Capitolo 27
2 Mo'hg Ba'haral 1842 – Laboratorio; Haksh
Un suono di campanella risuonò negli alloggi di Re'ema e dei suoi compagni, era così fastidioso che si svegliarono di colpo.
"Avete venti minuti per prepararvi e posizionarvi sulla botola di ferro all'ingresso. Buongiorno." Thoeri non si risparmiò in freddezza.
Ognuno dei ragazzi cercò di eseguire subito le indicazioni provenienti dalla voce metallica del maturatore; in ogni stanza era presente infatti anche un piccolo altoparlante a forma di tromba, solo in quell'istante se ne resero conto. Era nascosto tra alcune esili stalattiti che parevano vibrare al suo azionamento.
In pochi minuti furono tutti sulla propria botola e, scaduto il tempo, scivolarono veloci tra i cunicoli cavernosi cadendo infine su dei morbidi cuscini ammassati.
Si ritrovarono all'interno di un'ampia camera con numerosi fori naturali sul soffitto. Ciò che li colpì maggiormente fu la presenza di un lungo reticolato che circondava l'intero ambiente. Ogni sua intersezione presentava delle piccole sculture in legno. C'erano gli oggetti più disparati: case, ruote, mulini, statue, occhiali, telai. Centinaia di modelli regalavano un'atmosfera a dir poco museale a quella grotta.
Il coccodrillo guardò i maturanti lievemente divertito e li invitò a fare una breve, quanto silenziosa, colazione con lui: latte e frutti di bosco più del pane dolce rubato alle cucine.
Dopo aver pulito e risistemato i suoi baffi, indicò con la mano sei tavoli da lavoro con un piccolo tronchetto grezzo sopra.
"Scolpite la prima cosa che vi viene in mente" disse telegrafico.
Puntò poi l'attenzione su una cassa contenente moltissimi attrezzi; Re'ema e gli altri si guardarono un po' stupiti ed eseguirono senza fare domande. Nel baule era presente di tutto: martelli, pialle, seghetti, taglierini e altri attrezzi molto specifici. Thoeri si mise in disparte a osservarli senza troppo impegno, il reticolato doveva essere spolverato e si apprestò ad affrontare quel compito con amore: lo rilassava carezzare con un panno quel legno modellato. Ogni tanto, però, emetteva un fischio sistematicamente stonato senza un apparente motivo.
I ragazzi non sapevano decidersi su quali strumenti adoperare, erano fermi lì a fissarli e il fischio del coccodrillo interrompeva la loro concentrazione.
"Non avete capito nulla." Soffiò su un mulino creato ottant'anni prima e sbatté per due volte le mascelle tra loro come reazione alla polvere appena sollevata.
I giovani otzici tornarono allora a fissare gli attrezzi cercando un qualcosa di diverso. Quella nota intanto continuava a stonare; si chiesero se lo stesse facendo di proposito.
Khara, una ragazza scoiattolo dalle lunghe trecce rossicce, si accorse che il fischio arrivava sempre nello stesso momento. Guardando gli strumenti, veniva invasa da una miriade di possibilità che l'attraevano fino a irretirla. E la nota arrivava lì, nel momento in cui la fascinazione scivolava in ipnosi. Sembrava che la schiaffeggiasse.
Decise di non concentrarsi più sugli attrezzi ma sui suoi compagni e vide che, come lei, anche loro si perdevano nell'ammirare i mezzi da falegname. Attorcigliò la sua voluminosa coda sul baule e lo rovesciò con tutta la forza in un gesto istintivo.
"Cos'è che non abbiamo capito?" domandò stizzita mentre gli altri erano ancora disorientati dalla sua azione.
Il coccodrillo non si voltò nemmeno, si limitò a indicare nuovamente i banchetti con il tronchetto. Un'espressione di consapevole sconfitta si stampò sui volti dei resh be'th. Avevano completamente dimenticato la loro presenza e si posizionarono ai propri posti. Deluso, il maturatore passeggiò tra i ragazzi mentre scudisciava il panno per liberarlo dalla polvere.
"Voi siete la produzione! Non potete fare a meno di questo, ne avete voglia, ne sentite la necessità. E il punto è proprio questo. Se non avete uno scopo, la vostra produttività sarà vuota. Tutta la vostra energia ha la potenza di un grande fiume, ma se non gli date il giusto corso, si trasformerà in una cascata. E ciò vi logorerà fino a portarvi alla pazzia, fidatevi. Eravate rapiti da quegli attrezzi. Raccontatemi un po': cosa sognavate di fare, di preciso? Quali grandi opere avreste voluto realizzare?" Il suo tono si fece derisorio e polemico.
Nessuno seppe dare una risposta, non avevano pensato a nulla di concreto.
"La vostra opera è questo tronchetto che avete di fronte. È lui il vostro corso, lui vi mostrerà chi siete e quale contributo darete a questo mondo. Quando vi si paleserà ciò che siete, saprete quali attrezzi usare e come. Ora basta chiacchiere. Lavorate, siete in ritardo."
I discorsi di motivazione non erano il suo forte, ma in qualche modo si compiacque per le parole che era riuscito a mettere insieme per quei ragazzi. Ovviamente non lo fece trapelare, mostrava sempre il suo lato più spigoloso e duro.
Re'ema osservò il proprio tronchetto girandolo in continuazione e cambiando la visuale, alcuni dei suoi compagni ne tastarono persino la compattezza.
Qualcosa era apparso e nessuno perse altro tempo.
Dopo aver preso gli attrezzi giusti, i trucioli iniziarono a circondare le loro zampe e i frammenti di legno ticchettavano il pavimento. Ognuno aveva dato la forma al suo obiettivo; Thoeri spolverava e osservava attento.
Ogni passata di pialla era una carezza che Re'ema donava al suo estro, ma più lavorava, più questo si stava trasformando in qualcosa d'altro. Non era semplicemente un obiettivo, era qualcosa per cui si sentiva nata: era come se ci fosse una congiunzione astrale a unirla a quell'oggetto.
Il tronchetto aveva assunto, per tutti, le sembianze di un feticcio al quale dare vita, e i dettagli cercavano la perfezione che agognavano. Avevano finito e, orgogliosi, posarono con delicatezza il loro 'fiume' sul banchetto.
"Avete fatto un discreto lavoro" osservò Thoeri critico prendendone qualcuno come esempio. "In alcuni punti ci sono delle imprecisioni, in altre delle piccole sproporzioni, ma tutto sommato è una buona esecuzione. L'esperienza laverà via questi errori."
A quelle parole, i ragazzi guardarono nuovamente il proprio risultato e iniziarono a notare le sbavature prima nascoste.
"Vi è chiaro per cosa siete a questo mondo? Ora ditelo agli altri e presentatevi."
Partirono dalla prima fila.
"Io sono Khara e... posso realizzare dei carri?" Era sicura della sua insicurezza.
"Lo stai chiedendo a me? Devi essere convinta tu di chi sei, nessun altro."
"Posso realizzare carri."
Thoeri non commentò e andò oltre. Fece un cenno alla bisonte che esclamò:
"Sono Re'ema e posso produrre dei moncherini".
"Tu?" rivolgendosi a un ragazzo giraffa con l'espressione cupa e contrariata.
"Mi chiamo Gedhre e non creerò mai questa cosa."
Tra le mani stringeva con odio una piccola spada di legno.
"Cosa vorresti dire?" domandò il maturatore guardandolo negli occhi.
"Io... ecco... "
"Io cosa? Non vuoi produrre nessun'arma? Quindi, in pratica, mi stai dicendo che con te sto perdendo il mio tempo! Cosa ci fai qui se rinneghi ciò per cui sei nato? Avanti, sono curioso di sapere la risposta."
Gedhre abbassò lo sguardo, non sapeva cosa rispondere. Aggiustò il suo ciuffo castano tra i due piccoli spuntoni pelosi e vi incastrò la mano. Voleva essere lì più di ogni altra cosa, ma non poteva sopportare di avere il talento per creare ciò che aveva distrutto la sua famiglia.
Quindici anni prima era scoppiata una rivolta per l'infruttuosità della pesca nel suo villaggio a sud del ge'th. Fu il più colpito da quella crisi. I suoi genitori erano, come tutti, arrabbiati con il capo locale che non faceva nulla per allarmare la capitale e continuava a riscuotere i tributi, ma non ammettevano lo stesso le rappresaglie degli altri pescatori.
Un giorno, suo padre andò a parlare con i rivoltosi, ma nessuno lo ascoltò: non tornò più a casa. In un ultimo assalto dei ribelli contro le guardie e gli accoliti di Lath, rimasero coinvolti gli altri membri della sua famiglia. Suo fratello avrebbe dovuto frequentare il maturamento assieme a lui.
"Ragazzo, ti trovi di fronte a una scelta. Affrontare la realtà, cercando la tua soluzione, o rinunciare a tutto." Il coccodrillo lo scosse dai suoi pensieri.
"Chiedo scusa, ma non è così facile, lei non sa cosa... "
"Ragazzo!" Thoeri era furioso, ma già conosceva cosa avrebbe voluto dire la giraffa.
Digrignò i denti e cercò di calmarsi, sapeva di avere in mano il futuro del ragazzo. Poteva salvarlo o condannarlo: doveva stare attento e si prese alcuni istanti per respirare e ripartire.
"Io so tutto di voi. Chi siete, da dove venite e anche cosa vi è successo. Per cui, ti ripeto: sta a te fare una scelta. Hai tempo fino a fine lezione." Passò oltre.
Per alleggerire la tensione, si sforzò in un sorriso verso una ragazza panda: ebbe l'effetto contrario. Titubante, si presentò come Ke'thai e disse, mostrando orgogliosa il suo colonnato, di poter progettare quell'elemento architettonico. Toccò poi a Kabrith, un muflone, che poteva realizzare degli armadi e, per finire, c'era un cervo di nome Sebh che cesellò una marionetta. Il coccodrillo commentò con un'alzata di sopracciglia quest'ultimo.
"Voglio dire un'ultima cosa, poi passeremo ad altro. Mettetevi in testa, nessuno escluso, che siamo semplicemente degli autori ignari. Siamo solo in grado di produrre qualcosa; il resto lo dobbiamo affidare alle persone e al mondo. Non sta a noi decidere se un artefatto sia buono o cattivo. Noi realizziamo ciò che sappiamo fare secondo la nostra inclinazione e la nostra idea di giustizia; una volta prodotti, non è detto che i nostri lavori seguano la nostra via. Ma di una cosa sono certo, se non darete vita a nulla, tutto sarà come sempre; se darete vita a voi stessi, allora forse il mondo intero cambierà. Avete una grande responsabilità tra le mani: non sprecatela."
Fece una breve pausa, batté le mani e riprese a parlare.
"Adesso, andiamo avanti. Tutti voi avete capito qual è il vostro punto di partenza. Ma vorrei chiarire che non siete in grado di costruire solo ciò che avete realizzato con il modellino: quello è una specie di argomento. Più voi sperimenterete e vi applicherete, più vi renderete conto che il vostro ventaglio di creazione si estenderà in maniera incredibile. Qui avete ciò che vi serve per imparare. Durante il maturamento dovrete affinare tre concetti: Capire, Conoscere, Realizzare. I vostri colleghi della conoscenza o i vecchi codici vi saranno di grande aiuto. Dovrete leggere molto e usare soprattutto la testa. Realizzate dei bozzetti, eseguite dei calcoli: ragionate su ogni singolo passaggio. Inoltre, la fabbrica, nei vari modi in cui si sviscera come luogo di lavoro, sarà il vostro campo di battaglia: sta a voi far sì che le fornaci siano sempre calde, le lame affilate, gli utensili in ordine e i materiali utilizzabili. Finito il maturamento, avrete nella testa varie formule di ciò che avete realizzato, e una volta usciti sta a voi dimostrare di essere all'altezza. Tutto ciò che avrete capito, lo insegnerete. Voi siete la nuova generazione degli artigiani. Il progresso di Haksh è unicamente in mano vostra."
I ragazzi erano presi e motivati e Thoeri si sorprese in una smorfia di soddisfazione, la tolse subito.
"Non ho nient'altro da dirvi oggi. Adesso, mettetevi a riflettere sui tipi di materiali e attrezzi che vi servono per costruire, voglio che stiliate un elenco ben dettagliato. Nel pomeriggio vi farò avere i codici o manoscritti necessari."
Diede le spalle ai suoi resh be'th e fissò per qualche secondo il reticolato, prese un modellino di ponte e soffiò delicatamente sulla sua superficie. La polvere volò via in un vortice.
"Gedhre, vieni qui da me."
La giraffa si avvicinò a lui e si sedette su un piccolo sgabello che gli fu offerto.
"La lezione è finita. Cosa mi dici?"
"Non voglio rinunciare" esordì il ragazzo con convinzione.
"Mi fa piacere."
"Ma non voglio nemmeno costruire armi." Nessun tentennamento.
"E questo mi dispiace. Ma è ora di scegliere: è giunto il momento."
"Lo so, guardi questo modellino." Sorridente gli mostrò la sua spada; la punta di legno non c'era più rivelando un perfetto vuoto circolare.
"Vede? Ho costruito la punta su un nodo del tronchetto e questo è il risultato, la spada non ha più possibilità di infilzare. Credo sia questa la mia strada. Mi dia tutti i codici che abbiamo sulle armi, mi faccia anche assistere alle lezioni dei ragazzi del combattimento. Costruirò tutte le armi esistenti, e costruirò il modo per renderle inefficaci. Sono sicuro che sarò in grado di annullare ogni violenza armata."
Il coccodrillo sembrò non fidarsi delle sue parole. Era poggiato con i gomiti sulle sue ginocchia squamose e fissava in silenzio il ragazzo esprimersi. Diede un'ultima occhiata al modellino e alla giraffa:
"Buon maturamento, figliolo".
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