Capitolo 45

21 Mo'gh M'eskar 1842 – Monte Haksh, Haksh

Finita la conversazione con la zebra, Shoudhe si apprestò a raggiungere l'arena: desiderava parlare qualche minuto in privato con Baharas.

Quando i due incrociarono i loro sguardi, il falco fece terminare gli allenamenti e invitò i ragazzi a farsi una doccia. Obbedirono tirando un sospiro di sollievo: nonostante fosse tornato da loro poco prima, era stato molto più duro del solito. Si diressero all'entrata del monte e il rinoceronte ricevette i rispettosi saluti dei guerrieri. Notò le ferite di Ak'uira.

"Giornata dura?"

"Abbastanza" replicò l'aquila con leggero imbarazzo e, con un cenno del capo, se ne andò.

Rimasero soli. Il sole era appena riapparso tra le nubi che si stavano ingrigendo e la luce altalenante coordinò i pensieri dei resh be'th.

Manca ancora qualche giorno per le piogge.

"Sono venuto a chiederti scusa" iniziò il rinoceronte, "lo sai come sono fatto. Ormai saranno passati quanti, vent'anni da quando ci conosciamo? Non voglio far preoccupare nessuno e non volevo far preoccupare te."

"Non volevi farmi preoccupare" ripeté il maturatore con sufficienza. "Shoudhe, non sono arrabbiato per questo. So che ci avresti detto tutto e che, se fosse stata un'emergenza, me ne avresti parlato."

"E allora cosa c'è che non va?"

Il falco non riusciva a crederci.

"Veramente non te ne rendi conto?! Due estranei. Di un altro ge'th... Sono entrati a Haksh e hanno tranquillamente discusso con la massima autorità senza nessun tipo di controllo. Ne parli come se ti avessero fatto visita dei vecchi amici. Possibile che non vedi la gravità della cosa? Per me, è una carenza gravissima del nostro sistema di controllo."

Si mise a sedere su una roccia per rialzarsi subito dopo e continuare il discorso.

"Ci ho riflettuto. Me la sono presa con te oggi, ma in realtà ero arrabbiato con me stesso. È colpa mia se le notizie o le persone passano senza che io lo sappia; è colpa mia se quei corvi sono riusciti a incontrarsi con te ed è colpa mia se i gemelli non fanno bene il loro lavoro!" Arrivò a urlare la sua frustrazione. "Per Haksh, potevano benissimo aver avuto intenzione di ucciderti e io non avrei saputo nulla. Spiegami perché non mi hai richiamato per questa mancanza."

Il falco era sotto il rinoceronte e lo guardava dal basso, Shoudhe indietreggiò quasi intimorito.

"Baharas, lascia stare. È acqua passata, non mi sembrava il caso visto che si trattava di un semplice incontro diplomatico."

"Avrebbero potuto estorcerti delle informazioni o fare qualsiasi altra cosa. Hai rischiato grosso." Abbandonò la conversazione e si avviò verso l'entrata del monte, ma si bloccò: non era abbastanza. Voleva giocare a carte scoperte e chiudere il discorso.

"Ci conosciamo da vent'anni, per questo ti comunico la mia decisione: domani licenzierò Me'r e Katthe. Stanno commettendo troppi errori ultimamente e non mi piace il loro modo di gestire la situazione: nessun rapporto scritto, informazioni raffazzonate e ciò che è successo ieri è inaccettabile."

"No, non farlo! Non puoi licenziare i gemelli."

Baharas si fermò.

"Perché no? Hai visto anche tu i loro sbagli."

Aveva messo il rinoceronte alle strette e ne era consapevole, avrebbe conosciuto il significato degli sguardi di quella mattina.

"È colpa mia. Prima del maturamento ho chiesto a loro di indirizzare i rapporti a me, una volta iniziate le lezioni. Volevo ti concentrassi sui ragazzi, non volevo in nessun modo scavalcarti." Era realmente dispiaciuto. "Queste sono le comunicazioni sui posti di guardia." Tirò fuori da una tasca dei pantaloni un pacchetto di papiri spiegazzati e legati da uno spago. "Avrei voluto dirtelo stasera, ma non in questo modo."

"Lo sapevo!" Baharas era furioso. "Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Eri troppo vago e tranquillo per questa situazione. Non hai nemmeno voluto che facessi una ricognizione e, per di più, mi hai mentito. Shoudhe, io non so cosa ti stia passando per la testa, ma questo maturamento non è come gli altri. Non ti puoi sobbarcare responsabilità su responsabilità: trentasei resh be'th, il cobra, la zebra... E non hai mai fatto venire Lath. Tutta questa roba non è..." In quel momento volle rinunciare a tutto. "Sai che c'è? Tieniti quei rapporti, mi sono stancato. Domani presenterò le mie dimissioni; terminato il maturamento lascerò ogni incarico e tornerò a essere una guardia. Ho più di cinquant'anni, penso di aver fatto abbastanza per il mio ge'th."

Voltò le spalle al rinoceronte e se ne andò. Shoudhe non sapeva come reagire e ricorse all'unico strumento che credette di avere.

"Maturatore Baharas. Ti ordino di fermarti immediatamente: è il tuo governatore che lo comanda." Usare la gerarchia lo devastò dentro. Abbassò lo sguardo, deluso da sé stesso.

"Avresti dovuto usare prima il tuo ruolo. Cosa vuoi? Non cambierò idea."

"Riconosco quando sei serio: accetterò la tua decisione, pur non volendo. Ti chiedo solo di prendere questi rapporti." Glieli tese nuovamente. "Domani puoi partire per la ricognizione, ma torna prima dell'ilham."

"Shoudhe, è inutile: non serve a niente riappacificarsi in questo modo."

"Non è per riappacificarmi, è un modo per dirti che hai ragione. Forse è il caso che controlli ciò che sta succedendo; a quanto pare, ho sbagliato tutto."

Il falco prese riluttante i rapporti e non disse nulla; odiava quella sensazione e riconobbe di essere stato precipitoso. Una parte di lui avrebbe preferito ritirare le dimissioni, ma era troppo orgoglioso per farlo. Come concordato, il giorno seguente partì, ma quella decisione ebbe lo stesso effetto del lancio di un sasso in mare: generare una piccola increspatura senza però cambiare il corso delle onde.

Dopo cena fu convocata una riunione nell'ufficio di Shoudhe per discutere su quanto fosse accaduto il giorno precedente; la tensione e l'attesa erano palpabili. Il rinoceronte non perse tempo, appena il falco chiuse la porta alle sue spalle.

"Come sapete, ieri sono venuti a farmi visita i due governatori di Harfnag in maniera illegale e anonima. Vi chiedo scusa se vi informo solo ora, ma ho voluto controllare alcune cose. Non volevo mancarvi di rispetto." Guardò Baharas per esprimere ulteriormente il suo dispiacere.

Trasse un lungo respiro, credeva fosse più facile trovare le parole: quella sera Haksh avrebbe fatto la sua mossa in relazione alle leggi dell'Eternità, indipendentemente dal credere o meno ai corvi.

Raccontò di Houghin e N'uhin, di ciò che gli avevano detto, delle sue reazioni e delle loro assurdità che acquistavano credibilità; recitò il loro segreto e quello appena scoperto di Haksh. Fece entrare in gioco Shoum'e come oggetto delle profezie e, per finire, comunicò dell'alleanza che Harfnag aveva proposto. Quel racconto fu interrotto molte volte dai maturatori: furono increduli, arrabbiati, delusi, riluttanti. Provarono anche una strana paura, come se il mondo si stesse stringendo verso un tempo che era ormai giunto alla fine.

"Sei un irresponsabile" tuonò Thoeri.

Era l'unico a essere rimasto in silenzio e in quel momento giunse al limite.

"Tutto ciò che hai raccontato è completamente folle. Ti ricordo che il tuo ruolo consiste nell'essere il garante e il protettore dei pilastri all'interno del tuo ge'th, non colui che sceglie in base al suo egoismo! Ho accettato la presenza di Shoum'e, non ho mai voluto dire nulla. Ho anche acconsentito a lasciare Lath fuori da queste questioni, ma adesso stiamo esagerando. È necessario avvisare l'Eternità e voi lo sapete. Ti avviso, Shoudhe: se non lo farai, ci penserò io."

"Thoeri ha ragione" intervenne Baharas, parte di sé fu felice nel colpire il rinoceronte. "Capisco che è una situazione assurda e che provi fiducia nei due diarchi, ma si tratta dell'Eternità. Se risultiamo colpevoli, ciò che hai detto sarebbe inutile. Haksh potrebbe smettere di esistere."

"Sì, ma a quanto dice Shoudhe, le due profezie sembrano vere, non stiamo parlando di cose lontane, Shoum'e è qui e adesso" iniziò Gharai, dando un'altra visione delle cose. "Se avvisiamo l'Eternità ora è solo per incolpare Harfnag e per paura delle conseguenze. È vero, Harfnag ha infranto un pilastro. Ma se noi comunicassimo questa cosa, lo infrangeremmo anche noi, Thoeri."

"Giovanotto, non provare nemmeno a pensare di potermi insegnare le nostre leggi." Il coccodrillo digrignò i denti.

"Calmatevi, per favore. Cerchiamo di non offenderci a vicenda" mediò il rinoceronte.

"Sì, scusami. Quello che volevo dire è che, oltre all'obbligo di non avere contatti tra ge'th, ognuno dei dodici deve astenersi dal danneggiarne un altro, in qualsiasi forma sia. Veramente vogliamo essere i responsabili della distruzione di un ge'th?" Il cacatua si grattò la testa in cerca di consensi.

"Credi davvero che l'Eternità consideri questo... cavillo? Harfnag ha sbagliato, non noi. E ti ricordo che abbiamo il dovere di riferire ogni infrazione." Thoeri si era alzato di scatto per affermare il concetto, si sentì punto nell'orgoglio e odiava quella strafottenza immatura.

"Sei talmente cieco verso le leggi che tanto adori da non renderti conto che sono solo un modo per intrappolarti. Qualsiasi cosa facciamo, sbagliamo anche noi!" concluse il cacatua rimasto calmo fino a quel momento.

Nel coccodrillo si accese uno strano sorriso.

"Vicegovernatore Gharai, ti consiglio di fermarti qui: da come parli sembra che vuoi rinnegare i Pilastri dell'Eternità e le mie mani non vedono l'ora che tu continui."

Delle note, improvvise e accomodanti, iniziarono a danzare nella stanza. Dhooema fissò i due maturatori con disappunto:

"Continuando così non arriveremo a nulla. Possiamo andare oltre questa discussione e capire cosa sta succedendo?".

La musica continuò, severa e dolce, finché il coccodrillo e il cacatua non ritrovarono la loro tranquillità, almeno in superficie.

"Magari trovare un compromesso potrebbe essere la soluzione" ipotizzò Loubra'l. "Thoeri ha ragione a voler avvisare l'Eternità, ma dobbiamo stabilire cosa dirle. Abbiamo tra le mani due profezie e, a quanto pare, riguardano un nostro ragazzo. Mi sembra sensata un'alleanza per arrivare alla soluzione; almeno per capire quale sia il ruolo di Shoum'e." Guardò gli altri per sondare il terreno.

"Sì, Loubra'l, ma resta il fatto che un'alleanza si chiede per attaccare o per difendere" chiarì il falco. "Togliendo la possibilità che Harfnag voglia predisporre un'offesa, viste le sue scarse risorse militari, resta da capire da chi si vogliano difendere. Se scoprissimo qualcosa di concreto, allora potremmo pensare di..."

"In qualsiasi modo la mettiamo, se non avvisiamo subito l'Eternità, saremo colpevoli" si intromise nuovamente Thoeri guardando il vuoto e battendo i palmi sul tavolo.

Ebbe gli occhi di tutti puntati addosso, erano dispiaciuti e con una vena di pietà; capì che il suo ruolo in quella riunione era appena finito.

"Bene, mi pare evidente che siamo completamente in disaccordo." Arricciò i suoi baffi con disgusto. "Invece di rovinarmi il fegato, preferirei andare nella mia stanza."

"Thoeri, non dire così. Per noi la tua opinione è importante " disse il rinoceronte.

"Veramente, Shoudhe, non voglio farmi pregare e nemmeno fare l'offeso; non è necessario. Qualsiasi decisione sia, l'accetterò. Buona continuazione." E se ne andò dall'ufficio chiudendo delicatamente la porta.

"Forse dovremmo farlo tornare..." propose K'eirh.

"Lascia stare, ha già deciso" la bloccò il governatore amareggiato. "Andiamo avanti, Baharas." Sentì di iniziare a perdere il controllo.

"Sì, verso chi nutrono dei sospetti?"

Shoudhe sospirò e si stropicciò gli occhi, era visibilmente stanco. Fece peso sui suoi due corni.

"Non me l'hanno detto. Di sicuro avevano un nome, ma non hanno voluto dirmi nulla. Può rientrare nei ge'th con maggiori otzici di combattimento?" Nemmeno lui era convinto delle sue parole.

"Ok, quindi di quali ge'th nello specifico?"

Rifletté alcuni secondi. "Forse Rasaku, Janavut o Severnaia. Non sempre si trovano d'accordo con l'Eternità, ma non mi sento a mio agio nell'incolparli così" espresse i suoi dubbi sulla loro possibile colpevolezza.

"Ci può essere qualcun altro?" chiese il camaleonte.

"Eirikur, ma solo perché la Bozanj è una loro tecnologia e perché gli Eterni sono duri con loro."

"Va bene, abbiamo bisogno di una mappa. Dobbiamo andare nella sala spirale?" propose Baharas.

"No, non è necessario. K'eirh, nello scaffale dietro di te dovrebbe essercene una, potresti prenderla?" La maturatrice sorrise e prese dal mobile ricco di numerosi tomi e cimeli, un rotolo molto antico; lo stese con cura e l'enorme continente si aprì alla loro vista.

Mi ha sempre fatto un certo effetto vedere Globe. Purtroppo, si sarebbe frantumato in tante piccole isole; non nego che ho avuto la stessa paura quando ho visto il vostro mondo dividersi.

"Mettiamo un po' di riferimenti" fece Baharas "noi ci troviamo qui; Harfnag dovrebbe essere all'incirca in questo punto, se non sbaglio. Conosciamo la posizione degli altri ge'th?"

Shoudhe si affacciò sulla mappa e iniziò a indicare delle coordinate secondo le scarse informazioni ottenute durante i suoi ouakabh. A quel punto, chiese al falco come avrebbero potuto agire i ge'th sospettati.

Ragionando con gli elementi a disposizione, disse che Haksh era, con buone probabilità, fuori pericolo. Era molto più plausibile un attacco verso ge'th pericolosi o verso quelli altamente fedeli all'Eternità, come Bhimbetka. Non sapevano però se Harfnag avesse qualcosa da temere da loro: in quel caso, un'alleanza non era una scelta saggia.

"Se invece la rivolta o l'attacco partisse da Eirikur?" chiese Gharai.

Anche in quel caso, Baharas non poté sbilanciarsi troppo, ma ipotizzò in maniera molto scettica un attacco diretto all'Eternità. Non credeva avrebbero dovuto preoccuparsi nell'immediato futuro; finché la bozanj era attiva, non sarebbero stati in pericolo ed Eirikur non aveva alcun motivo di togliere le cupole, per lo meno a loro.

Tutta quella incertezza lasciò l'amaro in bocca e una strana sensazione di allerta. Vollero provare a decidere se fosse stato giusto o meno avvertire l'Eternità e se sì, dirle cosa. Anche qui si sentirono in un vicolo cieco: salvare dei possibili amici e la propria gente non avvisandola, o mettere entrambi a rischio rispettando le leggi che avevano giurato di salvaguardare.

"Io però non capisco una cosa" disse K'eirh, guardando dubbiosa la mappa.

"Parla pure."

"In questo scenario di guerra e di rivolta, cosa c'entra Shoum'e? Se crediamo ai corvi, crediamo sia coinvolto in qualcosa: ma cosa?"

Iniziarono a pensare di aver imboccato un ragionamento sbagliato.

"Preside Shoudhe, qui cambia tutto. Adesso che ci penso, come facevano a sapere che anche noi avevamo un messaggio lasciatoci dai fondatori? Io per esempio non ne ero al corrente" ammise Loubra'l portandosi le mani al petto.

"Hanno ipotizzato che anche noi lo avessimo poiché i segreti sono stati affidati poco prima della migrazione."

"Quindi è da supporre che anche gli altri ge'th abbiano un messaggio simile e che faccia riferimento a Shoum'e."

"A questa possibilità non ci avevo proprio pensato" confessò il rinoceronte.

"Allora credo che avremo due scenari: o i ge'th che abbiamo preso in considerazione, ma anche altri, sono a conoscenza del messaggio o non lo sono. Se non lo sono, nonostante i sospetti dei corvi possano essere veri, restiamo tranquilli; se invece ne sono a conoscenza, dobbiamo trovare il modo di prepararci poiché di sicuro controlleranno ogni ge'th in cerca di una zebra. Sperando che non lo stiano già facendo."

Un momento di terrore si impadronì dello studio.

"Mi sembra altamente improbabile che sia già avvenuto, Loubra'l. Un'intrusione di questo tipo all'interno del ge'th sarebbe di sicuro stata notata e tempestivamente comunicata e arginata, giusto Baharas?" cercò di rincuorare Gharai.

"Certo, domani mattina partirò di buon'ora per fare una ricognizione speciale nelle stazioni di confine e gli ricorderò di tenere gli occhi aperti." Il falco provò a sorridere.

"Sei così turbato da andare di persona? Non basterebbe una comunicazione?" si incuriosì il cacatua.

Shoudhe temette potesse uscire fuori il suo errore e si irrigidì sulla sua poltrona.

"È vero, ma preferisco avvisarli di persona: la questione è seria. In più, sono molte lune che non mi vedono, rinforzerò il morale."

Baharas guardò fugacemente il rinoceronte, odiava mentire.

"Capisco, è giusto. Allora ci affidiamo a voi" sorrise Gharai. "Scusami se ti ho interrotto Loubra'l, dicevamo?"

Rilassatosi, Shoudhe fu contento dell'intraprendenza del pupillo, era cresciuto molto anche all'interno del maturamento.

"Figurati, la sicurezza prima di tutto" rise il camaleonte sconfitto da un attimo di stanchezza. "A ogni modo, dicevo che queste incursioni potrebbero esserci. E se arrivassero a Harfnag? Hanno visto Shoum'e e inizio a pensare che allearci con loro non sarà sufficiente. Mi viene in mente che forse Shoum'e potrebbe – in maniera temporanea – lasciare il ge'th e tornare..."

"No, questo mai" disse Shoudhe leggermente alterato. "Non possiamo chiedere al ragazzo di lasciare il ge'th." Si calmò. "È troppo pericoloso." Non posso far soffrire ancora quel ragazzo. "Inoltre, la comunità delle zebre è il posto meno sicuro se l'obiettivo è uno di loro."

"So che siamo esausti, vista l'ora" intervenne nuovamente l'opossum. "Ma non riesco a capire perché dovrebbe esserci una guerra. Se i corvi si sbagliassero?"

Era tardi e nessuno la riuscì a seguire, per cui continuò:

"Hanno scoperto il messaggio e la presenza di Shoum'e, ma il resto è soltanto una loro supposizione. Potrebbe non essere corretta".

"Non ti seguo" si scusò Shoudhe.

"Nei messaggi c'è scritto che la presenza di una zebra segnerà l'inizio di qualcosa, ma non è specificato; non c'è scritto che ci sarà una guerra tra ge'th e non c'è nessun'indicazione di morte o di distruzione. Penso che dovremmo andare da tutt'altra parte: allearci con Harfnag non ci serve. Dobbiamo pensare a Shoum'e, è un ragazzo veramente straordinario e, arrivati a questo punto, credo che potrebbe essere un ottimo candidato per diventare Eterno." Lasciò tutti di sasso. "Non sto qui a elencarvi le sue capacità, ma pensiamoci un attimo: ha un doppio otzi e, a quanto pare, un antico messaggio profetico parla di lui. Per me farà la differenza e magari riuscirà a cambiare in meglio le cose, a maggior ragione se si stanno prefigurando degli scenari di guerra. Mi sembra l'unica interpretazione possibile, a voi no?"

I maturatori avevano sperato in cuor loro che i corvi potessero aver sbagliato qualcosa nell'interpretazione, ma nessuno aveva mai rifiutato l'idea di una guerra imminente, K'eirh fu lì per aprire loro gli occhi. Trovai amaro come anche quell'intuizione personale facesse parte del disegno già scritto.

Haksh concordò di rifiutare l'alleanza con i corvi, ma avrebbero comunque garantito la riservatezza del loro incontro. La mattina seguente, Shoudhe avrebbe scritto quanto deciso sul papiro di Harfnag e ai gemelli M'er e Katthe sarebbe stato dato l'incarico di riconsegnarlo ai legittimi proprietari; in questo modo avrebbero evitato qualsiasi tentazione di dialogo con l'altro ge'th.

Fu inoltre stabilito che al termine del maturamento Haksh avrebbe richiesto un'udienza all'Eternità. Il governatore si sarebbe recato con Shoum'e dagli Eterni per affidarlo alle loro cure, qualora fosse stato accettato e ritenuto degno.

La luna aveva già iniziato la sua discesa, ma era ancora vigile e attenta e la sua luce manteneva intatta l'aura d'inquisitoria verità sul profilo del monte. Colui che tramava nell'ombra si mostrò alle stelle senza curarsi che il cielo e le rocce lo vedessero cospirare. Tirò fuori dal suo mantello il passero messaggero.

"Finalmente ho il mandato di Haksh e, inaspettatamente, anche quello di Harfnag. Inizio a pensare che la zebra possa essere l'unica in grado di curare la cascata e che non sia il caso di sprecare energie per raggiungere questo posto insignificante. Potremo ottenerla nel momento in cui sarà con gli Antichi. Se ho imparato a conoscere questi dementi, forse so come accelerare la loro decisione. Mandatemi quei piccoli mostri all'inizio dell'oghar per il recupero, io nel mentre preparo un capro espiatorio. Lunga vita a Hausa."

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