Capitolo 21

2 Mo'hg Ba'haral 1842 - Sala dell'Universo; Haksh

Il risveglio che Loubra'l diede alla sua classe fu a suo dire: magico. Entrò nelle stanze dei suoi maturanti e, mimetizzandosi, fece muovere i pochi suppellettili presenti; gli piaceva scherzare così. Solo Zahirile fu trattato diversamente: lo chiamò sulla soglia con insistenza finché non aprì gli occhi di colpo.

"Tra un'ora iniziamo, troverai le indicazioni per la Sala dell'Universo appena uscirai dalla tua stanza. A dopo."

Lungo il dormitorio, delle impronte di camaleonte color porpora conducevano verso una piattaforma metallica composta da tre cerchi che si intersecavano.

Ieri sera non c'erano.

Senza pensarci troppo, Zahirile si posizionò su di essa e si ritrovò a vivere due realtà: era nel dormitorio con gli altri, ma era anche in un corridoio cavernoso scarsamente illuminato e con una porta.

Quel trucchetto lo irritò e più si trovava sul ciglio, più iniziava a odiare le magie. Quando fu ospitato da Ak'uira, non fu molto entusiasta di scoprire che il suo otzi gli donasse quel genere di capacità: sperava di poter essere un combattente come l'aquila.

Seccato, fece cenno ai suoi compagni di seguirlo verso la seconda realtà.

Avanzando in quel buio osservarono le decorazioni, che ricalcavano i movimenti del sole e della luna attorno alla Terra, stilizzate nell'ingresso chiuso. Varcarlo per Zahirile significava una sola cosa, accettare la presenza della magia nella sua vita. Prima di affrontare quel passo, giurò che avrebbe fatto di tutto per piegarla alla sua volontà, non sarebbe mai stato il contrario. Aprì.

Loubra'l era all'interno della stanza seduto su un piccolo treppiede. Le gambe da camaleonte, grigie e con sfumature verdognole lungo alcune squame, erano accavallate e le sue dita prensili sembravano muoversi ritmicamente. In testa aveva una melodia di Dhooema e giocava distratto con una delle sue cinque collane d'argento: stonavano con la semplicità della casacca con cui lui e i suoi studenti erano abbigliati.

La sala dell'universo era circolare e ampia, priva di qualsiasi arredamento. Il pavimento incastonava, tra le sue irregolarità, tutte le costellazioni visibili nel cielo notturno di Haksh. Zahirile cambiò atteggiamento quando riconobbe la piccola costellazione dell'Occhio, proprio sotto l'Orsa Minore. Generalmente rimane invisibile, data la lucentezza della Stella Polare, ma era la sua compagna fedele. Di notte, era lei che vedeva attraverso il pertugio che Tahiril chiamava finestra. Scoprirla lì lo fece sentire in pace col mondo e, in qualche modo, nel posto giusto per lui. Gli sfuggì un sorriso.

"Ci siamo? Dai, entrate c'è posto. Avvicinatevi e mettetevi seduti. Non abbiate paura, non mordo mica" sorrise Loubra'l ai suoi allievi.

Non vedendo nessuna sedia, rimasero perplessi e in attesa.

"E va bene! Tu, qui davanti. Cosa vedi in questa stanza? Dimmi tutto ciò che noti."

Indicò Zahirile, l'ultimo che avrebbe voluto parlare, ma fu bloccato immediatamente.

"Aspetta, aspetta. Prima di rispondere, dicci il tuo nome."

Era evidente lo stesse provocando. Zahirile riuscì a mantenere con difficoltà la calma e rispose che nella stanza non c'era nulla se non il treppiede dove era seduto il maturatore.

"Bravo, Zahirile. Vieni qui e mettiti al mio fianco."

Riluttante, il cobra iniziò a spostarsi verso di lui, ma, non appena si trovò quasi al centro della stanza, inciampò su qualcosa d'inaspettato e cadde rovinosamente a terra. Altri tonfi accompagnarono la caduta.

"Mmh... È veramente strano. Avevi detto che non c'era nulla nella stanza. Allora su cosa sei caduto?"

Queste parole fecero piombare nel più tremendo imbarazzo il cobra e l'unica cosa che riuscì a pensare, tra le risate dei suoi nuovi compagni, fu la vendetta.

"Fate silenzio" commentò il camaleonte. "Non mi pare che qualcuno possa permettersi di ridere. Il caso ha voluto, anzi, io ho voluto che fosse lui il primo a sperimentare la lezione di oggi: imparare a vedere e percepire la magia. Ora osservate."

Apparvero sei sedie, alcune delle quali rovesciate a terra.

"Zahirile, vieni. Alzati."

Gli tese una mano, ma il cobra fece finta di non vederla.

"Aspetta, per farmi perdonare vorrei sollevare io la tua sedia."

Loubra'l si avvicinò ancora di più a lui.

Adesso gli tiro un pugno.

La sua rabbia si sciolse all'improvviso: un piccolo rotolo di papiro si palesò sul sedile. Un occhiolino fu tutto ciò che al maturatore sembrò necessario dire. Il cobra non poté che assecondarlo.

"Allora, ragazzi. Come avete appreso – Zahirile più di tutti – questa è la mia capacità, il mio dono, la mia libertà. Sono in grado di rendere invisibili le cose e, udite udite, anche me." Sparì davanti ai presenti. "Ma scommetto non vogliate sapere altro su di me, oggi. È più importante scoprire cosa siete appena diventati in grado di fare. Dico bene?" Riapparve in mezzo a loro. "Guardate davanti a voi." Il suo tono era solare ed entusiasta, sembrava volesse convincerli ad acquistare del formaggio nostrano.

Un piccolo piedistallo di marmo molto antico si materializzò, la sua usura non scalfiva in nessun modo lo splendore che lo pervadeva.

"La magia è un'immensa forza vitale che si manifesta in svariate forme e voi dovete trovare la vostra" iniziò a spiegare passeggiando tra loro, ricordando il suo maestro. "Per trovarla non dovete pensare a lei come un accessorio che avete in dotazione, come queste collane, ma dovete accettarla come fosse vostra madre. Senza di lei voi non siete nulla, senza di lei voi non sareste in vita. La vita è magia e la magia è vita. Cercate di accoglierla accogliendo voi stessi: chiudete gli occhi e ascoltate il vostro respiro. Vi sembrerà strano, ma è unico, proprio come voi. Quando vi chiamerò, alzatevi e cercate di dirigere il respiro verso questo piedistallo e capirete cosa siete in grado di fare. Non fatevi sfiorare da pensieri negativi; sentimenti come ansia e paura sono nemici per chiunque, specialmente per voi. Se vi braccheranno, sarà la morte per la vostra magia. Liberatevi e tornate bambini. Ecco!" Si bloccò meravigliato dell'esempio che gli era venuto in mente. "È il vostro bambino interiore che dovete cercare, colui che per la prima volta ammira il mondo senza conoscere nulla e senza giudicare nulla: pura e semplice meraviglia. Zahirile, mostraci chi sei."

Il cobra dagli occhiali non sapeva cosa fare, era tutto così surreale e improvviso, ma qualcosa lo portò a tentare. Si alzò dalla sedia e provò a chiudere gli occhi. Respirava e si ascoltava, si ascoltava e respirava. Fu una sensazione inconsueta e piacevole al tempo stesso, forse non si conosceva bene come credeva. Aprì gli occhi e fu davanti al piedistallo. Ricevette un cenno di incoraggiamento e, d'istinto, impose le mani incerte.

Sentì qualcosa scorrergli dentro oltre al sangue, lo percepiva come intimamente suo ma allo stesso tempo come immensamente sconosciuto. Veniva dal suo cuore e veniva dal pavimento stesso. Era certo fosse qualcosa di benevolo, che non lo avrebbe abbandonato mai e che lo avrebbe seguito sempre.

Ciò che provò divenne progressivamente meno estraneo. Si accorse di avere sé stesso e la forza tratta da tutto il resto. In un secondo, fu partecipe di ogni evento dell'universo e ogni cosa gli fu chiara: si trovò.

Il piedistallo iniziò a fluttuare traballante davanti a Zahirile che faceva una grandissima fatica a mantenerne l'equilibrio, tanta era la meraviglia e la concentrazione necessaria. Dopo pochi secondi, il marmo cadde a terra in un rumore sordo. Un grande applauso risuonò nella sala e l'approvazione di Loubra'l fu inspiegabilmente di sollievo; capì che qualsiasi cosa ci fosse all'interno del papiro, era di sicuro positiva.

Terminato il suo momento di gloria, il maturatore fece cenno a un alce di avvicinarsi al piedistallo: si chiamava Eladh.

Era molto sicuro di sé poiché la sua famiglia era nota per aver dato i natali a grandi maghi nel passato di Haksh. Si posizionò davanti all'antico marmo e lo fissò, distese le braccia e congiunse le mani attorcigliando le dita come a simulare il suo palco: era un trucchetto che si tramandava da generazioni. Qualcosa fluì in Eladh, una grande sensazione di potenza lo pervase e, invece di scorrere impetuosa in ogni cellula del suo corpo, si concentrò nella sua mente: ora poteva, ma non accadde nulla.

Deluso e incredulo, cercò con lo sguardo Loubra'l che lo tranquillizzò.

"Prova la tua magia su di me."

La classe e lo stesso Eladh rimasero sconcertati.

"Non avere paura, concentrati."

Sebbene avesse delle riserve, obbedì e si concentrò sul maturatore. Le loro menti si collegarono come degli ingranaggi e lui divenne la corona. Loubra'l assunse la stessa posa dell'alce, i suoi occhi erano spenti e fissarono il vuoto. Eladh sorrise come un bambino e provò a spostare il suo braccio destro in alto e salutare con la mano, Loubra'l eseguì.

Il ragazzo fu strabiliato da ciò che era in grado di fare, ma l'intera classe rimase in silenzio allibita.

"Forza ragazzi, un bell'applauso per Eladh" disse Loubra'l dopo essere tornato in sé.

Tutti i giovani maghi si rivelarono essere ricchi di capacità interessanti: attirò particolare attenzione M'elhek, una ragazza ibis bianco che fu in grado di creare un piccolo occhio; il topo Shor appiccò un fuocherello in cima al piedistallo rendendo Loubra'l nostalgico; Dhal, una orango, ridusse per pochi secondi le dimensioni della colonna e per finire Bak'u, un tapiro per niente timido, la fece sparire e ricomparire sulla porta della sala.

Il camaleonte li fece sedere per terra a semicerchio attorno a lui; le sedie non servivano.

"Sono molto fiero di voi, ragazzi, veramente. Avete delle capacità straordinarie. Non girerò molto attorno alla cosa e la dirò apertamente."

Si inclinò verso il centro e portò una mano davanti la bocca come per non farsi sentire.

"Noi maghi siamo i padroni del mondo." Fece un occhiolino. "Ma questo è possibile solo grazie alla generosità della terra stessa che ci ha concesso la sua potenza. Possiamo fare qualunque cosa! Quello che avete visto oggi è solo il seme del vostro talento. Allenandovi e conoscendovi sempre di più, renderete la vostra capacità unica oltre che potente." Anche in quel momento sembrava dovesse conquistarli nel diventare sé stessi.

Poco dopo entrò nel vivo della spiegazione inserendo le nozioni di quando e del come, utili per capire in che modo gestire la magia. Chiese mentalmente aiuto a quello che fu il suo maturatore, ne aveva bisogno.

"Avete utilizzato l'otzi per pochi secondi e siete subito rimasti senza fiato, forse anche con del mal di testa, vero? Tutto ciò è normale perché non siete abituati. Immaginate la vostra capacità come un canale di irrigazione, simile a quelli che si trovano nei campi... La magia che possedete è l'acqua che scorre sopra questo canale. Quando non la usate chiudete una diga, mentre se la usate..."

Decise di non finire la frase, la sostituì con un gesto che simulava il fluire del liquido.

"Sebbene possiate scegliere come aprire o chiudere questa diga, il vostro corpo ha un limite e quando lo raggiunge vi manda un segnale e la chiude immediatamente."

Per lui fu chiaro come il sole, per i ragazzi un po' meno.

"Ripensate al piedistallo" Si alzò per toccarlo. "Cosa è successo poco prima che interrompeste la vostra magia?"

Nessuno riuscì a capire cosa volesse dire e guardarono nel vuoto.

"Non avete avvertito un piccolo spasmo muscolare, una contrazione o un movimento involontario?"

Zahirile si rese conto di aver avuto una leggera vibrazione della palpebra destra.

Sarà questo il limite?

"Io, per esempio, inizio a passare la mia lingua tra i denti" continuò il maturatore. "Riflettete bene su cosa è successo quando avete smesso di concentrarvi: è quello il vostro Quando."

Sembrava avessero iniziato a capire.

"Bene, siete d'accordo con me nel dire che siete un po' scarsi nella durata" disse maliziosamente. "Bisogna quindi trovare un modo per aumentare la vostra resistenza e poter usufruire del flusso magico il più a lungo possibile. Vorrei che questa volta mi rispondeste voi."

"Basta utilizzare costantemente la nostra magia, no?" intervenne Bak'u e gli altri furono d'accordo.

Loubra'l mise alla prova quell'affermazione.

"Ipotizziamo che con la vostra capacità siete in grado di fare... Che ne so! Un solo passo in avanti. Utilizzando questo metodo quanto tempo ci impieghereste per arrivare in fondo alla sala?"

Fece un passo e si fermò fingendosi stanco, ne fece un altro e ripeté la scena.

"È frustrante e inconcludente. Perdereste tantissimo tempo nel riprendervi e rischierete di farvi male. Dovete focalizzarvi sulla concentrazione: avrete fin da subito un maggior controllo sulla vostra diga, aumenterete la portata del canale e potreste persino costruire altri canali secondari. Riuscite a seguirmi?"

"Più o meno" fu la risposta della classe.

Ciò che Loubra'l non riusciva a spiegare loro e, che in fondo neanche avrebbe potuto conoscere, era che l'otzi poteva assorbire l'energia della Terra e poi trasmetterla. Il suo vecchio maturatore, Haith, lo aveva capito: per questo se ne andò dal ge'th molti anni prima.

Gli otzi fungevano come un tramite che veniva messo sotto stress a ogni utilizzo. Allenando la mente avrebbero reso più elastica e ampia la loro capacità: erano un sacco che poteva aumentare la sua dimensione, dovevano solo stare attenti a non avere delle scuciture.

"Faccio prima a mostrarvelo. Trovate una posizione comoda e rilassatevi, è importante che stiate comodi: sdraiatevi se volete. Ora, immaginate di far parte del mondo intero. Adesso scegliete un posto, quello che vi piace di più. Potete anche inventarlo, basta che vi troviate a vostro agio. Scavate nell'intimo e cercate un momento di pace nella vostra vita. Ciò che troverete in questa immagine dovrà essere accudito: è questa la risposta."

Si fermò per vedere se anche in quel momento aveva smarrito qualche ragazzo.

"Se trovate un cucciolo, dategli da mangiare affinché cresca o cose così. Questo è il Come. Adesso vi lascio il resto della lezione per farvi trovare le risposte. Scoprite qual è il vostro Quando e il vostro Come: solo così sarete dei maghi eccellenti."

Detto questo sparì, non voleva sentissero il suo sguardo addosso. I ragazzi chiusero gli occhi e iniziarono a vagare per il mondo.

Zahirile aveva già capito il suo Quando, ora ne era convinto.

Adesso manca il Come, ma la fa semplice lui. Il Come... Come lo posso trovare se nella mia vita non ho avuto un momento di pace?! Sono dovuto fuggire per stare bene.

-Ak'uira-

Chissà come starà andando ad Ak'uira. A volte non mi sembra vero di poter considerare qualcuno un amico.

-piazza – mulino - lupi-

Il mulino che mi indicò alla piazza dell'Albero era davvero bello. Magari una volta finito il maturamento ci tornerò... Il mulino! Certo.

Pensò fosse perfetto: era maestoso, grande e facile da ricordare. Gli venne naturale sdraiarsi con le braccia sotto la testa e sorridere al nulla. Pensò al vento fresco e delicato che faceva girare le pale e allo scorrere calmo del canale. L'acqua iniziò a crescere delicatamente fino a bagnargli la punta della coda, era piacevole. Aumentò sempre di più fino a che non si ritrovò immerso fino al collo in quella che era una palude acquitrinosa: stava affogando.

Aprì gli occhi di scatto, Loubra'l era sopra di lui; tutti gli altri erano ignari, comodi nei loro pensieri.

"Ti sei irrigidito. A cosa stavi pensando, Zahirile?"

"Al coltello con cui ho ucciso mio nonno."

Piombò nel buio più cupo, era convinto sarebbe stato esiliato.

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