•Capitolo 16•

Nota: Per una miglior lettura riprodurre quando indicato nel capitolo "Echo-Jason Walker"

Lauren's Pov

Diedi l'ultimo tiro alla mia sigaretta, l'aria fresca della sera soffiava sul mio viso delicato mentre la mia vista continuava ad essere un po' offuscata a causa dell'alcool.
Quella sera c'era un leggero fresco, però per fortuna qualcosa di buono tutti quei bicchieri la stavano facendo dato che sentivo quasi caldo.
Rispetto a pochi minuti prima, quando ero andata via dal locale, adesso ero molto più calma, i respiri profondi che facevo ad ogni tiro di sigaretta mi avevano aiutata a rilassare tutti i muscoli. Le strade erano deserte, c'ero solo io ed i miei pensieri. Pensavo a quello che era successo con Madison, a come si era comportata Camila...
Avevo bisogno di vedere quest'ultima, di parlarle, di capire che cosa le fosse successo a fine serata, quando l'avevo trovata seduta sola al freddo nel retro di quel locale.
Sentivo che c'era qualcosa che non andava, avevo proprio un brutto presentimento da quando l'avevo vista lì, ma adesso questo nodo allo stomaco sembrava stringere ancora di più. Dovevo sapere dove fosse, non potevo lasciarla andare a casa da sola, soprattutto a quest'ora.
Presi il telefono e cercai il suo nome tra i contatti e poi feci partire la chiamata quando trovai il suo numero; il telefono squillò a lungo ma nessuno rispose dall'altra parte.
Provai a fare un'altra chiamata mentre vagavo ancora per le strade di Miami.
Pochi secondi dopo sentì squillare un telefono, sembrava provenisse da un cortile vicino a me. Riattaccai la chiamata e il cellulare che squillava nelle mie vicinanze improvvisamente si spense.
Sarà solo un caso pensai non dando troppo peso all'accaduto.
Mi avvicinai ulteriormente a quel cortile totalmente buio e riprovai a fare un'altra chiamata.
Un rumore forte mi fece battere il cuore all'impazzata quando mi resi conto che il cellulare era a pochi metri da me; un senso di paura prese il possesso del mio corpo. La luce dell'iPhone che squillava illuminò di poco il vicolo, giusto quanto bastava per riuscire a vedere un corpo che giaceva inerme al suolo.

Riprodurre "Echo-Jason Walker"

Se fino al secondo prima il mio cuore batteva forte per la paura che quel suono aveva causato, in quel momento vederla sdraiata a terra mi fece perdere un battito.
Mi avvicinai velocemente al suo corpo cercando di capire cosa fosse successo e soprattutto se stesse bene.
Capì che dovevo fare subito qualcosa quando vidi una grande pozza di sangue a terra, proprio tra le sue gambe, la mia mente cercava di evitare quel brutto pensiero che mi invadeva la testa, cercai di scacciare via tutte le ipotesi più brutte, ma quello che mi si parò davanti non lasciava spazio all'immaginazione, l'avevano violentata.

"Hey, Camila! Parla! Dì qualcosa ti prego... Heyy!!"- urlai preoccupata mettendo la sua testa sul mio braccio, mentre con l'altra mano le accarezzavo nervosamente i capelli.
Poi posai due dita sul suo collo, il cuore pulsava piano e un senso di panico pervase il mio corpo.
Non sapevo che fare, avrei voluto urlare dal dolore nel vederla così, avrei voluto chiedere aiuto ma le strade erano deserte e nessuno sarebbe venuto in nostro soccorso.
Iniziai a urlare a squarciagola, speravo che qualcuno in questa cazzo di città si trovasse a passare di lì, urlai per qualche secondo, purtroppo però non c'era un anima viva.
Presi un momento di lucidità per lei e per la sua vita, feci dei respiri profondi per calmarmi e afferrai il mio cellulare chiamando velocemente il 911, diedi tutte le informazioni necessarie per l'arrivo dell'ambulanza e rimasi lì con lei ad aspettare in quei 10 minuti più lunghi e angoscianti della mia vita.
Rimasi lì ad accarezzarle il viso dolcemente, con le lacrime che scendevano piano dalle mie palpebre.

"Non preoccuparti piccola, ci sono qui io adesso, non sei più sola, non ti lascerò mai più sola. Perdonami ti prego, è tutta colpa mia, non dovevo lasciarti andare, sono una stupida"- in quel momento il suo perdono non mi sarebbe bastato, avevo bisogno del mio di perdono e quello non me lo sarei mai concesso, tutto questo è accaduto solo per colpa mia.

"L-lau..."- sentì un sussurro interrompere la lotta contro me stessa che stavo mettendo in atto e un piccolo sorriso ricoprì il mio viso.

"Camz! Stai bene? Scusami, è tutta colpa mia non avrei mai dovuto lasciarti andare sola a quest'ora io-" iniziai a farfugliare ma lei mi interruppe mettendo la sua mano sulla mia.

"Adesso che ci sei sto meglio"- mi guardò intensamente negli occhi facendo un lieve sorriso anche lei mentre in lontananza sentì le sirene dell'ambulanza che stava per arrivare.

"Riesci ad alzarti? L'ambulanza sta venendo a prenderti"- dissi ancora preoccupata.
Lei non rispose, semplicemente provò a mettersi in piedi, sembrava che stesse alzando il triplo del suo peso. Dopo vari lamenti di dolore si accasciò nuovamente a terra piangendo.
"Non riesco ad alzarmi... mi fa male tutto..."- disse mettendosi una mano fra i capelli, mentre con l'altra reggeva il suo addome.

"Non preoccuparti, ti prenderò io"- cercai di rassicurarla mettendo una mano sulla sua spalla, ma lei si scostò bruscamente mentre io rimasi paralizzata dal suo gesto inaspettato.

"Scusa è che- "-provò a dire.

"Non preoccuparti"- cercai di sorridere.
"Okay, sei pronta? Al mio 3 ti aiuto ad alzarti e ti porto io"- dissi e lei annuì.
"Bene, 1.. 2.. e 3, sù!"- la incoraggiai mentre lei con le forze che le erano rimaste provò ad alzarsi.

"Lauren non mi sento tanto bene, mi gira la tes- "-chiuse improvvisamente gli occhi e cadde a peso morto appoggiandosi a me, la presi velocemente in braccio per non farla cadere di nuovo a terra, era svenuta ancora.
Senza pensarci due volte raccolsi tutte le energie che mi erano rimaste dopo aver bevuto tutti quei bicchieri e la portai verso la strada. L'ambulanza si fermò davanti a noi e i paramedici mi aiutarono a metterla sulla barella.

"Lei è una parente?"- chiese professionalmente un uomo sui 35 anni con la barba curata e con fare calmo mentre io sentivo l'ansia crescere ogni secondo di più.
"No, io sono... un'amica."- dissi continuando a guardare verso il corpo di Camila su quel piccolo lettino, alcuni paramedici stavano controllando i suoi parametri vitali, mentre altri la coprivano con una coperta.

"Sa che cosa è successo alla ragazza?".
"Non ne ho idea... l'ho trovata a terra priva di sensi...io... credo sia stata violentata... aveva del sangue che le colava dalle gambe... c'era tanto sangue a terra e... lei... sta bene vero?"- chiesi corrugando le sopracciglia sempre più preoccupata

"Non posso darle queste informazioni mi dispiace, purtroppo posso parlare solo con un familiare, è il regolamento, lei sa come contattarli?"- disse in modo pacato.

"Avviserò io la sua famiglia, ma la prego, mi dica solo se sta bene..."- dissi iniziando ad agitarmi, il respiro stava diventando irregolare e tutto questo mi sembrava solo un incubo o almeno speravo che lo fosse.

L'uomo davanti a me addolcì leggermente la sua espressione seria, capì che se non mi avesse dato delle risposte probabilmente mi sarebbe venuto un attacco di ansia all'istante.
"Non potrei riferirle queste cose, ma sono sicuro che stia bene, i battiti cardiaci sono un po' bassi, ma si riprenderà, non sembra abbia qualche forma di frattura o traumi oltre al sanguinamento che ci ha riferito lei, quindi stia tranquilla signorina, la sua amica sta bene"- disse lasciandomi con un sorriso di conforto prima di salire sul veicolo.

"Posso stare con lei?"- dissi prima che chiudessero le porte dell'ambulanza.
L'uomo con cui parlai prima mi guardò e annuì poco dopo.
Salì velocemente e mi sedetti accanto a lei.
Vederla in quello stato mi fece capire davvero quanto ingiusta fosse la vita.
Non sapevo cosa fosse successo veramente e non sapevo se avrei davvero voluto saperlo. Non volevo davvero conoscere i dettagli, volevo solo il nome di quel figlio di puttana. Giuro su tutto quello che ho, te la farò pagare pensai.

La vita a volte è davvero una bastarda, fa del male a chi non lo merita, riesce a strapparti via tutto quello che hai di buono, uccide le persone che ami come mio padre, oppure fa soffrire sia te che le persone che hai a fianco.
Ti mette di fronte a situazioni che non avresti mai immaginato di dover affrontare.
La mia Camz non meritava tutto questo; già, la vita è proprio una bastarda.

Le sirene accese di quel veicolo risuonavano per le strade della città, era tutto così surreale, speravo fino all'ultimo che quello fosse un brutto scherzo della mia mente, lo volevo davvero, non riuscivo a tollerare che qualcuno abbia fatto del male a quell'angelo che ora giace priva di sensi su quella barella.
Presi una delle sue mani poste ai lati del lettino e la strinsi tra le mie.
"Andrà tutto bene, te lo prometto Camz, sii forte."- dissi mentre una lacrima rigò il mio viso.

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