Capitolo 2
La ragazza se ne stava seduta in mezzo all'erba smeraldina e leggermente bagnata dalla pioggia che vi era stata durante la notte, giocherellando con i rami di un albero caduto, il quale faceva da ponte per oltrepassare un piccolo fiumiciattolo attraversato soprattutto da carpe e pesci di cui lei non sapeva il nome.
Aveva i piedi immersi nell'acqua, le gambe lunghe e quasi intrecciate tra di loro che venivano risaltate nella loro tonalità caffellatte dal corso d'acqua.
Ella aveva un libro dalla copertina rilegata di colore blu appoggiato al suo grembo: ben aperto, questo mostrava un segnalibro rosso che ricordava un piccolo serpente.
Era affiancata da quello che sembrava un ragazzo gatto dai capelli neri, con una maschera sempre nera a coprirgli gli occhi, con, in aggiunta, una benda.
Egli aveva delle orecchie sottili, le quali si muovevano leggermente ad ogni cambiamento di vento ed una coda che sembrava seguirle di un colore tra il nero ed il blu metallico.
La ragazza continuò nel suo osservare il paesaggio davanti ai suoi occhi, poi sospirò.
-Easley... mi potresti rifare la treccia?- domandò ella con voce leggermente monotona, accennando però un sorriso in direzione del compagno -Sento che si sta sciogliendo-
Il ragazzo gatto annuí, portando subito le mani ai bellissimi capelli biondo cenere della giovane, la quale, al tocco, chiuse istantaneamente gli occhi azzurro ghiaccio, beandosi delle mani delicate del suo Hakali e apparendo quasi una bambina sotto quelle carezze.
Molti, quando vedevano Easley, lo avrebbero definito inquietante, strano, quasi pericoloso, siccome era così diverso... Ma per lei non lo era.
Era dolce, gentile, premuroso e non la abbandonava mai, la capiva come nessuno aveva mai fatto e continuava a mostrare straordinaria pazienza verso di lei.
-Dovremmo andare... Fly- la voce dell'Hakali, roca e sussurrata all'unisono, fu accompagnata da un accenno di fusa -Siamo stati convocati dal preside. Non avendo fatto nulla di male, dubito che sarà una cosa grave- fece una pausa -Basterà andare ad ascoltare, poi al massimo se non ti piace come cosa... Possiamo sempre tornare indietro-
La ragazza non rispose, tornando ad aprire gli occhi lentamente, seppur di poco.
-Okay?- l'Hakali concluse la treccia, appoggiando poi il mento alla spalla della ragazza che, a tale punto, semplicemente borbottò un -Okay- di tutta risposta, abbastanza per far sorridere leggermente Easley.
La giovane rimase ferma ancora per qualche secondo, richiudendo gli occhi, per poi, in un certo senso, obbligarsi a sorridere.
*
-Ssshissshissshi... É arrivato qualcun'altro sshissshisshi- Trent si esibí in ennesime esuberanti risate, le quali strapparono un -Tch- a Victor.
Samuel alzò lentamente lo sguardo in direzione della porta, timoroso, per nulla felice del semplice fatto che si sarebbe aggiunto qualcun'altro e... Beh, la cosa non gli piaceva.
Erano già in troppi, seriamente.
Ad entrare fu appunto la ragazza dai capelli biondo cenere, seguita dal suo Hakali.
Sorrideva in maniera allegra, felice, entusiasta: sembrava una stella luminosa che attirava a sé tutta la luce della stanza.
-Ah! Alethea, Easley. - il preside sorrise di rimando alla bionda, la quale fece un lieve inchino.
-Preside- la giovane batté ripetutamente le palpebre, rimettendosi dritta, per poi andare a sedersi in una sedia, perfettamente composta.
"Alethea ... Alethea... Dove ho già sentito questo nome?" Aya non poteva non chiederselo nel mentre che osservava l'altra, cercando di afferrare quel dettaglio che tanto sfuggiva alla sua mente, ma senza riuscirvi.
-Alethea...- si ritrovò a sussurrare il suo nome quasi sovrappensiero, attirando la sua attenzione.
Lo sguardo della bionda si posò infatti su quello ambrato della castana, leggermente incuriosito.
-Sí?-
-Ah, no, niente- la quindicenne agitò le mani a ripetizione, muovendole a destra e manca, quasi per cancellare ogni cosa che sarebbe potuta nascere da quel sussurro pensieroso, finendo solo con il far inarcare il sopracciglio alla diciassettenne.
Prima ancora che potesse aprire bocca, due altre coppie di persone era già entrata ancora in quella stanza.
-Ohayooo Victor, Trent - canticchiò uno dei quattro appena entrato nella stanza, andando direttamente davanti al corvino che fissava il muro per ignorare il proprio Hakali, aiutato da quella che sembrava una bambina di dieci anni -la quale aveva un fisico minuto, una carnagione rosea, uno sguardo color cenere e dei capelli bianchi- cominciando a strattonare il suo braccio e a muoverlo a destra e manca, portando via all'altro una espressione parzialmente seccata che lui stesso non vide, ma percepì dal suo sbuffare.
Questo atteggiamento esuberante subito strappò una smorfia ad Alethea.
-Hubert...- Victor si scostò dalle braccia dell'altro -Sei in ritardo-
-Ero indeciso se venire qui o no. Sai, magari mi hanno beccato per quella cosa-
- Ne dubito. Altrimenti io non sarei qui. Ah. E poi non mi sembra che sia un bene parlarne, ci sono altre persone, sai-
Hubert sorrise, lasciando che una delle sue mani andasse a torturare un ciuffo dei suoi capelli color cioccolato.
-Lo so, ma loro non sanno cosa sto intendendo... A meno che Claire non abbia detto qualcosa-
La bambina mise su un broncio -Guarda che io sono l'ultima a volere dei guai per te, eh- disse con tono palesemente offeso, incrociando le braccia.
-Scusate. Potreste evitare di fare tutto questo salotto? Non siamo qui per chiacchierare- si intromise puntigliosamente colei che era entrata all'unisono con Hubert, ma che fin da subito era andata in cerca di una sedia su cui mettersi, seguita fedelmente da un ragazzo più alto di lei dai capelli neri e gli occhi interamente blu, con delle orecchie appuntite, quasi da elfo.
Ella aveva le gambe accavallate e la sua espressione decisamente sembrava assassina, ma non tinta di freddezza.
Tutto il contrario: era una killer fiammante che scrutava chi aveva davanti come se volesse soltanto che si zittissero.
Samuel tremò vistosamente al notare che la ragazza si era messa praticamente affianco a lui, temendo che potesse in un modo o nell'altro esplodere... Anche perché appariva come una bomba ad orologeria.
Sotto un volto femminile e grazioso, decorato da labbra carnose, occhi da cerbiatta di un castano rossiccio -che richiamava la tonalità dei suoi lunghi capelli lisci, ben curati- e naso piccolo, vi era una bestia di Satana.
-E se invece volessimo parlare? Nessuno predilige il silenzio qui- rispose secco Victor.
Ecco, se la ragazza era una killer fiammante, Victor, da come rispondeva, era il killer gelido.
E la cosa decisamente non era piacevole.
-Non. Potete. E. Basta.-
Scandí bene le parole, andando a muovere parte della sua chioma con un rapido gesto di mano, così che questi ricadessero delicatamente verso la sua schiena e che allo stesso tempo le dassero un che di superiore.
-E non potremmo farlo solo perché tu non vuoi? Chi ti credi di essere? La Regina Elisabetta Ottava?-
Per qualche motivo, Samuel e Aya, i quali erano arrivati per primi e mai si sarebbero aspettati uno scenario del genere, si guardarono tra di loro.
Alethea osservava a sua volta in silenzio, apparendo lievemente incerta, forse, da come le cose stavano procedendo.
-No. Ma state disturbando la quiete. Quindi siete pregati, anzi, no, obbligati, a stare fottutamente zitti, o almeno ad abbassare il tono- la castana fece un sorriso così falso che sembrava che la sua pelle si irrigidisse tutta di colpo, diventando quasi statuaria -Vi è chiaro o devo spiegare meglio, così che vi entri in quella brutta zucca che vi ritrovate?-
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Sì. Sto pubblicando ogni morte di Papa.
Sì, dovreste picchiarmi.
E sì, ho un altra storia ad oc, ancora.
Prometto che proverò a sfornare almeno 1 capitolo a mese.
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