuoterti la pancia?»
Intanto Yan si faceva sempre più vicino all'armatura.
Quando il guardiano fu sul punto d'identificarlo, lui s'immobilizzò, tirando indietro la brocca. Non appena l'armatura lo vide, spalancò la bocca e un filame di fumo si fece subito strada all'esterno, allora Yan si affrettò a gettargli l'acqua dritta nell'elmo.
Fradicio, il custode della biblioteca sembrò come tossire, ma a quel punto Yan aveva già ricevuto la palla di farina e la lanciò con una traiettoria a dir poco perfetta.
L'armatura s'interruppe del tutto. Tentò di sputare altro fuoco, ma uscirono soltanto innocue lingue di fiamme, e l'elmo vuoto s'incollò e non poté gridare.
Attesero per essere sicuri che il piano avesse funzionato davvero, poi, quando il guardiano non si mosse più e cominciò a gorgogliare tra sé, i giovani sgusciarono oltre il portone.
La biblioteca era composta sia da marmo che da legno. Entrambi gli elementi erano intarsiati di decorazioni, raffiguranti tante altre leggende oltre a quelle che già venivano mostrate nei corridoi del castello.
Owen fece loro cenno di seguirli sino a un arco, la cui chiave di volta raffigurava la mano gigante che tendeva la corona allo scoiattolo. «Solitamente qui ci sono dei cancelli» sussurrò eccitato. «Ma adesso la via è più che libera!»
Oltre l'arco si trovava una sezione illuminata fiocamente da candele spettrali fluttuanti, le cui fiamme violacee danzavano e si contorcevano come salamandre. Senza la loro luce - seppur fredda - le librerie sarebbero state del tutto immerse nell'oscurità.
Non appena varcarono la soglia, James venne attraversato da uno strano formicolio, come se qualcuno gli stesse facendo il solletico ai fianchi, una sensazione che gli pareva di aver già provato.
Nel girarsi a cercare le reazioni dei compagni, vide invece Nathan indietreggiare di fronte a un libro sgusciato di volontà propria fuori da uno scaffale. Fluttuava verso di loro, roteando come per studiarli da diversi punti di vista.
James si mise sugli attenti, ma quando il libro si fece più vicino, si limitò a levitare loro intorno, come un animale intento ad annusarli. Infine si allontanò sopra a un'altra libreria, da cui sortì un volume molto più piccolo.
I giovani visitatori si scambiarono un'occhiata, prima di avanzare cauti lungo la sezione segreta.
E siccome nessuno dei libri li attaccò per scacciarli, si divisero per correre a ispezionare diverse librerie.
In tutta onestà, a James quel posto non interessava. Era stato bello prendere per i fondelli un'armatura sputafuoco, ma adesso preferiva sedersi a uno dei tavolini da lettura, posarvi i piedi e bere dalla bottiglia di sidro che si era portato dietro.
«Dovresti acculturarti un po' di più» lo prese in giro Owen, non mancando di spintonarlo quando gli passò dietro, facendogli versare così un po' di alcol sulla camicia. «O rimarrai ignorante per il resto della vita.»
«L'ignoranza è beata, gufetto.»
«Eppure ti lamenti parecchio quando Fray ti sgrida.»
James gli fece il dito medio alle spalle, per poi tornare a fissare il soffitto buio.
Sopra di lui, sette libri fluttuavano roteanti come stelle cadenti, creando luminosa una composizione circolare. Con la sua vista sfocata, gli parve quasi che i volumi fossero un perfetto gioiello viola e dorato.
Poi uno dei libri si staccò dagli altri e precipitò, ricadendo aperto sul tavolino, proprio vicino alle sue gambe.
*
La mia situazione dopo la congiuntivite
Non vedevo l'ora di tornare a pubblicare!
Scusate se c'è qualche errore, ma ancora vedo comunque un po' sfocato e potrebbe essermi sfuggito qualcosa.
Che ne pensate di questo capitolo?
I ragazzi tornano a divertirsi tutti insieme e mandano a quel paese la loro stessa sicurezza pur d'infrangere le regole 😆
E quel libro che è caduto accanto a James?
Sarà importante?🤔
Piccola curiosità creativa.
Per questo capitolo mi sono ispirata molto a "Harry Potter", per l'avventurarsi nei corridoi dopo il coprifuoco, l'infiltrarsi in cucina... ma in particolare mi sono ispirata ai videogiochi.
Non so se ci avete mai giocato, ma mi ricordo prima di tutto dei libri volanti che partivano alla riscossa e ti facevano parecchio danno 😅
E soprattutto ho in mente questo livello in biblioteca in cui dovevo nascondermi dietro alle librerie e sfuggire alle armature che muovevano l'elmo. Quando ho parlato di fasci di luce dalle cavità oculari, era un riferimento proprio al gioco, perché le armature avevano questi due occhi di bue che mi inquietavano tantissimo!
Certo mai quanto Piton...
Mi veniva il batticuore quando entrava lui e dovevo stare attenta a non farmi vedere🤣
Ecco a cosa pensavo mentre scrivevo questo capitolo!
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