Capitolo 51

6 Mo'gh Ahkoth 1842 – Monte Haksh; Haksh

Il ciclo dell'ilham si era appena concluso e qualcuno bussò più volte alla porta.

"Chi è?" rispose Ak'uira stordito, passandosi una mano sulla testa.

Era disteso per terra e si sentiva indolenzito; il cattivo odore, di aria consumata e dei suoi resti emanato dalla stanza, gli fece storcere il naso: tossì. Aveva le piume della testa insudiciate di non sapeva cosa e tentò di pulirsi sulla casacca, ormai uno straccio, mentre si rialzò barcollante.

"Come ti chiami e dove ti trovi?" disse una voce, senza espressione, proveniente dalla fessura dello sportello per il cibo.

"Ak'uira... E sono nella mia stanza. Nel monte Haksh... Ma chi sei?" Ebbe però la sensazione di trovarsi in una prigione e alcuni frammenti di ricordi imbarazzanti lo riportarono alla realtà.

"Bene, puoi uscire" sentenziò la voce e la porta si aprì.

Un toro, poco più basso di Re'ema, era davanti a lui con un'espressione cupa: era uno dei servitori e ad Ak'uira parve strano vederlo in quello stato. Lo ricordava molto solare e disponibile con i guerrieri. Era lui che, ogni giorno, metteva una fetta di pane con della marmellata sopra i loro letti dopo gli allenamenti.

"Mehrai, come mai sembri triste?" lo squadrò Ak'uira con gli occhi ancora semichiusi mentre li stropicciava con il dorso della mano.

Aveva un grembiule di canapa vecchio e irrigidito dai numerosi lavaggi con l'urina che aveva dovuto sopportare per disinfettare i liquami con i quali sarebbe stato insudiciato a breve. In mano un grande spazzolone e un secchio con dell'acqua e degli stracci. La coda, che di solito teneva penzoloni dopo averla lisciata accuratamente, era invece avvolta in vita e aveva il ciuffo nero scompigliato.

"Sono qui per pulire la sua stanza, guerriero..." Fu ignorato con tono distante.

Guerriero? Perché è così formale?

"Mi è stato inoltre comunicato di dirle di dirigersi nella mensa non appena fosse stato pronto. I funerali inizieranno tra poche ore."

Entrò lateralmente con i suoi attrezzi e iniziò a pulire senza giudicare lo stato pietoso della nicchia cavernosa.

Quell'ultima frase eliminò ogni imbarazzo di Ak'uira per le condizioni della camera. Avrebbe voluto fare una marea di domande a quel resh be'th, intanto già a strofinare delle chiazze indeterminate, ma non gli sembrò il caso. Lo ringraziò chinando il capo e si scusò per il disordine.

La curiosità e la preoccupazione per la notizia lo fecero muovere a passo svelto. Arrivò trafelato nella mensa e vide gran parte dei compagni d'allenamento: avevano l'aspetto di chi non dormiva da giorni e di chi fosse stato reduce da un lavoro nelle fogne. Neanche lui aveva un bell'aspetto, oltre allo sporco e all'odore acre che propagava, la testa continuava a scoppiargli e aveva uno strano intorpidimento alle ali.

Anche i suoi amici erano lì e, a una prima occhiata, sembravano stare bene se non si considerava l'aria frastornata e a tratti spaesata. L'unico ad avere una parvenza di energia era Saho're che cercava di indicare, senza essere indiscreto, resh be'th a caso:

"Visto? L'avevo detto io che è l'otzi abbinato all'affinità a farci passare un ilham più o meno intenso. Chi ha le forbici a monte sta meglio: Bhasra è un fiore; anche la volpe che sta con Ak'uira sta bene. Non pensavo però che tu e Go'se poteste arrivare a tanto...".

Hatsei e la sua compagna mangusta erano quelli messi peggio, assieme alla ibis M'elhek. Non erano sudici come gli altri resh be'th, in compenso presentavano numerosi graffi lungo braccia e zampe e vari lividi su tutto il corpo. La loro espressione era molto più stanca e il viso era pallido e incavato. Come se non bastasse, il licaone aveva una fasciatura importante al braccio e Go'se si era strappata tutti i peli della coda.

Ak'uira rimase a bocca aperta nel vedere quei due ridotti in quello stato e si preoccupò chiedendo cosa fosse successo.

"L'ilham" dissero senza troppi giri di parole: si erano procurati da soli quelle escoriazioni e quei lividi.

"Zahirile dov'è?"

"Da M'elhek" intervenne Re'ema che si massaggiava i polsi. "È a vedere come sta."

La voce atona della maturatrice K'eirh interruppe il parlare dei vari gruppetti:

"Come alcuni di voi già sanno, durante questo ciclo è successo un fatto orribile".

Era vestita di un lungo poncho nero che la fece apparire come un fantasma; le lacrime erano trattenute a stento da un labbro morso tra le pause.

"I funerali del maturatore Gharai avrebbero dovuto svolgersi tra poco, ma sono stati rimandati a questa sera per concedere l'estremo saluto anche al povero cuoco Khula. Vi consiglio di sfruttare il pomeriggio per lavarvi ed essere presentabili: puzzate." E se ne andò acida.

Ak'uira guardò sconcertato il suo amico che aveva appena perso il suo maturatore.

"L'hanno ucciso" disse a mezza bocca.

Hatsei, Go'se e M'elhek avevano sentito tutto. Era appena svanita la magia sulla loro porta d'acciaio e, quando uscirono, videro il governatore Shoudhe, malridotto e tumefatto come loro, parlare con un alpaca ingobbito per le lacrime.

"Qualcosa ha ucciso mio figlio e il nobile Gharai."

Queste parole si conficcarono nella testa del licaone. Un impacciato tentativo di protezione da parte di Shoudhe, essendosi accorto di loro, li obbligò ad allontanarsi da lì, ma ormai avevano già saputo la verità.

K'eirh si diresse in tutta fretta nel corridoio che ospitava le sue stanze, le macchie di sangue erano già state lavate da un pezzo, ma a lei sembrava ancora di vederle lì, ne avvertiva l'odore. Tutti gli altri maturatori erano davanti la porta di Baharas, sapevano fosse tornato e, non appena l'opossum li raggiunse, bussarono. Per un istante, K'eirh distolse lo sguardo dalla cella del falco per constatare la rottura del corno più piccolo di Shoudhe. Era l'unico a mantenere evidenti i segni dell'ilham; Thoeri, Loubra'l, K'eirh e Dhooema avevano avuto modo di risistemarsi, ma il rinoceronte aveva deciso di continuare a soffrire restando a parlare con il povero Hela che non aveva più ragioni per vivere. Oltre alla punta di cheratina spezzata, una placca della sua cotenna sembrava essersi sollevata e aveva macchiato di sangue la sua camicia di lino sulla schiena.

La porta del maturatore si aprì a fatica in uno strascico e il falco poggiò tutto il suo peso su die essa. Era in condizioni disastrose: ricoperto di sangue e di sudore, aveva del pus sulle numerose ustioni non curate; era visibilmente denutrito e una gamba presentava un'infezione avanzata. Il suo colorito era pallido e spossato, ma fu felicemente sorpreso di vedere i maturatori lì per lui. Un sorriso stanco si fece largo sul suo viso.

Non appena guardò Shoudhe si incupì di colpo e sospirò con le poche forze che aveva, la febbre non lo mollava e si strinse nelle ali rattrappite anche per coprire il suo corpo nudo.

"Shoudhe... Qualcuno ha preso il posto di..."

"Gharai è morto" lo anticipò il rinoceronte.

Baharas rimase inerme, poggiandosi ancora di più sullo stipite.

"Dobbiamo parlare con te."

Il falco non aveva mai visto il rinoceronte così scuro in viso.

"Che... Non capisco. Dhooema, dove vai?"

L'orsa entrò silenziosa e fulminea nella sua stanza; il rinoceronte ordinò a Baharas di lasciarla passare.

"Ma che sta succedendo?"

"Perché hai ucciso Gharai?"

Una risata nervosa partì senza controllo mentre i suoi occhi galoppavano ansiosi dal rinoceronte all'orsa che frugava tra la sporcizia e il sangue.

"State scherzando, spero" tossì; la gamba pulsò dolorante.

"Basta mentire! Dicci perché l'hai fatto!" K'eirh era fuori di sé dalla rabbia, tanto che Thoeri dovette trattenerla, altrimenti si sarebbe avventata sul falco.

Era una situazione assurda alla quale Baharas non sapeva come reagire, boccheggiava cercando gli altri con lo sguardo. Shoudhe gli mostrò il papiro che Hela aveva trovato, era tutto incrostato del sangue del cacatua.

"Ho paura di ciò che ho scoperto e temo per la mia vita. Scrivo esorcizzando la paura e per restare lucido. Il maturatore Baharas sta tramando contro Haksh. Ha reintrodotto illegalmente Theha'l e collabora con Bhimbetka. Da quando l'ho visto girare di notte per il monte guardingo, ho iniziato a seguirlo. Ha detto tutto di noi. Tutto dei ragazzi e tutto di Shoum'e. Ora che è partito chissà cosa farà, devo sbrigarmi. Userò questi giorni per trovare qualche prova nella sua stanza: deve esserci qualcosa, ne sono sicuro."

Era la scrittura di Gharai. Baharas fissò esterrefatto Shoudhe, che sembrava sovrastarlo, e rilesse il messaggio.

Quel bastardo. Theha'l?

– Stazione nord – terreno bruciato

Negò ogni cosa cercando una forza che non aveva più.

"Shoudhe non vorrai mica credere a questo?! Per Haksh, come potrei mai collaborare con un altro ge'th? Shoudhe, tu mi conosci!" I maturatori erano impassibili.

L'orsa sembrava aver trovato qualcosa. Da sotto un armadio tirò fuori due fascette di stoffa, una azzurra e una gialla: Bhimbetka.

"Shoudhe... Quella non è mia. Devi credermi."

"Smettila!" L'urlo del rinoceronte risuonò per tutto il monte.

Lasciò che il suo eco si dissipasse prima di tornare a parlare:

"Mi hai ucciso, Baharas. Non riesco nemmeno a guardarti... Anche il povero Khula! Gharai non era sufficiente".

Baharas voleva gridare, stava vivendo un incubo: niente di ciò che era stato accusato era vero, ma non poteva dimostrare nulla. In più c'erano buone probabilità che Theha'l fosse realmente tornato a Haksh.

Si tirò i capelli piumati e digrignò i denti, cercò di assumere la posa più composta possibile.

"Io non ho fatto nulla, qualcuno ha preso il posto di Gharai e ha..."

Shoudhe si tirò indietro disgustato.

"Dov'è finito il tuo onore? Hai anche fatto tornare quella feccia di cobra! Ammanettati, non voglio nemmeno toccarti." Gli lanciò addosso delle manette di ferro battuto.

Il falco le raccolse e, con tutto l'orgoglio rimasto, le indossò scuotendo la testa. Cercò per un'ultima volta la vicinanza degli altri e del suo amico, ci credeva ancora, ma trovò solo sguardi fissi e inespressivi: era da solo. Annuì al suo destino e provò una grande delusione.

Ke'msh... Arrivo.

"Conosco la strada per le segrete" disse mentre passava zoppicando, puzzolente, tra i maturatoti. "Mi chiuderò lì senza mangiare e bere. Sbrigatevi a capire l'errore che state commettendo, non vivrò a lungo." Si girò verso il rinoceronte in un ultimo atto di dovere verso il suo ge'th. "Il vero Gharai è stato ucciso lune fa alla stazione nord. Abbiamo avuto al nostro fianco un impostore."

Shoudhe lo guardò disgustato e gli fece cenno di continuare a camminare.

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