Capitolo 55
7 Mo'gh Ahkoth 1842 – Monte Haksh; Haksh
Nonostante la preoccupazione per le evidenti condizioni critiche del suo maturatore, si rivelò interessante per Ak'uira ascoltare quelli che furono chiamati 'consigli per la sopravvivenza'. Erano tutti in cerchio nell'arena con Loubra'l e Baharas che spiegavano come cavarsela nella natura. Quella mattina si concentrarono sul riconoscere i vari tipi di legna, entro la fine della giornata avrebbero dovuto essere in grado di accendere un fuoco.
"Quella secca, la vedete" disse Loubra'l che si era portato al centro mentre roteava un ramo grigio chiaro e un po' scorticato, "ha un colore più spento e persino il suo odore è molto attenuato. Mentre quella viva..." nell'altra mano apparì un ramo con delle sfumature verdi, "ha un colore molto più acceso e il suo odore..." avvicinò il naso, "è intenso. Se provate a spezzarla, si sfibra e si piega. Fate attenzione al suono."
Uno strappo strascicato arrivò alle orecchie dei maturanti. Mostrò l'altro ramo, quello grigio, e un suono secco e immediato contraddistinse il suo spezzarsi.
"Questo è secco, questo è vivo. Questo brucia, questo no. Voi sperate che non piova e noi speriamo che non appicchiate un incendio. La giornata di oggi sarà dedicata a evitare che succeda ciò quando vi troverete là fuori."
Detto questo, fece passare quei due rami spezzati nelle mani dei ragazzi per far saggiare loro la diversa consistenza; tutti tastarono e osservarono il legno notando ogni segno indicato.
"Adesso vi mostrerò come si accende un fuoco, guardate attentamente. Shor, tu non ne hai bisogno, ma ascolta lo stesso" disse rivolgendosi infine al topo che annuì senza tradire la sua noia.
Ai piedi del camaleonte apparvero delle pietre ammucchiate e una piccola catasta di legna di varia grandezza. Mentre parlava iniziò a disporre il materiale con un preciso ordine:
"Per prima cosa è necessario isolare la zona in cui accenderete il fuoco. Ora utilizzeremo delle pietre e le metteremo in circolo, cercate di togliere tutta l'erba che potrebbe entrare in contatto con esse: basta una scintilla e potreste non saper più governare il fuoco".
Simulò con le mani ciò che aveva detto, le sue dita scivolarono oltre il recinto roccioso e serpeggiarono via attaccando degli immaginari ciuffi di verde.
"Se non ci sono pietre nel luogo in cui andrete, non vi preoccupate. Vi basterà scavare una piccola porzione di terreno e il fuoco sarà anche più protetto dal vento forte. Fin qui, è tutto molto semplice. Adesso, è necessario disporre la legna che dovrete aver raccolto."
E lentamente spiegò i restanti passaggi per accendere un fuoco: la disposizione, la preparazione dell'esca, l'importanza dell'aria e le pietre focaie. Le estrasse dalla sua tasca, bastò un sonoro e deciso schiocco di entrambe per far partire una piccola scintilla. Questa si depositò su un filo di paglia, depositato al centro della piccola piramide costruita, e lo aggredì con tutta la forza che aveva, ma si stava già spegnendo: la sua luce era quasi inesistente.
Il camaleonte si avvicinò a essa e soffiò delicatamente. La scintilla ebbe nuova forza e iniziò a correre per quel filo. Un altro soffio e un altro ancora, a volte furono delicati a volte più insistenti. La carica della scintilla coinvolse altri fili, molti di più di quanti immaginasse, stava diventando grandissima. Finalmente raggiunse della corteccia posta alla base, bastava un ultimo assalto e sarebbe riuscita a conquistarla. Un alito delicato che andò a intensificarsi gradualmente fece partire l'assedio e, per tutta la sua durata, una luce intensa circondò quello strato legnoso. Quando l'aria di battaglia terminò, da essa emerse una piccola fiammella, innocente e fiera: aveva un braciere da scoprire e fu quello che fece.
"Così si accende un fuoco. È veramente tutto molto semplice, ma, come ogni cosa in questo mondo, dovete fare pratica. Nel pomeriggio vi consegneremo le pietre focaie."
L'attenzione dei ragazzi era stata distratta dal lento ma deciso viaggio della fiamma, Loubra'l batté le mani per riavere gli occhi dei giovani resh be'th su di sé.
"Dimenticavo. Per spegnere il fuoco avete tre possibilità: ricoprirlo di terra, l'urina e l'acqua."
Baharas gli passò una brocca e il camaleonte ne versò il contenuto sulla fiammella. Si spense in un sibilo di morte lasciando, dietro di sé, una finissima scia di fumo e della legna un po' bruciacchiata.
"Io vi consiglio di usare la terra e l'acqua."
A quel punto, il mago si ritirò per lasciare spazio a Baharas che avanzò retto da un bastone. Anche agli altri ragazzi sembrò essere appena tornato da un campo di guerra per quante ferite avesse. Le sue ali, ancora a tratti spiumate, erano volutamente spiegate davanti la gamba offesa a celarne lo stato. La rigenerazione aveva però fatto tornare il suo viso in forma e pieno d'orgoglio. Era ancora glabro poiché aveva deciso di rasarsi e quel nuovo aspetto rinnovò il suo già alto carisma.
Nessuno notò l'assenza della sua armatura lucente, solo Loubra'l lesse l'umiltà dietro quella scelta. I giovani continuavano a scandagliare le sue piume bronzee in cerca di dettagli nascosti e di frammenti del suo calvario. Lì accontentò: non voleva distrarli e così diede in pasto la sua gamba alla loro curiosità. Una volta essersi saziati dello squarcio e delle ustioni, sarebbero stati pronti ad assimilare ciò che avrebbe dovuto spiegargli.
"Come possiamo trovare dell'acqua? Questo è il vero problema che dovete risolvere oltre a quello del cibo. Il luogo in cui andrete vi chiarirà fin da subito quanta disponibilità c'è e se sia facile reperirla o meno. Non andate in esplorazione, avrete tutto il tempo. La prima cosa da fare per trovare l'acqua e il cibo, è cercare il vostro animale."
Quella frase lasciò la platea molto perplessa, i resh be'th non capirono quella necessità, credevano sarebbe stato più logico trovare cibo e acqua e, solo allora, andare in cerca della loro affinità.
"I vostri animali conoscono quel territorio meglio di voi, sanno quali sono i sentieri e quali sono i luoghi da evitare. Sanno dove trovare l'acqua e come procurarsi del cibo. Se trovate gli animali, sarete salvi: l'acqua che berranno sarà l'unica buona e il cibo che mangeranno sazierà anche voi. Questo periodo serve proprio a farvi prendere contatto con loro. Ascoltateli e imparate dalle loro azioni."
Si portò in mezzo al cerchio zoppicando e coprendo nuovamente la gamba. Il sole iniziava a far sentire il suo peso sulle ferite e Baharas non poteva permettersi altri problemi.
"Vedrete un mondo completamente diverso là fuori, scandito da ritmi e necessità differenti. Quello che vi chiediamo è di essere attenti a ogni cosa e, se vi capita, di aiutare i vostri animali quando saranno in difficoltà." Cambiò il tono di voce. "Ma non dovete interferire per nessuna ragione al mondo. Hanno una propria legge che deve essere rispettata e tutelata."
Quelle parole rimasero ancora misteriose per loro, ma il falco dissipò ogni nebbia. Un piccolo ragno, in attesa tra due esili colonne d'erba, fu felice di manipolare in modo esperto e rapido una giovane farfalla incauta nel suo nuovo e letale bozzolo viscoso. Baharas intravide quell'azione dietro le zampe ungulate di Re'ema e sorrise per la coincidenza beffarda.
"Sto parlando della caccia. Vi capiterà sicuramente di assistere a scene di quel tipo. Le vostre affinità saranno, come ben sapete, dei predatori o delle prede e non potete farci niente. Non c'è agricoltura, non c'è allevamento. Non c'è scelta."
Si accomodò e riprese:
"Jamgha'l e Sak'i sono amici." Indicò la tigre e l'impala che scattarono improvvisamente sull'attenti. "Tutti voi qui siete amici. Non badate a quale tipo di animale sia l'altro se non quando fate del sarcasmo spicciolo. Ma là fuori...".
Lasciò quella frase appesa nel vuoto in modo che potessero completarla da soli.
"Avrete la tentazione di liberare un animale che sta subendo un attacco, ve lo assicuro. Ma non dovete farlo. Potrà sembrarvi contraddittorio, ma quella ferocia alla quale credete di assistere è giustizia. E dovete ricordarlo quando vedrete una lepre azzannata o un tasso stritolato. Stesso discorso se dovesse accadere a un animale del vostro gruppo o branco: non dovete salvarlo. Sareste crudeli nonostante steste mostrando compassione. Quello che dovete imparare è avere una visione d'insieme: il predatore avrà una famiglia o un clan da sfamare e potrebbe non avere più forze per un'altra caccia; la preda invece potrebbe non sopravvivere alle ferite che ha già riportato. Scardinate ogni vostra credenza o ideale e sopportate quel destino; se lo imparerete, non solo sarete accettati dagli animali, ma diverrete anche dei veri resh be'th."
Quel discorso alimentò non poche domande e passarono il resto della mattinata a discutere sulle varie casistiche e chiarificazioni sulla differenza tra aiuto e interferenza. I ragazzi cercarono di trovare delle eccezioni arrivando anche a gridare le proprie ragioni, ma né il falco né il camaleonte si scomposero: quella legge fu più solida di ogni montagna. Molti di loro lo avrebbero imparato a proprie spese.
Ak'uira non poté togliersi dalla testa la mia immagine scagliare e schiacciare i cuccioli d'aquila davanti ai suoi occhi. Si domandò quale sarebbe stato il suo ruolo in un mondo regolato da un caos ordinato e bilanciato. Era un equilibrio scomodo che percepì come altamente distante da sé. Essere veri resh be'th significava quindi essere parte di quella condizione stabilmente incerta e tirarsene fuori non appena si fosse chiusa la porta di casa. Non fu convinto di quel pensiero contraddittorio, ma non ebbe il tempo di approfondirlo.
L'arrivo di Shoudhe, con Hatsei e Go'se, pose fine a quel dibattito. I visi scuri e tormentati dei tre non passarono inosservati.
"Torniamo dentro. C'è troppo sole e bisogna mangiare" ordinò il governatore e ritornò da dove era venuto senza aspettarsi una risposta.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top