Capitolo 29
2 II 9 1842 (26 She'th Ghar calendario di Haksh) - Rahfgoer; Harfnag
Il ge'th di Harfnag sorgeva sulle spiagge di un mare occidentale, un luogo molto suggestivo relativamente vicino a Haksh. Il suo nome significava "volo sul mare", ma era conosciuta dalle altre regioni soprattutto per le sue immense biblioteche. Questo ge'th aveva infatti sempre avuto una particolare propensione per la conoscenza e quell'anno, nel bene e nel male, lo aveva pienamente dimostrato.
"Trentasei."
"Ne convengo."
Houghin e N'uhin, i due corvi gemelli a capo del ge'th, discutevano in una stanza privata della grande biblioteca di Rahfgoer, sede del maturamento che sarebbe iniziato da lì ad alcune lune.
Houghin si muoveva freneticamente da una parte all'altra della stanza, la sua lunga tonaca color prugna danzava sotto i suoi piedi da corvo. La mano picchiettava sulla sua bocca in cerca di spiegazioni.
"Dico... trentasei otsici. Come faremo a preparare un maturamento adatto?"
N'uhin era seduto su una poltrona a leggere gli ultimi dispacci regionali e osservare il gemello non gli rese facile l'attività. Poggiò così i suoi occhiali rotondi, unico tratto distintivo, sulle sue gambe.
"Non ti disperare, saremo in grado di prepararci per questo miracolo."
"La fai facile tu. Posso capire gli artigianali e i teatrali, ma come prepareremo i ragazzi della guerra e dell'arcano? Non c'è nessuno nel ge'th che abbia delle nozioni base in tali discipline e che sappia trasmetterle ai ragazzi."
L'ansia per il poco tempo non lo fece ragionare e si incantò a fissare il principio di stempiatura nel gemello.
Ci stiamo invecchiando... sembra ieri che siamo diventati diarchi.
"Il passato è la tua sapienza, forse potrai scovare nei tuoi libri qualche indizio celato. Inoltre, potranno essere convocati dei fabbri che sappiano maneggiare il filo tagliente. So che nella capitale qualcuno è abile sia nel mestiere quanto in questa esotica arte. Per gli arcani avremo i tomi delle biblioteche a guidarli" lo tranquillizzò l'altro.
"Sì. Forse hai ragione, N'uhin" poi riprese. "Ma al di là del semplice maturamento, non ti suona strana la presenza di trentasei ragazzi che abbiano il giudizio celeste su di loro? Cosa potrà significare? Potrei ricontrollare tutti gli scritti, ma sono abbastanza sicuro che una cosa del genere non si sia mai verificata fin dalla fondazione dei dodici ge'th. Tu credi che anche negli altri ci sia questo grande numero?" Spostò un tomo verso un altro scaffale, non sopportava il disordine nella perfetta simmetria delle rilegature in pelle.
"Questa molteplicità è vista con occhi benevoli o maligni?" Volle indagare le intenzioni del fratello, ma poi continuò. "Una fiamma brucia ora nel mio petto e ritengo che il nostro padre celeste, giudicatore e guida persino sopra gli Eterni, abbia insignito solo noi di questo mirabile evento. Il Celeste è sempre benevolo, non può esserci odio nelle sue azioni. Accoglierei a braccia aperte quest'offerta, ma comprendo il vacillare del tuo spirito. Potremmo esaminare l'eredità nascosta. In alternativa recarsi dall'oracolo non potrà che portarci beneficio."
Erano molto differenti, se non fosse stato per le lenti, si sarebbe potuto distinguerli anche dalle continue ansie che ingobbivano Houghin, sempre immerso nelle mille possibilità del passato verso un futuro mai nato.
"Dici di andare a trovare Hous?" chiese Houghin titubante, già calcolando come avrebbe potuto reagire l'anziano resh be'th.
"La sua benedizione è nota. Possedere gli occhi del mondo è segno che il padre celeste mostra a lui frammenti di saggezza che altresì sarebbero arcani fino a loro compimento." Accavallando le sue zampe, dimostrò la sua insofferenza verso le smanie del gemello. Non amava ripetere le cose e dover esporre fatti ovvi e risaputi a Houghin gli faceva perdere la grande pazienza che lo contraddistingueva.
"A volte mi chiedo perché debba essere io a prendere le decisioni quando si vede che il più adatto sei tu". Houghin sembrava essersi calmato e N'uhin annuì con un'alzata di sopracciglia; si rimise gli occhiali.
Il corvo senza occhiali tornò a preoccuparsi e si diresse fuori dalla stanza in cerca di un servitore che gli sellasse due cavalli il prima possibile. Solo le risposte di Hous avrebbero potuto placare veramente le sue turbe.
Questo resh be'th fu la personalità più importante di Harfnag fino a quando, dieci anni prima, non venne fatto dimettere per lasciare il posto ai due gemelli. Era un gufo molto anziano quando lasciò il suo posto da governatore, ma il ritiro dalla vita pubblica, contrariamente alle aspettative dei più scettici e maligni, sembrò aver giovato al suo corpo stanco e artritico.
I due corvi ottennero in pochi minuti le due cavalcature e si diressero verso la sua abitazione, rifiutando la scorta con la quale viaggiavano di solito. Dopo più di un giorno di marcia, videro il fumo uscire dal comignolo di un modesto casolare. L'ex governatore si stava godendo in quella piccola villetta non non molto sfarzosa, ma con un grande orto pronto per il nuovo anno agricolo. Al gufo piaceva molto l'atmosfera di campagna e adorava assaporare la terra lavorata; i due corvi ricordarono quando la 'vedeva' nei momenti di fatica degli impegni politici.
Ad aspettarli sull'uscio c'era la nipote, Shae, che li salutò dolcemente. Il sole del primo pomeriggio la rendeva più radiosa di quanto non fosse già.
"Benvenuti, mio nonno vi sta aspettando" disse giocando sul doppio senso che involontariamente aveva creato; i suoi occhi nocciola sembrarono dilatarsi per quello sprazzo di ilarità.
"Non avevamo dubbi, Shae. Come state? È molto tempo che non ci vediamo" intervenne Houghin mentre sorrideva alla semplicità della ragazza.
Era una dei pochi resh be'th comuni ad aver intuito che il loro mondo non fosse sufficiente e che ci fosse qualcosa di nascosto. Si era sempre posta molte domande, ma le bloccava all'interno delle sue ali pezzate, concentrandosi sulla cura del nonno. Entrambi erano, l'una per l'altro, l'unico parente rimasto.
"Bene, grazie. Mio nonno mi dà un gran da fare, ma lo faccio con piacere. Ah, lasciate a me i cavalli, accomodatevi dentro. C'è del tè caldo appena preparato, servitevi pure."
Con un inchino, salutarono la giovane che accompagnò i due animali verso una piccola stalla nella quale farli rifocillare con del fieno che il vecchio gufo le aveva detto di preparare.
I diarchi scansarono una fantasiosa tenda d'ingresso e si affacciarono su un piccolo corridoio ammobiliato con bastoni da passeggio appesi alle pareti. Nel soggiorno, una poltrona a dondolo era posizionata vicino a un camino acceso quel tanto che bastava per alimentare una piccola pentola d'acqua. Due sedie di legno erano invece poste alla sua destra, sopra un tappeto bianco con cerchi verdi: chiesero permesso, si sedettero e aspettarono.
Dal nulla, una mano toccò le loro ali nere facendo sobbalzare per lo spavento i due corvi. Delicatamente, un gufo dai colori sbiaditi e ben paffuto gli passò accanto e si lasciò cadere sulla sua poltrona. Nonostante l'età, continuava a giocare su questo talento innato per cui il suo passo risultava impercettibile.
"Ancora non siete mai riusciti a fregarmi, ragazzi. Eppure, il vecchio sono io" disse tossendo una risata e dando delle pacche sulle cosce dei suoi ospiti.
Sapevano di doversi aspettare uno scherzo simile, ma se ne dimenticarono e incassarono la piccola bravata del loro maestro in ricordo dei vecchi tempi. Notarono subito, al di sotto delle folte sopracciglia piumate, come le cataratte del resh be'th erano peggiorate di molto rispetto all'ultima volta. Nonostante avesse perso la vista ormai da tantissimi anni, la sua malattia non accennava a diminuire, anzi continuava ad aggredirlo e a pungerlo.
Era passato alla storia del ge'th come Ashera ge'thaeri 'il governatore dagli occhi notturni'; le sue pupille infatti, piene di corpuscoli opachi, sembravano mostrare l'universo intero a chi le guardava. La notte presente in quello sguardo risaltava il biancore della malattia formando uno spettacolo unico e straordinario al quale, però, i due gemelli assistettero con rammarico crescente.
"Ditemi" tagliò corto l'anziano, "come mai siete preoccupati per il maturamento?" Si pulì, tremante, la bocca sorridente con un piccolo fazzolettino.
"Ciò per cui la mia altra anima gela è l'elevata benedizione del padre celeste su tutti noi" prese l'iniziativa N'uhin che cercò di comprendere se il gufo non avesse altri problemi dovuti all'età.
"È vero, Houghin? Sei preoccupato per i trentasei otsici?"
Nel frattempo, Shae era volata da loro e offrì una tazza di tè sulla ceramica scelta dal nonno.
"Grazie, Shae. In un certo senso sì, maestro Hous. Nonostante io possa essere d'accordo a chiamarla una benedizione, ha tante implicazioni. Per esempio: perché adesso? Poi, saremo in grado di gestirla? E gli altri ge'th? Non mi meraviglierei se quelli adatti al combattimento sfruttassero l'occasione per sferrare un attacco di qualsiasi tipo verso un altro ge'th. La pace e gli accordi che abbiamo raggiunto in questi millenni andrebbero a crollare." Il corvo era un fiume in piena e si sfogò come quanto era un semplice maturante.
"Houghin tinge sempre il futuro di nero. Guarda solo il passato con gli occhi della luce" commentò N'uhin che, con delle smorfie, cercò di far ragionare il fratello.
"E cosa c'è in questo passato di così luminoso?" Il vecchio gufo scavò più a fondo a quel discorso già conosciuto e già avvenuto nella sua mente.
"Pensavamo fosse il caso - in realtà era un pensiero di N'uhin - di consultare l'eredità che lei ci ha affidato" disse Houghin prendendo coraggio dopo essersi aggiustato sulla sedia.
"Allora non capisco perché siete venuti da me. Le risposte le avevate già." Hous sorseggiò il suo tè e osannò la nipote. Ripeté esattamente ciò che era avvenuto nella sua visione senza cambiare una virgola.
L'incontro proseguì con dei discorsi più rilassati e sugli aggiornamenti dell'orto dell'anziano. Houghin e N'uhin lo ascoltarono lamentarsi delle poche piogge della luna futura e galvanizzarsi per la fruttuosa impollinazione delle zucche che doveva ancora avvenire. Furono invitati a restare per la notte e accettarono l'offerta, avrebbe giovato ulteriormente sul loro carattere confrontarsi ancora con il proprio maestro.
All'alba ripartirono verso la capitale con grande fretta e trepidazione: finalmente avrei potuto scoprire cosa c'era scritto in quel documento tenutomi nascosto e che fece litigare Ghar con suo fratello.
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