Capitolo 52
6 Mo'gh Ahkoth 1842 – Monte Haksh; Haksh
Arrivò la sera e un silenzioso corteo di fiaccole portò in processione, verso la cima del terzo picco, i corpi di Gharai e Khula all'interno di due sarcofagi di legno variopinti. Quel funerale era la forma più elevata di saluto per i morti di Haksh; riservata esclusivamente a maturatori e a governatori, Shoudhe decise di includere anche il giovane alpaca Khula senza una motivazione ben precisa. Gli sembrava doveroso. In quel modo, sperava di poter allievare un po' di più le sofferenze della sua famiglia accorsa sul luogo.
È stata infatti la decisione di realizzare e decorare la bara per il giovane resh be'th ad aver rimandato le esequie. Quei feretri erano delle vere e proprie opere d'arte, presentavano delle figure simili a degli occhi sul dorso e ogni dettaglio voleva rappresentare la gioia di vivere del defunto; la sua anima, riconoscendosi in quelle trame, avrebbe saputo dove andare invece che vagare incerta nel mondo.
Erano trasportate in cima da dei carretti trainati da alcuni muli e il ticchettare delle medaglie sulla loro sellatura decorativa scandiva il ritmo della marcia. Il bianco di Gharai avvolgeva il legno che lo conteneva e delle strisce rosate, simili a piume arricchivano la purezza di quelle tavole. L'azzurro degli occhi senza pupille penetrava quel cielo ingrigito, quasi a vergognarsi di non reggere il paragone. La sua cappa da vicegovernatore, arrotolata su sé stessa, esponeva in cima lo stemma del ge'th a onorare il lutto che l'intera Haksh stava attraversando. La mano di Shoudhe, pesante e paterna, accompagnava il suo ex allievo in quell'ultimo viaggio.
Solare e sgargiante era la bara di Khula. I suoi colori caldi accoglievano e rincuoravano le lacrime singhiozzate da alcune donne, madre e sorella, che non riuscivano a capire l'imprevedibilità della vita. Un nome, in nero, scritto con lo stile legato, ricordava con forza l'identità di quel resh be'th tanto curioso e tanto entusiasta di essere un umile tra i grandi.
Servitori e otzici, solenni e mesti, giunti nell'ultimo tratto di sentiero, iniziarono la preghiera dell'occhio. Siepi di crisantemo accompagnavano il lamento e il saluto.
Per te che hai vissuto con coraggio, sappi questo: l'Occhio osserva e ti protegge nella valle del Mo'beh.
Per te che hai protetto i deboli, non dimenticare: l'Occhio osserva e ti protegge nella valle del Mo'beh.
Per te che hai sofferto con i fratelli, sorridi: l'Occhio osserva e ti protegge nella valle del Mo'beh.
Per te che hai abbracciato gli stranieri, gioisci: l'Occhio osserva e ti protegge nella valle del Mo'beh.
Per te che sei stato la nostra guida, ricorda: l'Occhio osserva e ti protegge nella valle del Mo'beh.
Sii anche tu l'occhio che veglia su di noi.
Nonostante venissero spinte da un vento di montagna inopportuno e banale, le fiamme delle torce non davano segno di cedimento, sembrava volessero partecipare anche loro alle esequie dei due. Ak'uira guardò in alto senza un perché: nuvole innocenti correvano nel cielo e le poche stelle presenti erano in attesa. Si sentì turbato. Nonostante fosse lì, non riusciva a immedesimarsi nel dolore dei presenti. Avvertì il suo cordoglio come di circostanza e obbligato, addossandosi un'ipocrisia per la quale provò una grande vergogna. Lo sguardo del licaone era assente e senza anima; volle essere di conforto, ma la spalla dell'amico era fredda e rigida come se Hatsei non fosse mai esistito. In realtà, nel resh be'th si stava alimentando un gorgogliare rabbioso di incomprensibilità che non riusciva a decodificare. Saho're scosse la testa verso l'aquila: il loro amico era lontano e irraggiungibile.
La fiumana era giunta al limitare di un piccolo salto e si dispose in un abbraccio rivolto a Est. Le silenziose preghiere personali furono distratte dal tenue ragliare dei muli, appena liberati dal giogo funebre.
Due accoliti di Lath, chiamati a presenziare l'ultima benedizione, lessero le formule di rito nelle loro vesti adornate di viola e rosso. Il tono era distaccato e paternalistico, come se disapprovassero la scelta del governatore.
Rimasero tutti in attesa del vento che, scostante e imprevedibile, era l'unico a far sentire la sua voce fischiare tra le fessure di quella vetta. Il momento della caduta era sempre più vicino e la famiglia di Khula iniziò a supplicare dentro di sé temendo in maniera asfissiante che il figlio non potesse riposare. Il ventre era contratto e pulsava violento quando videro che la cassa con il loro futuro infranto fu posizionata sul bordo del picco.
Un piccolo sassolino scivolò dal precipizio, giù verso il fluire incessante e fragoroso di una cascata. Era la Thar Mo'beh, colei che avrebbe deciso la sorte delle due anime presentate: avrebbe concesso il riposo della valle o la dannazione della putrefazione.
"L'Occhio non ti ha protetto in vita, lo farà in quest'ultimo viaggio" sussurrò Shoudhe al giovane Khula all'unisono con i rappresentanti del sacerdote.
Il rinoceronte e il padre del ragazzo furono designati come ultimi accompagnatori, posero una mano sul sarcofago e attesero.
I loro sguardi intrecciati erano dedicati al giovane lasciato per troppo tempo in attesa di un trapasso. Il governatore si sforzò di sorridere per esprimere il suo cordoglio e rassicurare l'alpaca, reso vecchio dal dolore, che tremava e ansimava.
Il vento smise di soffiare. Spinsero nel vuoto.
"L'Occhio non ti ha protetto in vita, lo farà in quest'ultimo viaggio" disse la platea in coro.
Il feretro si perse nel buio e nelle nuvole vaporose della cascata che rendevano imperscrutabile l'esito del giudice. Una fiaccola fu gettata per sapere quale fosse stato il responso.
Ritrovarono il nome Khula galleggiare nel torrente senza nome, nessuna roccia l'aveva scalfito. Accompagnato dai piccoli salti della corrente e carezzato dalle grandi foglie umide al limitare del corso, il giovane alpaca poté chiudere gli occhi e tornare tra le braccia di Aleph.
Hela si inginocchiò esausto e, piangendo, benedisse il Monte e i Sei per quella grazia; la moglie e la figlia, al suo fianco, ripresero a singhiozzare e a chiamare il suo nome. Tutta Haksh avrebbe omaggiato Khula nel suo percorso lungo il fiume Malk'eari e verso il mare, fino al Mo'beh.
Nonostante la consolazione, quel pianto fu talmente straziante che nessuno riuscì a non partecipare a quel dolore. Shoum'e fu invaso dall'emozione e, mentre perdeva il controllo su di sé, iniziò a vedere i colori dei vari otzi.
Anche mia madre piangerebbe così?... Jarahs, mi dispiace. Io non... Mi dispiace.
Il vento riprese ad aleggiare su quella vetta, così gli altri maturatori si disposero in fila davanti al feretro di Gharai per dargli un ultimo saluto formale ma sincero. Thoeri si attardò indossando il rimorso: gli dispiacque aver discusso con il cacatua e di non aver voluto trovare un momento per chiarirsi. Si sentì un immaturo e, forse, troppo rigido nei confronti del mondo. Desiderò credere che la morte del vicegovernatore potesse ammorbidire gli spigoli del suo cuore.
Shoudhe chiese di poter essere l'unico a compiere quella spinta che era sicuro avrebbe dovuto essere invertita. Si lasciò andare a un guaito incontrollato e strozzato.
Canalizzò l'attenzione di tutti che abbassarono lo sguardo per calmare sé stessi. Quando Shoum'e riaprì gli occhi, notò un blu spento emanato dalla cassa del maturatore deceduto contrastare con lo smeraldo acceso delle spalle del rinoceronte.
La zebra si asciugò le lacrime e si concentrò su quell'insignificante mistero. Seppur riluttante, non ebbe dubbi: in quel sarcofago era presente della magia.
Il rinoceronte si mise in posizione e guardò il vento in attesa del suo permesso. Loubra'l era sul punto di cedere, le risate collezionate in quelle lune con il cacatua iniziarono a sfogliare tra i ricordi. Voleva allontanarsi, ma gli mancò la forza e il coraggio: rimase in silenzio con gli occhi chiusi sperando che il proprio supplizio finisse in fretta. Si sentì afferrare il braccio.
Shoum'e si era fatto strada per giungere lì a disturbare il malessere del camaleonte e gli altri maturatori detestarono il ragazzo fulminandolo.
"Cosa ci fai qui?" sussurrò il camaleonte.
"La cassa è blu."
"Che stai dicendo, Shoum'e?"
"Il maturatore Gharai è blu!"
Lo stupore invase Loubra'l come un'onda violenta. Iniziò a guardarsi intorno febbricitante e per un lungo attimo fu preso dal panico. Boccheggiava in cerca di una soluzione. Il vento era cessato e il governatore era pronto.
"Fermo Shoudhe, no!"
Quell'urlo improvviso squarciò l'atmosfera di rispetto; le folate tornarono a correre dissipando il momento atteso e tutto il corteo ebbe gli occhi sul maturatore che, per la grande vergogna e non pienamente consapevole del suo gesto, iniziò a cambiare livrea. A testa bassa, si avvicinò al rinoceronte furioso e con le lacrime agli occhi.
"Cosa stai facendo?" lo accusò a denti stretti.
Il camaleonte si era fatto piccolo, prese l'esiguo coraggio a due mani e disse tremante:
"Dobbiamo aprire la cassa".
"Tu sei impazzito" lo zittì con una vena derisoria.
"Governatore, la prego." Cercò di cambiare tono. "Ho bisogno di controllare la bara in quanto maturatore della magia."
"Ma cosa stai dicendo?" intervenne Thoeri che si portò in mezzo ai due strattonando il camaleonte. Shoudhe, divenuto una statua di sale, bloccò il coccodrillo con un gesto della mano.
"E sia. Ma ti pentirai di questo oltraggio ai morti." Giuro sui Sei che se stai sputando sulla memoria di Gharai ti getterò nella cascata in questo istante.
I due diaconi cercarono di esprimere il vivo rifiuto per quell'atto immondo che avrebbero dovuto compiere, ma gli occhi del rinoceronte su di loro spensero ogni scintilla di rivolta. Indispettiti e costernati tolsero i sigilli dalla cassa.
Una volta scoperchiata la bara, K'eirh svenne, ma fu sorretta da Dhooema che per la prima volta in vita sua non sapeva come reagire. Il coccodrillo e il rinoceronte furono sorpresi nel non avvertire l'odore acre di morte che avrebbe dovuto assalirli e osservarono il camaleonte, chino sul corpo, guardare il loro compagno accartocciato e senza peso.
"Morte orribile" commentò Thoeri rimproverando il maturatore.
"Già..." commentò Loubra'l e guardò Shoudhe con un'espressione pentita e determinata. "Ma questo non è Gharai."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top