A cena col re
James era stato costretto a indossare una sfarzosissima camicia di un imbarazzante color canarino. I pantaloni, verdi pisello e troppo attillati, gli pizzicavano le cosce, quasi avesse le gambe attaccate da un esercito di formiche rosse. Anziché gli stivali, adesso calzava le scarpe basse troppo piccole per i suoi piedi e troppo dure.
Gli altri indossavano abiti simili.
James era sicuro che fossero tutti piuttosto ridicoli e troppo colorati: se camminavano l'uno di fianco all'altro, potevano anche venire confusi per un arcobaleno.
A Skye era stato donato un lungo vestito azzurro, dalla gonna larga che strusciava fino al pavimento e di misure piuttosto grosse rispetto al suo corpo minuto. Così sembrava una campanula! Le maniche erano tanto larghe che, usando le posate per tagliare la carne di yac, gli orli le pendevano dentro al piatto e finiva irrimediabilmente per sporcare il pizzo.
"Come si fa a sbagliare le misure in questo modo?" pensò James inviperito. "Mio padre sì che ci avrebbe saputo fare con la magia, altroché! E mia madre avrebbe vomitato di fronte a questi assurdi abbinamenti di colore. Che schifo! Questa gente del Nord non ha un minimo senso dello stile."
Quantomeno a tutti era stato ordinato di pettinarsi per bene dopo essersi goduti il bagno. I riccioli di James non erano così cotonati dai tempi dell'infanzia, grazie ai prodotti che gli aveva fornito un piccolo paggio. Persino Owen, che per quanto solitamente si lavasse non riuscisse mai a sgrassare completamente l'unto dai ciuffi, li aveva adesso lisci e splendenti come ebano levigato. Nathan si era raccolto i capelli in una bassa coda di cavallo, Xerxes se li era addirittura tirati all'indietro per tenerli a bada, mentre Skye era riuscita a legarli in una cipolla alta e ricciuta. A Yan era andata un po' peggio: gli era stato consigliato di applicare un balsamo al miele sui capelli irsuti, che adesso erano appiccicaticci e gli premevano ai lati della testa. Skye era stata l'unica a consolarlo di fronte allo specchio, mentre gli altri si erano rotolati dal ridere sul tappeto.
Xerxes sembrava quello meno a disagio, sebbene guardasse con una certa invidia la zona centrale della tavolata, dove sedeva Vurwisch affiancato dai figli, di fronte al goblin suo consigliere, a un uomo e a una donnetta anziana.
Il re, che mangiava al centro e non a capotavola.
"Roba da matti!"
James sferrò una pedata all'amico affinché la smettesse di guardare i reali... e si sorprese del proprio gesto: da quando rimproverava gli altri? Xerxes, poi!
Almeno il principe oramai ridotto a servo si ricompose e tornò a mangiare, seppur ancora un poco infiammato.
Ogni tanto Aron si sporgeva dal proprio posto per lanciare occhiate ai nuovi arrivati e apriva la bocca come intenzionato a parlare loro, per poi rendersi tristemente conto che forse non lo avrebbero sentito da così lontano.
"E se anche dicesse qualcosa, fingerò di non ascoltarlo," si disse James.
A un posto di distanza da lui sedeva il paggio che gli aveva recapitato i saponi per il bagno: era un bambino di all'incirca otto anni, dalle gambe corte e il corpicino rotondo.
A pensarci bene, molte persone sedute alla tavola avevano l'aspetto pinguo, e a giudicare dalle miriadi di squisitezze, James non ne rimase sorpreso.
Tra lui e il paggetto sedeva invece una bambina molto piccola, forse di soli cinque o sei anni, con un vestitino che poteva sfiorare la bellezza di quello della principessa Vilhemina – unici due abiti meritevoli di venire ammirati. I suoi biondi capelli erano raccolti in una morbida treccia, tenuta salda da un fiocchetto rosa chiaro abbinato all'abitino. La bimba agitava le corte gambette mentre si sporgeva faticosamente per raggiungere il piatto. Nonostante il cuscino che le era stato aggiunto alla sedia, faticava ancora.
Il paggetto accanto a lei le scoccava continue occhiate d'imbarazzo e rimprovero.
James si chiese se quei due mocciosi fossero fratello e sorella.
Perché Vurwisch stava ignorando una piccola tanto bisognosa? Dov'erano i loro genitori? Come mai nessuno stava aiutando quella bimbetta a mangiare?
"Perché mi ritrovo proprio accanto a lei?" pensò adirato.
Masticò qualche altro boccone di carne, cercando con tutte le forze d'ignorare la marmocchia che lottava per accaparrarsi un pezzo di patata arrosto. Purtroppo sfuggì alla sua forchetta, i cui denti grattarono sul piatto con uno stridio fastidioso.
Il ragazzo si limitò a sbattere le palpebre, ma il resto dei presenti da quella parte del tavolo mugugnò sfiorandosi le orecchie. Almeno non vi badarono troppo per sgridarla e tornarono ciascuno alla propria conversazione.
Certo, nessuno si preoccupò di assisterla.
Allora James ringhiò e sbarbò la forchetta dalla mano della bambina.
Lei sussultò guardandolo intimidita, gli occhi celesti che cominciavano a brillare per le lacrime.
Il paggetto invece gli lanciò una rapida occhiata e preferì rimanere in silenzio.
Allora James conficcò la posata in una delle patate arrosto nel piatto della bambina, e gliela avvicinò alle labbra.
Gli occhioni celesti lo guardarono con meraviglia, prima che lei spalancasse la bocca così da poter finalmente ricevere il cibo.
Consapevole con suo profondo rimpianto che gli amici lo stavano fissando, James raccolse una fetta di carne e la passò alla bambina, la quale continuò a mangiare soddisfatta, facendo ciondolare la testa da una parte e dall'altra in un motivetto che udiva solo lei.
Seguitò a imboccarla fin quando il piatto non venne ripulito, infine le schiaffò in faccia il tovagliolo e la pulì senza troppi complimenti. La bimba ridacchiò nel ritrovarsi il viso del tutto coperto.
Quando James tornò ad abbuffarsi nel proprio piatto, con più impeto di prima, sentì un pigolio al suo fianco: «Merci beaucoup!»
Non conosceva benissimo le lingue straniere, ma aveva almeno memorizzato le basi, come i "Grazie", i "Per favore" o i "Salve". La mocciosa lo aveva appena ringraziato e, se non ricordava male, la sua era la lingua dell'Onces, il Paese a ovest della dittatura di Dochst.
Lui sbuffò senza guardarla, investito da una voglia impellente di gettare via il piatto e correre in camera.
Per il resto della cena non guardò gli amici, e al dolce sperò si fossero dimenticati dell'accaduto. Almeno alla bambina era stato posato un grosso biscotto direttamente tra le mani.
Purtroppo Vurwisch si voltò e asserì gaio: «Oh, Klaus, ti ringrazio infinitamente, e ti chiedo perdono per non essermi occupato io stesso della piccola Euphrasie. Oggi è il giorno in cui le mie guardie mi aggiornano sugli sviluppi della settimana, e lei e suo fratello sono arrivati soltanto ieri sera. Oh, spero che Lazare abbia assolto i suoi primi doveri alla perfezione. Ha insistito così tanto per rimboccarsi subito le maniche!»
James calò lo sguardo sui bambini, rimanendo adesso alquanto indignato dall'aspetto rotondo di Lazare: aveva creduto che il fisico strabordante fosse dato dalle imbanditure della tavola reale, ma se era arrivato soltanto la sera prima – probabilmente con un vascello dal lontano Paese dell'Onces – allora doveva essersi abbuffato per bene durante il viaggio, o non doveva comunque aver perduto molti chili.
Che avesse mangiato più lui anziché lasciare il cibo alla sorella minore, magra come uno stelo d'erba?
«Stavo giusto parlando di voi» continuò il re, rivolto ai sei ragazzi. «Vi presento Svizol, Berserker Tushik e la signora Grëtel.»
Indicò rispettivamente il goblin color noce, alto e dinoccolato, dal volto butterato e il naso lungo e quasi avvitato; a seguire la guardia dai baffi biondi che avevano già conosciuto, per poi finire con una donnetta paffuta dai capelli grigi.
«Costoro sono il mio fido consigliere, il capitano della guardia reale e la nostra mastra guaritrice. Purtroppo Berserker Lursho non è presente, perciò non posso presentarvelo. Si è diretto lo scorso mese alla vicina città di Helke per accogliere un'imbarcazione di bisognosi provenienti dal sud di Panses. Mi auguro che stiano bene, la loro è stata una traversata lunga quattro mesi!»
I tre presentati fecero un cenno educato, che i ragazzi ricambiarono.
James scoccò un'occhiata a Xerxes per frugare le sue reazioni: sembrava fidarsi di quei tizi.
Invidiava l'occhio lungo dell'amico. In realtà invidiava la vista di chiunque. L'olfatto e l'udito erano inutili se si doveva cogliere i segreti che una persona celava nello sguardo.
«Quali sono i vostri poteri?» domandò pacata Grëtel, pur sottolineando il fatto che fossero "deboli".
Lo aveva forse fatto apposta?
Xerxes si indicò. «Io riesco a vedere da grandi distanze. Klaus invece vanta udito e olfatto più sviluppati. Godha è capace di scavare nei meandri della memoria. Mentre Klara è in affinità con gli animali, sebbene abbia compiuto da poco dodici anni e abbia ancora bisogno di pratica. Cesare ha l'agilità potenziata e Michael possiede infine abilità da guaritore.»
«Oh, ti piacerebbe divenire un medico?» domandò teneramente l'anziana.
Owen fece un sorrisetto celante l'aria furba. «Sì, credo che potrei cavarmela. Se posso essere d'aiuto, sarò più che lieto di servirvi nell'ambito medico.»
«Grazie, ragazzo.» Vurwisch si stava strusciando la barba. «Ciononostante, come ho già detto quest'oggi, preferisco discutere domani dei vostri futuri compiti.»
Yan si rivolse cauto a Tushik. Forse non avrebbe voluto sembrare tanto entusiasta, ma la sua passione per le leggende e le figure cavalleresche ebbe la meglio. «Davvero siete un Berserker?»
La guardia dai baffetti a spazzola annuì. «Affermativo.»
Anche James avvertì un piccolo brivido di entusiasmo. Aveva sentito parlare dei Berserker da sua madre, e trovarsene uno di fronte era davvero straordinario!
«Che titolo è?» domandò subito Skye, beccandosi un'occhiataccia da parte di Xerxes per la sua irruenza. «Ehm... lo ricevono i comandanti?»
A Tushik s'illuminò il tono: «I Berserker sono i soldati più potenti del regno di Finwzima, di fatto possiamo sfruttare l'Ira del Berserker: è un'abilità che incrementa la nostra potenza fisica, ma che al medesimo tempo ci fa perdere un po' il senno. Una volta nominati Berserker, veniamo subito inondati da tale dono e dobbiamo addestrarci per controllarlo. Cosa alquanto difficile, dato che ci si stanca molto».
«Non chiedetegli una dimostrazione, è già abbastanza vanitoso di proprio» borbottò Svizol, ricevendo un'occhiataccia esasperata da parte di Tushik.
Prontamente, Vurwisch batté le mani per interrompere la discussione. «Al momento preferirei che ci congediamo, così da poter riposare. Prima, però, ho un annuncio molto importante da fare. Un po' di vino, per piacere!» Al secondo battito di mani, nuove brocche volarono attorno alla tavola per riempire i calici di vino rosso. «Su su, giovanotti, non fate quelle facce, ché in presenza di un adulto potete pure bere un goccetto. Oh, tranne voi, signorina. Mi spiace, ma non avete ancora compiuto quattordici anni» aggiunse gentile di fronte all'espressione delusa di Skye, il cui calice era stato completamente ignorato dalle brocche.
James sogghignò. Non era certo la prima volta che loro sei bevevano alcol.
In realtà, Skye era la prima bevitrice della banda. Dovervi rinunciare, soprattutto assistendo alla scena degli amici che si godevano il vino, le stava sicuramente facendo rodere il fegato più di quanto avrebbe fatto quello stesso liquido rosso e pungente.
Quando, come quello della ragazza, anche i bicchieri di Euphrasie e Lazare vennero riempiti d'acqua fresca, il re si alzò insieme a sua figlia, la quale sembrava un po' più felice rispetto al pomeriggio.
Suo padre la strinse a sé, sollevò il proprio calice e annunciò gioioso: «Poco prima di partire, il nostro beneamato principe Urba ci ha lasciato un grande dono.» Posò poi la mano sul ventre di Vilhelmina. «La mia adorata bambina è incinta.»
Tutt'attorno alla tavolata esplosero urla di giubilo e applausi, i sorrisi illuminarono la sala ed Euphrasie scoppiò a ridere forte battendo a sua volta le manine, più per imitare gli altri.
James fece lo stesso, sebbene nel suo solito tono svogliato.
Alla fine, quando tutti ebbero brindato e mandato giù qualche calice di vino, il re dette il permesso a ciascuno di ritirarsi nelle proprie stanze.
Mentre camminavano in corridoio, Nathan ridacchiò tra sé. «Non avrei mai pensato di sedere alla stessa tavola di un re!»
«Vivi insieme a un principino, ricordi?» replicò James, che non si trattenne dallo spettinare i capelli a Xerxes per farli tornare quelli di sempre. «Te ne sei dimenticato perché adesso è diventato un servo?»
Il diretto interessato lo spostò con una spintarella.
«EEEEEHIIIIII!»
Si voltarono tutti e sei, spaventandosi nel vedersi arrivare addosso il principe Aron. Fortunatamente riuscì a frenare in tempo, pur rischiando d'inciampare sui piedi e di capitombolare sopra Owen.
Quando si fu ristabilizzato, il giovane nobile annunciò senza fiato: «Mio padre... la vostra presenza... colazione... un'ora dopo... l'alba...»
"Così presto?"
James aveva già testato il nuovo letto e lo aveva trovato morbido quanto una nuvola, per non parlare del cuscino imbottito di piume! Aveva sperato di ricevere un intero giorno di riposo. E comunque, non gli andava di svegliarsi presto.
"Beh, dopotutto adesso sottostiamo a un capo..." ricordò con fastidio.
Ringraziarono Aron, il quale si allontanò sempre più a corsa, stavolta cadendo per davvero sul tappeto e rischiando addirittura di finire arrotolato quanto un involtino orientale.
Raggiunte le camere, Yan e Owen dettero la buonanotte ed entrarono subito nelle rispettive, mentre Nathan e Skye si appartavano dietro a un'armatura vuota in corridoio, lui che cercava in tutti i modi di placarla dai brontolii per non aver assaggiato neanche un goccio di vino nordico.
James invece entrò nella propria stanza per parlare qualche attimo con Xerxes. «Che cosa ne pensi? Dici che possiamo stare tranquilli?» gli chiese.
L'amico incrociò le braccia. «Voglio capire se il re sa. Forse lui e Vyra hanno una specie di accordo.» Subito dopo, comunque, tentò di sorridere. «Ad ogni modo, qui potremmo davvero stare bene. Il palazzo di Vurwisch è sempre pulito, i servitori sono gentilissimi e l'ambiente tutto attorno è davvero tranquillo. Probabilmente domani il re vorrà farci visitare la Riserva.»
«Sì... Avrei sperato di rimanere a letto per tutto il giorno, ma...»
Xerxes scoppiò a ridere. «Tu a letto per tutto il giorno? No, non credo che ne saresti capace. Qualcun altro ovviamente sì» e alzò la voce apposta per farsi sentire da Owen, il cui dito medio spuntò dalla soglia del bagno.
Anche James rise.
Quando Skye rientrò e Nathan si affacciò a dare la buonanotte, anche Xerxes dovette andarsene.
James provò una profonda fitta di delusione nel guardarlo chiudere la porta mentre usciva...
Una volta girata la chiave, si accorse infastidito dello sguardo sia dolce che derisorio da parte di Skye.
«Oh, non offenderti!» fece subito lei. «Tu sei sempre il primo a prendermi in giro, tocca anche a me! A proposito, prima, con quella bambina, sei stato davvero...»
«Non lo dire.»
«...dolcissimo.»
James fece per spintonarla, ma all'ultimo istante cambiò tattica e si limitò a dire: «Meglio che mi dia una pulita ai denti. Sai com'è, mi è rimasto appiccicato il sapore del vino».
Si spostò in tempo per non ricevere un cuscino in faccia.
Skye fu comunque la prima a cambiarsi e a infilarsi sotto alle lenzuola, dopo aver pescato, dal guardaroba, una camicia da notte di seta che Lazare le aveva portato insieme ad altri indumenti. Era tanto contenta di tornare a indossare un tessuto del genere che adesso non faceva altro che mugolare dal piacere.
«Mi auguro che i domestici non ficcheranno il naso nelle nostre borse quando verranno a pulire le stanze» bubbolò Owen.
James non poté dargli torto, ma confidava nel fatto che Vurwisch avesse con sé persone e goblin affidabili. Per di più, nessuno dei loro oggetti avrebbe potuto tradirli.
Appena Skye fu pronta, anche Owen andò a ispezionare gli indumenti a disposizione. James non fece in tempo ad affacciarsi, che l'amico tornò per sventolare una tunica di pelliccia sotto al naso. «A quale animale l'avranno presa?»
«Forse allo yac che abbiamo mangiato prima.»
In qualsiasi caso, lui si sarebbe accontentato d'indossare una camicia delle proprie e pantaloni più corti.
Faceva freddo, se erano state applicate magie di riscaldamento alle stanze dai servitori umani, sui tre non potevano funzionare. Si sarebbero stretti nel letto per farsi caldo a vicenda.
Oltre a questo, scovò una coperta pesante che andò a sistemare sopra alle lenzuola, sotto cui Skye si mosse con compiacimento.
Mentre James si preparava a sdraiarsi, si girò a guardare Owen, ancora immobile a fissare la tunica di pelliccia. La trasportò infine a letto, senza indossarla, forse più invogliato ad avvolgervisi. Sempre che si rendesse conto di quel che faceva, considerando di quanto i suoi occhi bicolori fossero vacui e confusi.
«Stai bene?» gli chiese James.
Owen non rispose a gesti, la sua voce era atona: «Più o meno. E tu?»
«Beh... forse poteva andare peggio.»
«Già...» il mugugnio di Skye risuonò da sotto le coperte, improvvisamente teso. «Almeno siamo al sicuro.»
Stavolta Owen annuì mentre si stendeva e, come previsto, si stringeva sotto la pelliccia.
James appoggiò testa e spalle contro il cuscino, incapace, come i due amici, di prendere sonno tanto in fretta. Era stanco per la lunga camminata e le molte emozioni, ma adesso che era nella quiete, non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe stata la loro vita da allora in poi, nel bene e nel male.
«Faccio io il primo turno di guardia» sussurrò Skye nel buio.
James sbuffò una risata non troppo divertita. «Svegliami per darmi il cambio», e chiuse gli occhi.
*
Già, meglio non stare troppo tranquilli, eh?
Vi è piaciuta questa cenetta con il re?
So che è strano, ma come Xerxes ha ribadito, Vurwisch non è Kayne.
Dovete sapere che ciascuno dei suoi servitori che alloggiano a palazzo hanno una camera dal letto a baldacchino, una scrivania, incantesimi di riscaldamento attivi e un bagno personale.
Sembra quasi di stare in hotel, insomma!
L'unica cosa che manca è una lastra-della-visione, un lusso che si concedono soltanto il re e i suoi figli (un po' di differenza di rango lasciamogliela avere, no?😆)
I servitori sono inoltre divisi tra esseri umani e goblin, che possono avere le medesime possibilità lavorative.
A palazzo di Kayne, invece, i goblin vengono ridotti a squatteri, carcerieri e torturatori. L'unico con un lavoro più elevato è appunto il maestro di Xerxes.
Ma di goblin, ripeto, ne riparleremo più avanti.
Pensate alla prossima settimana e alla Riserva che esploreremo 🤩
Intanto che ne pensate di Euphrasie, la bambina che è riuscita a far breccia nel cuore del caro James?
Vi lascio il suo aesthetic qua sotto!
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