1- Morti intrecciate


"Death, be not proud, though some have called thee mighty and dreadful, for thou art not so."

Viljami si accovacciò, prendendo la mira mentre tendeva la freccia. La neve cadeva placida sopra il suo viso e il suo debole respiro formava piccole nubi davanti alla sua bocca, che venivano trasportate via dal levante invernale. Doveva stare attento, la sua preda quel giorno era un cinghiale, il che significava che se quel colpo non fosse andato a segno, nella migliore delle ipotesi avrebbe mangiato ancora rape crude per il quarto giorno di fila, e nella peggiore si sarebbe ritrovato a morire lentamente in mezzo alla neve della taiga con l'intestino squarciato dalle zanne dell'animale. Trattenne il respiro e lasciò andare il braccio.

La punta della freccia trapassò la giugulare del cinghiale con anche eccessiva facilità, facendolo stramazzare a terra senza emettere un suono. I cinghiali in quel periodo erano spaventosamente magri, con le costole e le vertebre che sporgevano dalla loro pelle. Ognuno, uomo o animale, era parte della lotta per la sopravvivenza, come ogni anno, e solamente chi avrebbe resistito fino a vedere i deboli raggi del sole primaverile sciogliere la neve sarebbe stato graziato con un nuovo anno di vita.

Per sua fortuna Viljami era sempre stato in grado di sopravvivere per diciassette anni fino ad allora. In quel periodo tutti pativano la fame, uomini e animali. Quell'anno l'inverno era giunto impetuosamente, rendendo ancora più inospitale quell'angolo di mondo già tanto martoriato da una natura lontana e noncurante dei suoi figli. Viljami viveva in un villaggio della Finlandia settentrionale, dove gli era stato insegnato fin da piccolo a procurarsi da solo di che sopravvivere dai suoi genitori e nonni. Una tradizione che andava avanti da secoli, probabilmente impossibile da trovare in qualunque altro luogo al mondo.

Gli era stato insegnato a cacciare senza usare però armi diverse da coltelli o frecce; ciò rendeva il duello tra uomo e animale una sfida ad armi pari: zanne contro lame, artigli contro frecce. Vince solo chi li sa usare meglio. Da diverso tempo ormai andava a caccia di qualunque preda, prima con suo padre, poi da solo, per dare a sé e alla sua famiglia qualcosa di più di un pasto caldo: la speranza di sopravvivere, la consapevolezza che anche lì ce l'avrebbero fatta e la felicità di essere ancora vivi anche in mezzo ai boschi, circondati dal nulla, soli contro l'ostilità degli elementi.

Viljami procedette a issarsi il cinghiale sulle spalle; era sorprendentemente leggero, per questo era bastato un solo colpo ben assestato a ucciderlo. Non era rimasta molta carne, ma almeno non avrebbe patito nuovamente la fame per qualche giorno. Non riusciva a ricordare quale fosse l'ultimo pasto caldo che aveva mangiato, o forse preferiva non saperlo. Nonostante l'apparente leggerezza dell'animale, Viljami fece fatica a sollevarlo: gli effetti dell'inverno avevano reso più debole anche lui, ma non poteva certo lasciare che la sua preda avesse il sopravvento. Non avrebbe avuto un'altra possibilità.

D'un tratto, dopo appena un centinaio di metri, gli sembrò sempre più difficile mettere un piede davanti all'altro. Ogni passo era più arduo del precedente e la neve soffice in quel tratto di foresta veniva sostituita dal ghiaccio, che rendeva ancora più duro percorrere quel tratto, ma non aveva scelta. Viljami cercò di avere cautela, ma d'un tratto il suo piede sinistro non riuscì a trovare un appiglio, per cui il ragazzo perse l'equilibrio e cadde al suolo. La neve su cui si reggeva franò giù per un dirupo, portando il ragazzo con sé. Arrivato a valle non svenne, anche se si trovò molto vicino al farlo, ma resistette. Si guardò intorno, cercando di capire dove fosse finito il cinghiale.

Improvvisamente si trovò davanti uno spettacolo terrificante: una decina di teste sporgevano dalla neve con  occhi vitrei, macchiando il terreno sottostante di un rosso il cui contrasto col bianco della neve rendeva la scena ancora più macabra. Teste di donne, uomini, anziani e bambini con le labbra ancora rosee lo guardavano, come a chiedergli se fosse uno di loro.

Viljami non trovò la forza nemmeno per muoversi a causa dello shock: stette immobile, con un grido strozzato nella gola. Di colpo sentì qualcosa di freddo sul suo collo, come se un pezzo di ghiaccio gli fosse caduto addosso. Inizialmente non ci fece quasi caso, sentire freddo era la norma per lui. Poi girò gli occhi e vide la lama di un coltello, con la luce del sole morente che si vi si rifletteva sopra, illuminando le teste mozzate. Non osò muoversi, sentiva il metallo premere sulla sua carotide: al minimo movimento sarebbe finito anche lui a tingere di rosso quel campo innevato. Fece un paio di respiri profondi per tranquillizzarsi; sapeva che non si doveva agitare. Mosse gli occhi verso la sua destra e l'ultima cosa che vide fu un oggetto di colore grigio lucente muoversi verso di lui. Sentì un rumore sordo sulla sua tempia, poi il buio.

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