Capitolo 11

8 Mo'hg Ghar 1842 – Stazione Nord; Haksh

La borsa con gli attrezzi cadde abbandonata a terra facendo stridere tutte le parti metalliche che cozzarono tra loro. I rovi e i rampicanti sul tracciato compromisero l'agilità dei due guerrieri che riuscirono comunque a raggiungere subito quello strano individuo. La lama luminosa, preparata dal resh be'th ignoto, si divise in due spade più piccole che furono scagliate contro il capriolo e il varano. Schivarono prontamente e risero per l'euforia: le folte sterpaglie alle loro spalle vennero recise di netto, così come alcune rocce coperte.

Coordinati da anni di allenamenti congiunti, balzarono addosso allo straniero nel tentativo di bloccarlo. Con un salto, quel mago clandestino schizzò in alto e si librò in aria stendendo delle ali nero-grigie nascoste dal manto, che ora oscillava scattoso. Quel resh be'th avrebbe preferito scappare, ma non poteva far allarmare nessuno: ne andava del suo piano.

Passò subito al sodo, dieci luci apparvero davanti a sé, come un'aureola maligna, e altrettante lame furono plasmate. Le lanciò furioso contro le due guardie intente a studiare la situazione. Hoga'l e Rabe'th, affascinati e in collera, furono in grado di evitarne gran parte; i tagli, come piccoli morsi, iniziarono a eccitarli ancora di più, ma sapevano di essere in una posizione sfavorevole, era questione di tempo e sarebbero stati sopraffatti.

Hoga'l notò cadere un robusto ramo di leccio appena tranciato dalle lame dello straniero, gli sembrò abbastanza leggero e maneggevole: si accontentò.

"Torna a prendere le nostre armi" gridò a Rabe'th, afferrando il legno. "Qui ti copro io!"

Il varano, essendo arrivato alla stessa conclusione, annuì e corse alla stazione, sarebbe bastato un minuto. L'incappucciato credette che quel guerriero stesse andando a chiamare dei rinforzi, formò altre luci con un movimento della mano e lo bombardò con quante più lame possibili. Gli affondi crudeli di quelle spade bianche si fecero sempre più vicini alle sue caviglie tozze; parte della sua coda venne mozzata. La rabbia della vendetta lo fece correre più veloce.

Hoga'l sfruttò la sua forza nei salti per cercare di raggiungere in altezza quel mago, l'istante in cui l'aveva ignorato gli fu fatale. L'hakshiano colpì violentemente l'intruso in pieno volto, facendolo precipitare. Rabe'th era salvo.

Quell'attacco improvvisato stordì il mago il tempo necessario per far piombare Hoga'l sopra di lui. Scostò il cappuccio convinto che il combattimento fosse concluso. Era arrivato il momento di conoscere il volto dell'aggressore. Grandi occhi grigi e capelli piumati tirati indietro, quel resh be'th era un'aquila arpia.

"Per Haksh, ma da dove vieni tu?" disse il guerriero, stupefatto.

Perse dei secondi preziosi per neutralizzare il nemico e un anello di otto luci lo circondò all'altezza del petto; saltò appena intuì l'arrivo della sua fine. L'aquila ne approfittò per scattare in volo in cerca del varano e abbandonò il suo avversario nel bosco.

Hoga'l aveva un'immenso squarcio sulla coscia, quella ferita bruciava tanto quanto la sua disattenzione, ma, nonostante il dolore, partì all'inseguimento. Si fece forza sul ramo e trascinò la sua gamba; ne andava della sicurezza di tutta Haksh. Quando i rovi, che si impigliavano sul suo zoccolo, iniziarono a pungere, ebbe paura di perdere ogni cosa: sua moglie, il progetto di un figlio, il desiderio di carriera, il suo villaggio, le nuove generazioni, la serenità di Haksh.

L'aquila arpia e il varano si sorpresero nuovamente all'imbocco del sentiero, subito fuori la stazione di guardia. Non vedendo più il suo compagno, Rabe'th rigettò la disperazione, che prese ad assaltarlo, e caricò con l'ascia l'assassino appena atterrato. Il colpo che sferrò fu talmente brutale e improvviso che il mago riuscì a schivarlo a malapena e perse l'equilibrio, finendo con la schiena a terra. La guardia di Haksh godette di quel momento e preparò il colpo di grazia; l'intruso indietreggiava sui gomiti, preoccupato. 

Il varano sorrise al pensiero di vendicare il suo amico, ma qualcosa di piccolo e strisciante lo morse alla caviglia. Un altro morso. Poi un terzo. Si paralizzò per lo stupore e per un dolore, glaciale e fluido, che si espanse dalla zampa fino a tutto il corpo.

Che sfiga! Proprio adesso dovevo pestare una... un cobra?!

Perse la presa sull'ascia e s'inginocchiò. Aveva il fiatone, era disorientato e il cuore era sul punto di esplodere a ogni battito. I suoi occhi sembravano gonfiarsi e videro sopraggiungere Hoga'l; non seppe mai se si fosse trattato di un'illusione o della realtà.

"Theha'l!" urlò disperato il capriolo nel constatare il vero responsabile della morte del suo amico.

Il mago straniero si rialzò di scatto e studiò la situazione, che si era complicata ulteriormente. Il serpente, ancora intento a infierire contro Rabe'th, fissava l'aquila straniera con gli occhi disegnati dalle squame del suo cappuccio.

Apparve, strisciando, un altro resh be'th – cobra anche lui – con un sorriso sadico sul volto. Era alto ed emaciato, ma non per questo meno pericoloso; aveva un otzi sulla spalla, un anello rosso con altri tre cerchi interni sparsi. Con uno schiocco della bocca, richiamò l'animale a sé che si avviluppò sul suo collo. Una lama, evocata dall'arpia, fu puntata sulla sua direzione. Nel frattempo, Hoga'l abbandonò il bastone e si apprestò a soccorrere il varano, ormai morto.

"L'ha ucciso, vero? Non mi ha lasciato divertire" si lamentò Theha'l. 

La sua attenzione era rivolta più verso il resh be'th avvelenato dal suo fedele rettile che verso la lama luminosa puntata alla sua gola. 

L'aquila arpia iniziò a stranirsi, le sue energie stavano finendo, doveva capire cosa stesse succedendo e risolvere in fretta quell'imprevisto. Mormorò nella sua lingua delle parole incomprensibili, estrasse un coltello, che teneva nascosto nella cintura, e incise il suo braccio in maniera decisa. Mentre il sangue sgorgava senza sosta, intensificò la sua voce in una nenia funebre che risuonò nell'aria. Con un balzo fulmineo, sovrastò con l'intero corpo il capriolo, ancora provato per la morte di Rabe'th. 

La ferita di Hoga'l e quella dello straniero entrarono in contatto e una luce rossa invase l'arpia. Theha'l e il suo cobra assistettero alla scena sbalorditi. Quando il bagliore si disperse, al posto del mago si levò un Hoga'l serio e distaccato, quasi seccato per ciò che era successo. Il vero Hoga'l, a terra, non poté credere ai suoi occhi.

"Che cosa hai fatto, brutto stronzo?" Il capriolo si alzò a fatica per pareggiare il suo doppio, che lo guardava indifferente.

Un'onda di fuoco, partita da Theha'l, lo carbonizzò all'istante, ponendo fine alla sua vita. Il nuovo, e ora unico Hoga'l, non capì il gesto del cobra, ancora intento a osservare i rimasugli di fiamma sulle sue dita. Indugiò alcuni secondi facendole scoppiettare grazie a delle piccole gocce di veleno, usate come combustibile.

"Mi aveva annoiato" rispose con sufficienza. 

Nel frattempo, lo strascico del suo colpo aveva attecchito su un rampicante e iniziò a espandersi, crepitando.

"Cosa ci fai qui? Ti hanno esiliato anni fa" chiese Hoga'l tra il sollevato e il furibondo, si aggiustò il mantello e lo pulì da alcune spine.

"Ho ucciso il tizio sbagliato? Tu sei l'uccello o quello vero?" chiese Theha'l dubbioso.

"L'aquila arpia. Questo Hoga'l non ti ricordava così idiota."

Per un attimo pensò a tutte le possibili conseguenze di quell'incontro; adesso aveva accesso a dei ricordi non suoi e vide chiaramente la pazzia di quel resh be'th ofide. Guardò le fiamme, sempre più rumorose e conquistatrici, dietro di sé e afferrò la lancia improvvisata di Hoga'l, puntandogliela contro. A protezione e come avanguardia, furono create tre lance di luce.

"Io e te non ci siamo mai visti. Sono stato chiaro?" fece un singhiozzo, che tentò il più possibile di reprimere.

Il cobra si finse spaventato e alzò le mani in alto. Aveva letto il gioco di quello straniero, cogliendo il significato di quel piccolo spasmo.

"Io non intralcio i tuoi piani e tu non intralci i miei" confermò Theha'l.

Il cobra avanzò determinato fino a quando la punta di una lancia non toccò la sua carotide. L'animale sul suo collo spalancò le membrane e si mise in posizione d'attacco. Hoga'l resistette a quel braccio di ferro mentale, mentre nella zona l'incendio aveva preso piede.

"Per Haksh! Che diavolo sta succedendo qui?"

Una nuova voce, allarmata dal fumo che iniziava a sollevarsi, interruppe quella sfida.

"Maturatore!" esclamò sollevato Hoga'l.

Finalmente qualcuno che conta in questo ge'th deprimente.

"Maturatore?!" Theha'l fu stupefatto nel vedere quel resh be'th davanti a sè.

Le sue fiamme presero un'altra vita prima di scomparire magicamente assieme all'incendio appiccato; ogni cosa stava andando come era stato scritto.

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