Capitolo 23
2 Mo'hg Ba'haral 1842 – Biblioteca; Haksh
Saho're fu il primo a svegliarsi nella propria nicchia nella roccia, si preparò entusiasta prendendo la prima casacca dall'unico armadio e aspettò fuori dalla porta gli altri per non andare da solo. Man mano che i nuovi compagni uscirono dalle stanze, sfruttò il momento per fare delle presentazioni sincere ma imbarazzate. Solo Shoum'e rimase in disparte e in procinto di rientrare nel suo rifugio come se avesse dimenticato di prendere qualcosa.
"Shoum'e, vero?" lo bloccò l'elefante ormai pienamente lanciato nei convenevoli.
Erano l'uno di fronte all'altro con gli altri resh be'th alle spalle, la zebra non poté sottrarsi. Saho're non credeva di poter interagire così direttamente con un altro resh be'th; dovette ammettere di essere estremamente curioso verso quel ragazzo dal doppio otzi. A renderlo inoltre uno spirito affine fu la timidezza del giovane, la riconobbe anche in sé stesso quando non era con Ak'uira e Hatsei. Shoum'e annuì accennando un lievissimo sorriso.
"Sai che i nostri animali vivono nello stesso ambiente?" continuò Saho're provando i metodi estrosi e strambi di Hatsei.
"Non ho mai visto il mio animale" replicò la zebra spaesata.
"Nemmeno io, però le mosche non riconoscono la differenza e devo scacciarle lo stesso."
A Shoum'e sfuggì una risata incontrollata, fu talmente spontanea che lo convinse a lasciarsi andare.
"Il mio nome già lo sai, sono Shoum'e. Il tuo?"
"Hai ragione. Piacere, Saho're. Noi stavamo andando a lezione insieme, vuoi unirti?"
Non fu molto convinto, ma, alla fine, l'elefante ebbe la meglio. Prima o poi avrebbe dovuto trovarsi degli amici e quell'occasione era meglio non farla sfuggire. Cambiò così tanto da quel giorno, peccato che ogni suo attimo fosse già stato deciso.
Camminarono lungo i corridoi che li avrebbero portati in biblioteca parlando amichevolmente; Shoum'e non interveniva mai o rispondeva brevemente. Tutti avevano capito che non voleva essere notato, anche se era difficile visto il suo animale e il suo otzi; come se non bastasse era anche al fianco dello studente più alto del maturamento.
Dei piccoli bonsai di fico erano abbarbicati su delle sporgenze, come a segnalare l'ingresso nel dominio della loro maturatrice. La porta della biblioteca era l'esempio perfetto dell'esuberanza resh be'th. La maniglia e gli intarsi vorticavano su sé stessi in tentativi sempre più criptici di manifestare l'eleganza dietro la parola "Mak'aebi", che introduceva quel luogo pieno di lettere e studi. Entrarono nella stanza.
K'eirh stava finendo di disporre le sedie in un ampio semicerchio, la coda nuda spuntava da sotto la sua lunga gonna arancio; guardò i ragazzi e li salutò sistemando velocemente i suoi corti capelli grigi. Dietro di lei, numerosi scaffali contenenti papiri e pergamene di ogni genere. Il dualismo di quell'ambiente era evidente nella disposizione dei rotoli, molti erano stipati e schiacciati in un unico riquadro mentre altri erano liberi di dondolare in solitaria. Alcuni tomi erano a terra, ammassati in un cumulo indistinto in attesa di essere catalogati. Ordine concettuale e disordine materiale erano l'esatta descrizione di quella porzione di grotta e l'opossum non faceva nulla per smentirla: le sgualciture del suo vestito parlavano da sole.
"Buongiorno ragazzi, avete dormito bene? Accomodatevi."
Era molto solare e felice di vedere i suoi studenti e, sebbene ancora non sapesse nulla di loro, si era già affezionata. Vedeva le lunghe discussioni teoriche che avrebbero affrontato e non stava nella pelle.
"Parliamo un po', ragazzi, che ne dite?" Accavallò le gambe e stirò con le mani il cotone della gonna. "Dovete scusarmi per la reazione di ieri sera. Ogni volta mi riprometto di essere forte e di non piangere, ma è più forte di me."
Nessuno disse nulla, i loro sguardi furono caldi come un abbraccio; la tenerezza dell'opossum li aveva colpiti e capirono che sarebbero stati trattati come figli.
Dopo aver sorriso, riprese.
"Facciamo un giro di nomi, dai. Shoum'e, vuoi iniziare tu? Dicci qualcosa di te."
La zebra si irrigidì di colpo.
"Veramente, io e gli altri ci siamo già presentati venendo qui. Comunque, sono Shoum'e e vengo da Bheloim." Era in imbarazzo per quella bugia e non se la sentì di aggiungere altro.
K'eirh ripescò un ricordo e colse l'occasione per raccontare un episodio, a suo dire buffo, che le era capitato in quella cittadina: aveva comprato delle piantine di Sanseveria trifasciata, ma si era dimenticata di pagarle. Dopo una piccola risata, decise di proseguire con il giro di nomi esortando gli altri a dire cosa piacesse loro fare.
"Bene, margherite, l'unica che non si è presentata sono io. Come sapete, mi chiamo K'eirh e sono la vostra maturatrice. Vengo da Him'edh, un posto abbastanza lontano da qui, quasi al confine del ge'th, e mi piacciono molto i fiori e le piante."
Si alzò in piedi e cominciò la lezione passeggiando tra i libri e i resh be'th.
"Direi che è ora di iniziare a lavorare su di voi. Come sapete il vostro, il nostro otzi, si basa sulla conoscenza. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che ogni cosa riguardante il nostro campo ci rimarrà in mente per sempre. Ciò che studierete ora, lo ricorderete come appena studiato anche fra cinquant'anni. Il maturatore Thoeri, mio carissimo amico, scherza dicendo che siamo delle biblioteche con le gambe. Ovviamente siamo molto più di questo, ma non posso negare che per certi versi abbia ragione" rise tra sé e rischiò d'inciampare su un volume abbastanza ingombrante.
"Un'altra caratteristica è che siamo molto intuitivi, specialmente verso i nostri studi. È una cosa importantissima, perché è grazie a ciò se riusciamo a progredire ed è per questo che spesso veniamo affiancati a chi ha l'otzi della produzione. Così facendo, riusciamo a migliorare subito le nostre condizioni di vita. Bene, dopo questa piccola introduzione, lascio parlare nuovamente voi."
Attese un momento prima di continuare.
"Vorrei che vi concentraste e che scaviate nella vostra mente per cercare il vostro primo ricordo, non importa quanto sia nitido, basta anche un'immagine. E vorrei che lo condivideste anche con gli altri. Vi spiego subito il perché." Puntò l'indice per focalizzare l'attenzione.
"Il vostro primo ricordo è importantissimo, rivela chi siete. Come mai la nostra mente trattiene quel preciso momento o frammento? Perché non ciò che c'è prima o dopo?" Si fermò in una pausa drammatica. "Perché la vostra curiosità prende le mosse proprio da quel preciso istante. Fateci caso, bastava foste nati con qualche giorno di differenza o in un altro posto e la vostra vita non sarebbe stata quello che è ora. Il vostro primo ricordo è l'inizio del vostro percorso all'interno di questa biblioteca. Quell'attimo vissuto vi aprirà le porte della conoscenza. Ciò che ricordate è ciò che ora andrete a sapere per la vita. Il vostro campo di studi è in quel momento." Sorrise soddisfatta e per l'emozione. "Adesso chiudete gli occhi e cercatelo, ma non abbiate fretta."
I resh'beth intrapresero quel viaggio alla ricerca del loro ricordo più antico. A ognuno di essi sembrò di cercare un'eternità posta al di là della propria comprensione: una partecipazione universale cristallizzata in un atomo di vita secondo un'infinita concatenazione di contingenze. I visi mostrarono veloci le emozioni come se, percorrendo a ritroso le proprie esperienze, sperimentassero nuovamente quelle sensazioni. Dei vivi occhi tennero stretto il ricordo appena trovato e quasi dimenticato.
K'eirh, nel notare lo stambecco Krihar aggiustarsi pronto sulla sedia, gli fece cenno con un sorriso.
"Mi ricordo che un giorno stavo passeggiando con i miei in montagna, non so quale fosse, ricordo solo che c'era molto vento, ma non sentivo freddo. Passammo davanti all'imboccatura di una grotta e rimasi a fissarla. Quell'ingresso sempre più buio, in qualche modo, mi aveva rapito. Un piccolo topolino vi entrò e dopo poco sparì, pensai si trattasse di magia."
"È un bellissimo ricordo, Krihar" disse la maturatrice. "Credo che tu sia molto bravo nello studio degli anfratti e simili. Essere all'interno di una montagna di sicuro per te sarà emozionante. Se non sbaglio, dovrebbe esserci un codice che potrebbe risultarti molto utile, mi sembra che il suo nome sia spelo, speleo... Non mi ricordo. A ogni modo, dopo cercheremo insieme un testo per tutti. Continuiamo con te, Gouri'm."
"Sì. Ecco, il mio ricordo non è nitido come il suo, è un po' vago." Si scusò il condor appena chiamato.
"Non ti preoccupare, andrà benissimo lo stesso" lo rassicurò la maturatrice.
"Allora: passeggiavo una sera con i miei, era estate e c'erano questi due resh be'th che parlavano. In realtà stavano litigando e ho in mente solo le facce che facevano. Ecco. Questo."
K'eirh si mise a pensare, sembrava quasi in difficoltà e squadrò ripetutamente il suo studente. Gli chiese se riuscisse a capire le emozioni dei suoi compagni semplicemente guardandoli. Il ragazzo non si aspettò una risposta simile, ma tentò. Inaspettatamente, gli si presentò un nuovo mondo. Scrutando i presenti, notò diversi gradi di curiosità in ognuno di loro nonostante l'espressione potesse essere considerata identica. Solo Shoum'e mostrò paura. Sembrava la paura di essere scoperto per aver fatto qualcosa che non doveva.
Fu una reazione istintiva, lo disse ad alta voce e senza pensarci.
"Perché hai paura Shoum'e?" chiese allora K'eirh avvicinandosi a lui. "Non devi aver paura di noi, sta' tranquillo. Comunque, Gouri'm: molto bene. Non credo ci sia qualcosa per te qui, dovrai iniziare un percorso da capo. Poi ne parleremo. Sm'edho, vuoi parlare tu?"
La lince raccontò di una grande quercia in un prato.
"Sarai un grande botanico. In biblioteca abbiamo alcuni codici, quello che riguarda la crescita floreale l'ho scritto io. Saho're, prego, dicci il tuo ricordo."
L'elefante non sentì le parole della maturatrice, stava ancora cercando di tranquillizzare Shoum'e come se lo conoscesse da una vita.
"Qualcosa ti distrae, Saho're?" lo richiamò l'opossum serafica.
"No, nulla. Le chiedo scusa. È il mio turno? Sì, va bene." Si risistemò "Il mio ricordo è legato a un vecchio amico di famiglia. Eravamo a casa e c'era Haith, amico di mio nonno. Forse era lì per una visita, non ricordo. Comunque, giocavo spesso con l'otzi sulla sua mano. Non l'ho mai dimenticato, è ancora molto vivido. Mi vedo mentre seguo con il dito le linee formate dal suo occhio del ciclone verde. Solo adesso mi rendo conto fosse un mago."
La maturatrice mantenne il controllo, ma Saho're l'aveva completamente spiazzata; non solo il ricordo era molto particolare, ma conosceva anche Haith, il predecessore di Loubra'l. Gouri'm notò il cambiamento, ma questa volta rimase in silenzio.
"In tutta sincerità è la prima volta che vengo a conoscenza di un ricordo simile. Sicuro che sia il primo?" L'elefante annuì. "Se è vero ciò che dici, credo dovrai risolvere il più grande mistero di noi resh be'th. Non trovo nemmeno il modo per dirlo, ma tu puoi studiare gli otzi." Era ancora stupefatta. "Saprai dare risposta alle domande che chiunque come noi si pone. Potrei elencartene una marea anche adesso, ma ne parleremo dopo."
Il giro di scoperta continuò e Imgha'l, il cammello, si rivelò essere un futuro zoologo con i complimenti della maturatrice. Fu il turno di Shoum'e: esitò a lungo prima di parlare. Aveva capito il meccanismo e aveva afferrato quella che, molto probabilmente era la sua capacità. Un misto di terrore e orgoglio si impadronì di lui quando, senza controllo, fece uscire le prime parole.
"Mi vedo mentre sono in groppa a un enorme toro celeste. Piangevo, volevo scendere, ma non ce la facevo. Ricordo che aveva degli strani simboli dappertutto e mio padre camminava davanti a noi senza rispondermi."
Shoum'e avrebbe voluto dire altro, ma non sapeva se fosse stato giusto o meno dirlo. La maturatrice, un po' turbata, gli chiese di continuare.
"Questo toro... l'ho visto durante il risveglio."
Gli occhi di K'eirh si inondarono di paura, aveva fatto un collegamento che non credeva fosse possibile. I pori della coda e i peli della schiena si drizzarono nel tentativo di avvertire l'opossum di un illusorio pericolo imminente.
"Tu hai visto un altro Samath?"
Come degli aghi che si conficcarono sul suo corpo, Shoum'e si ritrovò gli occhi turbati dei suoi compagni addosso. Saho're premette il pugno sulle sue piccole zanne.
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