𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟹𝟺
Richie POV:
puntuale come un orologio svizzero a mezzogiorno mio zio bussò alla porta <<tu vai ad aprire, arrivo subito>> sussurrò eddie correndo al piano di sopra.
<<ciao>> salutai oliver facendolo entrare
mi rivolse un sorriso <<tutta questa è roba che dobbiamo portare a casa?>> annuii, iniziando a prendere una busta di vestiti da portare in macchina. mio zio sollevò la valigia di eddie e la caricò nel portabagagli.
mi girai sentendo i passi del ragazzo che scendevano le scale <<ci eravamo scordati questi>> sussurrò con uno sguardo divertito vedendo che mio zio era fuori casa, scuotendo un pacchetto di profilattici in mano.
caricammo tutto in macchina e tornammo a casa. oliver ci aveva raccomandato di iniziare a sistemare le nostre cose fino a che la donna di servizio non avesse finito di preparare il pranzo.
davanti al letto della camera matrimoniale si prospettava un enorme armadio rivestito di marmo bianco della stessa tonalità del pavimento <<io metto le mie cose nell'anta destra e tu in quella sinistra, ci stai?>> avevo domandato ad eddie prima di cominciare a sfasciare le valigie.
sistemammo tutto, appena in tempo per il pranzo.
<<oliver - avevo domandato mentre eravamo tutti e tre intenti a mangiare una zuppa di legumi - per caso sai qualcosa riguardo il testamento dei miei genitori?>>
dopo la mia domanda l'uomo aveva poggiato il cucchiaio pieno di zuppa nel piatto <<quasi mi dimenticavo, la lettura del testamento è proprio oggi pomeriggio. verrà un legale qui a casa - e poi, rivolgendosi verso eddie aggiunse - tu purtroppo non potrai assistere, non ti dispiacerà stare un po' fuori questo pomeriggio, immagino>>
<<perchè non può?>> mi sbrigai a chiedere prima che eddie acconsentisse
<<non è di famiglia e ho paura che facendosi vedere qui possa scatenare qualche dubbio. non penso che possa legalmente abitare qui con noi>>
non ero convinto delle sue parole, ma lasciai scorrere <<magari chiama gli altri, potete fare un salto alla cava o, ch'esso, a cinema>> proposi sorridendo
eddie si limitò ad annuire, abbozzando un mezzo sorriso.
passammo il resto del tempo a tavola in silenzio, a stento alzavo lo sguardo dal mio piatto, cercando di evitare lo sguardo di mio zio e di eddie.
nel primo pomeriggio eddie uscì di casa, mi aveva detto che sarebbe andato a fare un giro in bici con stan e bill <<non ti sentirai un po' il terzo in comodo eddie?>> gli avevo domandato mentre cercavo di annodarmi una cravatta regalatami da mio zio per la lettura del testamento. lui aveva fatto spallucce <<gli altri erano tutti impegnati - poi si era bloccato a guardarmi - sei un casino richie, non si annoda così la cravatta>> con sguardo divertito si era avvicinato e mi aveva tolto la stoffa dalle mani, sistemandola lui. quando era uscito io avevo appena finito di prepararmi, così scesi di sotto. mio zio mi aspettava seduto comodamente sul divano. si era tirato i capelli all'indietro con il gel, lasciandone intravedere alcuni bianchi che segnavano l'arrivo di una futura vecchiaia. non ci aveva mai detto quanti anni avesse effettivamente ma sembrava dimostrarne circa una cinquantina.
mi sedetti accanto a lui, abbozzando un sorriso <<tra poco dovrebbero arrivare il notaio che leggerà il testamento e due testimoni legali. a quanto pare noi due siamo gli unici parenti prossimi dei defunti, e quindi gli unici possibili eredi>> annuii, abbandonando la schiena sul divano. quel momento sarebbe stato sicuramente più sopportabile se ci fosse stato eddie a tenermi la mano.
sentimmo il campanello suonare e io mi alzai istintivamente in piedi
<<resta qui, apro io>>
feci cenno di aver capito alle parole di mio zio, e rimasi immobile, in piedi davanti al divano, con lo sguardo verso la porta e le mani congiunte davanti alla pancia.
<<Buon pomeriggio>> sentii mio zio pronunciare e in risposta arrivarono altri tre saluti. nel giro di pochi secondi tutti e quattro tornarono in sala, dove mio zio aveva appositamente sistemato uno scrittoio e delle sedie.
abbassai il capo in segno di saluto e presi posto ad una delle sedie in legno intagliato poste di fronte al tavolo.
ci fu un lungo processo di leggi e cose varie che il notaio lesse, prima di passare al vero e proprio testamento
<<ed eccoci arrivati - aveva ad un certo punto annunciato il legale - alle
ultime volontà della signora e del signor Tozier>> di colpo mi feci attento
<<In caso di morte, lasciamo la nostra intera eredità al nostro unico figlio Richard Tozier, solo erede dei nostri averi. Cediamo a lui, perciò, la nostra casa nella città di Derry, il nostro conto in banca condiviso, che diventerà cosicché in suo nome, e qualsiasi altra cosa in nostro possesso>>
sentii il peso di tutti gli sguardi su di me. osservai mio zio e notai una nota di rabbia mista alla delusione nei suoi occhi.
io ero l'unico erede
tutto sembrava essere perfetto: avrei potuto vendere la casa e i gioielli di mia madre così da avere abbastanza soldi per partire con eddie, poi lì avremmo trovato un lavoretto in modo da aggiungere soldi al mio conto in banca e riuscire a mantenerci da soli.
ma poi...
<<chiediamo perciò a lei, Oliver Davis - lo stesso cognome di mia madre, come avevamo ipotizzato io ed eddie - se ha intenzione di rifiutare o accettare l'eredità al posto del ragazzo, in quanto Richard minore e lei suo tutore legale>>
sentii un battito che veniva meno.
quell'uomo avrebbe potuto rovinare tutto. vedevo la gelosia, la rabbia, la delusione regnare in lui.
ma non avrei permesso che il sogno mio e di eddie potesse venire distrutto
oliver era seduto vicino a me <<se accetterai che io prenda possesso dell'eredità, la casa potrà essere tua>> sussurrai talmente piano da dubitare inizialmente che potesse avermi sentito. ero certo che se non gli avessi detto queste parole lui avrebbe rifiutato
<<accetto>>
e il mio cuore ricominciò a battere regolarmente
SPAZIO AUTRICE:
APPREZZATE PERCHÈ MI SONO DOVUTA INFORMARE SU TUTTO QUELLO CHE RIGUARDA L'EREDITÀ
che poi stavo riflettendo su quanto alberto e luca del cartone "Luca" assomigliassero a richie ed eddie
VI PREGO
i mean-
^ ^ ^
richie eddie bev
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