•Capitolo 21•
Per un solo giorno sembrava che tutto andasse bene, ma purtroppo niente va bene nella mia vita. Dopo la piacevole sorpresa di Lauren la giornata trascorse in modo positivo, la mia amica le concesse qualche ora di anticipo per staccare dal lavoro, andammo a fare una lunga passeggiata e mentre noi parlavamo di qualche stupidaggine Sofi incontrò alcuni amici e rimase a parlare con loro.
Per un solo giorno sembrava davvero che tutto andasse bene, sembrava quasi un sogno, era come se metà del mio passato per un solo istante fosse stato scacciato via dalla sua voce roca. E per un attimo lo è stato.
Una pallina gialla arrivò fino al mio piede e prima che me ne potessi rendere conto un grosso cane mi saltò sulle ginocchia. Il corpo si irrigidì per un istante mentre le mie mani non smettevano di tremare, un forte picchettare sulle tempie si fece avanti, l'aria iniziò a soffocare nella gola mentre delle piccole goccioline di sudore si formarono su tutto il mio corpo.
Era il cane di Austin, la sua sporca voce che lo richiamava poco dopo ne fu la conferma.
"Camz stai bene?"- chiese la corvina inconsapevole di tutto.
Notanto la mia incapacità di proferire parola prese il mio volto delicatamente e lo spinse verso la sua spalla.
"Hey, tranquilla, respira."- disse stringendo le mie mani con le sue.
"I-i-o... non... t-ti pre... prego... a-andiamo.."- riuscì in qualche modo a farmi capire, non so come trovai la forza di sbloccare le parole che avevo in gola, ma per fortuna, anche se ci misi più del dovuto ci riuscì.
"Va bene, chiamo Sofia e andiamo"- disse alzandosi e lasciandomi la mano.
La strinsi più forte con le mie e le mimai un no con la testa.
Mi guardò confusa e mi tirò a sé portandomi nel parcheggio per chiamare successivamente Sofia al telefono.
"Ma dove siete finite?"- sentì dire dall'altra parte dell'apparecchio.
"Stiamo andando via, vieni al parcheggio".
"Ma io voglio restare ancora un po' con Charlie e Ruth"- disse sbuffando.
Presi un lungo respiro e strappai il telefono dalle mani di Lauren.
"Vieni qui subito."- dissi sforzandomi di non balbettare e con la bocca ormai asciutta. Il terrore che quel maniaco facesse lo stesso anche a lei mi stava divorando.
"...smettila di trattarmi come una bambina Mila!"- disse scontrosa.
Pregai mentalmente Lauren di aiutarmi e fortunatamente continuò lei la conversazione con mia sorella, riuscendo a convincerla che con i suoi amici poteva starci da un'altra parte.
Stavamo andando via e lo sguardo di Lauren non smetteva di seguirmi preoccupato, notando che ero più calma rispetto al momento nel parco si fece coraggio e con voce bassa mi chiese cosa fosse successo prima.
"Ti va di parlarne...?".
"Sinceramente no... ho solo avuto un calo di pressione tranquilla"- accennai un sorriso per rassicurarla anche se era palese la bugia che le avevo appena detto.
"Camila... so che non vuoi farmi preoccupare, ma so che stai male e riempirmi di bugie non mi farà stare meglio e non farà stare meglio neanche te."- rispose con le sopracciglia corrucciate, aveva quello sguardo da cucciolo perso che riusciva a farmi battere il cuore. Mi ricordava di essere ancora viva.
"Non è niente davvero, sto meglio adesso.".
Non era del tutto una bugia quella che le avevo detto, non in quel momento almeno. L'unico problema era che lei non era sempre con me e i miei incubi peggiori si materializzavano di fronte a me quando ero da sola al buio, la sua assenza si percepiva nell'aria circostante, sentivo i miei muscoli contrarsi dalla paura ai rumori improvvisi della notte.
Niente riusciva a farmi dormire bene, alcuni giorni riuscivo a farlo per un paio d'ore, altri più ore del dovuto. La mia sanità mentale vacillava sempre di più, i giorni passavano velocemente ma allo stesso tempo in modo così straziante e lento che mi sembrava di impazzire.
Non riuscivo ad esternare quello che sentivo, mi sentivo intrappolata nel mio stesso corpo: che da quella sera continuava a farmi sempre più schifo.
Mi guardavo allo specchio e riuscivo a vedere solo un contenitore vuoto, niente all'esterno e niente all'interno, solo il nulla. Non mi ero mai sentita così, non ho mai avuto l'impulso di sanguinare per poter lasciare andare tutto il male che sentivo nelle vene.
Non ho mai desiderato di morire solo perché lo meritavo.
Nessuno sapeva come mi sentivo e nessuno lo avrebbe capito nemmeno spiegandolo, spesso le parole non bastano e nemmeno l'affetto di una persona cara.
Forse non c'è via d'uscita da questo dolore ed una sola persona non può assorbire tutto quello che ti fa male per alleggerire il tuo peso, non sarebbe bastato.
Non lo volevo, perché come ho già detto io sentivo di meritare il dolore che percepivo.
Questo purtroppo però mi portò ad allontanarmi inconsapevolmente dalle persone che si preoccupavano per me tutti i giorni. Fingevo che tutto andasse bene, un sorriso finto di qua e qualche ora forzata di sonno di là, andava tutto bene. O almeno convincevo gli altri di questo.
Non ci credevo nemmeno io, figuriamoci gli altri, erano tutti stanchi del mio continuo mentire e mentre i giorni passavano inesorabilmente, le conversazioni con gli altri esseri umani iniziavano a scarseggiare. Ben presto niente riusciva a motivarmi per andare avanti ed uscire di casa, nemmeno l'unica cosa che mi faceva sentire ancora umana: Lauren.
So che non è molto lungo e non è un granché ma non ho avuto molta ispirazione in questi mesi, quindi purtroppo questo è il meglio che ho saputo fare.
Ci saranno di sicuro molti errori ma giuro che quando finirò di scrivere farò una revisione.
-Ary🧚🏻♀️
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