Capitolo 14
1 Mo'hg Ba'haral 1842 - Monte Haksh; Haksh
Il sibilare del vento era talmente forte da essere avvertito anche all'interno della grotta in cui i giovani erano appena entrati. Ciò che li colpì, oltre all'intensità di quell'odore nauseante, fu la sinuosità degli ampi cunicoli. Nonostante quella struttura si fosse formata naturalmente, la mano dei resh be'th era riuscita ad ammorbidirne i contorni e a addolcirne le asperità formando dei veri e propri corridoi. La luce delle fiaccole alle pareti li illuminava senza lasciare alcun punto buio. Solo le rifiniture di alcuni bassorilievi ricevevano spessore e profondità da un'ombra fluida e fugace.
"In questo primo tratto potete notare la nostra storia. Nei momenti liberi venite a dargli un'occhiata" disse Shoudhe, mentre percorreva quel tunnel; durante il maturamento quasi nessuno li osservò.
Dopo essere arrivati in un'immensa camera, l'interno della caverna cambiò aspetto. L'edilizia resh be'th si era innestata alla perfezione in quegli angusti spazi e per me, come per loro, era emozionante ammirare ciò.
Una passerella in mattoncini serpeggiava sul terreno della stanza e conduceva verso un grande altare in pietra grezza dal quale partivano altre tre passerelle, una per punto cardinale. Un colonnato scavato nelle pareti circondava l'intero ambiente e la luce delle fiamme, appese sui suoi ganci, diffondeva un'aura sacrale: ognuno dei ragazzi aveva paura di profanarlo anche solo parlando.
"Shoum'e, resta qui con gli altri" sussurrò il rinoceronte.
"Allora, ragazzi," disse dando le spalle all'altare e procedendo a ritroso, "benvenuti all'interno del monte Haksh. Sono sicuro non immaginavate di poter entrare in una montagna. Come vi è già stato anticipato, per le prossime lune questa sarà la vostra casa e la vostra scuola. Vi verrà fornita un'uniforme secondo il vostro otzi e tutta la strumentazione di cui potete aver bisogno. In questo periodo avrete modo di scoprire i vostri veri talenti nascosti e molte questioni riguardanti la nostra storia millenaria." Guardò i numerosi occhi affaticati. "Siccome vedo che siete stanchi e immagino abbiate anche fame, direi di non perdere altro tempo; le cose da fare sono ancora molte. All'interno di questo altare c'è una scalinata che porta a una piccola nicchia naturale. È da lì che proviene l'odore che tutti noi stiamo avvertendo. Ma prima di scendere a dare un'occhiata, è necessario dividersi secondo i propri otzi."
Detto ciò, spostò il piano dell'altare che si rivelò essere collegato a un meccanismo. Delle scale in pietra iniziarono a dirigersi verso una cripta generando un rumore sordo. Una lieve brezza invase la stanza e l'odore percepito dai ragazzi divenne più intenso di quanto non lo fosse già, alcuni trattennero a stento un conato.
Una fascia discontinua di luce biancastra, simile al latte, si mosse sinuosa lungo il terreno umido fino a formare un grande esagono: ogni angolo toccò una colonna e questa mostrò un simbolo raffigurante un elemento naturale stilizzato. Potevano distinguersi una conchiglia, un sole, una montagna, un albero, un animale e del fumo.
Mentre i ragazzi ammiravano questa magia improvvisa, dalla passerella opposta alla loro, apparvero sei resh be'th che si posizionarono ognuno sotto un'apposita colonna; tutti avevano le cappe rosse con lo stemma dei tre picchi. Ak'uira e gli altri riconobbero tre di loro: Baharas, posto sotto la conchiglia; Thoeri, a braccia conserte sotto la montagna e una famosa musicista sotto il fumo. Era un'orsa bruna dai capelli ricci molto taciturna nonostante la sua professione.
Un camaleonte dall'espressione scaltra era invece ai piedi del sole, indossava molte collane e bracciali pregiati volti a distrarre l'attenzione dalle verruche verdi a chiazze bianche che caratterizzavano la sua livrea; una amichevole opossum sorrideva ai ragazzi sotto il simbolo dell'albero, i suoi grigi capelli a spazzola contrastavano con il calore materno che trasudava e uno smilzo cacatua, dai voluminosi capelli bianchi e rosa e più giovane rispetto agli altri, stava sistemando il suo abito nuovo di seta ocra davanti la colonna con l'animale. Shoudhe li guardò con intesa e fulminò bonariamente quest'ultimo che subito si immobilizzò sorridendogli, era appena stato nominato e aveva già commesso un'errore d'intraprendenza.
"Bene ragazzi, loro saranno i vostri maturatori. Hanno il compito di insegnarvi tutto ciò che c'è da sapere sul vostro otzi e saranno loro ad aiutarvi a scoprire voi stessi. Immagino conosciate la loro fama, ma permettetemi di presentarli brevemente. Lui è Baharas, il falco pellegrino, capo delle guardie di Haksh e maturatore del combattimento; Loubra'l, il camaleonte, è capo della città di Lash'eth e maturatore della magia; lei è l'opossum K'eirh, esploratrice, nonché capo della città di Ashethar e maturatore della conoscenza; Thoeri, il coccodrillo, è invece il capo di Harsha e maturatore della produzione; l'orsa bruna Dhooema non ha bisogno di presentazioni, la sua celebrità come artista poliedrica la precede, è capo di Him'edh e maturatore dell'intrattenimento. Per finire, abbiamo Gharai, il cacatua, nonostante la giovane età è vicegovernatore, capo di Bheloim e maturatore della comunicazione."
Gharai fece un passo avanti:
"Ciao a tutti, ragazzi. Ringraziamo moltissimo il preside Shoudhe per la presentazione. Volevo solo aggiungere che io e i miei colleghi siamo stati scelti personalmente da lui e dal sacerdote Lath – ovviamente hanno scelto il meglio" ironizzò, rivolgendosi agli altri maturatori che sorrisero divertiti.
"Forse alcuni non sanno la divisione che riguarda gli otzi, ma non vi preoccupate, il maturatore K'eirh vi spiegherà ciò che dovrete sapere per ora."
L'opossum salutò dolcemente i giovani: "Salve, ragazze e ragazzi, è veramente un piacere per me poter dare una mano alla nuova generazione di otzici. Siete stanchi, vero? Faccio in fretta. I vostri simboli si dividono in sei categorie e ognuna di queste riguarda una particolare capacità. Ogni maturatore è un grandissimo esperto nella categoria in cui si trova" disse, indicando le colonne. "Il criterio base per riconoscere il vostro otzi è molto semplice. La loro forma richiama in maniera limpida i disegni stilizzati che vedete. Se possedete delle ramificazioni, queste possono facilmente riconoscersi nell'albero sopra la mia testa, per cui avrete un otzi della conoscenza. Provate a dirigervi verso la categoria alla quale pensate di appartenere, il maturatore saprà reindirizzarvi se sbaglierete."
Circa la metà dei ragazzi si diresse senza esitazioni verso il proprio maturatore; anche Ak'uira si portò verso Baharas il quale, una volta messosi al suo fianco, gli fece un occhiolino d'approvazione.
Nel frattempo, K'eirh continuò la spiegazione: chi manifestava un otzi con raffigurato un animale, doveva dirigersi verso Gharai; le forme che rimandavano alla montagna o alle pietre, rappresentavano l'otzi della produzione. Le linee sinuose simili a dei fumi, come quelle di Bhasra, appartenevano all'intrattenimento, mentre ogni otzi che raffigurasse una circonferenza faceva parte del dominio della magia di Loubra'l. Per finire, ogni linea impressa sul corpo che vorticava in una spirale, rappresentava l'innata competenza al combattimento.
Quando tutti i resh be'th si posizionarono al fianco del loro maturatore, Shoum'e, il ragazzo zebra, rimase al centro disorientato. Anche gli altri docenti lo notarono e si stupirono al punto da trattenere a stento i loro stati d'animo; solo Gharai rimase calmo e la zebra lo guardò chiedendo aiuto.
"C'è qualche problema?" intervenne il rinoceronte, avvicinandosi al giovane.
"Mi scusi, preside Shoudhe. Non so decidermi. Presento sia delle ramificazioni sia delle circonferenze. Potrebbe aiutarmi?"
Si scoprì la spalla destra. Un bellissimo ramo verde era all'interno di una doppia circonferenza; tanti piccoli cerchi, simili a bolle, sembravano volteggiargli attorno. Quell'otzi era un simbolo davvero strano e in nessun ge'th era mai stato visto prima d'ora: era il risultato di uno stupido sacrificio che le zebre compivano da secoli.
I maturatori si guardarono tra loro, i volti tradivano numerosi commenti.
"Sei pieno di sorprese" sdrammatizzò il governatore, "non hai mai smesso di cogliermi impreparato, ma questa volta forse so cosa fare. K'eirh, Loubra'l, questo ragazzo a quanto sembra possiede entrambi i vostri otzi. Cosa reputate sia meglio?" chiese loro mentre si facevano strada tra i ragazzi.
"Effettivamente è un otzi molto particolare" affermò l'opossum guardandolo da vicino, il sospetto iniziava timidamente a trasformarsi in trepidazione.
Ne parlarono brevemente tra loro e alla fine fu deciso che le prime due giornate le avrebbe trascorse con K'eirh. Il camaleonte dovette attendere per scoprire di cosa fosse capace il ragazzo. Intanto Thoeri trasmise tutto il suo disappunto verso il cacatua.
"Bene ragazzi" riprese Shoudhe sollevato, "adesso sapete tutti cosa rappresenta il vostro otzi, ma è arrivato il momento di sapere chi siete. Venite con me nella cripta. Prometto: dopo quest'ultimo sforzo, potrete mangiare. Ora mi raccomando, cerchiamo di mantenere il silenzio. Maturatori, aiutatemi a formare una fila."
Cautamente, percorsero quella scalinata che si faceva sempre più piccola e stretta; i resh be'th più alti, come Saho're e Re'ema, dovettero abbassare la testa. Lì sotto, l'atmosfera era completamente diversa: stalattiti e stalagmiti decoravano quel vano sotterraneo creando un affascinante intrigo prospettico. Alcune gocce d'acqua scandivano il tempo precipitando su una piccola polla di quell'universo isolato e la flebile luce, presente in quella stanza calcarea, era emanata da minuscoli organismi che brulicavano lungo le pareti. Il senso di meraviglia dei ragazzi li fece sentire paradossalmente a casa. Ho cercato in tutti i modi di metterli a proprio agio; volevo chiedere scusa anche a loro.
Al centro dell'ambiente troneggiava una colonnina di granito alta poco meno di una lancia. Sopra a quello che sembrava un capitello molto grezzo, era posizionato un oggetto coperto da un panno di seta rosso.
"Ragazzi. Su questa colonna c'è una reliquia molto importante per la nostra specie" ruppe il silenzio Shoudhe, "è la cosa più potente e terribile che possediamo. Ci è stata consegnata dai nostri fondatori ed è la ragione per cui siamo ciò che siamo."
Si posizionò dietro di essa e sollevò il panno.
Non importava in quale ge'th ci si trovasse, quale rango sociale si avesse o quanta esperienza di vita si possedesse, la paura derivata dal disgusto si manifestava sempre nello stesso modo: fronte accartocciata, occhi spalancati, mandibola che cade. Il manto di Ak'uira e degli altri drizzò peli e piume. Tutto il loro essere era sospeso nel cercare di capire come potesse trovarsi lì una cosa che disintegrava ogni logica: un braccio strappato a metà fino al bicipite. Quei resh be'th stavano guardando il mio braccio ed era di me che ebbero paura.
È stato Aleph a disporre ciò, ha voluto che fossi io la guida e che vegliassi su di loro eternamente: Samath, nell'antica lingua, vuol dire 'prova che rende forti'. Cristallizzandomi, mi ha permesso di rimanere in quel mondo.
Ho voluto mostrare le loro paure, volevo le sfruttassero per migliorare, ma mi sono sbagliato. La severità con cui un tempo affrontavo la questione, ha lasciato il posto a una preghiera straziante e continua. Mi pianse il cuore nel vedere come da queste paure siano stati in grado di generare soltanto odio nei miei confronti. Anche Ak'uira mostrò questo sentimento. Non smetterò mai di ripeterlo: io ero dalla loro parte; io sono dalla vostra parte.
Quei giovani avevano capito subito che il mio braccio non era quello di un resh be'th, vociarono a gruppetti domandandosi a quale creatura appartenesse una mano pallida con quattro dita dalle unghie arcuate. Quel braccio me lo ha dato un giudice, come gli altri le restanti parti di me, ma è ancora troppo presto per nominarli. Sappiate solo che è stata la loro forza in me a dare moto a tutti gli eventi.
Shoudhe si prese del tempo e trasse un lungo respiro, i maturatori gli fecero un cenno con la testa, nessuno dei ragazzi sospettava nulla.
"L'argomento è piuttosto delicato e non c'è un modo giusto per parlarne, per cui andrò subito al punto. Questo è il braccio di un Samath. Non sappiamo come e non sappiamo perché ma, toccandolo, ognuno di voi potrà risvegliare la capacità celata all'interno del proprio otzi. Se ci pensate un attimo, è da questo braccio che dipende il nostro ordine sociale e il progresso al quale siamo giunti. È la nostra origine e la nostra linfa vitale."
Cambiò registro: "Ognuno di voi, diversamente dagli altri hakshani, ha una quantità maggiore di sangue Samath nelle vene – l'otzi che avete ne è la prova. Toccandolo entrerete nel territorio più oscuro della vostra mente e dovrete scontrarvi con la vostra natura bestiale. Sono stati i desideri più oscuri e perversi a darci la vita, nessun'altra favola."
Si passò la mano sul viso per trovare il coraggio di andare avanti. Se solo avessi potuto dire che è stata colpa della mia inesperienza e non della mia malvagità, se solo avessi potuto dire che non ero completamente io, se solo non fossi stato così ingenuo.
"Immagino che tutti voi conosciate la storia di Hama e Keidho. L'amore oltre le differenze tra due specie diverse che ha dato vita alla nostra stirpe. Dimenticatela: purtroppo, non c'è nessun amore nella nostra nascita. Esiste solo una brutale e insensata violenza di questo Samath nei confronti di una Rourok; niente di più. Assumete questo male e convertitelo nella forza del bene. Siamo soltanto figli di una violenza, imparatelo e non dimenticatelo."
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