Vittoria

Affiancato dagli amici, Nathan guidò il kelpie al seguito di Skye.

Avrebbe tanto desiderato offrirle un passaggio, ma il suo nuovo destriero era capriccioso, non avrebbe permesso che lo montasse qualcuno che non fosse il cavallerizzo da lui prescelto.

Dopo una lunga camminata sotto la pioggerella fastidiosa sboccarono sulla spiaggia nord, e Skye corse sino alla riva dove Blue, il drago acquatico, la stava attendendo.

Gli borbottò qualcosa, e la possente creatura sparì sott'acqua.

Nathan non smontò. Lui e i compagni rimasero in aspetto, con la pioggia che scorreva sempre più lentamente.

Dovevano sbrigarsi, o il kelpie non sarebbe sopravvissuto.

Finalmente Blue riemerse, seguito dalle teste di altri quattro rettili giganteschi, dai colli però più sottili e ondulati. Gli occhi erano estremamente spaventosi, sembravano essere pregni soltanto di perfidia...

Skye sollevò il mento con altezzosità. «Serpenti, oggi sono venuta a mostrarvi il nostro nuovo alleato», la mano si mosse in gesti teatrali mentre segnalava il kelpie.

Il demone scosse i crini setosi come modo di presentarsi.

Allora Nathan vide i lunghi colli dei serpenti irrigidirsi, mentre le pupille si restringevano fin quasi a scomparire.

Skye scoccò loro un'occhiata di enorme antipatia. «Io e i miei compagni», indicò se stessa, Nathan e gli altri ragazzi più indietro, «fuggiremo dall'Isola con una barca», e puntò il mare e mosse la mano in quella direzione, parallela al terreno.

Nathan notò che, oltre a gesticolare, parlava ringhiando e ansimando, come a imitare il respiro asfissiato di quei serpenti. Di fatto sembrava usare anche un po' di lisca, dato che ogni tanto faceva sibilare le "s".

«E se voi proverete ad attaccarci,» insistette Skye, denotando gli avversari e facendo poi il gesto di mordersi la gola, «il kelpie non avrà pietà», indicò il demone, i serpenti, e si passò l'indice sul collo, in una dichiarata intimidazione.

I rivali fissarono gli occhi gialli su di loro.

Nathan rabbrividì dall'inquietudine. Non era certo che quei rettili maligni avrebbero concesso la vittoria tanto facilmente...

Poi però sentì il kelpie sbuffare forte, prima che lanciasse un nitrito lugubre.

A quel verso, i serpenti fecero ondeggiare la lingua biforcuta fuori dalla bocca, gli occhi risplendevano d'ulteriore odio. Ogni tanto snudavano le zanne, come se non potessero resistere oltre dal lanciarsi all'attacco.

Quando, in risposta al kelpie, sibilarono qualcosa, Blue ringhiò. Fece addirittura scattare la bocca a minacciare di staccare la testa a uno di loro.

Era temerario: i serpenti marini erano più piccoli, ma comunque più numerosi. Nathan scorgeva decine di sinuosi corpi sommersi nuotare là attorno: ce n'erano altri, ed erano molti più di quanto avesse immaginato. Ecco perché né i draghi acquatici né quelli alati erano bastati ad aiutare Skye a fuggire.

Tuttavia le infide creature si fecero inermi sotto il ringhio tracotante del loro grosso cugino, e soprattutto sotto gli sbuffi funerei del kelpie.

Sibilarono qualche ultima parola, prima di svignarsela sott'acqua.

Solo allora Blue fece un cenno a Skye, la quale si girò di scatto a guardare Nathan, incredibilmente più raggiante di quanto lui l'avesse mai vista prima.

La pioggia stava scemando.

Il ragazzo scese dal kelpie e gli tirò qualche pacca affettuosa al muso. «Sbrigati a tornare a casa. Io verrò a trovarti presto.»

Il demone nitrì d'accordo, prima di allontanarsi al galoppo verso il cuore della giungla.

«Ce l'hai fatta, Nathan!» strillò Skye. «Sei riuscito a domare il kelpie!»

Il ragazzo si grattò la testa, imbarazzato.

Il cuore gli batteva per una sensazione che non aveva mai provato prima: orgoglio per se stesso. Proprio lui, Nathan Seller, un "bestia", era stato capace di ottenere il rispetto di un demone.

Non ebbe tempo di rispondere alle lusinghe che Yan gli si era già gettato addosso a stritolarlo in un abbraccio. Anche Skye lo abbracciò, mentre Xerxes arrivava da dietro ad arruffargli i capelli fradici. Infine James diede loro uno spintone per farli cadere, allora si gettarono tutti a punzecchiare Nathan, ridendo forte per il gioioso successo.

                                    *

«Va bene, ammetto di essermi cagato sotto quando ti ho visto gettare la lancia e buttarti a capofitto verso il kelpie» stava dicendo Yan, tra le risatine generali.

«Io ho pensato che fosse già bello che morto» replicò James, pulendosi i denti con la punta di un osso. «Sapete, lanciarsi di petto non è mica una cosa che farebbe Nathan Seller.»

Nathan roteò gli occhi. Non poteva mentire: si era gettato in battaglia con intenti completamente diversi da quelli dettati dall'istinto, che alla fine si era invece rivelato vincente. «Forse seguire l'istinto può tornare utile, a volte...»

«Come, scusa? Puoi ripetere? Non ti ho sentito bene.»

«Ho detto che il mio amico demone potrebbe assaggiarti, se io glielo ordinassi.»

James si sollevò sulle anche come un gattaccio. «Occhio che ti faccio brucare l'erba!»

Presso le cascate, il kelpie si girò di scatto, pronto a intervenire per salvare la vita del compagno.

Aveva piovuto un'altra volta prima che il sole calasse, il tempo necessario affinché potesse trasferirsi alle cascate, nella zona più sicura dell'Isola.

Nathan gli fece un cenno. «Tranquillo, leon che ruggisce non morde.»

«Vuoi vedere, idiota?»

Fortunatamente Xerxes li interruppe, con calma: «Non dovresti dargli un nome?»

«Un nome?» Nathan tornò a fissare il kelpie. «Mi porterebbe ad affezionarmi ancora di più, e presto dovrò abbandonarlo, perciò è inutile. Non ho mai dato un nome neanche al mio ratto.»

«E alla fine?»

«Alla fine mi sono affezionato lo stesso» ammise. «Quel sudicio roditore mi manca da impazzire. Sì, a questo punto è meglio nominare il kelpie.»

«Non avete preso in considerazione che lui possa già avere un nome?» intervenne Skye.

Gli altri la fissarono incuriositi.

«Già! Tu potresti dirci come si chiama!» esclamò Yan.

Lei si girò verso il demone e parlò sbuffando con voce acuta, indicandolo insistentemente: «Il tuo nome?»

Il kelpie sbuffò a sua volta e lanciò il suo nitrito spettrale. Scosse la testa, si gettò in acqua e riemerse seguitando a scuotere il capo.

«Forse si chiama Water» tentò Yan.

«Magari Pool» fece James.

«O forse Drops» disse Xerxes.

Skye scosse la testa. «Siete tutti fuori strada. Si chiama No.»

«Eh?!»

Proprio come gli altri, Nathan la guardò allibito. «No? Ma sei sicura?»

«Eccome. Non vedete quanto scuote la testa? Come a dire "No".»

Yan si grattò tra i capelli. «Però si è tuffato in acqua...»

«Lo fa perché è un demone acquatico. Si chiama No, fidatevi e basta. Che cos'avete da prendermi in giro?» Si accigliò lei nel vederli ridere sotto i baffi. «È questo il suo nome, punto!»

Accorgendosi che l'amica ci stava rimanendo davvero male, i ragazzi cercarono con tutte le loro forze di calmarsi.

Il primo a riprendersi fu Yan, che tentò subito di deviare la conversazione: «Beh, domani che cosa facciamo? Come organizziamo gli incarichi?»

Nathan sbadigliò. «Beh, io sono stanchissimo, quindi pensate a tutto voi.»

«Questo pomeriggio ti sei riposato abbastanza» lo rimbrottò bonario Xerxes. «Domani dobbiamo preparare le provviste per il viaggio, e ci serve il tuo aiuto.»

Yan annuì entusiasta. «Poi possiamo partire, giusto? Abbiamo le armi, abbiamo i talismani, e una volta recuperato da mangiare potremo metterci in viaggio.»

«E dov'è che andremo, esattamente?» mugugnò Nathan.

Xerxes recuperò il contegno pratico che usava nei momenti di serietà. «Ho riflettuto a lungo. Se ci dirigessimo a sud-est, troveremmo soltanto porti, con guardie pronte a riconoscerci e ad abbatterci a leghe di distanza in pochi schiocchi di dita. Talismani o no, se la barca viene distrutta, nulla ci impedirà di affogare.»

«Allettante» sbadigliò James. «Ma non sarebbe lo stesso che se ci dirigessimo a nord-est?»

«Perché invece non andiamo a ovest?» propose Skye.

Tornarono tutti a fissarla come se fosse matta, stavolta sul serio però.

James si schiaffò la mano sul viso. «Skye, tutti sanno che a ovest dopo il regno di Egaelith c'è solo oceano, e poi il confine di Pure.»

«Lo so anch'io, ti pare? Ma se attraversassimo il confine del mondo, ci ritroveremmo dall'altra parte! A quel punto saremmo lontani più che mai dalle grinfie di re Kayne.»

Yan sbatté le palpebre per la confusione. «L'altra parte del mondo? C-cosa dici, Skye? Se attraversiamo il confine del mondo, cadiamo e moriamo. Non si raggiunge mica il confine opposto...»

Skye inclinò la testa. «Sicuri? Oh, eppure mi pareva che fosse così... Xerxes, tu non...»

Il principe le strusciò gentilmente la spalla. «Forse era solo una fantasia, o un gioco che abbiamo fatto da piccoli.»

«Può darsi... Allora, Xerxes, come rientreremo nel regno se ci sono le guardie?»

«Dobbiamo dirigerci a nord-est, verso una parte di costa del regno che non è tenuta sotto controllo. Là potremo avere una possibilità.» Xerxes li guardò con attenzione. «Voi conoscete gli Scogli delle Sirene?»

Yan e Skye sembrarono capire, ma il primo disse: «Uhm, ma le uniche persone che si siano mai dirette da quella parte sono donne».

A Nathan sovvennero le storie che sua madre gli aveva raccontato riguardo le sirene. La sua voce gli rimbombò tenera nella mente: «Le sirene hanno una forte sinergia con le femmine di qualsiasi altra razza, ma adorano venire ammirate e lusingate dai maschi dall'aspetto simile al loro, come gli uomini. Perciò sfruttano la bellezza e il canto per attrarli, così da rapirli e trascinarli in fondo al mare, nel loro regno. Nessuno ne è mai uscito, dunque non si sa se gli uomini rimangono ipnotizzati a vita e costretti a sposare le sirene, o se in realtà vengono mangiati... Beh, almeno con noi donne sono molto più gentili. Le sirene si credono le femmine più belle tra quelle delle razze antropomorfe, ma non disdegnano mai una chiacchierata con le altre fanciulle. Anzi, con loro amano vantarsi di quanto siano migliori. Già, le sirene sono delle grandissime antipatiche, e perfide verso gli uomini. Tu ora sei piccolino, ma ricorda, Nathan, che se da grande ne vedrai una, dovrai scappare subito, veloce come il più svelto dei cavalli!»

"Altro che cavallo, mamma..." pensò lui, scosso dalla pelle d'oca. "Affogherò come un ciuco..."

«Quando il regno ha bisogno di materiale dei fondali,» spiegò Xerxes, «è mia madre a recarsi agli Scogli delle Sirene, accompagnata da una ciurma di donne guerriere. Quegli Scogli si trovano vicino a delle grotte, collegate a delle gallerie che sbucano nella contea di Skauter. E quelle caverne sono prive di guardie: anche se i nemici degli altri Paesi pianificassero un attacco girando attorno alla nostra Isola della Purga, non potrebbero comunque raggiungere quelle grotte, perché il tragitto implicherebbe un passaggio vicino agli Scogli delle Sirene. A quel punto gli eserciti nemici affonderebbero. Le grotte sono disabitate, perciò potremmo accamparci lì, e poi decidere meglio sul da farsi.»

«Aspetta un momento» lo interruppe Nathan. «Come potremmo fare noi a passare presso gli Scogli delle Sirene senza finire vittime del loro incanto? Vogliamo affidarci ai talismani d'ossa?»

«Ti hanno aiutato col kelpie?»

«Sinceramente non ho idea se abbiano diminuito i suoi poteri... In ogni caso, vogliamo fidarci così ciecamente? E se le sirene trovassero il modo di superare una simile protezione?»

Xerxes annuì tetro. «Hai ragione. Abbiamo le prove che le ossa dei "bestia" proteggono dagli incantesimi, ma non sappiamo fin dove si spinga la loro efficacia. Ci affidiamo a questi talismani più per la disperazione nel marciare attraverso il regno, ma se riuscissimo a trovare soluzioni più concrete e sicure, sarebbe assai migliore.»

«A me sembrate un po' troppo pessimisti» bofonchiò Yan. «E quali sicurezze potremmo mai avere? A parte un paio di reperti leggendari, non avevo mai sentito parlare di qualcosa che difendesse così bene dalla magia.»

Nathan si strinse nelle spalle. «Ci sono tantissime variabili da dover considerare. E se le sirene o altre creature fossero più potenti delle ossa dei "bestia"? Per il momento si è testato che proteggono da un solo incantesimo umano, ma niente di più. Non possiamo rischiare, ragazzi.»

Yan, Skye e James si scambiarono sguardi silenziosi, ma alla fine, pur incerti, lo appoggiarono.

Perciò Nathan tornò a parlare, teso: «Dunque, ragioniamo fingendo di non avere i talismani d'ossa. Se un intero esercito può venire sopraffatto dalle sirene, come potremmo noi superarle indenni?»

Allora Yan sorrise. «Le sirene hanno meno effetto su di noi, perché siamo... "piccoli". Insomma, siamo entrati da poco nella pubertà, non abbiamo ancora... ehm... elevati bisogni, ecco.»

Nathan sentì le guance prendere fuoco per l'imbarazzo.

Altrettanto rossa, Skye guardava da un'altra parte, mentre James, al contrario, sogghignava.

Xerxes sospirò, cercando di archiviare il disagio. «In ogni caso, come dice Yan, siamo nella pubertà, quindi qualche effetto potremmo subirlo, anche se non tanto quanto degli uomini adulti. Ecco perché un esercito di soldati sarebbe assolutamente impossibilitato, a differenza nostra che comunque siamo solo quattro ragazzi senza magia.»

«D-dunque come possiamo resistere?» borbottò Nathan, nella forte speranza che la conversazione terminasse presto.

«Il canto delle sirene non dovrebbe essere molto potente verso di noi, perciò si potrebbe bloccare infilandoci qualcosa nelle orecchie, come del muschio.»

«Buona idea. Ma dovremo anche bendarci gli occhi» aggiunse Yan. «La curiosità e gli istinti ci tenteranno troppo e verremo attratti dal guardare le sirene. Il canto potrà avere meno effetto su di noi che sugli adulti, ma la vista potrebbe esserci fatale.»

James giocherellò con la benda attorno al collo. «Io sono già equipaggiato. Voi come farete?»

«Troveremo qualcosa.»

«E mentre noi teniamo gli occhi chiusi, chi governerà la barca?»

Skye si protrasse in un comico inchino. «Di nuovo qui per salvarvi la vita. Su di me le sirene non possono avere effetto.»

«Un momento!» si allertò Nathan, di nuovo rosso. «Che mi dite dei tritoni?»

James gli ammiccò. «È vero. Cosa faremo se un tritone tenterà un approccio con la nostra principessa?»

Yan guardò Skye e rispose tranquillo: «È vero che le sirene amano intrecciarsi con gli umani, gli elfi o i nani, ma i tritoni disprezzano le femmine delle altre razze. Dicono che siete brutte».

«Brutta io?!» esclamò offesa lei. «Affari loro! Hanno dei pessimi gusti se mi trovano brutta!»

Gli altri scoppiarono a ridere, Nathan più isterico e con il viso in fiamme...

Poi chiese: «Ehm, dunque... Perché gli eserciti nemici non inviano da quella parte un gruppo di sole donne?»

«C'è un patto tra le sirene e il regno» rispose ancora Yan. «Le sirene allontaneranno tutti gli stranieri: possono portar via gli uomini e assassinare le donne.»
«E...» Nathan deglutì forte, «n-n-non ci proveranno anche con n-noi?»

Xerxes scosse la testa. «Grazie a un incantesimo lanciato da mia madre, le sirene riconoscono come nemici coloro che non sono natii di Egaelith. È così per tutta la barriera magica attorno al regno: l'allarme scatta solo per chi è identificato come forestiero. E noi non lo siamo. Inoltre nessuno si aspetterebbe mai che dei "bestia" tornino dall'Isola della Purga. Insomma, ovviamente proveranno ad attrarci, ma solitamente le sirene aspettano che siano gli uomini a raggiungerle. A loro piace essere cercate.»

«Bene, ultima domanda» fece Nathan. «Se le sirene raccontassero a tua madre di averci visti passare?»

Xerxes si mordicchiò le labbra. «Hai ragione... Sarà bene coprirci in qualche modo. Possiamo intrecciare e legare foglie per creare come delle coperte o dei mantelli.»

«Bene...»

Nathan ancora non si sentiva convinto, ma capì che era il meglio che potessero fare.

Xerxes alzò lo sguardo alle stelle. «Tuttavia vorrei avere una certezza sul tempo. Cloud possiede poteri legati al vento, sa prevedere le tempeste, giusto?»

Skye annuì. «Le chiederò informazioni domani.»

«Grazie. Non ho affatto voglia di trovarmi nuovamente in balia dei cavalloni.»

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