I finti "deboli"

Riapparvero in una capanna fatiscente, il cui legno cadeva a pezzi e l'aria era impregnata dalla puzza di merda; il fieno che ricopriva il pavimento era secco e scricchiolava sotto ai piedi, gli squittii spaventati dei topi risuonavano tutto attorno, mentre nell'oscurità baluginavano occhietti rossi da ratto.

James lanciò subito un sibilo per spaventarli, così quelli corsero a rintanarsi da qualche parte. Persino Dustin, il vecchio sorcio domestico di Nathan, urlicchiò spaventato e tornò a occultarsi nel cappuccio del padrone.

Certo un sibilo non poteva tenerli alla larga a lungo. Sicuramente i ratti stavano già leccandosi i sudici baffi all'idea di banchettare con la carne dei nuovi arrivati.

Fuori il cielo era di un viola scuro, James non riusciva, dalle finestre, a vedere bene l'ambiente circostante, neanche con gli occhi-di-vetro.

Abbassò le palpebre nel tentativo di percepire qualche altro odore strano o suono anomalo, oltre ai passi delle pantegane, invece udì solo il ticchettare delle zampette delle cimici e il frullare delle loro alucce, nessuna puzza di gente estranea.

Erano soli.

Sperava almeno che il bagliore del portsid non avesse attirato curiosità indesiderate...

Improvvisamente si accese una luce verdastra. James si volse di scatto, ma vide solo Niawn risplendere come una lucciola e Yan che teneva tra le mani la polvere di fata, capace appunto di far risplendere gli anfibi che la ingurgitavano: la usava qualsiasi mago per ricaricare alcuni incantodomestici, il ragazzo doveva averla portata soltanto per sfruttare Niawn come lanterna.

«Da questa parte.» Skye si accucciò sul pavimento dal legno ammuffito. Conficcò le piccole dita in una sezione morbida ma apparentemente normale e rivelò una botola.

La cantina era immersa nel buio più totale, se non fosse stato per Niawn non sarebbero riusciti a scorgere neanche i barili provvisti di cibo: mele lucenti di verde e rosso, nocciole dal guscio duro e oftek dai bubboni pulsanti. La frutta, o i contenitori, dovevano per forza essere sotto l'effetto di un incantesimo, altrimenti sarebbe già stata divorata dai parassiti.

Le domande erano due: chi aveva lanciato tale magia e perché?

Tuttavia Skye non vi badò, anzi aveva già cominciato a spostare il fieno per creare dei giacigli, e al momento anche a James importava poco, stanco com'era.

Xerxes e Nathan erano rimasti al piano superiore a sbirciare dalle finestre.

Owen invece se ne stava immobile, con ancora la sacca pesante sulla schiena, a fissare un punto imprecisato con sguardo depresso.

James gli si avvicinò per togliergli il peso di dosso. «Owen, ci servi lucido.»

Di tutta risposta l'amico trasse un sospiro tremulo. «Xerxes lo diceva che non dovevamo fidarci degli elfi... Io invece ho insistito, p-perché mi fidavo di Vow'a... e guardate cos'è successo...»

«Non è stata colpa tua. È soltanto colpa di Yeru'a e della sua tribù.»

«Perché? N-non stavamo infastidendo nessuno, non facevamo niente di male... E-e io ora...» Owen si portò la mano alla bocca. «Ora tutti sanno chi sono... E s-se non volessero più fidarsi dei miei medicinali? Q-quanta gente morirà? E se scoprirò nuove cure, n-non potrò più farle conoscere, e-e le malattie continueranno a prendere il sopravvento e a uccidere...»

Certo non si poteva dire che Owen non fosse un erudito vaniglorioso che si beava della propria intelligenza superiore alla media, ma se teneva alla sua abilità era perché sapeva quanto utile fosse per il mondo. Era il miglior guaritore e ricercatore medico di tutta Pure, aveva scoperto così tante cure, grazie a lui si erano potute sventare numerose malattie non-magiche.

Adesso invece, se fosse riuscito a scoprire una nuova cura, come avrebbe potuto comunicarlo al mondo?

Nessuno sarebbe più stato disposto dargli fiducia come un tempo: l'Umhïrtröfa era un "bestia", tutti si sarebbero di certo sentiti ingannati, e la legge intergovernativa implicava di catturarlo e condannarlo a morte...

Non appena i giacigli furono pronti, James lo sospinse a sdraiarsi.

Vedere l'amico in quello stato gli faceva contorcere l'anima dal dolore. Owen era sempre stato sicuro che non avrebbe riscontrato problemi, ed era così fragile e vulnerabile, tutto l'opposto di un combattente. Non lo biasimava se versava qualche lacrima.

Una volta forse lo avrebbe disprezzato per la sua debolezza, ma aveva imparato a capire che non tutti possedevano la medesima resilienza.

E soprattutto James era consapevole di averne fin troppa, rasente l'insensibilità.

Skye si sedette all'altro lato di Owen, ad accarezzargli gli unticci capelli scuri sussurrandogli dolci parole nell'orecchio, come una madre col proprio bambino.

Presto Xerxes e Nathan si unirono a loro, dopo aver richiuso la botola.

«Sembra tutto sicuro» annunciò quest'ultimo. Alla fastidiosa luce prodotta da Niawn, lo sguardo da braccato risaltava sul volto magro del ragazzo, come quello di un triste demone.

«A meno che i ratti o le cimici non ci divorino durante la notte» bofonchiò James. Sarebbe stata una morte alquanto disonorevole venire divorato da insetti e topi troppo cresciuti.

«Questa cantina tiene lontani gli animaletti indesiderati» li rassicurò però Skye, grattando la testolina di Dustin. «Fortuna che tu sei diventato un topolino per bene.»

«Ma non terrà lontani nemici più grossi, dunque» sottolineò Xerxes. «Faremo dei turni di guardia.»

James sbuffò con amarezza. «Non serve. Dubito che qualcuno di noi riuscirà a dormire stanotte.»

«Dobbiamo provarci. Abbiamo bisogno di essere riposati per domani, se vogliamo incontrare il re.»

«V-voi vi fidate di Vyra?» mormorò Yan, incupendosi ulteriormente.

Skye annuì. «Ha toccato la mia mente con la sua: non ho soltanto visto l'ubicazione di questo rifugio, ma sono anche riuscita ad avvertire la sua sincerità. Lei vuole aiutarci, ragazzi. Davvero.»

James si sentì rincuorato dalle sue parole, ma non poté biasimare Nathan quando chiese: «Ma come mai? Le sono grato, ma non capisco...»

«Come hai fatto a percepire i suoi sentimenti?» domandò invece Owen, sollevando un poco la testa dal fieno. «Oh, un momento... Ecco perché ha chiesto di mangiare il tesela per intero. Forse più lo si mangia e più si avverte dalla persona con la quale entriamo in contato.» Con debolezza, spostò lo sguardo sugli altri. «Sentite, non m'interessa il perché, ma solo che lei voglia darci una mano. N-non sappiamo cos'altro fare, no?»

Yan fece per ribattere, ma Skye mormorò: «Devi fidarti di me, Yan. Per favore...»

Lui richiuse la bocca, con gli occhi verdi che si addolcivano alla preghiera dell'amica. Così annuì e rilassò un poco le spalle. «Solo perché lo dici tu.» Allora guardò di nuovo tutti gli altri: «Dunque... nuove identità, eh? Possiamo dire di essere viaggiatori scappati dal nostro Paese. Vorrei soltanto sapere in che modo ci vedranno, così da sceglierci le storie e i nomi più adatti...»

«Ai nomi possiamo pensare domani» fece Xerxes. «Ma se ancora non avete sonno, possiamo parlare dei nostri "poteri".»

Skye sforzò subito un tono scherzoso, scuotendo piano Owen per una spalla: «Ho sempre fantasticato sull'avere i poteri magici! Se proprio devo sceglierne uno solo, opterei per la pioggia, così da poterla far cadere su di voi quando che mi fate arrabbiare!»

«Io invece vorrei il potere di guarire qualsiasi persona con uno schiocco di dita, di qualsiasi malattia si tratti, senza bisogno di erbe o quant'altro... Ma non esiste neanche tale magia, perciò sceglierei la padronanza del ghiaccio.» Finalmente Owen abbozzò un sorriso. «Almeno potrei trasformarvi in statuette congelate ogni volta che mi date fastidio.»

«Io vorrei saper creare tornadi, per lo stesso motivo» borbottò Nathan. «Oh, e volare, ovviamente.»

Yan si picchiettò il mento col dito. «Cosa ne pensate dei poteri della terra? Modellarla magicamente per farvi inciampare mentre camminate sarebbe davvero uno spasso!»

Xerxes gli indicò il guanto sinistro, sotto cui celava la mano bruciacchiata. «Beh, scommetto che i poteri del fuoco ti rimetterebbero in riga.»

Mentre i due si spintonavano, James bofonchiò: «A che mi servono i poteri se sono già eccezionale per conto mio?»

Subito gli altri gli gettarono il fieno addosso.

Lui riuscì a sogghignare. «Va bene, allora... forse i poteri elettrici. Controllare i fulmini. Accidenti, quante risate che mi farei con voi!»

Xerxes diede in una risatina. «Va bene... Dopo esserci dimostrati così tanto affetto, torniamo seri. Per davvero» li pungolò nel vederli ridere sotto i baffi.

Almeno riuscivano a tirarsi su di morale a vicenda, così era più facile affrontare situazioni spaventose come quella in cui si trovavano attualmente. James aveva apprezzato questo loro lato fin dai tempi dell'Isola della Purga: non si sarebbe mai aspettato che quattro suoi coetanei riuscissero a trovare lo scherzo anche in mezzo al pericolo, e non avrebbe neanche mai detto che lui potesse trovarli piacevoli proprio per quest'aspetto.

In realtà, non avrebbe mai potuto immaginare di arrivare ad affezionarsi così tanto a qualcuno, né che quel qualcuno si affezionasse a lui.

Xerxes tornò rigido. «Ci servono poteri rispecchianti le nostre reali capacità, cosicché, se ci metteranno alla prova, eviteremo di farci smascherare. Per esempio, Skye potrebbe dire di avere il potere di parlare con gli animali. E se pecchi in una traduzione, utilizzerai la scusa che hai dodici o tredici anni, così tutti penseranno che tu abbia scoperto la tua magia da molto poco e che devi dunque ancora perfezionarla.»

Skye s'indignò. «Vuoi dire che sembro più piccola della mia età?»

Xerxes sollevò le mani con fare innocente. «Skye, è per la tua sicurezza.» Mentre lei sbuffava, il ragazzo tornò a dire: «Owen potrebbe fingere di avere poteri curativi».

«E se qualcuno si accorgesse che i miei "incantesimi" sono fasulli?» ribatté atono lui.

«Owen, sei riuscito a fingere per quattro anni. Non ti pordoneremo mai se farai un passo falso proprio adesso

Per calmare le acque, Yan disse: «James potrebbe fingere di avere il potere dell'udito e dell'olfatto amplificati. Mentre Xerxes quello della vista».

«Fantastico» brontolò James. «Allora Nathan può fingere di avere il potere della memoria, visto come ricorda qualsiasi minimo particolare anche dei suoi tre anni.»

Xerxes si strusciò il mento. «Solitamente chi ha questo potere riesce a far riaffiorare anche i ricordi più recogniti. I più bravi possono persino rimembrare quando erano ancora nel grembo della madre. Potrebbero chiederti di delucidare la memoria di qualcuno, ma... hai quasi quindici anni e, come "debole", hai quindi trovato il tuo potere da meno di un anno. Nessuno pretende che tu eccella in così poco tempo. Non dovremmo avere problemi.»

Nathan annuì. «Sono d'accordo. Tu che cosa dirai invece, Yan?»

L'amico si grattò la nuca. «In cosa sono bravo, io? Nel... mentire?»

«Concordiamo» borbottarono gli altri in coro.

Yan li guardò con finta offesa e incrociò le braccia. «Beh, sappiate che non esiste il potere di mentire!»

«Hai ragione...» Xerxes si stava strofinando un occhio per la stanchezza. «Se vuoi, possiamo sviare dicendo che non hai ancora compiuto quattordici anni.»

«E se chiedessero del mio tester? Adesso c'è un "bestia" ricercato per Pure, non possiamo più dare niente per scontato...»

«Sì, ma... potrebbero chiedercelo in ogni caso, in realtà...»

«Già, però credo che rischieremmo di più nel dire che non abbiamo ancora poteri, perché si aspetterebbero che rimaniamo aggrappati ai nostri tester» ragionò Nathan. «E se anche mentiamo dicendo di averli persi, ci farebbero recuperare i giorni di test perduti, e non possiamo permettercelo. Inoltre, dire che ancora non abbiamo poteri è forse ciò che più si aspettano da un "bestia"...»

James assottigliò gli occhi e smise di ascoltare, come sempre quando Nathan metteva in funzione il cervello e cominciava a pensare ad alta voce. Non sarebbe riuscito a capire, tanto valeva chiedergli il sunto alla fine. E poi, si fidava abbastanza dell'intelligenza del puledrino per sapere che non li avrebbe fatti ammazzare.

Intanto strinse i pugni, ricordando con sorprendente nostalgia come durante il loro primo viaggio fosse stato tutto più semplice: nessuno aveva saputo della loro esistenza, perciò non avevano dovuto temere che le guardie chiedessero del tester.

Adesso però la gente sarebbe stata più accorta, nessuno avrebbe più osato rischiare...

Quando Nathan smise finalmente di parlare, Yan sospirò dicendo: «Ascoltate, dirò che... ho gli istinti d'attacco più sviluppati. Con queste abilità si riesce a vedere tutto più rallentato per poter essere più precisi nell'attacco, si coglie da lontano la preda o l'avversario, si riesce a stabilire il movimento del nemico. Se sarò scarso, ho la scusa di aver compiuto quindici anni da poco e che sono ancora alle prime armi...»

Gli altri annuirono, per poi rimanere ancora per un po' in silenzio, ad ascoltare gli squittii delle pantegane che viaggiavano sotto il pavimento, probabilmemte frustrate dal non poter raggiungere la carne fresca.

Infine Xerxes disse: «Dobbiamo riposare. Ti senti bene, Owen? Ti chiedo scusa per prima, stavo scherzando. So che sarai bravissimo a fingere, come lo sei sempre stato».

Questi scosse la testa, i suoi occhi erano ancora arrossati per il pianto, oltre al fatto che starnutiva a causa della polvere. Premeva la fronte contro la caviglia di Skye e mormorava tra sé e sé. «Mi dispiace... Mi dispiace, n-non vorrei essere così piagnucolone... È che... ho paura... E-e poi vedo e sento... cose... Sicuri c-che s-siamo soli?»

«Sono solo allucinazioni» lo confortò Skye, abbassandogli le palpebre con delicatezza. «Qui ci siamo soltanto noi.»

«S-sì...» Owen si strusciò le braccia, tremando incontrollato. «Mi mancano i poltergeist. Non fanno tremolare niente e... n-non li ho neanche salutati per bene...» Si passò il polso sotto ai ciuffi per strofinarsi gli occhi, il tono di voce smorzato più che mai. «Non li ho mai ringraziati davvero per quanto hanno fatto per me...»

James non era il tipo da dire "Grazie" facilmente, ma in questo caso gli spiriti del Rifugio meritavano tutta la sua stima. Anche a lui dispiaceva non averli potuti ringraziare per essersi presi cura di loro e aver permesso che sei "bestia" alloggiassero al sicuro nella loro casa.

Skye si accucciò accanto a Owen, mentre Nathan e Yan si spostavano verso le scale.

Quest'ultimo disse: «Facciamo noi il primo turno di guardia. Io non riuscirei comunque a dormire adesso».

James non era neanche un asso nell'empatia, ma riusciva a immaginare come mai Yan apparisse tanto turbato: si trovavano in quella situazione a causa dell'elfo che per molto tempo aveva ritenuto un amico.

Inoltre l'ultimo anno non era stato facile per lui: si era innamorato di una ragazza di Hanover e, nonostante la consapevolezza di non poter avere un futuro con lei, aveva insistito a incontrarla, finché ella non gli aveva confessato di essere, suo malgrado, già promessa a un giovane nobile; Yan aveva persino stretto amicizia con Elijah Brooker, cugino di Xerxes, ma aveva dovuto salutare anche lui quando erano riusciti a far terminare la battaglia che infuriava nella Foresta di Hanover. Aveva addirittura visto morire sua madre di malattia, e aveva affrontato il proprio padre, il quale si era rivelato un Cacciatore Oscuro che cercava coloro i quali, insieme ai suoi compari, chiamavano i Flagelli: si trattava proprio di loro sei ragazzi "bestia".

Al finale, i giovani erano stati traditi dagli elfi che avevano pianificato di usarli per distruggere la magia umana.

James era rimasto scioccato dalla loro infamia, certo, ma si era messo l'anima in pace. Non si era mai affezionato così tanto alla tribù. Era deluso, ma a lui bastava che i suoi veri amici stessero bene.

Tirò una pacca di conforto a Yan prima che quello salisse. «Svegliami per darti il cambio», detto ciò James si trasferì su uno dei giacigli, vicino a Xerxes.

Il principe si girò quando si accorse di essere osservato. «Andrà tutto bene. Vedrai che ne usciremo sani e salvi.»

«Sì.» James si sporse per strusciargli la schiena. «Sì, non ci arrenderemo.»

Continuò ad accarezzarlo, lasciandosi andare, sperando con tutto il cuore che il suo appoggio potesse davvero donare a Xerxes la forza di cui aveva bisogno. 

Cominciò a concentrarsi un po' di più sulla tonicità del suo corpo...

Il principe incrociò il suo sguardo, al che James si ritrasse un po' troppo velocemente, con le guance in fiamme.

Si affrettò a farfugliare: «Certo sarà più difficile della prima volta».

«Lo so. Ma Vyra è dalla nostra parte.»

«Tu davvero le credi?»

Xerxes produsse una leggera smorfia. «Per quanto mi dispiaccia offendere una Creatura Ancestrale, non riesco a trattenere i miei dubbi. Tuttavia mi fido di Skye. Ti pregherei di essere meno brontolone del solito, Jim.»

Stavolta il giovane guerriero non riuscì a controbattere. Adorava quando Xerxes lo chiamava Jim, era l'unico che usava quel nomignolo e James lo sentiva perciò come qualcosa di intimo tra loro. Sembrava quasi che gli lanciasse addosso un incantesimo calmante: improvvisamente si sentiva troppo rilassato per riuscire a fare del sarcasmo.

Appena il principe gli strizzò l'occhio  lui si sentì arrossire ancora di più.

Fortuna che l'amico si era già sdraiato, dandogli le spalle.

"Che idiota. Datti una calmata" s'impose James.

E poi, perché proprio Xerxes?

Lanciando un'occhiata altrove, scoprì che Owen aveva riaperto gli occhi e teneva il viso rivolto in sua direzione.

Certo, adesso non dormiva!

James sollevò il dito medio, e di tutta risposta l'amico mostrò un ghigno tra il saccente e il sollevato, prima di assopirsi all'improvviso.

                                  *

I nostri ragazzi hanno scelto i loro "poteri magici", mancano soltanto i falsi nomi.
E intanto James è sempre molto preso da Xerxes 🥰
Ancora tanti dubbi su Vyra, ma d'altronde quale altra scelta hanno? E Skye sembra molto sicura di quel che ha sentito da parte della dragonessa.

A proposito, voglio parlarvi proprio di Vyra, e non solo di lei.
I quattro Guardiani d'Ilashwia sono Vyra, Fyra, Dyna e Lyra, rispettivamente un drago, un toro, un gigante e un'aquila.
E siccome Ilashwia è una sorta d'Islanda, proprio questo Paese ha come simboli queste quattro creature, ciascuna protettrice di un punto cardinale: il drago della parte nordorientale, il toro di quella sudoccidentale, il gigante di quella sudorientale e l'aquila della nordoccidentale.
A Ilashwia invece Vyra veglia sul monte dell'est, Fyra su quello a ovest, Dyna a sud e Lyra a nord.

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