Capitolo 28


2 Mo'hg Ba'haral 1842 – Stanza Libera; Haksh

Reggendo tremante dei piccoli papiri scritti di suo pugno, Dhooema era in attesa sul corridoio. Cercò di distrarsi perdendosi nelle fiamme gentili delle torce, uniche a rievocarle frammenti di palcoscenico. Ripensò ai suoi concerti tra le colline di Harsha. Bussò educatamente a una porta e infilò un bigliettino. Ripensò alle grida del suo pubblico e a quelle bocche esultanti. Un'altra porta; un altro papiro. Volle controllare per scrupolo se avesse dato le informazioni giuste:

"Buongiorno, ti aspetto tra venti minuti davanti la tua stanza per andare insieme nella Stanza Libera. - Dhooema".

Un sospiro delicato accompagnò il rimorso di non essersi portata dietro il suo ukulele.

Con qualche minuto di ritardo, i sei uscirono dalle stanze e la salutarono. La videro in difficoltà nello stendere un sorriso, seppur sincero ed entusiasta. Con uno scatto, la maturatrice consegnò un altro rotolo a Shoka, ragazzo armadillo ben piazzato, che si trovava davanti a lei. 

"Seguitemi" lesse lui perplesso.

La bellezza dell'orsa era uguale alla sua stranezza, ma i ragazzi e Bhasra non avrebbero potuto chiedere di meglio. Era una resh be'th molto affermata grazie ai numerosi spettacoli musicali nei quali si esibiva ogni anno: era una pioniera anche per l'utilizzo di piccole scenografie. La salamandra conservò nella mente le coreografie acquatiche nell'unico spettacolo a cui aveva potuto partecipare. Dovette ringraziare l'insistenza di Re'ema, altrimenti avrebbe perso anche quell'occasione.

I giovani resh be'th seguirono l'artista percorrendo in silenzio molti corridoi in salita. Non riuscirono ad abituarsi nel vederla in abiti semplici e anonimi come i loro; era sempre così esuberante e sgargiante nel vestirsi e nel truccarsi. Giunti davanti l'ingresso della Stanza Libera, Dhooema si fermò, trasse un lungo respiro e spalancò le lunghe code di volpe verdi e viola che separavano l'ambiente dai cunicoli cavernosi.

Si va in scena.

Le sue zampe, paradossalmente tozze, si diressero a passo svelto verso uno sgabello dove era poggiato un ukulele, sembrava le stesse implorando un abbraccio. Lo prese tra le mani affusolate e carezzò le corde. Un accordo si manifestò nell'aria e, come un soffio, diede vita a un arpeggio.

La luce naturale del sole, entrata prepotente grazie all'immensa apertura nella parete, circondò i resh be'th incantati da quelle note. Erano in uno dei livelli più alti della grotta e la vista di cui potevano godere era ottima. Haksh era laggiù, ai loro piedi, e i suoi colori mattutini vibrarono al suono esotico del piccolo strumento.

Con sorpresa di tutti, l'orsa alzò la testa e guardò ognuno di loro con un sorriso entusiasta, sincero e vivo oltre ogni immaginazione. L'imbarazzo che aveva fu trasmesso ai giovani.

"Ciao, ragazzi" disse mentre la sua musica proseguiva, "come già sapete sono Dhooema, la vostra maturatrice. Non guardatemi con quell'aria stralunata, vi sconvolge così tanto vedere la fonte della sicurezza di un resh be'th? Sedetevi per terra attorno a me. Bravi, così. Allora, vi piace ciò che sto suonando?"

Spaesati. Questo era l'aggettivo giusto per descrivere Bhasra e gli altri. Non riuscivano a capacitarsene e la meraviglia iniziò ad avvolgerli come una coperta. La salamandra sistemò i suoi capelli dietro le orecchie e sognò a occhi aperti. Volle essere lei, volle avere quella sicurezza, volle sorridere al mondo come stava facendo l'orsa. Pensò fosse possibile: fino a pochi minuti prima era l'ombra della resh be'th che stava mostrando a loro. 

Com'è brava!

"Bene, ne ero sicura. Diciamo pure che il vostro otzi consiste in questo: tu, sì tu, come ti chiami?" fece cenno con la testa indicando Halia, una colibrì affascinata come gli altri.

"Bel nome, Halia. Allora, dimmi: cosa provi sentendo ciò che sto suonando?" sorrise nell'attesa.

La ragazza, guardandosi intorno cercando supporto o conferma dai compagni, stirò un bene poco convinto.

"Forza, non essere timida! Come ti senti adesso? Guardati dentro."

"Molto bene... Spensierata."

"Sei veramente spensierata?"

"Sì."

"Strano! Eppure, credevo che ieri qualcosa ti avesse sconvolto l'esistenza."

Sembrava che tutti, non solo Halia, avessero dimenticato il risveglio finché Dhooema non glielo fece presente. Una pausa improvvisa e prevista. Bloccò le quattro corde con la sua mano smaltata. Fu come se la disperazione fosse entrata dall'esterno con un vento gelido, la luce pareva essersi attenuata.

La melodia riprese, tornò il caldo.

"E sei comunque spensierata?"

"Sì" confermò la ragazza squadrandosi. "Non sento più il peso di quella notizia."

"È lo stesso anche per voi?" Gli altri annuirono convinti.

"Vedete, è questo il potere del nostro otzi. Siamo in grado di risollevare gli animi da qualsiasi cosa li affligga. Riusciamo a calmare le persone o magari a farle trovare il coraggio in alcune situazioni." Iniziò a essere esuberante, cavalcò lo sgabello.

Non sei davanti a un pubblico, non scaldarti. 

"Ma ve ne accorgerete strada facendo. Ora è necessario che capiate in cosa siete bravi. Halia, oggi me la prendo con te, puoi aprire quel grande armadio? Ci sono un po' di cose che faranno di sicuro al caso vostro" si rivolse poi agli altri. "Aiutatela a tirare tutto fuori."

Strumenti musicali, abiti, trucchi, accessori di vario tipo, palloni e molto altro fu estratto dal mobile, sembrava non finire più; le indicazioni dell'orsa non tardarono ad arrivare.

"È giunto il momento. Ascoltate la mia musica, permettetele di entrare dentro di voi e cercate di farla vostra. Trovate una posizione comoda, sdraiatevi pure se volete, e chiudete gli occhi. Dovete rimanere soltanto voi nell'universo. L'intero il cosmo è qui per voi, solo per essere osservato e per mostrarvi una via. Quando la vedrete, saprete cosa fare."

Il suo incoraggiamento fu sostituito gradualmente in una melodia senza parole. Sublime.

Bhasra si distese e assaporò con tutta sé stessa quell'armonia. I suoi occhi erano chiusi, ma le sembrò di iniziare a vedere solo in quell'istante. Nella sua mente, le note suonate da Dhooema volteggiavano e si fondevano in un caleidoscopio di colori e forme.

È qui, lo sento.

Nella stanza c'era qualcosa che le apparteneva, era sua come il suo corpo. Le apparteneva nell'esistenza. Avvertì di essere fatalmente legata a ciò che, per il momento, fu solo una sensazione in cerca di senso e sostanza: un violino.

Lo incontrò tra alcuni nastri di stoffa e lo posizionò sulla spalla. Il suo fumo giallo accolse quel legno come un fratello ritrovato. Provò l'emozione più bella del mondo; ora anche il suo sorriso mi ricordò lei: sicuro, raggiante, unico... Scusate.

Dhooema l'abbracciò con lo sguardo e le fece cenno di seguirla. Delle lunghe note fecero sciogliere i presenti e la stessa salamandra: quel suono fu così familiare e allo stesso tempo così misterioso e da scoprire. Le sue paure e timidezze erano sparite, le insicurezze che provava erano come lavate da quello strumento; non si sentì più in difetto rispetto a Re'ema, anzi, si sentì completamente sé stessa, una Bhasra inedita che era sempre rimasta al suo fianco, si fuse in lei pronta a darle man forte da quel primo suono.

Si stava guardando per la prima volta davanti a uno specchio di emozioni: lei assieme a una diversa sé. Una sé antica come il mondo e che manifestava un'immensa saggezza nelle dita che danzavano sul manico. Non avrebbe mai voluto smettere.

Anche gli altri iniziarono a ritrovarsi. Gli occhi di tutti si illuminarono d'amore nel vedere Setha, un dodo, danzare così soavemente al suono di quello strano duo. Una lucertola di nome Tharei accompagnò i suonatori con una bellissima, giovane ed energica voce.

Il ritmo si faceva più incalzante e si stoppava, riprendeva e si voltava su sé stesso. Era una musica libera di essere e di far interagire.

I giovani resh be'th espressero ciò che erano in questo arcobaleno artistico; Gik'us, la ermellino, danzò con Setha; Shoka dimostrò il suo talento scrivendo parole che venivano cantate da Tharei e, infine, Halia diede prova del suo incredibile trasformismo cambiando gli abiti con la canzone.

"Continuate così, ragazzi, bravi: è proprio questo che volevo fin dall'inizio. La sinergia tra tutti i nostri otzi. Godete appieno di questo momento: questa è arte! È in questo modo che darete vita a voi stessi. Che siate tristi o felici, esprimetevi. Abbiamo la capacità di incanalare i sentimenti e modellarli. Il mondo parla attraverso di noi nella forma più poetica possibile. Se avete capito questo, sarete un punto di riferimento per tutti e per voi stessi. Ma dovete crederci e credervi. Guardatevi dentro e cercate di capire cosa state dicendo a gran voce. Continuiamo a vivere questa meraviglia."

Proseguirono fino a commuoversi e riiniziarono da capo più forte di prima. Manifestarono la loro felicità verso quel panorama. Haksh era magnifica e il mio ricordo in loro svanì come una nuvola lavata dal vento.

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