Cloud

Yan e Xerxes si gettarono tra i cespugli più vicini per nascondersi. James indietreggiò, accucciato come nell'intenzione ad attaccare. Nathan invece corse da Skye e l'afferrò per portarla via.

Lei però si volse a guardarlo con uno dei suoi sorrisi teneri, prima di posare il palmo della mano sulla sua guancia.

A quel tocco, il ragazzo rilassò le spalle. La sua mano era callosa, ma trasmetteva un calore dolcissimo mentre gli accarezzava il viso col pollice.

I loro capelli vennero sferzati dal vento e udirono un rimbombo in cielo, mentre un'ombra si stagliava sui loro corpi.

Nel sollevare la testa, Nathan vide un mostro dalle squame chiare come il cielo limpido, i fasci muscolari delle ali si contraevano possenti nello sforzo di rimanere per aria. Le scure piante delle zampe si facevano man mano più grosse mentre la creatura calava.

Skye trasse indietro Nathan proprio mentre un lungo artiglio bianco si posava vicino al suo piede, conficcandosi nella sabbia morbida.

Bloccato dal gridare, la voce incastrata in gola a impedirgli il respiro, tutto ciò che il ragazzo riusciva a fare era tenere la testa inclinata per ammirare la creatura magica: il drago era alto la metà degli alberi della radura, con il collo lungo e sinuoso; piccole piume, pure e cotonate come le nuvole, ornavano le ali e le orecchie, mentre le squame del sottopancia erano screziate d'argento.

Girò lentamente la testa triangolare e posò lo sguardo affilato su di loro. Gli occhi brillavano di grigio-azzurro, una tonalità di colore richiamate una tempesta in avvicinamento.

Nel vederlo accucciarsi, Nathan indietreggiò con tanta foga che inciampò e finì gambe all'aria.

«S-S-Skye!» riuscì a gridare, tentando di allungare il braccio per afferrarla.

Lei però lo ignorò. Appariva molto tranquilla sotto lo sguardo del drago azzurro.

Attese che quello avvicinasse il capo, così tese la mano per sfiorargli il naso.

Nathan ascoltò stupefatto il mugolio della gigantesca creatura: era come ascoltare un enorme gatto squamoso produrre fusa.

Skye ridacchiò. «Non hai mai incontrato un drago prima di oggi, Nathan?»

«Ma-ma-ma-ma-mai...»

Il grosso animale lo guardò e mugugnò qualcosa, così Skye gli rispose: «Lui si chiama Nathan Seller. È un "bestia", come me».

Nathan sentì gelare il sangue quando il drago si spostò per piegarsi di fronte a lui. Rimase inchiodato dal suo sguardo, e appena la creatura alata sporse il muso fu sicuro che il cuore gli sarebbe scoppiato.

James si mosse cauto per inginocchiarsi al suo fianco, mentre Skye faceva un cenno al drago. «Non temere.»

«Lui non deve temere?» pigolò Nathan a bassa voce. «Sono io quello terrorizzato...»

Il muso del drago li raggiunse, investendoli col suo alito pesante. Tirò su col naso nell'annusarli, e quando fece scattare fuori la lingua per assaggiare l'aria, Nathan lanciò uno squittio.

La creatura si sporse ulteriormente per toccarlo. Le sue squame erano molto dure, ruvide, gli grattavano contro provocandogli pizzicotti.

«Ti ha accettato come amico.»

Skye afferrò la mano di Nathan e la sollevò per avvicinarla al muso del drago.

Il giovane si fece coraggio e osò poggiare il palmo su una delle guance azzurre. Il drago chiuse gli occhi, mugolando come poco prima, infine si scostò lentamente strizzando le palpebre, tra curiosità e inquisizione.

Nathan trasse un sospiro di sollievo, col battito che pian piano placava e il respiro che tornava regolare.

Lo sguardo dell'animale, tuttavia, lo spingeva a non distrarsi...

D'altro canto, Skye pareva soddisfatta. «Ottimo lavoro, Nathan. Sapevo che le saresti piaciuto.»

«Le?» echeggiò James. «È una femmina?»

«Sì! Cloud è la mia migliore amica!»

«Cloud. Si chiama davvero così?»

«Sì. O almeno è questo che ho capito.»

Nathan si grattò la testa, cercando di non dare di matto mentre Cloud li avvolgeva con il lungo collo, adesso tenendo un occhio fisso su James. «T-tu riesci a comprendere il linguaggio animale?»

Skye scrollò le spalle. «Diciamo che riesco a interpretarlo. I loro versi sono un mistero per me, però quando chiesi alla mamma di Cloud come l'avrebbe chiamata, lei ha indicato le nuvole, allora io la chiamo Cloud. I draghi sono gli animali più intelligenti del mondo, riescono a capire le nostre parole, accettano alleanze con noi. E Cloud è uno dei draghi più buoni che io abbia mai conosciuto.»

"Buona?! Con quegli occhi?!"

Nathan non si sentiva affatto sicuro, sembrava che Cloud volesse mangiarlo. Probabilmente aspettava soltanto l'occasione di rimanere da sola con lui...

"Però Skye ne è amica, è sopravvissuta per tre anni in sua compagnia, perciò..."

Giratasi di scatto verso i cespugli, la dragonessa digrignò i denti, pur rimanendo in silenzio.

Yan e Xerxes stavano facendo capolino dalle foglie. Il primo brandiva un patetico bastone trovato per terra.

Skye le batté la mano sul fianco. «Anche loro sono miei amici. Non aver paura. Ragazzi, posate quell'affare.»

Cloud si avvicinò ad annusare Yan, e tempo poco che si lasciò accarezzare.
Come sempre, lui riusciva subito a stringere amicizia, persino con un drago.

Mentre Xerxes si faceva coraggio e si avvicinava, Skye raccontò: «Cloud è la cucciola che ho salvato quando era ancora un uovo. Passo molto tempo con la sua famiglia, e mi considera come una sorella maggiore».

«Tu la sorella maggiore di quel drago?» mugugnò Nathan. Come poteva qualcuno considerarsi fratello maggiore di un drago?

Accanto a lui, James spernacchiò una risata. «Ma da dove è spuntata fuori questa qui?»

Skye intanto sorrideva a tutti. «In ogni caso, ho molti altri amici. Alcuni animali invece non sono così amichevoli, ma noi riusciamo a tenere loro testa. Non vedo l'ora di presentarvi tutti gli altri! Mi spiace che Cloud sia un po' nervosa...» aggiunse poi, improvvisamente tetra.

Nathan intuì che c'era qualcosa che non andava. Era così semplice cogliere i sentimenti di Skye, nonostante cambiasse emozioni a ruota. «Qual è il problema?» domandò cauto, rialzandosi.

La ragazza pareva di nuovo sul punto di scoppiare in lacrime, anche se stavolta la tristezza si limitò ai lucciconi sulle ciglia. «Purtroppo i suoi genitori dovranno presto morire.»

«Per quale motivo? Sono malati?»

«No. È semplicemente la regola dell'Isola.»

Xerxes annuì in complicità. «Le Isole della Purga sono avvolte da una barriera di forza che impedisce alle creature magiche di allontanarsi.»

«È vero, lo hanno spiegato a una lezione all'accademia!» gli parlò sopra Yan. «E oltre a questo, poiché le Isole sono piccole, dopo un tempo determinato la barriera rilascia una magia che induce gli animali a dare la caccia ad alcuni di loro per ucciderli, altrimenti la demografia qui si farebbe troppo alta e non ci sarebbe più spazio per i nascituri. Ciascun animale ha un periodo di vita equo, che dovrebbe essere di sei anni.»

Nathan guardò dall'uno all'altro. «Ma è una cosa terribile! Non soltanto queste Isole conducono degli esseri umani a una morte atroce, ma uccidono brutalmente anche le creature che le abitano, e impediscono loro di migrare!»

I "bestia" potevano, forse, essere demoniaci e dovevano venire purgati. Ma le altre creature?

«Se i draghi sono tanto intelligenti, come possono accettare che alcuni della loro specie vengano rinchiusi sulle Isole della Purga?»

Xerxes si strinse nelle spalle. «Se un elfo facesse qualcosa di simile a un essere umano, tutti gli umani si ribellerebbero contro un nemico comune, e ovviamente viceversa. Ma i draghi non provano tali moralità: sono pur sempre animali.»

Nathan fremeva di rabbia per tutte le ingiustizie che stava vivendo negli ultimi giorni, una dietro l'altra.
Sembravano non terminare mai, ce n'era sempre una nuova dietro l'angolo...

E lui non era mai stato pronto ad affrontare il mondo. Aveva sempre desiderato viaggiare, ma ormai si era reso conto che, anche se avesse avuto la magia e avesse potuto visitare il regno, ne sarebbe rimasto deluso...

Per qualche secondo rimasero in un silenzio di lutto, a eccezione di James che tentava di rifuggire dalle attenzioni di Cloud.

Si riscossero solo quando il ragazzo lanciò un ringhio tanto potente da far sussultare persino lei.

Dunque Skye tornò a parlare, ancora rattristata: «Inizialmente temevo che l'incantesimo valesse anche per i "bestia", ma a quanto pare non è così».

«Beh, non sarebbe stato un incantesimo sensato» rifletté Nathan ad alta voce. «Si dà per scontato che i "bestia" non sopravvivano neanche per mezza giornata qui.»

«Perciò gli incantesimi della barriera non dovrebbero avere effetto sugli esseri umani...» mormorò Xerxes, in tono concitato. Gli occhi gli brillavano come se avesse capito qualcosa di molto importante. «Stai dicendo questo?»

Nathan passò la lingua nello spazietto tra i denti. «Beh, è ciò che immagino. Sarebbe uno spreco di magia incantare la barriera per intrappolare i "bestia", e non c'è alcun motivo di tenere alla larga i maghi. Chi mai vorrebbe venire qui? Appunto nessuno sente il bisogno di far dei controlli. In ogni caso, voi non sapete queste cose meglio di me?»

«Mio padre attendeva che scoprissi i miei poteri, prima di spiegarmi la funzione di certi incantesimi.»

«A cosa state pensando?»

«È ovvio!» esclamò Yan. «Se la magia di sterminio funziona sugli animali e non sugli esseri umani, sarà lo stesso per gli altri incantesimi lasciati sulla barriera? Può impedire agli animali di allontanarsi, ma riguardo agli umani? Ne siamo esenti?»

Il cuore di Nathan tornò a battere vivace, stavolta però per la speranza. «Forse... D-dite che potremmo abbandonare l'Isola della Purga?»

«Di fatto possiamo.»

Si voltarono di scatto verso Skye, che annuiva lentamente.

«Cosa?!» Gli occhi di James erano bramosi. «E cosa aspettavi a parlarcene?»

«Cloud mi ha portata in volo sino alla barriera. Lei si è dovuta fermare, ma io sono riuscita a infilarci il braccio! E non è scattato alcun tipo di allarme o incantesimo difensivo! In realtà vale così per tutte le creature non-magiche: alle volte vedo i gabbiani passare sopra l'Isola e andarsene. E i draghi acquatici e i serpenti marini dovranno pur mangiare qualcosa, infatti i pesci attraversano incauti la barriera.»

«A pensarci bene, siamo dei fottuti geni» bofonchiò James. «Anche noi abbiamo attraversato la barriera per entrare.»

«Sì, ma nessuno ha mai spiegato che se ne potesse uscire!» sottolineò Yan.

«Dunque perché mai sei rimasta qui per così tanto tempo, Skye?» sbottò Nathan, gli angoli della bocca pizzicavano nel sollevarsi in un sorriso. «Hai mai tentato la fuga? Non vuoi andartene?»

Che si fosse tanto affezionata agli animali dell'Isola da non volerli abbandonare?

Invece Skye scosse il capo. «I serpenti marini mi hanno minacciata più volte. I draghi acquatici hanno cercato di aiutarmi, ma ce ne sono soltanto due, mentre quegli orridi serpenti sono assai più numerosi e circondano tutta l'Isola.

«Ma deve esserci un modo.» Xerxes cominciò a grattarsi la testa con frenesia. «Deve esserci...»

«Ehi, scusate se v'interrompo» li richiamò Yan. «Dubito che riusciremo a risolvere la questione in una giornata. E io avrei un certo languorino. Non dovremmo darci da fare per pescare qualcosa?»

«Pescare?» l'espressione di Xerxes era alquanto basita. «Cioè... prendere del pesce con le nostre mani

«Che ti aspetti, principino?» lo derise James. «Che Cloud indossi l'abito da cameriera e ti serva il pranzo?»

Skye scrollò le spalle. «Stamattina non ho avuto tempo di cacciare, dovevo occuparmi di voi. Però ho delle radici buonissime nella mia tana, potete mangiarle. Stasera ceneremo meglio, dopo che avrò racimolato carne e pesce. Ma da domani dovrete darmi una mano anche voi, signorini.» Fece loro cenno di seguirla, mentre s'inoltrava tra gli alberi.

I ragazzi le corsero dietro, facendosi largo con più goffaggine tra la fitta vegetazione. Presto le zanzare calarono numerose per banchettare sulle loro braccia. A torso nudo, Nathan fu la vittima principale e si ritrovò coperto di punture, essendosi dimenticato la maglietta sull'albero; invece James, pur indossando solo le brache e tenendo addirittura gli occhi mezzi chiusi, riuscì a scacciare le zanzare muovendo le braccia con scatti da maestro, così da stritolarle tra le dita.

«Radici?» borbottò Xerxes all'orecchio di Nathan. «Tu hai mai mangiato radici?»

L'altro gli scoccò un'occhiata obliqua. «Non ero ricco, ma mi guadagnavo almeno il pane grazie al lavoro.»

«In ogni caso, ci troviamo su un'isola priva di civiltà» ragionò Yan. «Dobbiamo accontentarci del minimo indispensabile per sopravvivere. Le radici sono sempre meglio di niente.»

«Oh oh, il principino non è abituato a miseri pasti!» lo schernì James. «Lui è stato viziato a rimpinzarsi con cinghiali in salsa, anatra à l'orange e dolci di qualsiasi tipo e dimensione!»

Xerxes si limitò a una smorfia di disgusto e allungò il passo per superarli.

Allora Nathan si girò a rimbrottare James: «Xerxes è in pericolo proprio come noi. Ci conviene restare uniti se vogliamo sopravvivere».

L'altro alzò gli occhi con disprezzo. «Non ho certo bisogno di lui per sopravvivere.»

«Allora non hai bisogno neanche di noi.»

«Infatti» soggiunse Yan. Lo sguardo era gentile, ma il tono categorico: «Non vogliamo lotte intestine. E non ci piace come tratti Xerxes. Comportati bene».

Gli occhi di James crepitarono mentre la bocca si storceva in un digrigno. Così sembrava davvero una bestia. «Voi due siete dei folli! Non potete costringermi a trattarlo bene dopo quanto mi ha procurato suo padre! Non ho problemi a fare a meno del vostro aiuto di merda! Anzi, peggio per voi!» così dicendo si voltò per allontanarsi.

Yan fece però in tempo a pararglisi di fronte. «Non vogliamo lasciarti da solo in un posto pericoloso come questo. Non lo faremmo mai. Ma non lasceremo neanche Xerxes.»

«Diamoci una mossa» borbottò Nathan. «E cerchiamo di non fare gli stupidi.»

Ignorò lo sguardo micidiale di James e gli dette le spalle per proseguire.

Un po' aveva paura che gli balzasse alle spalle e gli affondasse i denti nella gola... allo stesso tempo però, era tanto nervoso e spaventato da non poter trattenere i pensieri.

Xerxes assomigliava così tanto a suo padre che alle volte Nathan lo guardava e provava il desiderio di colpirlo, ma riusciva svelto a placare gli animi bollenti quando il principe gli si rivolgeva con gentilezza, complicità e rispetto.

Xerxes non era re Kayne, non era suo padre, e non meritava il trattamento che James gli stava riservando.

Per non parlare del fatto che, proprio perché abituato a essere servito e riverito, per il principe questa nuova situazione era ancor più pesante da affrontare.

Il mondo era caduto addosso a tutti loro, ad alcuni prima di altri, ma alla fine si erano trovati insieme e avevano avuto la fortuna di sopravvivere.

Skye li condusse fino a un grosso tronco caduto, la cui estremità poggiava su un cumulo di massi, così da formare un rifugio abbastanza spazioso. Là sotto, i naufraghi trovarono un giaciglio di muschio verde, una lunga lancia di legno, un aguzzo pugnale d'osso e delle pellicce che dovevano fungere da coperte. Al di fuori era stato disposto un cerchio di sassi circondante legna bruciata.

«Benvenuti!» li accolse Skye, spostando il mucchietto di pellicce. «Questa è la mia umile dimora. Alle volte dormo contro la pancia calda di uno dei draghi, soprattutto quando piove. Potete costruire i vostri giacigli... Mmm, anzi, ve li costruirò io. E poi vi spiegherò come si cambia il muschio. Tranquilli, qui non può bagnarsi e dunque non c'è il rischio di finire insaponati. Oh, ehm q-quello è mio» avvertì Yan, che aveva adocchiato dello strano muschio violetto.

Nathan non ricordava che Skye lo avesse menzionato. «A cosa serve?»

«N-niente!» ridacchiò lei, per qualche motivo imbarazzata. «No-non è nulla che possa interessarvi, davvero.»

Trascinò i nuovi inquilini a sedere sulle foglie su cui dormiva lei. Nathan constatò quanto fossero morbide.

Quando Skye gli passò una radice nodosa e fibrosa, lui la esaminò disgustato. Comunque non era il momento di fare gli schizzinosi, perciò staccò un pezzo e lo masticò con tanta difficoltà da farsi male alle mandibole.

Yan mostrava la sua stessa espressione, James invece mugolava come se apprezzasse molto lo strambo cibo. Xerxes sembrava il più sofferente.

«Scusate, oggi non ho raccolto radici speciali, perciò queste non hanno un gusto particolare. Potete dormire, se ne sentite il bisogno. Nessuno vi disturberà, Cloud sarà qui vicino a fare la guardia. Io torno presto.»

Nathan si chiese se fosse il caso di offrirle assistenza.

Tuttavia si rese presto conto di essere esausto. La dormita in seguito al naufragio non era bastata: aveva tutte le membra indolenzite, e il susseguirsi continuo di sorprese ed emozioni lo aveva provato ulteriormente.

«Skye, aspetta.» Xerxes si alzò per seguirla fuori dalla tana.

Nathan tese l'orecchio e sbirciò.
Vide il principe afferrarle le dita. «Skye, riguardo a...»

«Va tutto bene, Xerxes» lo interruppe lei, amorevole. «Non pensare che io sia arrabbiata con te per ciò che ha fatto tuo padre. Oh, Xer, posso capire quanta paura tu abbia avuto, sia allora che in questi ultimi giorni. Ooh, mi sei mancato tantissimo!»

Lui tirò un sospiro. «Anche tu mi sei mancata. Sei mancata a tutti...»

«Come sta Elijah?»

«Sempre il solito buffone. Invece Bianca si sta addestrando per divenire cavaliere.»

«Ah! Lo sapevo che ne aveva la stoffa! E Raven?»

«Beh, da quando te ne sei andata, è diventata molto più silenziosa e schiva...»

«Oh... e... ehm, Rose?» Skye civettò maliziosa. «Ti faceva ancora la corte?»

«Ammetto che non mi dispiace starle lontano adesso.»

Lei scoppiò a ridere. «Che sciocco! Era innamorata persa!»

«Della possibilità di diventare regina? Eccome!» Più serio, Xerxes le passò la mano sulla testa. «Mi dispiace per i tuoi genitori...»

«Oh...» L'amica s'incupì. «Io... adesso devo concentrarmi sulla caccia, Xer. Devo occuparmi di voi, n-non ho tempo per piangerli... magari dopo...»

L'ammirazione che Nathan provava per lei crebbe a queste parole, che purtroppo lo fecero anche sentire male.

Lui aveva sempre rimpianto i genitori perduti, non aveva mai fatto niente per reprimere gli attacchi di tristezza, neanche quando aveva avuto compiti da svolgere...

«Oh, quasi dimenticavo.» Skye si sfilò gli stivali e posò i piedi nudi per terra. «Sono costretta a cacciare da scalza, almeno faccio meno rumore. Ormai le piante si sono abituate.»

Xerxes afferrò gli stivaletti e li osservò con occhio critico. «Li indossavi tre anni fa. I tuoi piedi non sono cresciuti?»

«Oh, sì. Non nascondo che ci soffra, le dita spingono sulla punta e sono costretta a tenerle piegate. Ma mi sono abituata anche a questo. Li tolgo per cacciare, ma se passeggio o sto sul dorso di Cloud preferisco tenerli.»

Xerxes continuava a studiare le calzature come se fossero una scoperta tutta nuova. «Potresti aggiungere del muschio sotto al tallone, così il piede rimane rialzato e le dita non si accartocciano sulla punta dello stivale.»

Skye si grattò la tempia. «Oh, sai che è una buona idea! Xer, sei geniale come al solito! Sempre pronto a inventare qualcosa, eh? Oh, a proposito.» Abbassò un poco la voce, indicando ora gli stivali dell'amico: «Sei stato fortunato a non averli persi».

«Già.» Lui sollevò la punta del piede. «Anche se dubito che qui torneranno utili.»

Nathan non aveva idea di cosa stessero parlando, ma non se ne preoccupò molto quando vide Skye poggiare le mani sul viso dell'amico e stringerglisi contro.

«Potrei risultare crudele, ma sono contenta che tu sia qui.»

«E io sono felicissimo di averti ritrovata. Non avresti potuto sorprendermi più di così.» Xerxes ricambiava l'abbraccio. «Vuoi un aiuto nella caccia?»

«No no no no no!» esclamò lei, sospingendolo scherzosa verso la tana. «Spaventeresti le prede! Non sai muoverti silenziosamente, e non riusciresti a tenere il becco cucito! Sei più utile da addormentato, Altezza.»

Il principe rise. «Va bene, va bene. Allora a dopo.»

Nathan guardò Skye sparire tra gli alberi in un'agile corsa.

Xerxes si era proposto per aiutarla, lui no... non si era comportato bene...

Si strusciò le guance surriscaldate e posò gli occhi sul giaciglio di muschio. Sembrava tanto morbido e allettante...

Purtroppo però, Yan lo precedette chiedendo a James: «Vuoi dormirci tu? È molto comodo».

Questi lo guardò sorpreso e dubbioso. Avevano appena litigato, eppure Yan stava facendo il gentile con lui: doveva pensare si trattasse di una trappola.
Ciononostante gattonò sul giaciglio, chiuse gli occhi e lo annusò tanto forte da ritrovarsi a starnutire; vi posò sopra le mani per tastarlo, e pian piano vi si sdraiò. Sbattendo le palpebre, si rotolò con un certo compiacimento, tanto che dalla gola sgorgò un mugolio simile a quello di Cloud quando Skye l'aveva coccolata. Si stiracchiò, beandosi di quella morbidezza che non era assolutamente paragonabile a un vero letto, ma di cui lui si accontentava.

Dopotutto aveva dormito per due interi anni soltanto su un freddo e umido pavimento.

Finalmente trovò la posizione giusta, e tempo due secondi che stava già russando.

«Sonno pesante, eh? Ehi, amico!» Yan si rivolse a Nathan, vedendolo immusonito. «Cos'è quella faccia? Siamo sull'Isola della Purga e sopravvivremo! Sopravvivremo!»

L'altro riuscì a sorridergli. «È vero, non sono ammesse lamentele!»

Yan lanciò un lunghissimo sbadiglio. «Anch'io mi faccio un sonnellino, va bene?»

«Ehm, Yan... riguardo a...» Nathan tentennò sotto lo sguardo dell'amico. «Se hai bisogno di... ecco, per ciò che è successo con tuo padre...»

Tutta l'allegria di Yan si dissolse come polvere. «Sto bene, Nate.» Detto questo si sdraiò e gli dette le spalle.

Non stava bene, e non voleva parlarne.
Nathan trovò la cosa maledettamente familiare...

Stanco, andò a distendersi un po' più vicino a Xerxes.

Anche lui era tornato imbronciato, nonostante le risate di prima insieme a Skye. Fissava la sua radice con disgusto, sembrava non riuscire a dare un altro morso.

«State bene?»

«Nathan,» sibilò brusco il principe, «dammi del "tu". E poi no, non sto affatto bene. Che razza di domanda è?»
«Sto cercando di aiutarvi... aiutarti

Pur ancora irritato, Xerxes sospirò e disse con più calma: «Ti chiedo scusa. Sono lieto di essere vivo, e che Skye sia viva. Eppure sono tanto confuso, per tutto...»

«Io sono confuso tanto quanto te. Lo siamo tutti. Dovremmo dormire. Ne parleremo più tardi, o domani, a menti lucide.»

«Giusto.» Xerxes mise da parte la radice e si coricò.

Nathan non riuscì ad addormentarsi in fretta come gli altri. A giudicare dal respiro irregolare del principe, anche lui trovava difficoltà nel placare le ansie.

Alla fine però la stanchezza prevalse, e i due ragazzi si assopirono.

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