Capitolo 32.2


L'incontro di Shoum'e con il preside Shoudhe fu breve e a tratti poco ufficiale. Mentre la maturatrice della conoscenza introdusse il giovane resh be'th in quello studio così piccolo ma così pieno di esoticità e statuine, la zebra rimase attonita.

Era certa del lungo viaggio intrapreso per giungere in cima al monte, e durante la salita si era voltata più volte per osservare il panorama del ge'th nei momenti in cui voleva riprendere fiato; per questo non riuscì a capacitarsi dell'estrema vicinanza del mare dall'apertura presente nella stanza. Le onde, frangendosi, sembravano ridere della sua incredulità.

Il rinoceronte, che aveva cercato inutilmente di dare una parvenza di ordine ai numerosi papiri contabili e di pulire le macchie d'inchiostro sulla scrivania un po' troppo stretta per uno della sua stazza, si accorse dello stupore del ragazzo e, con un sorriso complice, lo invitò ad avvicinarsi.

Fu come lo spezzarsi di un incantesimo, non appena poggiò le mani su un sottile ripiano di legno che regolarizzava le asperità del foro naturale, la linea del mare si allontanò fino quasi a scomparire. Lo sguardo interrogativo di Shoum'e rimase insoluto quando il governatore si tirò indietro:

"Non chiederlo a me. Forse neanche i fondatori avranno saputo spiegarselo!".

Gli fece quindi segno di accomodarsi sul comodo cuscino della sedia, davanti alla dolce opossum rimasta a godersi quel siparietto.

Per rompere il ghiaccio, Shoudhe chiese se avesse scoperto cosa fosse stato in grado di fare, e il ragazzo, incoraggiato dalla maturatrice, spiegò come, grazie a Saho're, fosse riuscito a capire la sua peculiarità. Quasi in un impeto improvviso, dettato dall'entusiasmo e dall'ansia di perdere un'occasione, aggiunse che avrebbe preferito concentrarsi di più sulla conoscenza e seguire meno lezioni di magia. A quella richiesta, entrambi non ebbero nulla da obiettare: non sapevano come programmare un percorso per lui, e quel protagonismo fu ben accetto.

K'eirh prese la parola, era il momento di discutere su ciò che la premeva maggiormente:

"Preside Shoudhe, Shoum'e dice di non aver avuto l'esperienza traumatica del risveglio. Si è trovato di fronte un altro Samath: un toro celeste...".

 Era preoccupata, la mano sulla spalla della zebra fece apparire il ragazzo come un resh be'th malato e bisognoso d'aiuto. Il rinoceronte guardò incuriosito e perplesso Shoum'e, aggiustò la sua piccola coda grigia sul cuscino della poltrona ormai deformato.

"È vero? Hai visto un toro celeste? Un Samath fatto in quel modo?" La zebra annuì quasi a scusarsi.

Shoudhe appoggiò le placche della sua cotenna sullo schienale e giocò con il pizzetto. Quella notizia era un altro avvenimento insolito legato al ragazzo e non seppe spiegarlo, ma su una cosa era certo: quello non era un Samath. Oltre alla consapevolezza che la mia stirpe fosse un miscuglio 'casuale' di più animali messi insieme, ricordò che nei Ouakabh – assemblee tra i vari regnanti dei ge'th – una volta fu accennato qualcosa riguardo un enorme idolo turchese, dalle sembianze di un toro, collegato alle zebre. Volle tranquillizzare entrambi, lasciando comunque quella verità per sé.

"Mia cara K'eirh, il risveglio è traumatico in maniera molto intima e personale. Magari la sua esperienza non sarà stata spaventosa o truculenta come lo è stato per gli altri, ma, di sicuro, immagino lo avrà turbato lo stesso, vero?" rincuorò Shoum'e che, ancora una volta, annuì in silenzio.

Il governatore si alzò facendo forza sul tavolo e iniziò a passeggiare per la stanza con le mani dietro la schiena e continuò:

"Lo scopo del risveglio è proprio questo: subire un improvviso shock o stress per poter svegliare le capacità latenti. Non preoccuparti eccessivamente per lui, mi sembra un ragazzo in gamba".

Azionò il pomello della porta e la aprì leggermente rivolgendo ai suoi ospiti un sincero sorriso.

"Direi che non c'è altro: Shoum'e, è stato un piacere."

"Grazie preside Shoudhe, arrivederla." Si scambiarono una decisa stretta di mano, il ragazzo si sentì più sicuro e fiducioso.

Non appena il cigolio fu soppresso dallo scatto della serratura, il rinoceronte cambiò espressione e schiacciò il suo viso; sentì la tenue ruvidezza dei primi peli crescere sulle guance. Riavvertì l'inquietudine presagita nei giorni precedenti; i sentori di pericolo non lo avevano abbandonato, ma non sapeva quanto fossero stati reali. Questo maturamento lo stava affliggendo da ancor prima di iniziare e non cedeva il passo. Il numero elevato di otzici era già sufficiente per mandare in crisi un governatore; nel suo si era presentata una zebra e, come se non bastasse, con un otzi ibrido, che non aveva visto il Samath. La strada semplice lo sedusse con un agguato.

Potrei esiliarlo e procedere come se niente fosse.

-desolazione-

Mi basta resistere fino all'Ilham.

-primavera – ormoni – testate-

Tornò a sedersi, stanco, su quella poltrona che ben conosceva la gravità del ruolo. Si voltò a osservare il cielo sereno e il mare lontano.

-Lath-

Perché quel cretino non mi lascia in pace?

Da quando il sacerdote aveva risolto la crisi della pesca a Lash'eth, si era arrogato il diritto di partecipare molto di più alla vita politica di Haksh. Shoudhe sapeva ambisse al suo ruolo, non aspettava altro che un suo errore. Gli parve strano non si fosse fatto vivo, data la presenza di Zahirile, ma si trovò pronto a sacrificare il ragazzo pur di non farlo salire al potere.

Per Haksh! Sto pensando come lui. Non è questo che mi hai insegnato, Lebhras. Scusami.

Gli tornarono alla mente tutti i consigli della vecchia lupa su come amministrare il ge'th e ciò che credeva su ogni ragazzo benedetto dal Monte.

"Ogni otzico è un dono importante per il futuro della nostra gente, capisci?"

Per quanto fosse difficile la situazione attuale, sia Shoum'e sia Zahirile erano delle risorse ancora più straordinarie, proprio per le difficoltà che incarnavano: non poteva non salvaguardarli.

Credette che la scelta migliore per Shoum'e fosse portarlo all'attenzione dell'Eternità, ma era una decisione da prendere assieme agli altri maturatori e, forse, troppo affrettata. Zahirile rimase un punto interrogativo.

Smise di pensare. Volle convincersi che la sua fosse solo ansia per le responsabilità del ruolo.

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