Capitolo 34


9 Mo'hg Ba'haral 1842 – Monte Haksh; Haksh

Era ormai passato un ciclo dalla notte del giorno dopo e nessuno disse mai una parola su ciò che accadde allora. Per quanto traumatica, quell'esperienza rimase nell'intimo più profondo di ognuno di loro; solo gli sguardi erano mutati: consapevolezza, comunione e determinazione. In qualche modo, ciò mi rese fiero.

Anche quel giorno le lezioni, gli allenamenti e le esercitazioni finirono; i ragazzi iniziarono a prendere sempre più confidenza sul proprio ruolo e su ciò che erano, o non erano, in grado di fare. Cercavano il più possibile di superare sé stessi sobbarcandosi anche l'ansia e la paura di rendere reale il significato del loro incubo: il fallimento del proprio essere resh be'th. Per qualcuno la lotta fu facile, ma alcuni occhi erano ancora acerbi per guardare oltre la nebbia caratterizzata dai supporti e dalle sicurezze della vita semplice.

Questo tipo di letture venivano portate avanti dai maturatori che cercavano, senza essere invadenti, di diradare i dubbi e le incertezze dei giovani che gli erano stati affidati. Quella sera discussero di questi temi riuniti nell'ufficio di Shoudhe, curioso e responsabile per la crescita del futuro di Haksh.

Il rinoceronte, accogliendo i sei e predisponendo delle sedie, introdusse l'argomento a Gharai che, sorridendo al ricordo del suo ultimo ingresso lì, era all'oscuro di tutto. Gli fu spiegato come l'essere al corrente delle capacità dei giovani otzici fosse propedeutico per la loro crescita e per il loro inserimento politico e lavorativo all'interno del ge'th.

Entusiasta, il volatile si staccò una penna bianca dalla testa prestando attenione a non scompigliare la chioma frastagliata e a tinte rosate; voleva prendere appunti e fece come se fosse a casa sua. Sorrisetti e battute maliziose videro il vicegovernatore pronto a scalzare il vecchio rinoceronte.

Ristabilita la calma, fu K'eirh a parlare e a raccontare della sua classe. Si soffermò molto su Shoum'e, sulle sue particolarità e sull'ausilio avuto da Saho're. Espresse la sua apprensione per il suo futuro: 

"Come dovremo comportarci per la sua partenza nell'areale esterno? Non sappiamo praticamente nulla di lui e ci sono moltissime implicazioni: le zebre vorranno riprenderselo? Se incontrasse qualcuno, dovrà mentire o dire la verità?".

Vomitò i suoi dubbi senza prendere fiato, come se quell'importante evento nella progressione dei resh be'th avvenisse il giorno seguente. Stanziare per una luna tra le proprie affinità animali era una pratica diffusa non solo a Haksh, ma anche negli altri ge'th e il rischio che Shoum'e potesse dare vita a delle dinamiche internazionali inedite e pericolose era elevato.

Shoudhe non si espresse, guardò la opossum e si mordicchiò un dito: questo problema se l'era già posto, ma non aveva trovato una soluzione perché, in fondo, non c'era nulla di sbagliato se non l'estrema improbabilità incarnata da ogni fibra stessa del giovane. Nonostante le ansie e i ripensamenti, la presenza della zebra nel suo maturamento lo eccitava. Volle comunque far metabolizzare la questione:

"Direi di andare avanti e di affrontare in un secondo momento la situazione di Shoum'e, che ne dite? Avremo più tempo per valutare e potrai dirci qualcosa anche tu, Loubra'l".

Il camaleonte acconsentì giocherellando con il medaglione della sua collana cercando le parole per affrontare invece il discorso che gli stava veramente a cuore.

"Gharai vuoi provare tu?" riprese il rinoceronte. Aveva afferrato il pizzetto brizzolato e attese che il suo pupillo iniziasse a brillare davanti agli altri.

"Va bene." Si riassestò timido sulla sedia, quasi impreparato, e stirò la sua cresta cercando di prendere tempo. "Allora, nella mia classe procede tutto a gonfie vele, i ragazzi hanno dimostrato un ottimo cameratismo e una buona attitudine nelle loro capacità... Ah, l'ansia che avevo all'inizio è sparita, per fortuna. Visto che è il mio primo maturamento, ancora non sono in grado di capire bene i ragazzi in così poco tempo, magari nelle prossime riunioni mi preparerò meglio." sorrise imbarazzato mentre la mano scarabocchiava delle spirali e dei cerchi in modo energico e ripetitivo.

"Non ti preoccupare, sta' tranquillo. In futuro però: evita scivoloni come quello sul mondo" gli ricordò bonariamente il suo governatore. "Per qualsiasi cosa noti invece, non esitare a parlare: se vuoi qualche altro consiglio, il mio studio è sempre aperto."

Faceva fatica a separare la figura di Gharai, lo vedeva ancora come maturante in cerca di risposte e sognatore. I momenti in cui volava con la mente anziché con le ali affollarono i suoi pensieri e si univano a frammenti di grande responsabilità mostrati dal cacatua, come l'attivazione di alcune piogge estive programmate.

Erano seduti proprio lì e Shoudhe aveva insegnato al resh be'th come utilizzare la tecnologia di Eirikur. Aveva appena spostato la tavola superiore della scrivania lucida mostrando un immenso vano in cui era contenuta una riproduzione fedele di Haksh vista dall'alto. Il cacatua, esterrefatto, stava reggendo tra le mani un tomo piuttosto pesante con scritte le istruzioni per attivare ogni singola condizione climatica e localizzarla in uno specifico punto. Si era mostrato molto saggio in quella lontana occasione e aveva governato bene le diverse implicazioni.

Shoudhe fu sempre molto fiero di lui.

"A questo punto, vado avanti io" disse Baharas riportando il rinoceronte nel mondo presente. "Da me i ragazzi sono molto disciplinati e dediti al combattimento in maniera positiva, sanno riconoscere il valore delle armi e non cercano lo scontro: queste non sono cose che si imparano. Ciò sarà un bene per Haksh. Abbiamo però sfiorato un incidente il primo giorno, ma, se non ci fosse stato, non avrei notato Ak'uira, il ragazzo aquila testa bianca." Il governatore e i maturatori lo ricordarono vagamente dal risveglio.

Il falco raccontò del suo incredibile talento, della sua unicità nelle armi da mischia, ma anche della sua incapacità nel volare. Nel presentare questo lato dell'aquila si mostrò empatico e accogliente, ma la sua incredulità era palesata dai continui aggiustamenti dei capelli e dai piccoli movimenti delle sue ali.

L'intervento di Thoeri sulla sua classe non rappresentò delle sorprese: nessuno era all'altezza delle sue esigenti aspettative. Aveva individuato qualche elemento interessante, ma non sopportava il buonismo che caratterizzava quelle riunioni: prendeva a cuore la situazione di Haksh; credeva lo facesse molto più degli altri.

"Loubra'l, i tuoi otzici che dicono?" incalzò Shoudhe verso il camaleonte, era curioso della sua opinione su due resh be'th in particolare.

Il maturatore allargò le braccia e serrò le labbra enfatizzando i suoi serafici occhi castani:

"I miei ragazzi sono strabilianti, le loro magie sono acerbe ma originali". 

Il suo pubblico approvò in maniera ufficiale e disinteressata quell'informazione. I volti e le espressioni dei maturatori stavano chiedendo altro al camaleonte che, volutamente, aveva eclissato la loro preoccupazione. Sapeva lo avrebbero messo alle strette, per cui proseguì:

"Inoltre, vorrei confermare con assoluta certezza la continuazione del maturamento per Zahirile".

Tutti, soprattutto Thoeri, mostrarono senza vergognarsi il loro dissenso.

"È un ragazzo straordinario, possiede la telecinesi e sembra già aver afferrato un modo per renderla veramente propria" giustificò Loubra'l già pronto a ricevere le peggiori critiche.

"Ciò non fa che aumentare la sua pericolosità" giudicò il coccodrillo sentendosi responsabile ed esprimendo il suo timore.

"Non è un ragazzo pericoloso. Sto lavorando anche sul suo carattere e migliora di giorno in giorno. Ha solo bisogno di un modello adulto e qui lo sta trovando, finalmente." Si stava indispettendo.

"Non significa nulla, rimane pur sempre un assassino e il nipote di un criminale: è il caso di commettere lo stesso errore nuovamente?" insistette il capo di Harsha senza lasciare il tempo agli altri di intervenire e concordare con lui; Gharai continuava a prendere appunti.

"Se è di errore che si sta parlando, allora il primo a commetterne uno sei stato tu, Thoeri. Perché l'hai ammesso al maturamento?" Il camaleonte divenne marrone dalla rabbia e mise volutamente in scacco il coccodrillo, guardandolo come se fosse un resh be'th inadatto all'educazione dei giovani.

Thoeri non poteva dare la colpa a Shoudhe e incassò il colpo. Si rifugiò nel mare notturno che si apriva dalla cavità nella parete di fronte a lui, e si lasciò cullare dalle sue onde cercando di essere ben disposto verso le parole del camaleonte:

"Investirò tutte le mie energie su di lui come per gli altri ragazzi che ho, e vi prometto che non fallirò. Se non ci fidassimo delle nostre capacità, non saremmo qui a discutere di loro. Vi chiedo solo di avere un po' di fiducia."

Il maturatore della produzione lisciò i baffi e rifletté su quell'affermazione; raramente sbagliava nel giudicare un resh be'th, ma volle concedere il beneficio del dubbio nonostante per lui la soluzione fosse un'altra.

"Questo maturamento è complesso e comprendo le vostre preoccupazioni e la stanchezza" mediò Shoudhe preoccupato. "Non siamo pronti ad avere tanti ragazzi e gli attriti tra noi possono avvenire. Però ciò che ha detto Loubra'l è giusto: fidiamoci. Come vi ho chiesto fin da quando Lath mi ha informato su di lui, diamogli una possibilità e teniamolo d'occhio." Ridiede la parola al maturatore della magia, stringeva i medaglioni mentre faceva scorrere le catenine sul suo collo rugoso e rettileo.

"Sappiamo che è diventato quello che è a causa della sua famiglia. Per Haksh... ho visto i segni delle frustate sulla schiena! Non me la sento di abbandonarlo, è venuto qui proprio per trovare la sua strada. E ci sono buone probabilità che riesca in ciò. A differenza di Theha'l, non ha represso il suo malessere, ma lo sta già affrontando. È questo che mi fa ben sperare in lui. Abbiamo l'esperienza precedente a guidarci e un buon amico a cui lui può affidarsi: Ak'uira. Sono pronto a scommettere sulla buona progressione di entrambi."

Dopo aver finito di parlare del cobra, disse di voler aspettare gli altri per discutere di Shoum'e, sebbene riconoscesse le sue attitudini magiche fuori dal comune.

"Dhooema" chiamò il rinoceronte, "preferisci suonare oppure scrivere?" le sorrise caldamente manifestando il suo affetto.

L'orsa, dopo aver aggiustato un riccio dietro l'orecchio, scosse la testa e iniziò ad appuntare i propri pensieri. Anche in quel semplice gesto dava libertà alla sua personalità, dipingeva le parole in modo elegante e curato; le curve e le virgole con cui erano composte le lettere sembravano nascere per la prima volta sotto il suo tocco. Le legò insieme e le staccò. Donò musica e sonorità a quei caratteri piatti e arzigogolati.

"Posso leggere anche il resto o preferisci che parlino prima gli altri?" chiese Shoudhe dopo aver visionato il testo passatogli dalla maturatrice.

Dhooema acconsentì nell'essere la prima a esprimersi per il dibattito, aveva intuito il vero problema che dovevano considerare. Guardò la sua amica K'eirh per supportarla e per reggere il probabile rimprovero che le avrebbe lanciato.

"Va bene" confermò il governatore mentre aggiustava tra le mani tozze quel papiro. "A proposito di Shoum'e: è contraria a fargli terminare il maturamento con i suoi animali. Se un altro ge'th venisse a sapere che Haksh ha una zebra al suo interno, di sicuro la notizia arriverà all'Eternità e le conseguenze saranno atroci."

Leggere l'ultima frase fece cadere Shoudhe in un dubbio esistenziale contro il quale non credeva di doversi mai scontrare:

"Qui non si tratta di mettere la vita di un ragazzo nelle sue mani, ma di affidare le vite di un intero ge'th al suo destino".

Il rinoceronte alzò lo sguardo verso i maturatori in cerca d'aiuto; la questione era molto più complessa di quello che pensava: si era illuso di avere la situazione di Shoum'e sotto controllo, non era così. Discussero a lungo, alzarono i toni, si presero del tempo. Arrivarono a una decisione che puzzò di compromesso. Shoum'e si sarebbe recato nell'areale esterno assieme a Saho're, la clausola era ritirarsi entrambi se avessero incontrato qualsiasi altro resh be'th.

Quando anche la fiamma che illuminava l'ufficio del governatore di Haksh si spense, tra i cunicoli del monte nessuno udì la voce che sussurrava al piccione di legno:

"Non c'è nessun elemento da dover temere a Haksh. Al momento sto valutando come comportarmi con uno di loro. A quanto pare si è macchiato di un omicidio da poco e sembra avere un carattere instabile. Se provocarlo mi sarà utile per trovare il segreto, sarà divertente. Per quanto riguarda la zebra dovrò starle alla larga, ha un giudizio che potrebbe essere problematico per me. A ogni modo, sono convito potrà rivelarsi un'arma interessante, non sanno come gestire la sua presenza in relazione agli Immortali. Inoltre, vi comunico il nome dei due ziyandi e ciò che...".

Il rumore dei passi di Thoeri, intento a trafugare dalle cucine la colazione per il giorno seguente, fece terminare il messaggiò e spaventò lo sconosciuto. Decise di non parlare più e rimase in silenzio per delle lune. 

Il piccolo uccellino di legno ormai partito, svolazzando, alla volta del suo ge'th d'origine, tornò a librarsi in aria con il precipitare degli eventi.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top