Capitolo 53

6 Mo'gh Ahkoth 1842 – Monte Haksh; Haksh

"Come sarebbe a dire che non è Gharai?"

Il tono del rinoceronte fu più forte di quanto avesse dovuto; i presenti iniziarono a borbottare tra loro nello stupore più totale, anche il vento si fermò. Accortosi dell'imbarazzo generale, Shoudhe avvicinò la sua enorme faccia a quella di Loubra'l.

"E chi è questo davanti a noi?"

"Ma non diciamo assurdità" commentò sibilando Thoeri. "È impossibile. Perché continui a disonorare un morto?"

"Semplicemente perché questo non è un morto da onorare." Il camaleonte si fece più serio nel pronunciare quell'affermazione e continuò:

"Guardate".

Indicò qualcosa nell'ammasso di carne e pelle che gli altri due sembrarono non riuscire a notare.

"Non emana odore e non c'è putrefazione" sentenziò il maturatore. "Sembra un involucro magico... E nessun mago qui a Haksh è in grado di creare una cosa simile."

Shoudhe e Thoeri si guardarono preoccupati:

"Che vuoi dire?".

"Voglio dire che se qualcuno avesse una capacità di questo genere, lo saprei. Questa cosa viene dall'esterno."

Il vociare del corteo, alimentato da occhiate indiscrete, iniziò a intensificarsi e il sospetto che stessero commemorando un falso si diffuse rapida e maliziosa.

"Fate tutti quanti silenzio!"

Shoudhe fu come un tuono e le folate, riprese a correre animosamente, seguirono la sua voce con un soffio verso i partecipanti alla cerimonia. "Siamo pur sempre a dei funerali. Abbiate rispetto."

Qualcosa si incrinò nel governatore, ma non abbastanza.

"Forse è il caso di rientrare e discuterne bene tra di noi" disse Loubra'l mentre mise una mano sul braccio del rinoceronte; la scansò gentilmente.

"Se questo non è Gharai, allora dov'è?" Si pettinò le sopracciglia pensieroso davanti al feretro bianco e scoperchiato.

Thoeri abbassò lo sguardo ancora una volta verso quel corpo e disse ad alta voce ciò che avevano già capito:

"Probabilmente è stato ucciso tempo fa... Come ha detto Baharas".

La parte più ingenua e innocente, che Shoudhe non credeva di possedere ancora, spuntò prepotentemente come un germoglio tra le rocce, forte e fragile. L'ovvietà espressa dal coccodrillo strappò quel seme lasciando dietro di sé delle radici senza vita e una pietra spaccata. Quel legame così viscerale e paradossale continuava a negare l'accaduto con forza, non voleva crederci. Per il rinoceronte fu troppo.

Cominciò a sentirsi annegare nella disperazione e dei macigni attorcigliati alle sue tozze caviglie grigie lo stavano allontanando sempre di più dalla superficie. La morte di Gharai, l'imprigionamento di Baharas. Sempre più pesante, sempre più a fondo. La missione dei gemelli, il termine del maturamento, l'Eternità.

Senza dire una parola, si avvicinò perso al bordo del precipizio e guardò giù. Quel buio ovattato era silenzioso e frastornante. Strani pensieri iniziarono a emergere e sembrarono delle buone idee. Nella sua mente quel salto lo aveva compiuto più volte. Vide la propria figura dall'alto aprire le braccia, pronte ad accogliere il vuoto umido della cascata sottostante.

Delle zampe preoccupate corsero tra i presenti verso quel rinoceronte ferito. Una mano calda sul braccio lo riportò a sé stesso. Dhooema gli sorrise tristemente senza mollarlo: la presa salda e morbida. Il governatore non ebbe bisogno di girarsi per capire quanto lo stesse abbracciando con occhi dolci e sinceri. Da lontano, come un eco, giunse alle suo orecchio il sussurro di una vecchia canzone, due lacrime truccarono le guance dell'orsa:

"Torniamo ora, il domani ci aspetta...".

Si allontanarono dal precipizio, dal funerale, da tutti.

La notte era ormai a metà del suo corso quando i maturatori si incontrarono nella mensa, Baharas era già stato liberato e curato quanto più possibile, ma, nonostante la rigenerazione, la sua gamba era ormai compromessa. In quel momento, era seduto sul loro tavolo, ancora apparecchiato, a sbranare del coniglio arrosto avanzato dalle cucine. Era freddo e secco. Alcune bende si impregnarono del grasso liquido. Il nome di Theha'l non smetteva di rimbombargli nella testa.

Come ha fatto a tornare? È tutta opera sua? - Gharai -

K'eirh si era diretta inquieta in biblioteca a cercare un vecchio tomo indicato da Shoudhe. L'atmosfera in quella sala luminosa, inframmezzata dai dolci tuffi delle gocce nell'anello d'acqua e dai ticchettii famelici delle piccole ossa sulla ciotola, era tesa e pesante: nessuno tra Shoudhe, Thoeri, Dhooema e Loubra'l volle parlare davanti al falco. Nessuno aveva il coraggio di alzare lo sguardo e incrociare quello di un altro.

"Eccolo" disse l'opossum, rompendo quell'incantesimo spettrale che era calato tra i suoi colleghi.

Si sentì invadere da quell'oppressione improvvisa e, con un sospiro pesante, porse l'incunabolo al maturatore della magia che scansò con la mano il calice di legno che aveva davanti.

Era un grande volume in cuoio ricoperto da polvere e scavato da grinze; il titolo, scritto nella lingua antica, era stato tessuto nella parte alta della copertina. Il rilievo creato era piacevole alla vista e al tatto e mostrava delle tenui lacerazioni su alcuni bordi. Nemmeno K'eirh sospettava della sua esistenza e chiese al rinoceronte come mai, nella loro biblioteca, ci fosse un testo molto più antico di Haksh.

"I giochi eterni di ottant'anni fa" spiegò sbrigativo e senza espressione.

Loubra'l sfogliò quelle pagine ingiallite e rumorose, lisce e resistenti, così diverse da come venivano prodotte nel ge'th; fu questo dettaglio a destare maggiore curiosità nei maturatori, ma il camaleonte rimase irretito dall'esoticità delle scritte contenute in quelle carte. Nessuna parola era comprensibile ai suoi occhi eccitati, ma alcune immagini riuscivano a essere esplicative: era davanti a un libro di incantesimi. Dimenticò il motivo per cui stava maneggiando quel testo e solo una caraffa di vino, sbattuta con forza sul tavolo da Baharas, riportò il rettile al presente.

"Forse ho trovato l'indicazione dell'incantesimo" disse insicuro dopo poco.

"Ma la magia non è una cosa spontanea?" obiettò Thoeri.

"Sì, però è comunque possibile seguire delle istruzioni per realizzare altri tipi di magie. Ma ora non è il caso di parlare di queste cose..."

Il falco, osservandolo dall'altro lato, lo intimò a proseguire quella spiegazione apparentemente inutile. Il camaleonte non si era mai sentito così sotto pressione come in quel momento, Baharas aveva gli occhi di un rapace.

"Se io volessi, che ne so, invocare una fiamma..."

"Cambia immediatamente esempio" lo fulminò mentre si puliva la poca barba incolta dai rimasugli di carne, Loubra'l abbassò lo sguardo pentito.

"Avrei bisogno di una formula e di un catalizzatore: un piccolo oggetto che funge da tramite. Non è una cosa semplice, ho provato a rendere la mia capacità un incantesimo, ma ancora non ci sono riuscito, ho bisogno di compiere altri studi."

"Ma se tu avessi un incantesimo a disposizione, la tua bravura da mago quanto influirebbe?" chiese Shoudhe visibilmente spossato mentre faceva roteare il suo bicchiere tenendolo in equilibrio sul bordo.

"Potrei avere più o meno difficoltà a padroneggiarlo. Ma solo un mago che abbia terminato il maturamento può compiere un incantesimo."

Non ne fu cosciente, in qualche modo stava cercando di scagionare quello che, una volta, chiamava amico.

"E di cosa avresti bisogno per realizzare questo incantesimo?" Thoeri sbirciò il tomo ansioso e scettico.

"Purtroppo, non so cosa c'è scritto, ci sono solo tre vignette."

Un trittico di figurine al centro della pagina rappresentava un'unica scena in sequenza: nella prima c'era un cervo stilizzato con dietro quello che sembrava un cacciatore, nella seconda questo indossava una sorta di pelliccia con un palco e nell'ultima erano raffigurati due cervi identici.

"Non ci dicono nulla" continuò il coccodrillo furioso indicandole con il palmo teso.

"Ci mostrano solo come funziona l'incantesimo" lo calmò K'eirh che si era avvicinata a controllare. Una mano sulla spalla di Loubra'l riuscì a tranquillizzare il camaleonte sconsolato. "Se non ho capito male, sembra che il cacciatore indossi un involucro e alla fine diventi completamente il cervo, esatto?"

"Possibile, forse questa magia serve a rendere un mago identico a qualcun altro e impossibile da distinguere" concluse il camaleonte. Aiutami, Haith.

"Però Shoum'e l'ha fatto" disse Shoudhe lasciando tutti in silenzio, sconfitti. "Se non fosse stato per quel ragazzo non avremmo mai saputo la verità e ti avrei condannato ingiustamente. Mi dispiace, Baharas."

Il falco non si scompose e fece finta di non sentire. Si passò la lingua tra i denti e guardò il suo piatto vuoto in cerca di un brandello di carne sfuggito al suo assalto.

Hai dubitato di me.

"Ma come è potuto succedere? Voglio dire, Gharai non avrebbe potuto avvertirci con la sua telepatia?" chiese K'eirh, poi un brivido le percorse tutta la schiena "Oh Sei! Siamo stati al fianco di Theha'l per tutte queste lune?"

"Un attimo, K'eirh. Non arriviamo a conclusioni azzardate" Loubra'l cercò di arginare il panico. "Non è detto che sia stato Theha'l, a questo punto dubito anche della sua reale presenza qui."

"Possibile che ogni volta si parli di lui non riesci a vedere la realtà delle cose? Per te non è mai colpa sua. Ti devo ricordare cosa ha fatto l'ultima volta che lo hai difeso?" Thoeri non sopportava l'ingenua parzialità del suo collega.

"Thoeri ha ragione. Non sei mai lucido quando c'è in mezzo il suo nome" dovette ammettere Shoudhe.

"Ma lui non si comporterebbe così!"

"Forse." Baharas zittì tutti con la sua intromissione. "Ma quello che posso dire con certezza è che il vero Gharai è stato ucciso lune fa alla stazione nord: il suo corpo era carbonizzato. L'unico che conosco con un potere simile è proprio Theha'l."

"Ma qui abbiamo a che fare con un mago che ha usato un incantesimo antichissimo" ribatté Loubra'l colpendo il tomo aperto. "Lui non avrebbe mai potuto conoscere una cosa simile."

La gamba di Baharas pulsava e il falco sentì la febbre salire tra le sue numerose fasciature. Era sul punto di crollare, ma voleva e doveva resistere. Nonostante l'affaticamento, continuò a parlare:

"Fuori potrebbe essere successa qualsiasi cosa... Ma potresti aver ragione. Bisognerebbe capire quale motivo poteva avere per venire qui".

"Zahirile?" suppose K'eirh che non aveva smesso di essere apprensiva. Giocherellava smaniosamente con un piccolo ciuffo di capelli grigi sulla sua testa; erano corti ma non abbastanza per essere arrotolati su sé stessi.

"Allora non stiamo parlando di Theha'l. Non lo ha mai conosciuto" decretò il camaleonte, quasi sollevato.

"Purtroppo, non siamo in una bella situazione... Nel peggiore dei casi, Theha'l è libero per il ge'th e qualche clandestino ha assunto il ruolo di Gharai, oppure è tutta opera di Theha'l. Non ci sono alternative" sentenziò il falco prima di lasciarsi cadere sullo schienale e chiudendo gli occhi per i dolori. Si fece scudo con le ali, a tratti spiumate, per proteggersi da alcuni brividi.

Come uno schiaffo, Shoudhe realizzò il danno più grande che avevano avuto. Sgranò gli occhi e un'improvvisa energia, data dall'adrenalina, lo scosse dal suo torpore esistenziale.

"Chiunque sia questo bastardo, conosce tutto ciò che ci siamo detti. Per Haksh, gli abbiamo affidato dei ragazzi!" Si portò il pugno alla bocca e fece fatica a trattenersi dal ribaltare il tavolo attorno al quale erano seduti.

"Shoudhe, calmati" riprese Loubra'l. "Cerchiamo di capire se qualche altro ge'th può avere questo tomo."

Il rinoceronte non ne aveva la più pallida idea; per come gli furono raccontati gli eventi di quei giochi, poteva essere stato consegnato a tutti i governatori dell'epoca. Per qualcuno di loro il colpevole era già noto:

"Sono stati quei maledetti corvi, sono pronto a scommetterci" inveì il coccodrillo, ancora rancoroso per l'ultima riunione. "Hanno ucciso Gharai e hanno portato dentro quella feccia di resh be'th".

Fu lapidario e frettoloso, ma non gli importava. Era convinto di quell'accusa e di ciò che stava pensando realmente. Se avessimo già avvisato l'Eternità, a quest'ora sapremmo come muoverci. Shoudhe, così non va.

La situazione stava andando fuori controllo, c'erano troppi elementi incoerenti tra di loro. Gli altri si sentirono raggirati e non seppero darsi una ragione di quella sensazione. Il rinoceronte si accasciò sulla sedia e lanciò via il suo bicchiere, stava prendendo seriamente in considerazione le parole di Thoeri e non riusciva a capire che senso avesse avuto l'incontro con i due diarchi di qualche ciclo fa.

"Preside Shoudhe, che cosa facciamo?" chiese K'eirh preoccupata mentre la coppa stava ancora rimbalzando tra le concrezioni del salone, disturbando la passeggiata notturna di un piccolo geco girovago.

"Andiamo a dormire." La testa gli scoppiava. "Domani mattina parlerò con la classe di Gharai e voi inizierete la preparazione. Dobbiamo far partire i ragazzi il prima possibile. Paradossalmente, l'areale esterno è diventato il posto più sicuro per loro."

Rassegnato, si alzò dal suo posto e lasciò i maturatori in quella stanza. Si sentì un fallimento come governatore e come resh be'th.

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